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Piacenza, L'orchestra


Che in città dovessero esserci dei buoni strumentisti, trova conferma in una lettera che Vincenzo Parabosco scrisse al rappresentante del duca Pier Luigi Farnese, nella quale erano espresse delle lodi nei loro confronti. Alla metà del XVIII secolo fu fondata l'Accademia dei Filarmonici, una sorta di albo professionale. Si conserva ancora il ms della Costituzione della Società dei Filarmonici della città di Piacenza eretta con Reale Approvazione nell'anno 1781. (B.C.Pc). Vi erano 2 maestri di cappella, Omobono Nicolini (padre di Giuseppe) e Giacomo Carcani; un'orchestra composta da 21 "professori di suono", che potevano arrivare alla trentina con gli "aggregati" e un coro composto da "professori di canto". Ai sensi dell'art. 1 del Regolamento, approvato il I dic. 1780, per poter esercitare la professione nelle chiese e nei teatri di Piacenza, bisognava essere iscritti a questa Università e, a tutela della credibilità dei membri dell'associazione stessa, condizione per l'iscrizione era il superamento di un esame. All'art. 20 delle "Istruzioni pel Regolamento de' Regi Ducali Teatri di Piacenza" era scritto: "Si raccomanda di non escludere i Professori nazionali dell'Orchestra (sempreché siano ragionevoli nelle loro pretese di Onorario) per introdurre i forestieri, sembrando conveniente che siano preferiti i Sudditi di SAR agli Esteri. Accadendo poi che le Compagnie Comiche abbiano con se Professori addetti alle medesime, dovranno questi aver luogo nell'Orchestra senza che siano tenute le Compagnie a caricarsi di tutti i suonatori naionali che compongono l'ordinaria Orchestra del Teatro in tempo di Comedie" (A.S.Pr, Spettacoli e Teatri Borbonici, b. 3). Il regolamento dell'Accademia dei Filarmonici prevedeva anche una "Cassa del Sussidio". In sostanza si trattava di un ordine professionale con funzioni anche di mutua assistenza nei casi di invalidità, malattia, vecchiaia e assistenza ai superstiti (a questi spettava metà del versamento che il socio aveva effettuato in vita; in mancanza di eredi, la cifra era devoluta per messe in suffragio). L'importo del contributo era di 1 soldo per ogni lira guadagnata sia in città che fuori. Erano esclusi dal versamento i maestri di cappella, in quanto questi godevano dell'assicurazione da parte delle chiese nelle quali prestavano servizio e dalle quali non potevano essere rimossi nel caso di malattia, invalidità e vecchiaia. Il comportamento degli orchestrali fu oggetto di carteggi (A.S.Pr, Spettacoli e Teatri Borbonici, b. 3). Se alla data del 24 gen. 1777 si legge che "il contegno di codesti suonatori è veramente troppo ardito, e meriterebbe qualche castigo", il 14 apr. dello stesso anno il governatore dovette intervenire per un arbitrato sul Teatro delle Saline "tra li suonatori e l'Impresario Lorenzo Sirena [risoltosi] in favore de' primi". Dopo l'inaugurazione del Nuovo Teatro Comunitativo (1804) in caso di bisogno per le opere dove occorreva un organico più robusto, l'orchestra della città si rinforzava con elementi estranei e, quando era presente la corte, con professori della Ducale Orchestra di Parma. Nel 1816 il Teatro passò sotto il Comune, che prese come dipendenti stabili il I violino (direttore) e il maestro al cembalo (concertatore). Il rimanente dei professori dell'orchestra era retribuito dall'impresario, che aveva però contrattualmente l'obbligo di prelazione nei riguardi dei professori del "Paese". Nel 1839 la Deputazione Teatrale propose un regolamento di servizio con un disciplinare per l'orchestra, che fu approvato il 19 nov. dalla Presidenza dell'Interno del Ducato. L'organico prevedeva 39 "Professori e Suonatori" per le opere, 26 per le commedie e 22 per le feste da ballo. 12 di questi sarebbero stati assunti come dipendenti stabili dal Comune. Sulla G.Pr del 21 dic. 1839 è pubblicato il bando di concorso per queste prime parti: il violino di spalla, il I dei II violini, la I viola, come pure il I violoncello, contrabbasso, clarinetto, oboe, flauto, fagotto, corno, tromba e trombone. Dalle retribuzioni annue (pagabili in dodicesimi) si rileva l'importanza che avevano nelle orchestre del tempo i singoli strumenti: I violoncello e contrabbasso: 500 lire; clarinetto e oboe, 450; i 2 violini, flauto, fagotto e corno, 400; tromba e trombone, 360. Erano inoltre previste delle indennità serali a carico dell'impresario per le opere, le commedie, le feste da ballo. I concorrenti dovevano essere cittadini del Ducato e avere sempre tenuto una buona condotta e prestare giuramento. Oltre all'attività orchestrale, ognuno dei suddetti aveva l'obbligo di impartire l'insegnamento della musica a 2 giovani indicati dal Comune. Essendo impiegati "comunitativi", il compenso sarebbe stato soggetto alle ritenute per la pensione di anzianità e di reversibilità. Nel 1858 fu approvato un nuovo regolamento nel quale non si parlava più di numero fisso dei componenti l'orchestra, dato che le opere nuove erano variabili nell'organico strumentale. I direttori di questa orchestra, insegnanti anche nella Scuola Comunale di musica, furono: Carlo Moisè Borsani, milanese (1816-1828, anno in cui passò a Parma); Giuseppe Jona da Casale Monferrato (1828-1864); Paolo Montaguti (1864-1873); Alberto Giovannini (1873-1876); Giovanni Bolzoni (1876-1884). L'ultimo direttore stabile legato anche alla direzione della Scuola di musica, fu Primo Bandini (1886-1906): dopo di lui i direttori dell'orchestra vennero scelti di stagione in stagione. Maestro al cembalo fino al 1817 fu Giacomo Carcani, sostituito da Antonio Austri fino al 1838, quando gli succedette il figlio Gaetano, che rimase in carica fino al 1866.
BIBLIOGRAFIA: Forlani; Dante Rabitti in OER.
ultimo aggiornamento: 10/07/2014
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza