Dizionario


A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
stampa
Numero voci: 284.

Parma, Il Teatro Farnese


Nel 1618 Ranuccio I Farnese, per mostrare la sua magnificenza, desiderava rappresentare uno spettacolo teatrale in occasione del passaggio da Parma del granduca Cosimo II. Nella città esisteva però soltanto un teatro popolare vicino alla torre della piazza e così decise di farne costruire uno nuovo al I piano del palazzo della Pilotta in una grande sala d’arme. L’architetto fu Giovanni Battista Aleotti da Argenta, coadiuvato dal marchese Enzo Bentivoglio, mentre alla decorazione provvidero pittori e scultori di buona fama. Per la fretta non furono usati mattoni e così, in meno di un anno, il teatro ligneo fu terminato: una delle meraviglie d’Europa per le proporzioni, la sobrietà delle linee, la vastità (la cavea misura in lunghezza 87 metri, 32 in larghezza e 22 in altezza) e dicono che potesse contenere 5000 persone. Il Farnese si può considerare l’ultimo dei grandi teatri del Rinascimento e il prototipo di quelli moderni, punto di passaggio tra la cultura classica e quella fantastica barocca. Su di un alto basamento poggiano 14 file di gradinate sovrastate da 2 logge separate da colonne concluse da una balaustra e 22 statue mitologiche. Il muro di fondo era affrescato e il palcoscenico si estendeva per tutta la larghezza della sala. Si accede al Teatro da un ampio e scenografico scalone che conduce a un atrio in cui, sotto un imponente portale decorato con le armi farnesiane e inquadrato da colonne corinzie, vi è l’ingresso, costituito da un corridoio che immette direttamente nel teatro. A raccordo con la zona di proscenio sono poste 2 statue equestri raffiguranti Odoardo e Ranuccio Farnese collocate in finte nicchie, dipinte e popolate di divinità presenti anche nel soffitto che fingeva da cielo stellato e che, essendo pericolante, fu demolito nel 1867, mettendo in luce le capriate, in parte ancora originali. Il palcoscenico, dalle dimensioni eccezionali (40 metri di profondità per 12 di apertura), era idoneo per quei mirabolanti spettacoli propri dell’età barocca, e resi possibili dai macchinari di cui il teatro possedeva una ricca dotazione. Si conserva il disegno del sipario di Sebastiano Ricci, eseguito nel 1690 e restaurato nel 1730.
A causa della soppressione del ventilato viaggio del granduca di Toscana, l’inaugurazione non si ebbe nel 1619. Nel dic. 1628, all’entrata della moglie del duca Odoardo in Parma, le grandi feste, tra le quali una cantata di Claudio Monteverdi, furono eseguite in parte in un vasto teatro posticcio nel cortile della Pilotta mentre il 21 dic. si ebbe l’inaugurazione del Teatro Farnese. Fu rappresentato il torneo Mercurio e Marte di Claudio Achillini, musica di Monteverdi. Considerate le eccezionali dimensioni della sala, Monteverdi dovette affrontare il problema dell’acustica, come risulta da una lettera al Bentivoglio: «Sarà cosa caduta andare a vedere il Theatro per poterli applicare più che sia possibile le proprie armonie decenti al gran sito, che non sarà facile cosa il concertare le molte variate orationi che veggo negli Intermedi». Il problema fu probabilmente risolto con l’introduzione da parte dell’architetto Francesco Guitti della novità composta dalla fossa orchestrale. M. Buttigli (Descrittione dell’apparato fatto per honorare la prima e solenne entrata in Parma della Serenissima Principessa Margherita di Toscana. Pr: Seth e Viotti, 1629, p. 268) scrisse che si trovavano in teatro «cinque Chori, l’uno residente nell’Orchestra, due sulle porte laterali del Salone, dentro le ballaustrate recingenti le statue equesti, gli altri due a destra e sinistra, nell’interiore del Proscenio, ne’ quali luoghi tutti erano buonissimi organi, colli più famosi Musici, e rari Organisti d’Italia».
Cantarono «le più eccellenti voci del secolo» per gli spettatori abbagliati da combattimenti, macchine sceniche, scenari, allagamento del teatro per una naumachia di mostri marini. Essendo la sala troppo grande, vi furono dati soltanto 9 spettacoli nell’arco di un secolo: Ranuccio Farnese riaprì il teatro nel 1652 per il passaggio degli arciduchi di Toscana e d’Austria, rappresentando il dramma fantastico Le vicende del tempo di Bernardo Morando, musica di Francesco Manelli. Dopo 8 anni (17 mag. 1661) per le nozze di Ranuccio II fu eseguito Il Filo ossia Giunone rappacificata con Ercole di Francesco Berni, musiche del Manelli. Il 23 feb. 1664 per le seconde nozze del duca, fu rappresentato un dramma di Simpliciano Olivo, mentre per le terze nozze, il 16 mar. 1668 fu eseguita l’introduzione al ballo La Parma. Splendidi gli spettacoli che vennero eseguiti il 25 mag. 1690 in occasione delle nozze di Odoardo Farnese: il dramma fantastico Il favore degli dei di Aurelio Aureli, musica di Bernardo Sabadini, della durata di 10 ore con i balli d’intermezzo di Federico Crivelli. Il 16 set. 1714, per le nozze di Elisabetta Farnese e Filippo V di Spagna fu dato un grande concerto seguito da un ballo e il 16 lug. 1728, per le nozze di Antonio Farnese, i convittori del Collegio dei Nobili eseguirono Le nozze di Nettuno l’equestre con Anfitrite. Il 6 ott. 1732, per festeggiare l’arrivo a Parma del nuovo duca Carlo di Borbone, gli stessi convittori eseguirono l’ultimo spettacolo: La venuta di Ascanio in Italia, introduzione a un carosello.
Lasciato cadere in rovina, in epoca napoleonica fu messo «a disposizione de’ Pittori Teatrali. Sono questi veri Vandali, e sommo danno hanno sempre arrecato a questo prezioso monumento», causandone anche degli incendi. (A.S.Pr, Comune, Spettacoli, b. 4108. Lettera del 16 ago. 1815). Vi fu qualche intervento conservativo al tempo di Maria Luigia e un altro nel 1867. Una parentesi nel triste abbandono si ebbe il 5 set. 1909, quando riaprì al pubblico per la commemorazione del plebiscito che 50 anni prima aveva unito Parma al Piemonte e nel 1913, quando vi si tenne la manifestazione di apertura delle celebrazioni del centenario verdiano.
Il 13 mag. 1944 il teatro fu distrutto da un bombardamento aereo ma, utilizzando fin dove possibile il materiale recuperato, nel 1956 fu ricostruito sulla base dei disegni originali. Attualmente, con una capienza di poche centinaia di posti, apre qualche volta a spettacoli finora di interesse artistico assai limitato.
BIBLIOGRAFIA: M. Buttiglia. Descrittione dell'apparato fatto per honorare la prima e solenne entrata in Parma della serenissima Principessa di Toscana. Pr: Viotti, 1629; Balestrieri; A. Ghidiglia Quintavalla. Il Teatro Farnese, in "I Teatri di Parma dal Farnese al Regio". Mi: Nuove Edizioni, 1969, pp. 45-59; Adriano Cavicchi. Il Teatro Farnese di Parma. Pr: Orchestra Sinfonica A. Toscanini, 1985; volume rivisto e corretto da Marzio Dall'Acqua, 1986; Irene Mamczarz. Le Théâtre Farnese de Parme et le drame musical italien (1618-1873). Fi: Olschki, 1988; G.N. Vetro. La musica in: Giuseppe Cirillo e Giovanni Godi. Il trionfo del barocco a Parma. Pr: Banca Emiliana, 1989; AA.VV Lo spettacolo e la meraviglia. Il Teatro Farnese di Parma e la festa barocca. To: Nuova ERI, 1992; esaustivo, anche per la più aggiornata bibliografia: Marzio Dall'Acqua. Teatri e spettacoli di età farnesiana dell'A.S.Pr, in Pr.A, nuova serie, II(1996), n. 1, pp. 97-111.
ultimo aggiornamento: 07/07/2014
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza