Parmigiano, ferrarese, di Finale Emilia? Sappiamo di un Cipri, organista in Parma, che il 6 mar. 1495 citò davanti al vicario vescovile il massaro della fabbrica della chiesa al fine di essere pagato per l'opera svolta. Riguardo Giovanni Cipri, lo Scarabelli Zunti, dopo averlo definito parmigiano, riporta un passo dell'abate Cesare Frassoni in cui si dice "opera insigne del nostro finalese Giovanni Ciprio l'antico ottimo grande organo costrutto da quell'artefice per la chiesa dei santi Jacopo e Filippo di Finale" (Memorie di Finale Lombardia, 1752, p. 187). Eustachio Cabassi scrisse invece che "da sé medesimo chiamatosi da Ferrara". Qualunque fosse la sua origine, non sappiamo nulla della sua formazione. Data l'incertezza che fosse nativo del Ducato, ci limitiamo alle opere che si trovano in queste terre. Il 5 ago. 1536, residente a Ferrara e già provetto, assunse l'impegno per una commissione prestigiosa: quella chiesa di S. Agostino dei canonici lateranensi di Piacenza, città dove nel 1539 si impegnò alla costruzione dello strumento per la chiesa di S. Francesco. L'11 gen. 1539, con atto Hilarius de Balestris notarius parmensis, si impegnava con il monastero di S. Domenico in Parma a fabbricare o far fabbricare un organo lungo 5 piedi, 6 registri e corista corrispondenti alle voci del coro: i registri principali dovevano essere di stagno, le canne e i flauti in piombo, i tasti 47. L'11 dic. 1544 ultimò quello di S. Francesco a Piacenza. Il Lancillotto, nella sua cronaca, al 14 giu. 1547, là dove parla dell'organo della chiesa di S. Francesco di Parma, opera del maestro Giovanni Ciprio, aggiungeva che "lo sonò m. Jacopo Fogliano, organista del Duomo excellente et bonissimo".Fu padre degli organari Giuliano e Paolo, quest'ultimo padre di un altro organaro, Agostino, attivi in Bologna e nelle Romagne.