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Cima Giulio


  • maestro di musica
Detto Giulino, sarebbe nato verso il 1565, forse, ma non è certo, a Ferrara. "Cima Antonio per un suo figlio Giulio che serve per musico soprano con una provisione di 9 scudi d'oro il mese", risulta in servizio della corte ducale dal nov. 1577. Nel 1583 fu maestro di musica sia del principe ereditario Ranuccio Farnese che della sorella Margherita. Il 10 set. 1584 S. Ecc. fece dare a Giulio 50 scudi con l'obbligo di lasciare ogni mese 2 scudi d'oro fin tanto che avesse saldato "gli detti". Fu licenziato nel set. 1586 (A.S.Pr, Ruoli farnesiani, 1578-1582; 1582-1587). La sua drammatica esistenza fu legata a quanto avvenne a Margherita Farnese, figlia del duca Alessandro e sorella di Ranuccio. Questa principessa nel 1581 fu data in moglie a Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, ma il matrimonio venne annullato dalla chiesa in quanto non consumato "per inabilità al matrimonio" della fanciulla. Questa, ritornata a Parma, era stata forzata alla monacazione nel Convento di S. Paolo con il nome di suor Maura Lucenia. Qui ricevette il suo maestro di musica, con il quale pare avesse intrecciato una relazione. Il 4 giugno 1585 Alessandro Farnese, informato delle lamentele del vicario circa la presenza del musico tra le mura del convento di S. Paolo, lo fece arrestare, dato che anche il vescovo temeva "qualche scandalo". Il governatore scrisse che il vicario "mi ha ricercato a far pigliare Messer Giulino cantante per averlo lui in persona ritrovato in S. Paolo a parlar con una monaca". Dai verbali degli interrogatori (A.S.Pr, Carteggio Farnesiano, 1595), risulta che il giovane si difese affermando che tra loro vi erano stati soltanto "ragionamenti" e non "fatti", oltretutto in una stanza con la porta aperta e dinanzi a due suore. La musica che i due giovani facevano insieme era di genere profano: le Stanze dell'Ariosto, le Napoletane del Cima stesso, canzoni a sfondo sentimentale, che il musico le aveva insegnato a suo tempo a corte, musiche tutte che furono ritenute compromettenti per una suora. Il giovane ammise di essersi recato la prima volta dalla principessa per sollecitare una sua raccomandazione per essere nominato organista nella chiesa di S. Paolo, e che poi le aveva portato le musiche a richiesta della stessa. Ammise anche di aver cantato sotto le sue finestre delle napoletane di Orazio Vecchi, accompagnandosi con il liuto. Il Cima fu tenuto in carcere senza processo e, il 15 feb. 1586 tentò una evasione, peraltro non riuscita. Sempre nel 1856, non si sa nè come nè quando, potè evadere e si rifugiò a Mantova presso Vincenzo Gonzaga, che fu ben lieto di assumerlo al suo servizio. Risulta che nel 1591 per conto di questo duca si recò a Insbruck, restandovi diversi mesi, sempre tenuto d'occhio dalle spie di Ranuccio Farnese. Questi fece diversi tentativi per farlo rapire e nel mag. 1594 il musico fu arrestato a Cremona, territorio dello Stato di Milano e consegnato al Farnese. "Il modo infame della cattura" fu un pretesto per continuare i già esistenti contrasti con i Gonzaga e si giunse sull'orlo di una guerra (A.S.Pr, Carteggio Farnesiano, Interno, 1595). Dopo lunghe trattative, che coinvolsero l'intermediazione del papa Clemente VIII e del re di Spagna, quando l'ambasciatore di Milano chiese a Ranucio la restituzione del Cima, questi rispose che era deceduto nel carcere di Piacenza "de enfermedad natural", esibendo anche un certificato di morte. L'ultima notizia del Cima risale al mag. 1611: era ancora in vita, ma terribilmente provato per l'isolamento cui era sottoposto nel carcere di Piacenza.
Lasagni.
ultimo aggiornamento: 24/10/2017
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza