Dizionario


A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
stampa
Numero voci: 284.

Guastalla, I teatri


Le prime notizie su di un teatrino nel palazzo ducale le troviamo pubblicate dal Monticelli: si ignora però quando fu costruito e quali caratteristiche avesse. Giovanni Battista Benamati nell'Istoria della città di Guastalla (Parma: Vigna, 1674, pp 108-109) ricorda che per le nozze di Anna Isabella con Carlo Ferdinando di Mantova si iniziò la costruzione del teatro pubblico nella piazza della Rocca ma, quando già erano poste le fondamente, si preferì farlo costruire dove si trova attualmente. Il decreto ducale del 16 dic. 1671, che tratta del Teatro Comunitativo, accenna a "un luogo già altre volte destinato" agli spettacoli. Sempre per il Benamati, fu costruito "a spese di persone particolari, che volontariamente vi concorsero, e in pochi anni è stato ridotto a tale perfettione che riesce assai vago, e gustoso alla Città tutta, con quattro ordini di palchi secondo il modello d'Antonio Vasconi". Sorgeva in una delle strade principali e il duca decretò "che detto luogo non possi mai essere ad altro uso convertito". Secondo l'Affò (Istoria di Guastalla), "Quantunque non siasi terminato per impotenza subentrata nelle vicende de' tempi, nulladimeno la sua novità, i comodi, i ripieghi difficili prodotti in sito limitato formano l'ammirazione di passeggeri interessati". Nella Biblioteca Maldotti esistono sia un disegno del 1671 illustrante l'arco di boccascena del teatro, che un elenco dei proprietari dei palchi alla data del 1768. Con il suddetto decreto del 1671 vennero assegnati i posti in teatro ai cittadini sottoscrittori e furono nominati i 3 sovrintendenti che garantissero l'efficienza dell'edificio stesso. Vi si dettero rappresentazioni, vi si tennero le adunanze delle Accademie e dell'Arcadia, ma si hanno scarse notizie degli spettacoli. Risulta che il 30 mag. 1772 vi fu rappresentata una Adelasia di autore ignoto. E il 9 apr. 1778 fu chiesta l'autorizzazione di ospitare "sia compagnie da fuori che dilettanto locali" (A.S.Pr, Spettacoli e Teatri Borbonici, b. 5). Sull'uso del teatro esiste una lettera del 12 set. 1786 in cui il ministro Prospero Manara ne vietava l'apertura senza la preventiva autorizzazione, in quanto gli spettacoli portavano ad assembramenti di folla. Il 30 giu. 1790, un "divertimento comico con musica vocale e grande orchestra" vide l'intervento di nobili e cittadinanza al prezzo di 1 lira di Parma, mentre è rimasta una supplica non datata, in cui si chiede al duca di poter "rappresentare nel prossimo venturo Carnevale alcune sceniche opere giacché da tanto tempo se ne rimane muta e oziosa". Anche se dell'autunno 1804 esiste un foglio (B.Pal.Pr, Fogli volanti, A 14) che inneggia ai meriti della cantante Anna Rossini, il teatro aveva bisogno di opere di restauro e, come si legge in una lettera dei palchettisti dello stesso anno, "fin dal 1787 fu proposta una nuova costituzione del Teatro". Il 20 set. 1813 ebbero così inizio i lavori di ripristino (diligentemente annotati dal Cattaneo nella Cronaca) che portarono alla riapertura in occasione della Fiera di S. Caterina del 1814 (disegni della facciata si trovano al Museo Lombardi di Parma e alla Biblioteca Maldotti di Guastalla). I lavori di ristrutturazione furono opera di Giovanni Paglia e i dipinti del Carnevali, che aveva curato anche le scene della stagione. Nella B.Pal.Pr (Fogli volanti, B 87) si trova un'ode a stampa di un palchettista dedicata alla cantante Luigia Anti che il 23 nov. interpretò l'opera di apertura La prova dell'opera seria del 'celebre' maestro Gnecco. Nel manifesto a stampa di questa stagione (A.S.Pr, Comune, b. 4109) si legge che la compagnia di ballo era composta da 7 danzatori e che l'orchestra era formata da "Forestieri e Terrieri". Il 2 dic. 1826 la Presidenza dell'Interno approvò il regolamento del teatro: presidente inamovibile era il podestà e l'amministrazione era affidata a una deputazione di 5 membri proprietari dei palchi; i membri erano sorteggiati un quarto all'anno per i primi 4 anni, poi duravano in carica 4 anni. La dote era composta da 1000 lire nuove offerte da Maria Luigia, dall'affitto del caffè e della trattoria, dall'utile delle feste da ballo e dall'affitto del teatro. Nel 1843 l'edificio fu ristrutturato a spese dei palchettisti dall'architetto parmigiano Giuseppe Rizzardi-Pollini: furono apportati degli abbellimenti, fu allargata l'imboccatura del palcoscenico e, su suggerimento di Paolo Toschi, venne invitato per rifare l'ornato Gerolamo Magnani. I medaglioni del soffitto furono dipinti dal Gaibazzi, uno rappresentante la poesia, l'altro Guastalla che tiene tra le mani il sipario nuovamente dipinto. Questo, opera del prof. Orsi di Venezia, rappresentava un tempio con un'ara con la cetra di Apollo. Il teatro fu riaperto il 20 nov. con "l'operetta in musica" Lucia di Lammermoor, cui seguì il 24 Gemma di Vergy. L'orchestra, composta da elementi locali, fu rinforzata da professori dell'orchestra di Parma (G.Pr, 2 dic. 1843). Nel 1885 il teatro fu nuovamente rinnovato e fornito di luce elettrica: per la riapertura fu dato il Faust, diretto da Angelo Corti e fu allestita una corsa ferroviaria per Parma al termine degli spettacoli. Nel 1895 il baritono Antonio Cotogni cantò nella Linda di Chamounix. L'edificio subì altri restauri interni e l'ultimo, quello del 1965, distruggendo i palchetti, snaturò l'aspetto ottocentesco, di cui sono rimaste soltanto alcune tracce. La facciata, invece, è probabilmente quella originale del 600.
BIBLIOGRAFIA: Teatri E.R.; Giancarlo Monticelli. Storia di Guastalla moderna. 1746-1802. Guastalla: Amministrazione Comunale, 1981, pp. 233-238; Simonetta Bondoni. Sette teatri allo specchio. Reggio Emilia: Teatro Municipale, 1980.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza