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Numero voci: 204.

Righini Pietro


  • scenografo
  • 02/08/1683
  • Parma
  • 20/12/1742
  • Parma
Pietro Righini
Pietro Righini - scenografo
Fu uno dei migliori allievi di Ferdinando Galli Bibiena. Dopo aver dipinto in alcune chiese, nel 1716 iniziò la carriera di scenografo a Milano, dove lavorò al Teatro Ducale per l'opera Statira. Collaborò poi nel Costantino di Francesco Gasparini, che inaugurò il Regio Teatro Ducale, costruito da un altro allivo del Bibiena, Gian Domenico Barbieri e l'anno dopo, sempre a Milano, dipinse le scene per il Publio Cornelio Scipione. Nelle Fiere di maggio 1719 e 1720 "di nuova invenzione" furono le scene Bajazet e Nino al Teatro Pubblico di Reggio Emilia. Nel 1723 operò anche come restauratore al Teatro Regio di Torino e fu lo scenografo dell'opera della riapertura, Artenice: sul libretto si qualificava "Al servizio del principe Antonio di Parma". Nella primavera 1724 al Teatro Ducale di Parma dipinse le scene per Il Venceslao, un anno dopo per Il trionfo di Camilla e nell'analoga stagione 1726 fu la volta de I fratelli riconosciuti. Il I set. 1727 fu nominato "Architetto Teatrale di SAR" con la paga mensile di 244 lire di "provvigione e companatico" (3 pagnotte e 3 boccali di vino al giorno), incarico che tenne fino al 15 febbraio 1732. In questa attività allestì per la stagione di primavera 1728 Il Medo (8 incisioni dalle scene di quest'opera si trovano in un volumetto in folio alla B.Pal.Pr). Nel carnevale 1729, sempre a Parma, fu la volta dell'allestimento per Brandimarte nell'isola di Alcina e nella stagione di primavera di Lucio Papiro dittatore, mentre nella Fiera d'aprile dell'anno dopo, al Nuovo Ducale Teatro della Cittadella di Piacenza, predispose le scene per Scipione in Cartagine nuova e, in occasione della Fiera d'autunno 1732, per Alessandro Severo. Gli ultimi 2 spettacoli dati al Teatro Farnese di Parma videro la sua opera: nel 1728, in occasione delle nozze del duca Antonio Farnese, vi fu dato il dramma Il trionfo di Camilla, allestito dal Collegio dei Nobili, (il Frugoni gli dedicò 2 sonetti per le bellissime scene) e nel 1732, quando venne eseguito un carosello con l'introduzione in musica, La venuta di Ascanio in Italia, per l'arrivo del nuovo sovrano Carlo di Borbone. In quegli anni, ottenuto volta per volta il permesso del sovrano, lavorò anche a Mantova (Teatro Arciducale, carnevale 1726: Il Lucio Vero, La Zenobia); Genova (Teatro del Falcone, carnevale 1727: Il più fedel tra' vassalli; primavera 1728: Scipione nelle Spagne); Venezia (Teatro Tron di S. Cassiano, carnevale 1728: Griselda); Torino (Teatro Regio, carnevale 1730: Tamerlano; carnevale 1732: Catone in Utica, Merope). Negli anni difficili per il Ducato che seguirono la fine della casata Farnesiana, continuò a lavorare intensamente: Firenze (Teatro di via della Pergola, carnevale 1733; Il Demetrio, Farnace); Piacenza (Teatro Ducale, Fiera 1733: Il Tigrane); Genova, assieme a Giuseppe Palmieri, (Teatro da S. Agostino, 1733: L'Olimpiade; carnevale 1734: Adriano in Siria); Parma (Teatro Ducale, carnevale 1734: Catone in Utica); Milano (Teatro Ducale, carnevale 1734: La forza dell'amore e dell'odio; carnevale 1735: Cesare in Egitto, L'ambizione superata dalla virtù); Parma (Teatro Ducale, carnevale 1736: Alessandro nell'Indie; carnevale 1737: Artaserse, Il Demetrio re della Siria); Torino (Teatro Regio, primavera 1737: L'Olimpiade). Nel 1737 inaugurò il Teatro di S. Carlo di Napoli con le scene per L'Achille in Sciro: riscosse un tale successo che venne confermato come direttore degli allestimenti scenici a capo di un gruppo di tecnici: si fermò fino al 1740 (L'Olimpiade, Il Demetrio, Artaserse, Le nozze di Amore e Psiche, festa teatrale per le nozze dell'infante). Ritornato a Parma, fu invitato a Brescia per progettare la costruzione di un nuovo teatro: il 22 mag. 1740 prese visione dell'edificio e probabilmente sono suoi 2 dei 4 disegni che rappresentano la sala (A.S.Verona, Fondo Bevilacqua, 86). Dopo il decesso del Righini, il suo progetto venne parzialmente modificato. Il Teatro, dopo alcuni restauri del 1785, fu demolito nel 1808 per far posto all'attuale Teatro Grande. Lavorò ancora al Teatro Ducale di Parma e l'ultima scenografia che conosciamo fu del carnevale 1742 per il Siroe, re di Persia. Dopo la morte le sue scene furono utilizzate ancora per decenni: nel carnevale 1745 fu la volta della Didone abbandonata mentre, come risulta dal libretto, nel Siface, rappresentato nella primavera 1745, vennero adattate dai suoi allievi Francesco Grassi e Antonio Malagodi. Nel 1787, per il Serse nel Teatro del Collegio dei Nobili, fu usata una sua scena rappresentante una prigione, restaurata per l'occasione (A.S.Pr, Computisteria borbonica, b. 364).
BIBLIOGRAFIA: Scarabelli Zunti; ES; Sartori; M. Cattafesta. Valorizzata l'opera di due scenografi di Parma che diedero tono al Teatro di Napoli nel 700, in G.Pr, 23 apr. 1965; Giuseppina Allegri Tassoni. La scenografia, in Allodi, p. 238; M. Viale Ferrero; Giovanna Botti. Il Medo di P.R: lo spettacolo tra tradizione bibienesca e scena-quadro, in "Civiltà teatrale e 700 emiliano". Bo: Il Mulino, 1986; e P.R. apparatore e scenografo a Parma, in Allegri e Di Benedetto.
ultimo aggiornamento: 03/08/2005
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza