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Piacenza, La Musica Profana


Di attività musicale laica fino al 500 non abbiamo notizie, e anche i cronisti del tempo non vi hanno dedicato spazio. Per breve tempo (dal 1398 al 1402) Gian Galeazzo Visconti istituì in città uno Studium generale, trasferendovi quello di Pavia: in esso si impartiva tra le "arti liberali" omnium bonarum artium studium. L'età farnesiana, specie nei primi anni della casata, rappresentò senza dubbio l'epoca d'oro per la musica a Piacenza: i Farnese, nella loro grandiosità spagnolesca avulsa dai problemi reali dell'economia di un modesto stato, si atteggiarono a mecenati di artisti (tra le varie opere a Ranuccio I fu dedicato nel 1581 il famoso Ballarino di Fabrizio Caroso) e la vita musicale di corte assunse un carattere brillante, impermeata com'era su feste e spettacoli. Come abbiamo visto a proposito delle feste del 1690, questi erano manifestazioni non di arte musicale, bensì fungevano da testimoni della magnificenza del signore e la "maraviglia" che miravano a suscitare non era che il simbolo del potere, così come l'avere a servigio i massimi interpreti delle Muse. Se a Piacenza soggiornarono personaggi emergenti nel panorama del madrigale cinquecentesco (il poeta Luigi Cassola, il compositore Gabriele Villani), Francesco Bussi ha ipotizzato che il primo esempio di "festa barocca", quel genere di spettacolo composito, vario, cantato e forse anche agito, potrebbe essersi tenuto in occasione delle nozze di Ranuccio Farnese con Margherita Aldobrandini nel 1600 sulla base del Sesto himeneo ingemmato, una raccolta di 26 madrigali encomiastici composti dal piacentino Giulio Cesare Quinzani. Il duca Odoardo si compiaceva delle feste popolari e, tra queste, sono rimaste celebri quelle date nella piazza del duomo nel 1639 e 1641. Nel mar. 1644, in occasione della visita del duca di Modena, nella piazza trasformata in teatro con logge e palchetti, fu eseguita la festa equestre Le risse pacificate da Cupido di Simpliciano Olivo, con macchine meravigliose di Cristoforo Rangoni. Nel mag, per festeggiare la pace tra il duca Odoardo e papa Urbano VIII in lotta per il ducato di Castro, nel salone del palazzo Gotico fu allestita dalla compagnia di giro degli Accademici Febiarmonici la prima tragicommedia in musica eseguita a Piacenza, La finta pazza di Giulio Strozzi, musica di Francesco Sacrati. La brillante vita di corte, che poté contare su ben 3 teatri, ebbe un freno con Francesco Farnese, che fu costretto a imporre alle spese una oculatezza che fino allora non era stata propria dei duchi. Nell'apr. 1730 si ebbe l'ultimo grande spettacolo farnesiano per l'ingresso in città dell'ultimo duca: fu rappresentato al Teatro della Cittadella Scipione in Cartagine nuova di Innocenzo Frugoni con la musica dell'onnipresente Geminiano Giacomelli, maestro di cappella del duca e della chiesa di S. Giovanni in Canale di Piacenza. L'anno dopo, con la morte del duca, la dinastia si estinse e negli anni successivi il centro del Ducato si portò a Parma, che diventò "la piccola Atene" con l'appendice di una "piccola Versailles" a Colorno.
BIBLIOGRAFIA. Francesco Bussi. La musica, in "Radici di Piacenza". Pc: Rotary Club, 1993, pp. 99, 107; Bussi/Storia (pp. 919-920).
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza