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Fontanellato, I teatri


I conti Sanvitale, al cui nome è legata l'attività musicale di Fontanellato, possedevano già a Parma, contiguo al loro palazzo, il Teatro della Racchetta. Dato che il castello di Fontanellato mal si prestava ad ospitare un teatro, nel 1678 il conte Alessandro progettò e fece costruire un teatro nel parco contiguo dietro le scuderie. Fu lo stesso conte a inventare le macchine di scena. E' rimasta la descrizione fattane nel 1696 da Carlo Giuseppe Fontana. La facciata era decorata con un portico a pilastri ottagonali in cotto, la sala, a ferro di cavallo molto allungato, aveva tre ordini con 11 palchi e uno reale che occupava il primo e il secondo ordine, più un loggione. Il palcoscenico era ampio e vi era lo spazio per l'orchestra. E' detto che potesse ospitare 1200 [sic!] spettatori. Dietro le quinte, camerini e stanze per ospitare gli attori. La sala e le scene furono opera di Felice Boselli da Piacenza: stemmi della famiglia, ritratti di celebri autori, episodi delle favole di Ovidio decoravano a chiaroscuro i palchi, mentre nel soffitto erano effigiate le muse dell'architettura e della fama. Nel 1760 (il Bédarida scrive nel 1746) Costanza Scotti, moglie di Alessandro, vi recitò nel Mahomet di Voltaire, mentre nel 1776 fu la volta dell'Andromaca di Racine. Non si ha notizia degli altri spettacoli. Alla fine del 700 il teatro, pare lesionato da un incendio, fu fatto demolire da Jacopo Sanvitale, botanico, per far posto alle serre tutt'ora esistenti. Alcuni affreschi del Boselli, staccati, sono conservati nella Rocca. Il 10 nov. 1856 il conte Luigi Sanvitale donava alla cittadinanza uno stabile, detto la stalla, che sorgeva nel piazzale della Concia - ora piazzetta Verdi - affinché fosse trasformato in teatro: unica condizione la disponibilità per sé e per i suoi eredi all'uso di un palco a sua scelta. La delibera per la costruzione fu bloccata dall'autorità di controllo, in quanto la spesa fu reputata superflua; solo nel 1864, su progetto di Pier Luigi Montecchini, rivisto da Pancrazio Soncini di Fontanellato, si poté dare inizio ai lavori, che terminarono in due anni. La sala, decorata dal pittore locale Angelo Biolchi, (le decorazioni del soffitto furono coperte alla fine degli anni Trenta di questo secolo) è un piccolo gioiello con due ordini di palchi e può ospitare circa 300 spettatori. Si ignora con quale manifestazione fu inaugurata la sala. La famiglia Sanvitale si adoperò per allestire spettacoli e abbellire la sala assumendosene gli oneri: trovarono così ospitalità concerti tenuti da Del Campo, Tebaldini, Fano, Galliera, Mattioli, come pure vi suonarono nativi di fama: il fagottista Gino Barabaschi, il violinista Gino Nastrucci, i fratelli Joseph e Ubaldo Cacciali. Nel 1902 Enrico Cacciali con elementi locali diresse alcune opere (L'elisir d'amore, Crispino e la Comare, Don Pasquale, l'operetta La gran via). Nel 1908, durante gli scioperi agrari il teatro fu adibito a stalla della cavalleria. Risprese a funzionare nel 1910 con spettacoli vari, di cui il conte Giannino Sanvitale era l'animatore e patrocinatore: si ebbero così rappresentazioni di opere liriche (Traviata, Norma, Lucia, Il trovatore) dove il coro e parte degli strumentisti erano locali. Dopo la prima grande guerra il teatro fu anche sede di una Filodrammatica locale, pur continuando ad ospitare spettacoli di prosa e di operetta, per lo più con cantanti alle prime armi, nonché veglioni, concerti e qualche anno dopo il cinema. Poi una lenta ma continua decadenza- è sparito il grande astrolampo con 8 lumi a petrolio - nel 1949 lo si voleva trasformare in cinema, ma la modifica fu bloccata dal benemerito sindaco Pompeo Piazza, lo stesso che nel 1967 lo fece restaurare: è uno dei pochi esempi rimasti intatti nella zona di teatro minore della II metà del secolo scorso. Esiste ancora il sipario originale, anche se in cattivo stato.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza