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Piacenza, La Musica Sacra


A differenza di quanto avveniva nel ceto dominante, dove i signori escludevano il popolo da quanto avveniva all'interno dei loro palazzi (feste musicali comprese) e nei teatri di corte (sede di spettacoli a volte grandiosi), sedi riservate a un pubblico elitario, la musica sacra ebbe il merito di essere aperta anche alle masse, che pertanto vi accorrevano numerose, anche se il genere era certamente meno appetibile. Dal secolo IX pare esistessero alcune scholae musicali presso i capitoli e i conventi dei vari ordini benedettini, cistercensi, domenicani, frati minori serviti. Sembra dare conferma a questa intensa attività l'esistenza di codici neumatici nei maggiori archivi capitolari, quello della cattedrale e quello di S. Antonino. Della pratica polifonica la riprova sarebbe data dal codice BL (Q 15) del Civico Museo Bibliografico di Bologna, una raccolta di 325 composizioni 'oltremontane', scritto a Piacenza prima del 1440 per una cappella o per una associazione dedita alla musica sacra. Con una bolla del 6 feb. 1248 papa Innocenzo IV aveva conferito alla città il privilegio di aprire uno Studium generale litterarum et artium (università) presso il capitolo della chiesa di S. Francesco nella piazza del Comune con le scuole di filosofia, letteratura, diritto, scienze e arti liberali (il cui Quadrivio era composto da aritmetica, geometria, astronomia e musica). In questo insegnamento la musica era intesa a livello scientifico, di teoria scissa dalla pratica. Tra le numerose chiese piacentine, molte sono ricordate dalle cronache per la grandiosità e lo splendore delle esecuzioni delle cappelle musicali: S. Francesco (che ebbe maestro di cappella intorno al 1625 il francescano Giulio Bruschi, S. Pietro, S. Antonino, S. Giovanni in Canale, S. Agostino, S. Maria di Campagna, mentre, nella chiesa farnesiana di S. Sisto, si può ammirare un coro ligneo con tarsie a soggetto musicale.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza