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Parma, Il Teatro della Racchetta, poi Sanvitale


Edificato in legno da Ranuccio II Farnese nel 1674 «per farvi la commedia de’ Commedianti», prese il nome dal gioco che vi si teneva. Era situato dietro palazzo Sanvitale, e la sala aveva uno schema planimetrico ad U. In seguito fu diviso in 86 palchetti in 4 ordini per ospitare circa 600 spettatori (B.Pal.Pr, Ms Parm, Cod. 978, p. 251). Il palcoscenico era idoneo per ogni genere di spettacolo e si susseguirono opere, balli, concerti, commedie e spettacoli equestri. Nel carnevale vi si tenevano feste da ballo.
Secondo il Fétis - ma si nota una divergenza con la data di costruzione - vi furono rappresentate le seguenti opere, che il Ferrari ipotizza scritte espressamente per quelle scene: Licasta, versi di Benedetto Ferrari da Reggio Emilia, musica del maestro dei Violini di Corte Francesco Manelli (1664); Zenobia, musica di Andrea Boretti da Roma (1666); Alessandro amante (1666); Eliogabalo (1668); Marcello in Siracusa (1670); Ercole in Tracia (1671); Dario in Babilonia (1671); Claudio Cesare (1672), tutte del Boretti; La nave di Enea, musica di Marco Uccellini (1673); Domiziano, musica del Boretti (1673); Giove d’Elide fulminato, musica dell’Uccellini (1675); Furio Camillo (1686); Zenone tiranno, musica di Bernardo Sabadini (1687).
Nel 1695, edificato il Teatro Ducale, il Teatro della Racchetta fu ceduto al conte Alessandro Sanvitale in cambio di alcuni immobili, e prese il nome di Teatro Sanvitale (A.S.Pr, Fondo Moreau de St.Méry, b. 24-26). Dopo questa transazione restò aperto al pubblico e utilizzato per feste da ballo e spettacoli vari, dei quali si conservano vaghe notizie. Nel 1769 vi furono rappresentate, in occasione delle nozze del duca, la pastorale Endimione, musica di Antonio Rugarli e la farsa Il marito vecchio geloso, pasticcio di vari autori. Nel 1814 la Compagnia Vicereale Italiana di Milano vi dette alcune recite per commemorare l’anniversario dell’incoronazione di Napoleone e, 2 mesi dopo, caduto Napoleone, il teatro ospitò uno spettacolo per la festa dell’imperatore d’Austria. Nel 1821 vi debuttò il baritono Domenico Cosselli nell’opera Amelia e Leandro musicata e diretta dal conte Germano Liberati, che nel 1825 presentò l’opera con balli Il castello di Valbruna ossia L’incontro inaspettato. Dopo quelli di Torino e Milano fu il primo teatro che nel 1827 introdusse l’illuminazione a gas. Il 30 giu. 1827 si ha notizia di un concerto vocale e strumentale, mentre dal 1828 l’Accademia Filo-Drammatica e Filarmonica degli Infaticabili vi dette i suoi spettacoli per qualche anno: da un’ode a stampa del 14 mag. 1830, sappiamo che uno di questi fu La Medea con Amalia Preti (B.Pal. Pr, Fogli volanti, serie A, 1824-1830, n. 239). Nel 1832, anno in cui il Teatro fu demolito, l’Accademia si trasferì nel Teatro Bergonzi.
BIBLIOGRAFIA: Fétis; Ferrari; Lodovico Gambara. I teatri minori, in "I Teatri di Parma", p. 211.
ultimo aggiornamento: 07/07/2014
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza