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Parma, Il Teatro Ducale (XVII sec.)


Ranuccio II Farnese nel 1687 dette l’incarico all’architetto di corte Stefano Lolli di costruire un Teatro nel palazzo della Riserva. Fu chiamato Ducale sotto i Farnese, Imperiale durante l’interregno, Reale-Ducale sotto i Borboni, ancora Imperiale sotto Napoleone, di nuovo Ducale con Maria Luigia. Costruito in legno, in principio era munito di logge aperte e continuate, che furono presto sostituite da 112 palchetti in 4 ordini, oltre a un palco reale e a una loggia superiore detta ‘lubbione’, ripartizione che lo rendeva capace di più di 1200 spettatori. Difettosa era la platea, troppo lunga (m. 21) rispetto alla larghezza (m. 9,90). Il proscenio era largo quanto la sala ed era delimitato da 2 colonne corinzie con cornice architravata e il palcoscenico era riccamente fornito di macchine teatrali. Nel 1687 fu inaugurato con l’opera Olimpia placata.
Fu radicalmente trasformato nel 1760 dall’architetto Morand, autore del Grand Théâtre di Lyon, che trasformò la scena e adattò le macchine teatrali alle esigenze delle rappresentazioni più grandiose. Fu così possibile eseguire la féerie-ballet delle Feste di Imeneo (spettacolo fiabesco che si basava su scenografie sfarzose e di grande effetto). Il Morand studiò anche il modo di sollevare la platea affinché giungesse rapidamente al livello della scena. Sui lati e dietro di questa furono costruiti 3 ordini di palchi simili a quelli della sala, ottenendo in tal modo un anfiteatro e una vasta sala da ballo per le feste. Il Teatro fu ridipinto nel 1782 e restaurato ancora nel 1804. Ceduto in epoca napoleonica al Comune, ritornò ducale il 18 mar. 1816. Gli ultimi spettacoli furono l’opera Zelmira di Rossini e il ballo I Savoiardi (1828). Chiuso il 16 mag. 1829, fu demolito nel 1830, essendo entrato in funzione il Nuovo Teatro Ducale, ora Regio.
Il ‘vecchio’ Ducale fu uno dei teatri più prestigiosi d’Italia e vi si rappresentarono opere di personalità di primo piano. Oltre a queste e ai grandi balli, fu utilizzato anche per feste, concerti, arte varia (perfino tombole). Il comportamento del pubblico lasciava molto a desiderare, se nel 1775, per riportare l’ordine e la decenza in sala, il Dutillot impose una rigorosa disciplina: niente cappelli né spade e, durante lo spettacolo, silenzio né visite da un palco all’altro. Ci furono mormorii, ma queste decisioni, come attestò il Goldoni, raggiunsero lo scopo.
BIBLIOGRAFIA. G.N. Vetro. Il Teatro Ducale di Parma (1687-1829). Di prossima pubblicazione.
ultimo aggiornamento: 07/07/2014
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza