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Soragna


Le prime notizie che abbiamo sulla musica in Soragna risalgono al 1571: più che di musica in senso tradizionale, si tratta di feste popolari e di balli, durante i quali il comportamento fu regolato dai "bandi marchionali": era prescritto "sotto la pena di scudi 25 d'oro, che niuno ardisca usare parole dishoneste verso donna alcuna, come dirli poltrona, puttana, vacca o altre parole simili, ovvero usare atti dishonesti come metterli le mani in seno o altri simili". Queste norme vennero rinnovate fino al 1747 quando un nuovo bando, al capitolo 5, Delle feste da ballo, le proibiva rilevando: "Anche il ballo, che già dai primi tempi fu introdotto per un sagro rito e che a tutto più servir dovrebbe ad un onesto e lodevole intratenimento, vedesi ai giorni nostri praticato con tanta immodestia e tanto scandalo che più non lice permetterlo". Qualora non si fossero trovati gli organizzatori, "allora in tal caso si procederà contro li sonatori e saranno senz'altro li medesimi considerati per autori o impresarij della festa". Questo svago era permesso solo in case private. Col tempo, però, la ragione prese il sopravvento e queste norme caddero in desuetudine. Di feste con musica di altro genere abbiamo la documentazione dal 1589. Il 24 set. iniziarono "i trionfi di cinque giornate", indetti per le nozze del marchese Giampaolo III Meli Lupi con Beatrice degli Obizzi. Nella descrizione dei festeggiamenti (Reggio Emilia: Ercoliani Bartoli, 1859) si legge che la sposa entrò in chiesa "tra la soave melodia dei dolci canti e suoni" dei musicisti di Soragna e dei paesi vicini, mentre la grande cena fu allietata da "dolcissimi suoni di viole et altri istrumenti musici, che con nuova e diversa armonia affettuosamente risonar faceano il pallazzo". Due sere dopo, a coronamento delle cerimonie, fu rappresentata nel giardino la pastorale Il Fileno, composta da Cristoforo degli Aleotti Corradini. Essendo stata interrotta da un temporale, fu sostituita nelle sale interne da una favola con 4 intermezzi. Di analoghi spettacoli nella rocca si trovano gli echi nelle feste che si susseguirono per le più svariate e fauste ragioni. Nell'archivio della rocca non mancano i documenti che accennano a spese effettuate per feste popolari in musica alla fine del 600, tra le quali anche "sacre rappresentazioni", nelle quali erano impegnati forestieri, sia strumentisti che "soprani castrati".
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza