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Numero voci: 284.

Parma, L''Accademia Filarmonica


La finalità era l'esecuzione di musica sia parmigiana che straniera e gli stessi membri furono spesso i compositori e gli esecutori. Gli accademici si distinguevano in nobili (accademici consultori, solventi) e onorari (compositori, virtuosi di canto e di suono - professionisti o dilettanti - per lo più membri della Reale Orchestra), mentre furono ospiti anche virtuosi forestieri. La prima convocazione ebbe luogo il 19 mar. 1783 e già il I mag. si diede una solenne accademia per festeggiare la nascita del duca Filippo con l'esecuzione di una Cantata scritta da Francesco Fortunati (che fu retribuito con 20 'pezze di Spagna'). Dopo un inizio nei saloni dei palazzi nobiliari, fu chiesto l'uso del Teatrino di Corte per poter ampliare, oltre ai nobili (cui era riservata la platea), il numero dei soci con "molte persone civili" (da ospitare nelle logge). Una parte notevole di spesa fu dedicata all'acquisto della musica e alla copiatura delle parti che venivano scambiate anche con analoghe società di altre città. Nel primo anno si ebbero 122 soci solventi e furono date 14 accademie, cui erano ammesse anche le dame e, nel prosieguo, a volte fu anche la corte a commissionare l'esecuzione di accademie straordinarie. L'attività era di buon livello e il desiderio di assistere agli spettacoli era tale che nel 1790 furono scoperti dei biglietti falsi. Nel 1792 fu dato uno spettacolo per le nozze della principessa: uno degli ultimi. L'anno seguente, con la rivoluzione francese si giunse allo scioglimento della società: "I tumulti della guerra, che l'antico edifizio sociale rovesciando imperiosamente, c'imposero nuovo ordine di cose, trassero nella comune dissoluzione, siccome gli altri Istituti, questo di pace, e di amene fatiche", si legge in una carta del 18 apr. 1820 (A.S.Pr, Presidenza dell'Interno, Pubblica Istruzione, b. 181). Nel nov. 1818, sulle spoglie dell'antica Accademia Filarmonica, venne ricostituita su iniziativa del dott. Alessio Crispo, del maestro Luigi Finali (che si assunse il ruolo di direttore della musica vocale) e del conte Germano Liberati (direttore della musica strumentale e dell'orchestra): "Solo e unico oggetto di questa Unione si è la musica vocale e istrumentale" e le adunanze si tenevano nei palazzi che aprivano le loro sale. Nell'apr. 1820 la società chiese il riconoscimento: nella pratica vi è un elenco dei soci, erano 91, la sede era in strada a Porta Nuova 17 al I piano (al piano terra vi era il Gabinetto Letterario), e le adunanze si tenevano alla sera 4 volte al mese "per le accademie di studio e di invito". Tra i soci vi erano tutte le personalità attive nel mondo della musica della città. Con rescritto il 7 dic. 1821 venne approvato il regolamento e con atto successivo la sovrana concesse che poteva fregiarsi del titolo di 'ducale' e nominò presidente il conte Angelo Bianchi (Modena, 25 ott. 1753 - Parma, 29 dic. 1845). La nuova società, "della quale fanno parte molti della vecchia", richiese il "piano armonico" dell'orchestra dell'Accademia, che si trovava ancora nel Piccolo Teatro di Corte, istanza che fu subito accolta (A.S.Pr, Presidenza dell'Interno, Pubblica Istruzione, b. 210). La sede fu fissata nel Teatro della Racchetta adiacente al palazzo Sanvitale e il Molossi scrisse che nelle "deliziose accademie" i giovani maestri parmigiani avevano modo di presentare le loro composizioni. Il 4 dic. 1829, presente la duchessa, la società dette un'accademia nel Ridotto del nuovo Teatro Ducale. Nel 1831 la sede passò nel Teatro Bergonzi ma, per i moti politici, la società dovette sospendere i suoi "esercizi" e soltanto il 16 apr. 1839 fu autorizzata la riapertura: il 6 dic. la società tornò alle sue accademia pubbliche (questa era la VII dalla rifondazione del 1818) nel Ridotto: "Serata brillantissima e numerosa udienza, benché piovesse a ciel rotto". Il 14 mag. 1845 la società, che contava 250 soci, ottenne di ampliare l'attività con un casino di conversazione aperto alla lettura, al biliardo e "altri onesti passatempi. Nei giuochi che possono tenersi nel Casino non sono permesse che le tenui poste": i venerdì sera si davano i trattenimenti musicali, nei quali si esibivano "quei soci che fanno dono cortese ai compagni de' lor graziosi talenti", spesso accompagnati dall'orchestra rinforzata dagli alunni della Scuola di musica del Carmine. Il nuovo regolamento (Pr: Tip. Ducale, 1 mag. 1847) riporta l'elenco dei soci, che non potevano essere più di 300: si dividevano in effettivi (paganti) e onorari (personalità illustri, tra le quali Giuseppe Verdi, Saverio Mercadante, e i migliori musicisti attivi in città); le cariche sociali prevedevano: il presidente (di nomina ducale), un direttore per la musica vocale, un direttore per la musica strumentale, un ispettore e un segretario. Alla morte di Maria Luigia, dopo i moti del 1848, la società venne chiusa d'autorità e la documentazione fu sequestrata; un decreto del 25 nov. 1849 dette facoltà al consiglio di adunarsi per chiudere i conti e dare le disposizioni per lo scioglimento. Le attività vennero destinate a istituzioni di carità. La relazione di chiusura porta la data del 15 mar. 1850. (A.S.Pr, Dipartimento di Grazia, Giustizia e Buongoverno, b. 646). Si ha notizia di un'ulteriore rifondazione, ma si tratta di attivitàdi scarso rilievo: vennero dati alcuni concerti al Ridotto del Teatro Regio. Conosciamo lo statuto a stampa (Pr: Grazioli, 1869), mentre le Statistiche del 1872 riportano che la società aveva 35 soci e che il presidente era il conte Alberto Sanvitale.
BIBLIOGRAFIA: Dacci; Guglielmo Capacchi. L'Accademia Filarmonica di Parma (1783-1793), in "Saggi e testimonianze in onore di Francesco Borri". Pr: Cassa di Risparmio, 1982 (pp. 57-75); Vetro/Accademia.
ultimo aggiornamento: 08/07/2014
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza