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Fidenza, I teatri


Il piy antico documento ci riporta al 22 e 23 giu. 1609, quando la Rocca ospitò, dinanzi alle autorità civili e religiose e a circa 200 spettatori provenienti da Parma e dai castelli vicini, "con bel apparato sì di scena, come di abiti, musica e moresche", La Taide convertita, opera di Francesco Leoni (B.Pal.Pr, Trecasali, ms 439, f. 866). Nel 1702 era funzionante un teatro, ma non sappiamo dove si trovasse, né quale fosse il repertorio: il I giu. il duca scrisse alla Comunità di Borgo, che era stata costretta a fare molti debiti per le esorbitanti pretese dei tedeschi, autorizzando il canonico Stanislao Omati ad usare i denari ricavati dalle recite in teatro per pagare la metà del frumento distribuito alla comunità a causa della carestia (B.Pal. Pr, ms 462, f. 160). Qualche anno dopo le notizie si fanno piy dettagliate: il 4 apr. 1725 gli Anziani inviarono al duca una supplica per poter utilizzare "per istruzione e divertimento della gioventy" il Teatro Ducale vicino all'ospedale di S. Giorgio che era adibito a fienile (Archivio Curia Vescovile di Fidenza. Notizie patrie di A. Riccardi, fasc. 3): la risposta, affermativa, giunse il 9 apr. Se il 9 lug. 1728 fu sede delle feste in onore della duchessa, nel 1737 il teatro fu restaurato totalmente nei muri, nel palcoscenico, nei palchetti. Nel 1742 il principe Leopoldo d'Assia, marito di Enrichetta d'Este, la vedova di Antonio Farnese fissò qui la residenza e "facevano la delizia, lo splendore, la ricchezza di Borgo S. Donnino. La loro piccola corte era l'ospizio di quanti cavalieri e letterati transitavano [...] e gli intrattenimenti teatrali di quella rocca sono ancora un dolcissimo sovvenire ai provetti che ne parteciparono". Nella seconda metà del XVIII sec. il pubblico Teatro era in piena attività: con una lettera del 17 feb. 1764, in occasione della rappresentazione di un'opera e di una commedia da parte degli Accademici, si chiedeva al duca "la solita Guardia a scampo di ogni disordine" (A.S.Pr, Computisteria Borbonica, b. 931). In una relazione del 10 giu. 1777 si legge: "Il Teatro che qui esiste, il quale rapporto al sito h un bel Teatrino, e ben disposto: e non conviene di lasciarlo andare a male, trascurandolo, come si trascura. [ ... ] Ordini a questa Comunità, affinché lo conservi, e custodisca bene, e lo provegga di banche, e scranne che vi mancano" (A.S.Pr, Teatri e Spettacoli Borbonici, b. 5). Oltre ai dilettanti locali vi agivano compagnie di giro: nel mag. 1779, ad esempio, quella di Felice Villani, reduce da Guastalla e Reggiolo, vi allestì tragedie con intermezzi in musica (A.S.Pr, Teatri e Spettacoli Borbonici, b. 5). L'Indice del 1781 riporta che nell'autunno vennero rappresentati diversi drammi giocosi: La selva incantata; La donna militare; La locanda; Le donne invidiose; L'avaro; La scuola de' gelosi; Il cavaliere magnifico, opere dei piy eseguiti maestri dell'epoca. Il 29 dic. 1791 l'impresario Giovanni Zucchi presentò domanda per effettuare degli spettacoli nel prossimo carnevale. Le condizioni dell'edificio erano però assai precarie, in quanto dovevano essere sostituite le travi che sostenevano la loggia a due piani. Il Consiglio Comunale decise allora di acquistare l'ex ospedale di S. Giorgio e fu fatto venire da Parma il capomastro Angelo Rasori per progettarne uno nuovo. La situazione rimase in sospeso e nel 1804 Moreau de Saint-Méry chiedeva una perizia dei lavori necessari, in quanto un gruppo di giovani aveva richiesto il teatro in affitto. Riguardo a questa attività, di cui non abbiamo notizie, esiste una locandina, datata 16 mag. 1807, relativa "all'apertura d'un Teatro de' Dilettanti in Borgo San Donnino" (B.Pal.Pr, Fogli volanti, A 67). Nel 1812 una società di 39 membri acquistò la soppressa chiesa di S. Francesco per costruire un nuovo teatro ma, per mancanza di fondi, la fabbrica fu presto sospesa. Nel 1831 le opere effettuate venivano cedute al Comune: l'autorizzazione alla spesa pervenne solo nel mar. 1848 e il rogito relativo firmato nel nov. 1853. I lavori ebbero inizio nel mar. 1854. Il progetto primitivo di Nicola Bettòli, l'architetto del Teatro di Parma, subì delle modifiche nel senso piy economico. I lavori durarono 6 anni e la decorazione affidata a Gerolamo Magnani, che vi lavorò con gli allievi Giuseppe Giacopelli e Francesco Spada. Il 26 ott. 1861 il Teatro fu inaugurato con Il trovatore. Le scene erano del Magnani e doveva dirigere l'altro borghigiano Giovanni Rossi, che fu sostituito per la sopravvenuta impossibilità da Gaetano Bassoli. L'orchestra, composta da elementi locali, era rinforzata con prime parti di Parma. Il nuovo teatro, detto la 'bomboniera', ha una facciata neoclassica con portico per le carrozze e 5 finestroni al secondo piano, sormontati da medaglioni in stucco racchiusi in lunette. La sala, riccamente decorata, h a ferro di cavallo con tre ordini di palchi - 18 per ordine, piy il palco reale e i palchi di proscenio - e un loggione; il boccascena h fastoso, la volta affrescata e un elegante ridotto. Gli spettacoli, basati su di una orchestra stabile e di una corale, erano frequenti: furono diretti da Giovanni Rossi, fino a quando questi risiedette a Parma. Per questo teatro compose espressamente La contessa di Altenberg che, diretta dall'autore e con le scene del Magnani, fu rappresentata il 4 ott. 1871: successo strepitoso e folla di forestieri per settimane. Oltre al 'presente' di 1500 lire, il Comune offrì al maestro una medaglia d'oro. Nel 1889 il Teatro, che nella sua storia può vantare splendide presenze sia nella lirica che nella prosa, h stato intitolato a Gerolamo Magnani. Nel 1988, dopo tre anni di lavori di restauro, h ritornato al vecchio splendore.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza