Introduzione

 

L'archivio storico del Teatro Regio venne istituito nel 1829 raccogliendo la documentazione amministrativa prodotta dal vecchio Teatro Ducale a partire dal 1816 (serie Carteggio) ed alcuni documenti anteriori del 1809-1810 (serie Registri abbonati ai palchetti) e del 1812 (serie Inventari).

L'intero fondo, composto da 113 scatole, oltre 100 tra registri e volumi e circa 11.000 manifesti, copre un arco temporale che va dal 1816 al 1956 e, per la sola serie degli Avvisi teatrali, fino al 1971.

L'inventario, che di seguito pubblichiamo, si riferisce ad una parte della documentazione prodotta dal vecchio e nuovo Teatro Ducale (poi Regio), limitatamente cioè al periodo 1816-1859: dall'insediamento di Maria Luigia d'Austria, nell'aprile 1816, nei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, al 1859, anno della fuga di Luisa Maria di Berry e della caduta della dinastia borbonica.

Notizie scarne e frammentarie accompagnano l'archivio teatrale almeno fino ai primi decenni del '900. Da alcune note, approntate da Maurizio Corradi Cervi nel 1947 ad introduzione di un suo inventario sommario della documentazione archivistica in oggetto, apprendiamo che l'importante materiale dovette godere di un momento di particolare attenzione nel periodo 1898-1914, anni in cui l'avvocato Mario Ferrarini, giornalista, cultore di argomenti lirici e teatrali, funse da segretario del Teatro Regio di Parma.

Dal 1914 al 1934 invece, come lo stesso Corradi Cervi ebbe a sottolineare, "per incuria dei successori del segretario del Teatro Regio... e per l'inopportuno prestito fatto al sig. Cesare Alcari, di manifesti, volumi e documenti si verificò un parziale sperpero di cui non è possibile calcolare l'entità per mancanza di vecchi inventari".

Dal dicembre 1935 tutta la documentazione relativa all'attività teatrale, nei suoi aspetti amministrativi ed artistici, passò in consegna al direttore dell'Archivio Storico Comunale.

Nessun danno connesso agli eventi della seconda guerra mondiale risulta aver subito il materiale documentario "poiché tutto sfollato in tempo a Vigatto, ove rimase sino al luglio 1945 ".

Nell'immediato dopoguerra, il fondo teatrale, oggetto di un primo e modesto intervento di riordino e cartellinatura da parte dell'allora direttore Corradi Cervi, fu recuperato e sistemato in uno dei nuovi locali dell'Archivio Storico Comunale - risanati nell'inverno 1946-47 - destinato alla memoria del direttore d'orchestra Giulio Cesare Ferrarini, in vicolo S. Marcellino.

All'inizio degli anni '60 il fondo fu trasferito nei locali della Biblioteca Civica, al primo piano di Strada della Repubblica n. 41, in una stanza in cui vennero assemblati tutti i materiali del Teatro Regio. Carteggio amministrativo e registri di gestione si frammischiavano sempre più ad altre collezioni documentarie e a materiali bibliografici e iconografici, frutto di più recenti e generose donazioni.

Nel 1978 la documentazione ritornò al Teatro Regio e fu sistemata, dapprima, nella "piccionaia" sopra il loggione in locali non in uso, privi di personale e totalmente inadeguati alla conservazione, ed in seguito trasferita, nell'inverno 1981-82, su sollecitazione del direttore degli Archivi e Musei Valerio Cervetti, in locali più idonei - ma tuttavia insufficienti - posti al piano del loggione attivati anche quali uffici della nuova unità operativa "Patrimonio Artistico Archivi e Musei".

L'attivazione nel 1982 di detta unità operativa rappresentò la concreta volontà dell'amministrazione comunale di procedere ad un riordino e valorizzazione del proprio patrimonio documentario. Determinante, in tal senso, fu per competenza e sensibilità, l'intervento del prof Enzo Bioli che per primo, in qualità di pubblico amministratore, avviò tale opera di valorizzazione.

Già sul finire degli anni '70 infatti parte del materiale fu oggetto di mostre (Sono il bandito Ernani, Il Barbiere a Parma 1817- 1983) e di pubblicazioni promosse dall'Assessorato alle Attività Culturali e Teatro Regio. In particolare, nell'inverno 1979-80, ricorrendo un secolo e mezzo di vita del Regio, oltre al volume Omaggio al Regio nel 150° anniversario dell'apertura- dove non mancarono le sollecitazioni a non lasciarsi "sfuggire il momento propizio per porre mano alla giusta collocazione, prima, ed alla più opportuna valorizzazione, poi, dell'importante patrimonio"- si editò il primo dei tre volumi con cui ebbe inizio il lungo e difficile lavoro di compilazione delle cronologie degli spettacoli lirici del Teatro Regio, dall'inaugurazione ai nostri giorni, cui fece seguito il volume degli indici le cui fonti primarie furono le serie Avvisi teatrali e Rapporti serali dell'Archivio Storico Teatrale.

A causa dei lavori di ristrutturazione del teatro, ed in seguito anche al terremoto dell"83, le carte furono temporaneamente collocate nei locali della Biblioteca Guanda in Piazza Garibaldi, ove rimasero fino al 1985, anno in cui furono definitivamente depositate nell'edificio dell'Ospedale Vecchio in via D'Azeglio n. 45, sede dell'Archivio Storico Comunale, dove sono attualmente consultabili.

Il fondo, passato attraverso continui e improvvisati trasferimenti, subì dispersioni e accorpamenti spesso arbitrari, tanto che un intervento di riordino e conseguente inventariazione era divenuto irrinunciabile per la restituzione di leggibilità ad una "memoria scritta" che per le sue specificità documentarie offre un panorama unico, superiore a quello di molti teatri italiani.

Il lavoro di riordino, voluto dall'Amministrazione Comunale, iniziato da chi scrive nel marzo 1987, nell'ambito di un'iniziativa dell'Assessorato al Progetto Giovani, portò, nell'arco di 12 mesi, al riordinamento e alla schedatura della documentazione della serie Carteggio dal 1816 al 1853 per un totale di oltre 3000 schede.

Si era tuttavia ben al di sotto dell'obiettivo prefissato per un'eventuale pubblicazione. Obbligatoriamente scartata, fin dall'inizio, l'idea di prendere in esame tutta la documentazione conservata - la mole di lavoro da affrontare avrebbe richiesto un tempo di gran lunga superiore a quello messo a disposizione dal progetto - si optò, da subito, per una divisione del lavoro in due stralci.

E poichè la storia di un archivio si lega strettamente - sia pur nelle possibili discrepanze che in genere emergono tra l'istituto così come risulterebbe dalle fonti normative e come invece appare sedimentato nella sua manifestazione archivistica -alla relativa storia istituzionale, è proprio in quest'ultima che si sono cercati i parametri periodizzanti di riferimento. Parametri, peraltro, quasi obbligati. Tutta la documentazione attiene al periodo ducale ottocentesco (1816-1859). La struttura istituzionale e archivistica si è configurata e consolidata in tale periodo. In particolare la data del 30 novembre 1859, come sottolineato da Falconi, segnando "la fine delle amministrazioni separate degli ex-ducati borbonici ed estensi... può considerarsi come l'ultimo istante della storia amministrativa parmense" e quindi segna anche il termine cronologico di questo lavoro. Dopo di essa inizierà un progressivo inserimento degli uffici locali nei nuovi ordinamenti dello stato unitario in preparazione ad una più completa unificazione amministrativa a cui farà seguito quella politica.

Restava quindi da riordinare la serie Carteggio dal 1854 al 1859 e le tecnicamente meno complesse serie di volumi e registri. La volontà subito manifestata dal direttore Valerio Cervetti di proseguire il lavoro fino al termine cronologico individuato e mettere a disposizione del pubblico, studiosi e ricercatori, i risultati di un lavoro già parzialmente raggiunti, trovò la mia immediata disponibilità.

I problemi connessi all'esame della documentazione archivistica più recente, sono stati tuttavia tali da aumentare i tempi di realizzazione. L'incuria più sopra descritta di cui fu oggetto il materiale documentario in un certo periodo contribuì a sconvolgere pressoché totalmente la fisionomia originaria delle carte prodotte nel periodo 1853 -59 costringendo ad operare su un ammasso confuso di documenti.

Superiori poi alle previsioni sono stati il tempo e la pazienza occorsi alla stesura dell'inventario, per la necessità di numerosi controlli nonché di approntare strumenti ausiliari di ricerca quali tavole sinottiche, note, indici, glossario, bibliografia.

Con la pubblicazione della prima parte dell'inventario, punto finale di un approfondito lavoro di riordino e schedatura, ci si augura di essere riusciti nell'intento primario per cui questo lavoro è nato: offrire agli studiosi un facile strumento di consultazione e pur tuttavia tale da consentire un allargamento reale delle possibilità di accesso e utilizzazione dei documenti. Quasi superfluo sottolineare la ricchezza dei materiali e notizie fin qui emersi. Restituiamo alla ricerca una potenzialità documentaria capace di trasmetterci non solo informazioni strettamente artistiche, ma tracce preziose per cogliere alcuni aspetti della concreta e pratica attività svolta da un'importante istituzione. Nuove analisi ed interpretazioni, altre chiavi di lettura, potranno essere individuate da storici e ricercatori. A loro il compito di integrare ed ampliare la spesso tradizionale, cronachistica e perciò sempre generica lettura dell'attività teatrale cittadina e di far luce su un ben più vasto e articolato quadro di storia dello spettacolo ottocentesco.

Vogliamo ora schematicamente ripercorrere le vicende legislative che interessano più da vicino l'amministrazione del teatro, dal 1816 al 1859, nel tentativo di offrire un'idea, sia pure sommaria, sul funzionamento della Direzione Teatrale e suoi mutamenti nel tempo. Nulla più di alcuni sintetici ragguagli sull'istituzione che ha prodotto l'archivio sul cui funzionamento si auspicano studi più attenti e approfonditi, impossibili sulla scorta della sola raccolta delle leggi a stampa - dato anche il carattere lacunoso della stessa - e che solo un'analisi dettagliata della documentazione archivistica può restituire nella sua complessità al fine di far emergere connessioni ed interferenze tra l'ente considerato e i diversi enti di uno stesso apparato statale.

Il 18 marzo 1816 lo Stato diventa proprietario del teatro - precedentemente di ragione della comunità di Parma -- e ne affida la gestione all'amministrazione finanziaria (portavoce dell'autorità sovrana): dal 15 novembre successivo essa ne divide le incombenze con il Gran Ciamberlano di Corte conte Stefano Sanvitale.

Si parla, fin dal 1816, di Direzione del Teatro. È più una denominazione formale che un organo reale. Punto di riferimento è, come detto, il Gran Ciamberlano (con ruolo di direttore) che si occupa della vita del teatro e svolge tutte quelle funzioni che saranno successivamente competenza di una Commissione Amministrativa. Corrisponde con la Segreteria di Gabinetto - direzione suprema di tutti gli affari riguardanti l'amministrazione dello Stato -, con il Ministro di Stato e, dal 1831, con il Presidente delle Finanze per tutto ciò che concerne le spese del teatro e della Ducale Orchestra e con il Presidente dell'Interno per tutto ciò che riguarda la polizia.

Già dal maggio 1816 infatti la Direzione Generale di Polizia - a mezzo di un Commissario Speciale di Buongoverno assistito dai Dragoni Ducali - "è incaricata di mantenere, con una vigilanza abituale e continua, il buon ordine e la decenza nella sala degli spettacoli del Teatro Ducale". Ad essa è pure affidato il controllo degli avvisi e manifesti teatrali nonché dei sonetti e delle poesie da distribuire al pubblico. Della stessa approvazione devono essere muniti, prima della stampa, annuncio od esposizione, i programmi dei drammi, balli, commedie ed altri componimenti teatrali.

Al Gran Ciamberlano - coadiuvato da un ispettore o sottoispettore - spetta invece l'incarico di sorveglianza del palcoscenico al fine di garantire il buon ordine fra gli "artisti" e i diversi impiegati ed inservienti che da lui dipendono.

I principali impiegati del teatro sono il revisore, l'architetto, l'ispettore, il sottoispettore e il custode. Figurano inoltre una serie di impiegati ed inservienti subalterni. Ad essi si aggiungeranno un commesso-segretario, un macchinista e un assistente, poi esattore-pagatore. Si tratta di una serie di competenze differenziate e definite in modo rigoroso dal Regolamento del 27 maggio 1829 emanato da Maria Luigia con il preciso intento di stabilire prerogative e funzioni di tutti gli impiegati, disciplinare l'attività interna, "riordinare il servigio del Teatro Ducale e combinare le parti in modo che gli spettacoli teatrali abbiano sempre ad essere rappresentati con conveniente decenza e decoro". Tale regolamento è, almeno fino al 1849 – verrà infatti integrato il 15 novembre 1850 in occasione di una più generale riorganizzazione ad opera di Carlo III - punto di riferimento per dirimere ogni eventuale controversia.

Emerge con chiarezza fin dall'inizio una separazione tra attività artistica ed attività amministrativa. La gestione ordinaria del teatro risulta cioè distinta dalla direzione artistica e dall'allestimento degli spettacoli che sono appaltati ad un responsabile esterno, l'impresario, legato temporaneamente al teatro, che opera con logica imprenditoriale, i cui obblighi e diritti "sono determinati e regolati dal suo contratto col Governo". Ciò non significa che l'appaltatore sia completamente libero. Egli dipende comunque dalla Direzione prima, a dalla Commissione Amministrativa poi, "dalla quale riceve e promuove quelle disposizioni che, a norma del suo contratto e pel miglior eseguimento degli obblighi da essa assunti", sono giudicate necessarie. Potremmo piuttosto considerarlo - come meglio sottolineato da Valerio Cervetti nel saggio introduttivo a questo lavoro - una figura sempre in bilico tra il controllo delle autorità e il giudizio del pubblico, con "la possibilità di agire nel momento artistico, da padrone assoluto".

Dal 1833 alla Direzione del teatro succede una Commissione Amministrativa presieduta dal Gran Ciamberlano e composta dal direttore della Polizia Generale, dal revisore del teatro e da 4 consiglieri, eletti dalla Sovrana, scelti tra i proprietari di palchetti. Detta Commissione può deliberare validamente solo alla presenza di almeno 5 dei membri che la compongono. Massimo organo decisionale del teatro essa sovrintende all'attività artistica ed organizzativa, ha come obiettivo il buon funzionamento del teatro, si pone come organo di consulenza artistica e di controllo tecnico - mentre alla Presidenza delle Finanze continua a competere la parte amministrativa e contabile - e costituisce il tramite tra le autorità di Governo e la Corte cui spetta, di fatto, ogni decisione finale. In particolare si occupa della redazione dei capitolati d'appalto, disciplina e controlla l'operato del personale del teatro, cura i rapporti con l'appaltatore. Il 27 marzo 1834 ai membri della Commissione Amministrativa viene aggiunto un segretario con diritto di voto eletto dalla Commissione stessa.

Nell'ottobre del 1833, su proposta del Presidente delle Finanze, anche la Ducale Orchestra passa, limitatamente ai servizi che questa deve prestare al teatro stesso, alle dipendenze della Commissione Amministrativa. Nel dicembre 1835 la Sovrana nominerà Niccolò Paganini membro della Commissione "con soprintendenza di tutto ciò che riguarda alla musica" ufficializzando il già avviato impegno di riforma della Ducale Orchestra.

La Commissione, così come la più generale organizzazione del teatro, non subiscono alcuna modifica sostanziale, né per i compiti, né per i membri che la compongono, almeno fino all'ottobre 1849 anno in cui Carlo III di Borbone abroga il Decreto Sovrano del 1833 con il quale tale Commissione era stata istituita. Allo scioglimento fa seguito l'immediata ricomposizione della Commissione formata dal Gran Maggiordomo per tutto ciò che concerne il servizio della Regia Corte, dal Presidente delle Finanze per tutto ciò che riguarda le spese, dal Soprintendente della Reale Orchestra -che all'amministrazione stessa unisce anche quella del teatro - e dal direttore del Regio Museo per tutto ciò che attiene alle decorazioni e al vestiario.

Un rinnovo più sostanziale della Direzione Teatrale risulta evidente solo dal febbraio 1850 anno in cui la Commissione viene nuovamente ricomposta con il Ministro delle Finanze come presidente, il Maggiordomo Maggiore della Real Corte (che conserva anche la soprintendenza della Reale Orchestra) e il Direttore del Regio Museo d'Antichità (con la doppia carica di revisore a soprintendente del teatro stesso). Al soprintendente spetta il compito di corrispondere "cogli altri membri della Commissione Amministrativa e co' vari Dicasteri dello stato per tutte quelle cose che ad essi competono". Il teatro continua quindi a dipendere dall'amministrazione finanziaria statale ma una maggiore attenzione viene attribuita al momento economico (presiede la commissione il Ministro delle Finanze). Scompaiono, già dal '49, quasi a riaffermare l'autorità assoluta del Sovrano, i rappresentanti dei proprietari di palchetti e si affievolisce il controllo da parte della Direzione Generale di Polizia. In particolare, dal 30 novembre 1850, quest'ultima cede il compito della revisione e censura dei testi delle opere e drammi, al revisore del teatro. Nel maggio '51 viene istituita una speciale Commissione Provvisoria "alla quale il revisore... dovrà avere ricorso ne' casi dubbi che possono presentarsi nell'adempimento dell'uffizio suo". L'attività di quella che può essere definita una vera e propria Commissione di Censura proseguirà fino al 1855, quando detta attività di revisione degli spettacoli tornerà nuovamente tra le competenze della Direzione dell'Ordine Pubblico.

Gli avvenuti mutamenti delle cariche in seno alla Corte si riflettono sulla composizione della Commissione che subisce periodici riaggiustamenti. Nel giugno 1850 la carica di Maggiordomo Maggiore è sostituita con quella di Intendente Generale per l'amministrazione della Real Casa. Nell'ottobre 1853 il Segretario Intimo di Gabinetto assume, nella Commissione, il posto dell'Intendente Generale.

Va sottolineato che, tra il 1850 e il 1855, alla Commissione Amministrativa viene affiancata una Soprintendenza che acquista ben presto un ruolo di particolare rilevanza. Sono gli anni in cui Michele Lopez si occupa a tempo pieno del teatro, si pone come interlocutore privilegiato del Presidente delle Finanze e sottraendo competenze alla Commissione trasforma la Soprintendenza nel principale organo di gestione del teatro.

Alla morte di Carlo III, reggente Luisa Maria di Borbone per il figlio Roberto, la Soprintendenza viene eleminata e la Commissione Amministrativa (ora - Commissione Direttrice) integralmente rinnovata. Con Decreto dell'ottobre 1855 la presidenza della nuova Commissione, composta dal Direttore della Polizia Generale, dal soprintendente della Reale Orchestra, dal revisore del teatro a da 4 palchettisti eletti dal Sovrano, è affidata al Gran Maestro della Real Corte. Ad essi viene affiancato un segretario, senza voto deliberativo, con l'obbligo di assistere alle riunioni.

Cessati definitivamente i Borboni, il 13 luglio 1859, con Decreto del Governo Provvisorio delle Province Modenesi e Parmense, la Commissione viene nuovamente ricomposta con l'intendente della Provincia (Prefetto) come presidente, il Podestà di Parma e 5 palchettisti, designati dall'assemblea degli stessi proprietari. Il 20 settembre 1859, in attesa dell'annessione al Regno Unito, viene decretata la ripartizione dell'Amministrazione delle Province Parmensi in 5 Dicasteri. Il 30 settembre successivo, con un nuovo decreto del dittatore si ufficializza il passaggio di "tutte le cose riguardanti al Regio Teatro" sotto le dipendenze del Dicastero della Pubblica Istruzione.

L'Archivio storico del Teatro Regio si presenta organizzato in 16 serie, ordinate cronologicamente, alcune delle quali suddivise in fascicoli, sottofascicoli ed inserti.

Le serie che compongono l'archivio sono: Carteggio, Protocolli, Deliberazioni, Inventari, Rapporti serali, Giornali di cassa, Mastro spese, Introiti serali, Bilanci preventivi, Registri abbonati ai palcbetti, Registri attori, Multe e ritenzioni, Buoni provviste, Capitolati e regolamenti, Avvisi teatrali.

Delle serie citate non esisteva nessuno strumento di ricerca ad eccezione di una bozza manoscritta di inventario sommario - più sopra menzionata - approntata da Corradi Cervi nel 1947 in occasione del passaggio della documentazione nell'archivio di conservazione. Quest'ultima tuttavia potrebbe meglio qualificarsi come elenco di consistenza, poiche riporta dati meramente quantitativi delle varie unità archivistiche, registrati cronologicamente, utile per compiere una prima ricognizione e classificazione del materiale.

Unici strumenti di corredo a disposizione sono i registri di protocollo, coevi alla formazione dei documenti che, sia pur lacunosi (mancano gli anni 1817-1834), restano fondamentali ai fini del riordino.

Il fondo è strutturato in modo "aperto". Tale soluzione consente di effettuare versamenti successivi senza la modificazione del precedente ordinamento. Sequenze numeriche autonome sono state attribuite alle singole unità archivistiche e così alle eventuali partizioni di queste.

Di ogni unità archivistica (fascicoli, registri, volumi, etc.) è stata indicata la data iniziale e terminale completa (anno, mese, giorno), parziale nei pochi casi in cui non è stato possibile fare altrimenti, ed il numero delle carte.

I titoli dei fascicoli e le intestazioni di volumi e registri sono quelli originari così come appaiono manoscritti su frontespizi e copertine. Questo vale anche per i sottofascicoli e gli inserti esistenti. Solo quando non è stato possibile recuperare la dicitura originaria ne è stata sceha una nuova sufficientemente precisa e atta ad orientare i ricercatori.

Nel corpo delle singole descrizioni si è fatto costantemente use di forme espressive originarie, poste sempre tra virgolette, e di singole parole tratte direttamente dalle carte. La preferibilità di certi termini (quali, per esempio, bullettinaro e non bullettinarjo, lubbione e non loggione, etc.) si fonda, nel rispetto degli usi linguistici del tempo, sul criterio della maggiore ricorrenza. Di questi termini si dà ragione nel glossario.

Durante l'ordinamento molti dei fascicoli e sottofascicoli sono stati inseriti in nuove copertine (o camicie). Si è inoltre proceduto alla sostituzione di alcune scatole la cui costa è stata ritagliata e inserita nei nuovi contenitori. A fondo condizionato su scatole, buste, volumi, registri, etc. sono stati applicati i cartellini con le nuove segnature archivistiche.

La descrizione di registri e volumi non necessita di particolari avvertenze. Di ogni unità archivistica oltre all'intestazione generale della serie (già indicativa del contenuto), sono stati indicati il numero progressivo all'interno della stessa, il titolo e gli estremi cronologici. Problemi più complessi sono stati affrontati per la più corposa e quantitativamente rilevante serie del Carteggio che si pone come punto di riferimento delle altre serie che la integrano e la completano.

La serie Carteggio, ordinata cronologicamente, si presentava già suddivisa in classi. Un insieme di 12 fascicoli tematici di cui è stato mantenuto l'ordine originario: Commissione Amministrativa, Personale, Spettacoli, Rappresentazioni, Orchestra, Cori, Guardie e Polizia, Lavori, Combustibili, Contabilità, Diverse, Palchi e Palchettisti.

I titoli dei fascicoli sono chiari, tali cioè da consentire una agevole ricerca dei documenti. Una certa omologia può essere riscontrata tra il fascicolo Spettacoli e il fascicolo Rappresentazioni. Nel primo hanno trovato posto tutti i documenti relativi agli spettacoli - melodrammatici e non - dell'intera annata teatrale con la sola esclusione di quelli messi in scena dalle compagnie drammatiche (o di prosa); nel secondo tutti i documenti relativi alla scrittura e alle rappresentazioni delle sole compagnie drammatiche e comiche.

È caratteristica dell'archivio - rigorosamente mantenuta durante il riordino -conservare nella scatola relativa all'anno conclusivo le carte prodotte per organizzare la più importante delle stagioni teatrali, quella del Carnevale, che dura, di solito, dal 10 dicembre alla prima domenica della Quaresima successiva. È noto che la corrispondenza con le autorità dei teatri per mettere a punto ogni più piccolo dettaglio della stagione poteva iniziare anche un anno prima. Ne consegue, per esempio, che la documentazione relativa alla stagione del Carnevale 1846-1847 dovrà essere ricercata nella busta relativa all'anno 1847.

Il modo di archiviare i documenti si è mantenuto pressoché costante nel periodo preso in esame. Temi e titoli dei sottofascicoli si ripetono con regolarità, con alcune eccezioni legate ad eventi straordinari. Alcuni esempi: il sottofascicolo Documenti relativi all'apertura del nuovo Teatro Ducale compare, nei tre anni precedenti il 1829, nel fascicolo Commissione amministrativa; il sottofascicolo Carteggio relativo alla causa tra l'appaltatore Luigi Granci e la Presidenza delle Finanze è presente, nei soli anni 1842 e 1843, nel fascicolo Commissione Amministrativa; ed ancora, il sottofascicolo Illuminazione a gaz è inserito, nei cinque anni 1853-1856 e 1858, all'interno del fascicolo Combustibili.

Il progressivo aumento quantitativo delle carte negli anni ha comportato l'aumento delle partizioni dei sottofascicoli in inserti sempre più specifici, specie all'interno dei fascicoli tematici più corposi (Personale, Spettacoli, Rappresentazioni, Lavori, Contabilità. Un esempio: il fascicolo Spettacoli dell'anno 1816 si presenta suddiviso nei sottofascicoli Condizioni per l'impresa del Teatro di Parma, Spettacoli e Trattenimenti diversi; lo stesso dell'anno 1852 nei sottofascicoli Appalto del teatro di Parma, Spettacoli del Carnevale-Quaresima 1851-1852, Spettacoli della Primavera 1852, Spettacoli dell'Autunno 1852 e Diverse. Quest'ultimo è a sua volta ripartito negli inserti Tombole e veglioni, Certificati medici, Serate a beneficio dei poveri, Passaporti e Trattenimenti diversi.

Sottofascicoli ed inserti sono stati sempre rispettati, a volte creati. Serie di documenti, raggruppati "a pratica", non distinti da apposite copertine (o camicie) ma uniti da uno spillo, da un fermaglio, oppure legati da una particolare piegatura, tali da suggerire la predisposizione di un possibile sottofascicolo od inserto, sono stati inseriti nelle apposite camicie, con un titolo desunto dall'oggetto.

Il criterio metodologico di fondo è stato il rispetto dell'ordine di raggruppamento delle carte entro i 12 fascicoli. Solo in presenza di una evidente incongruità cronologica (in assenza di qualunque relazione) o di una, più difficilmente rilevabile, non pertinenza tematica, si è optato per lo spostamento fisico delle carte da un fascicolo ad un altro o da una scatola all'altra.

Si è cercato, con l'ausilio dei registri di protocollo - tuttavia spesso incompleti -di ricollocare il materiale scomposto all'interno dei fascicoli adeguati e di ricostruire, per quanto possibile, la fisionomia originaria del fondo. In assenza di indicazioni precise non è stato sempre facile escludere, dato il carattere tematico del Fondo, la congruenza di certi documenti con più fascicoli o sottofascicoli. In questo caso essi sono stati inseriti in quei fascicoli o sottofascicoli con cui presentavano maggiore omogeneità. Il carattere dettagliato dell'inventario e il ricco apparato di note - che consente una fitta rete di rimandi e confronti - ovvia, ai fini della ricerca, ad eventuali opinabili soluzioni dell'archivista.

Ci piace segnalare, data l'onerosità dell'operazione - specialmente negli anni 1853-859 per i motivi contingenti già menzionati - il buon risultato ottenuto con i documenti dei fascicoli della Contabilità. Fatture e note di spesa sono state recuperate e riordinate in base alla numerazione delle stesse e allegate, in tutti i casi in cui è stato possibile farlo con certezza, ai rispettivi prospetti ricapitolativi, trimestrali o semestrali, e questi al più generale conto consuntivo dell'annata teatrale.

La descrizione delle singole unità archivistiche si ritiene, per lo piu, analitica in quanto riassume in modo ampio il contenuto dei singoli fascicoli, sottofascicoli ed inserti senza tuttavia indicare sistematicamente tutti i documenti contenuti. Sono però rigorosamente indicati - ogni qualvolta compaiono - gli elenchi (a stampa e non) degli artisti delle compagnie drammatiche, di canto e di ballo, dei coristi, corifei e comparse, dei professori componenti la Ducale Orchestra e quelli relativi agli impiegati del teatro. È stata sempre segnalata la presenza di stampati, manifesti, locandine, sonetti o poesie dedicate agli artisti, ritagli di giornali, fogli volanti ed allegati particolari (disegni, documenti grafici, campioni di tessuto, etc.). Si è optato per una descrizione più sommaria quando la documentazione presentava caratteri più omogenei. In questi casi una indicazione più generica dell'argomento è sembrata sufficientemente indicativa per chi vorrà consultare direttamente le carte cui si riferisce, e tale comunque da offrire sempre un buon livello di accesso alla ricerca.

Le note, a piè di pagina, consentono di collegare fra loro fascicoli e serie; permettono più puntuali integrazioni, agevolano il ricercatore con riferimenti bibliografici a cui si fa ricorso per l'individuazione di trattenimenti artistici "minori" menzionati nel testo.

Le tavole Sinottico-Cronologica e Analitico-Cronologica dei documenti, in apertura di inventario, consentono di comprendere la struttura del fondo, il tipo e la consistenza della documentazione che vi si può trovare. L'intento è quello di fornire uno strumento che permetta di identificare con rapidità le serie e i fascicoli più pertinenti e utilizzabili ai fini della ricerca.

In appendice la Bibliografia -che oltre ai testi direttamente utilizzati per la stesura dell'inventario comprende una nutrita serie di contributi locali che si rivelano valida fonte di informazione nello specifico campo d'interesse -, il Glossario e l'Indice dei Nomi e degli Spettacoli - per i cui criteri di stesura si rimanda alle più puntuali note introduttive - con il loro ricco bagaglio integrativo di dati e informazioni si pongono come strumenti ausiliari e complementari ai fini della ricerca.

Roberta Cristofori