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Numero voci: 284.

Parma, La corte dei Farnese


Già dal 22 ott. 1545, prima ancora che i Farnese salissero sul trono di Parma, si ha notizia di musici che desideravano essere assunti al loro servizio. Non appena Pier Luigi entrò nel Ducato, provvide a fondare la Cappella di Corte, rivolgendosi anche fuori per assumere virtuosi nel canto e negli strumenti (come risulta da una lettera del 28 gen. 1546 del piacentino Vincenzo Parabosco), nonché "putti che cantino per una mia Cappella". Alessandro Farnese, governatore delle Fiandre, aveva anche a Bruxelles una cappella composta da uomini, 'putti' e 6 violini. I musicisti al servizio della casata provennero da ogni dove: dalle Fiandre (tra cui il madrigalista Cipriano De Rore dal 1561 al 1565), dalla corte papale (il palazzo Farnese di Roma era una vera reggia) e dalle sedi più vive della musica come Venezia (Claudio Merulo), Firenze, Napoli. A riprova del mecenatismo della casata, poi, si rileva il grande numero di opere musicali a stampa dedicate ai membri della famiglia. Data l'importanza sociale che quest'arte andava sempre più assurgendo, la corte non trascurò l'insegnamento della musica e del liuto, che venne impartito sia ai principi che ai paggi. A questi, ospitati nella Paggeria, nel 1570 impartivano lezioni di canto Giulio Buonagiunta e di liuto Galeazzo Cacciardino (A.S.Pr, Teatri e Spettacoli di età farnesiana, b. 1, mazzo II, fasc. 7), mentre nel 1601 fu fondato il Collegio dei Nobili, nel quale musica e danza furono sempre materie d'insegnamento. Sciolta momentaneamente nel 1586, la Cappella di Corte fu ricostituita 4 anni dopo: comprendeva tutti gli 'operatori' musicali: cantanti, strumentisti, musicisti vari, e al suo interno si costituirono strutture particolari specializzate, tra le quali dal I mag. 1603 la 'Compagnia dei violini', composta da Giobatta Morlacchini, Camillo Dosio, Gianfranco Arola, Giuseppe Morandino, Ottavio Dosio (A.S.Pr, Ruoli farnesiani, 1603-1606). È notevole la precocità con cui tale istituzione prese forma a Parma: era un'epoca in cui il violino era ancora una rarità terminologica, non esisteva una letteratura specifica e la preferenza andava agli insiemi di strumenti non omogenei. Questa Compagnia dei violini, i cui membri erano retribuiti largamente, ebbe breve durata. Al 7 lug. 1604 compare l'annotazione che "alli sopraddetti cinque violini li faccia spedire li mandati a Piacenza della loro provvigione", poi scompaiono dai Ruoli. Per eseguire l'opera in teatro, si ricorreva all'apporto di suonatori e cantanti delle cappelle della cattedrale, della Steccata o delle città viciniori. I violinisti che risultano stipendiati assai spesso erano illustri strumentisti, tra i quali Marco Uccellini (virtuoso, autore anche di Sonate e di musiche teatrali) e Giuseppe Venturini (maestro del complesso dal 1686 al 1719 e direttore di ottime esecuzioni). La crisi alla morte di Ranuccio II colpì anche questo complesso. Si legge, infatti, nella Cronaca del Borra, alla data del 27 feb. 1695: "Il Ser.mo Sig. Duca ha licenziati dal suo servitio alcuni Musici".

La Cappella di Corte fu diretta da maestri e vicemaestri spesso forestieri:
1622 Alessandro Ghivizzani, lucchese
1626-1630 Vincenzo Bonizzi
1630-1679 Simpliciano Olivo, guastallese
1652-1660 Francesco Manelli, romano
1665-1679 Marco Uccellini
1679 Pier Simone Agostini, romano 1681-1686 Giuseppe Corso da Celano, con il quale collaborò dal 1681 al 1684 Giovan Battista Policci
1686-1719 Giuseppe Venturini
1719-1727 Geminiano Giacomelli, piacentino
1727-1732 Francesco Courcelle, piacentino.
Questi il 18 giu. 1731 diresse le musiche per le esequie di Antonio, l'ultimo duca della dinastia Farnese.

BIBLIOGRAFIA: Molto ricca anche se ripetitiva. Per una sintesi Gallico; DEUMM.
ultimo aggiornamento: 04/07/2014
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza