Dopo la morte sospetta dell’ultimo duca Borbone, la piccola capitale si trovò ad essere nulla più che il capoluogo di una provincia dell’impero napoleonico. Anche se la musica non ricevette più l’appoggio di una corte, quest’arte ebbe a risentirne fino a un certo punto, in quanto l’atarassia, propria dei musicisti nei riguardi dei moti sociali e politici, consentì loro di superare indenni questo periodo non certo felice. Continuarono a essere attivi il Teatro Ducale e il Teatro di S. Caterina; quest’ultimo, già culla degli sfarzosi spettacoli dei rampolli del Collegio dei Nobili, venne dato in gestione alla Società Filo-Musico-Drammatica, e la Cavallerizza del Collegio, invece dei nobili giovanetti, servì all’addestramento degli ‘Uffiziali della Guardia Urbana’ e, per la prima volta, troviamo a Parma una banda musicale non militare, bensì «composta da Suonatori del Paese». Se prima, infatti, si onoravano con la musica le ricorrenze religiose e le ‘allegrezza’ dei duchi, adesso si festeggiavano i fasti di un fantasioso San Napoleone. In occasione di questa festività, si legge in una relazione del 16 ago. 1808: «Gl’Inni che si cantarono adorni della Musica persuasiva e penetrante del Sig. Maestro Morlacchi espressero i sentimenti di riconoscenza, e di amor rispettoso che ogni parmigiano in se nutre verso quel Grande che a sé fa meta e gloria la pace e la felicità del Mondo Intero. La sera del quindici s’ebbe Teatro Gratis: la Festa da ballo fu decentissima, numerosa, brillante». La cantata e la musica da ballo costarono lire 461,10, e in questa spesa erano compresi i compensi per il tenore Berti, retribuito con 74 lire, e il copista Giacomo Morini, che ricevette 70 lire «per copie di musica fatte della Cantata data nell’Imp.le Teatro la sera delli 15 Agosto 1808» (A.S.Pr, Comune. Spettacoli, b. 4107; carteggio con allegato un manifesto bilingue dell’Imprimerie Carmignani edito in occasione della festa di S. Napoleone del 14 ago. 1808)