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Numero voci: 284.

Gibertini Antonio


  • liutaio
  • 1797
  • Parma
  • 1866
  • Genova
A detta del liutaio milanese Antolini, fu l'unico liutaio classico italiano del primo quarto del sec. XIX. Lavoratore instancabile, costruì un grande numero di violini e violoncelli, con i quali fu premiato in diverse esposizioni. Era nato a Parma nella parrocchia di S. Cecilia, figlio di un medico. Non si sa presso chi fece il suo apprendistato né si hanno notizie per un quarto di secolo, tranne quanto disse lui stesso nel 1830: già a 16 anni sperimentava delle vernici animali per strumenti ad arco. Giuseppe Martini deduce circa questa sperimentazione delle vernici che, grazie al padre medico, che era anche addetto alle vaccinazioni antivaiuolo nel comune di Golese, avesse avuto contatti con farmacisti che gli procurarono materiali e conoscenze. Il 13 gennaio 1822 sposò in S. Gervasio e Protasio Maria Caterina Guerri e risulta che risiedeva nella parrocchia di S. Benedetto. Uno dei testimoni fu l'organaro Giovanni Cavalletti. (Comune di Parma. Atti dello Stato Civile, Matrimoni, 1822, n. 8). Sull'atto di stato civile risulta "impiegato del catasto", che in quel periodo era appaltato a una ditta milanese. Nel censimento del Comune del 1822 abitava in Borgo Taro e dichiarava 21 anni, mentre ne aveva 25.
In una data imprecisata, ma prima del 1827, si era recato a Milano, dove risulta segnalato nell'Almanacco di quell'anno e negli anni 1830 e 1832 partecipò ad esposizioni con i suoi strumenti ricevendo il premio dell'I.R. Istituto di Milano per il "raffinamento nella costruzione dei violini" Nel 1838 Alessandro Rolla dichiarò che era quello "fra quanti allora erano, si fosse avvicinato alla maniere ed alla scuola de' rinomati Cremonesi non solo, ma riuscito altresì a stabilire teorie fisse, da ogni altro sinora ignorate o neglette". Trasferitosi a Genova, da questo periodo al 1845, fu restauratore degli strumenti di Paganini. Nel 1839 Paganini certificò a Genova: "Avendo esaminati vari violini fabbricati da Gibertini da Parma, poteva con vera soddisfazione asserire, ch'egli è uno dei pochi che fanno onore all'Italia". Carlo Pancaldi, violinista dilettante, scrisse che il Gibertini fu inventore del "dinamometro, ossia un meccanismo pel quale al suonatore è dato misurare da se medesimo di quanta forza, di quanta rotondità o dolcezza di suono può essere suscettibile: e di più registrarsi in sicurtà per quel punto di forza che meglio sente convenirgli." Dal 1846 era a Firenze, nel 1850 a Torino, ma alla metà del decennio apparve anche a Genova.Per affinare la sua arte visitò le diverse scuole di costruzione in Italia e, in trent'anni di esperienze, studiò il maggior numero di violini di Stradivari, Guarneri e Amati, riunendo nelle sue opere le caratteristiche di questi grandi maestri. A Napoli vendette diversi quartetti con le forme del Guarneri e Stradivari. Nel 1845 si trovava a Palermo, dove ricevette diverse commissioni per la corte imperiale russa. La Gazzetta Musicale di Milano del 20 dic. 1846 (p. 406) riporta da Firenze: "È pure in Firenze da qualche tempo, e pare vi si voglia trattenere, il bravo fabbricatore di stromenti musicali Antonio Gibertini da Parma. Egli ha condotte testé a termine, di commissione del conte Ostinoff russo, un violoncello pregevolissimo per eleganza di forme, esattezza di lavoro, e, quel che più importa, pastosità e forza di suoni non comune".
Seguace della scuola cremonese del Guarneri, la imitò a perfezione. I suoi violini sono quasi tutti buoni per voce ed esatti per costruzione, la vernice chiara è di un rosso più vivo di quella di Cremona e assai ben riuscita. Il Valdrighi scrisse: "Come innovatore è conosciuto pe' tentati progressi negli strumenti ad archetto e specialmente con un tentativo che può designarsi colla qualifica d'inamovibilità relativa dell'anima, associandovi un organismo metallico finissimo che la faceva alzare o abbassare in ragione del bisogno di forza per la esecuzione degli adagi e degli allegri. Gibertini non proseguì in questa applicazione perché il meccanismo ideato lasciava lenemente sentire un tal frizzare metallico che lo disgustò e ch'ei non giunse a levare colla facilità che sperava. Venne perciò quest'opera sua giudicata da museo: dove sia depositata non so. L'idea gibertiniana sembra abbia precorsa quella del tedesco Sprenger della vite sonorifera".

BIBLIOGRAFIA: Carlo Pancaldi. Progresso italiano nella costruzione del violino, in "La fata galante", anno VIII, n. 6, Palermo, 30 nov. 1845, pp. 41-43; Strocchi; Valdrighi; Vannes.

ultimo aggiornamento: 09/09/2009
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza