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Numero voci: 430.

Cortemaggiore, La Societa Filarmonica


Sulla G.Pr si legge che il 12 dic. 1818 una banda locale aveva accolto Maria Luigia in visita alla cittadina. Il 24 dic. 1822 venne approvato dal governo ducale il regolamento di una Società Filarmonica: per l'occasione fu pubblicato un sonetto di Carlo Colombini dedicato alla duchessa (B.Pal.Pr, Fogli volanti, A III, n. 168). Fu nominato insegnante Stefano Cogni di Piacenza, maestro di canto e I clarinetto in quel Teatro, che veniva retribuito dai 30 dilettanti sottoscrittori che avevano in tal modo dato vita a una banda e a un'orchestra, che disponeva anche di 3 'cantori'. I filarmonici, tutti dilettanti, suonavano sia in orchestra che in banda, in quanto gli archi dell'orchestra passavano a uno strumento a fiato: ad esempio uno dei violinisti Tommaso Respighi, il nonno di Ottorino, dava fiato al corno basso, il violino Giuseppe Barabaschi suonava il cappello cinese, Ferdinando Crotti passava dal contrabbasso al corno, Giuseppe Respighi dal violino alla gran cassa. Il 22 apr. 1823 la Società inviò una supplica alla duchessa per ottenere un finanziamento dal Comune, dato che sui soci gravavano lo stipendio e l'alloggio del docente, la copiatura della musica, il locale per le esercitazioni, l'acquisto e la manutenzione degli strumenti. Il commissario di governo del distretto di Monticelli chiese all'Amministrazione la cessione dei rampari, le fosse e le porte della città, appartenenti al patrimonio dello stato, in modo che l'utile potesse essere devoluto alla Società Filarmonica. (A.S.Pr, Presidenza dell'Interno, b. 181). Tra le solennità cui intervenivano i Filarmonici vi era la festa di S. Cecilia: per quella del 22 nov. 1824 si conserva un sonetto a stampa, fatica sempre del dott. Colombini (B.Pal.Pr, Fogli volanti, AIII, n. 22). Il 22 apr. 1824, "per condotta riprovevole", anche se il contratto non era scaduto, il maestro fu dimesso e spogliato della qualità di socio: il tesoriere Tommaso Respighi gli liquidò 70 lire per l'ultimo mese di servizio. Il 23 giu. 1827 fu inaugurato il teatro - che era stato costruito in soli dieci mesi - con una cantata per soprano solo (Felicita Bajon Hilleret), coro e orchestra, L'ombra, testo di Gian Lodovico Pallavicino (B.Pal.Pr, Fogli volanti, A IV, n. 144), musica di Ferdinando Provesi, cui seguì il melodramma di Rossini Eduardo e Cristina, mentre la seconda opera della stagione fu Il barone di Dolsheim, opera buffa di Giovanni Pacini. Dal contratto con l'impresario Giovanni Maloberti di Piacenza sappiamo che l'orchestra era composta da 24 strumentisti, 16 professori di Parma e Piacenza, e 8 dilettanti locali in grado di sostenere l'impegno. La stagione lirica, che si teneva in occasione della fiera di S. Giovanni, durava l'intero mese di giugno. Nel 1839, ad esempio, vennero rappresentate Lucia di Lammermoor e La sonnambula (G.Pr, 19 giu.). I filarmonici si esibivano poi nelle feste da ballo con un complesso di 10 suonatori, retribuiti dall'impresario. Il 25 giu. 1840 il Consiglio degli Anziani approvò il regolamento della Scuola di musica in 8 titoli e 33 articoli. Il maestro doveva essere un violinista con buona conoscenza dei fiati "volendosi mantenere nella Borgata una Società Filarmonica organizzata a modo di Banda Musicale", aveva l'obbligo di istruire 6 giovanetti designati dal Comune "parte nel suono d'istromenti da fiato, parte da corda ed eventualmente nel canto": erano d'obbligo 2 lezioni al giorno, mattina e pomeriggio, per 5 giorni alla settimana. Spettava un mese di vacanza e il contratto aveva la durata di 6 anni, rescindibile però dopo i primi 2. La retribuzione del Comune era di 350 lire, altre 300 erano assicurate dagli Ospizi Civili al fine "di solennizzare convenientemente con musica 3 annue funzioni nella chiesa parrocchiale", e andavano aggiunte altresì le spettanze in quanto direttore dell'orchestra nel Teatro Comunale, quelle per le altre funzioni ecclesiastiche e le lezioni agli alunni privati. Considerato che la paga comunale era di sole 350 lire, e che a Borgo S. Donnino, anche se si offrivano 600 lire, il concorso era andato deserto, l'Anzianato propose che Tommaso Respighi, che aveva prestato la sua opera gratuitamente per istruire i giovane e mantenere in vita la Società Filarmonica "per le sue qualità morali e per le cognizioni che egli ha nell'arte musicale possa essere prescelto e nominato immediatamente maestro provvigionale". Dopo 2 anni la nomina sarebbe diventata definitiva per 9 anni. La richiesta non incontrò l'approvazione della Presidenza dell'Interno, che pretese un esame. Il 25 gen. 1841 Alfonso Savj presiedette una commissione presso la Scuola di musica del Carmine e il giudizio fu che era idoneo nell'accompagnamento al pianoforte, nel solfeggio e nel canto, sufficente negli archi e nei fiati. Giuseppe Alinovi, indicato come presidente, si era dato malato: lo aveva infatti già esaminato nel 1834 quale organista per la chiesa maggiore di Monticelli d'Ongina. L'assunzione a maestro provvigionale fu firmata il 5 feb. 1841, cui il 16 apr. seguì quella di Pietro Zangrandi a ispettore onorario della Scuola di musica "stromentale e vocale" (A.S.Pr, Decreti e Rescritti): questi era un ricco possidente, dilettante di musica, che pagava gli strumenti ai giovani non abbienti. Respighi l'11 ago. 1843 presentò le dimissioni con decorrenza 11 feb. 1844, in quanto aveva ricevuto un'offerta più sostanziosa (1000 lire annue) dalla Società Filarmonica di Lugagnano. Nel dic. 1843 l'Anzianato deliberò di bandire il concorso, proponendo uno stipendio di 1000 lire annue, abbassate, però, dalla Presidenza dell'Interno a 900, più gli incerti e l'alloggio gratuito nello stesso convento delle ex Francescane, dove aveva sede la Scuola. Il 14 ago. 1844 la G.Pr pubblicava il bando di concorso per esami al posto di maestro di musica e l'11 feb. 1845 al Ridotto del Ducale Teatro di Parma, sotto la presidenza di Nicola De Giovanni, l'unico concorrente Giuseppe Ugolini da Guastalla, attualmente organista della parrocchia di Caravaggio, fu sottoposto all'esame. La banda era composta dagli allievi della Ducale Scuola di musica. L'esito fu buono in tutte le prove anche se "andrà bene per dirigere, ma non sarà primo violino". Il contratto fu firmato il 30 giu. 1845. Il risultato fu però disastroso. "L'Ugolini che né per contegno, né per condotta ha saputo procacciarsi la pubblica opinione né poteva perciò ottenere il certificato di lodevole esercizio" né per metodo d'insegnamento né di composizione. Il Legato Archieri degli Ospizi Civili esigeva infatti un Tantum ergo, 2 sinfonie, 3 Uffizii nell'epifania, domenica in albis, domenica nella settimana dei morti. Il I ott. 1846 l'Ugolini rinunciò al posto con decorrenza 1 apr. 1847. Il concorso venne bandito nuovamente nel marzo 1847 e presentarono domanda Luigi Boccaccio da Parma e Domenico Belli, di 37 anni, nato a Parma, violinista e maestro di musica a Luzzara. Quando seppe che era richiesto un I violino, il Boccaccio si ritirò e all'esame del 2 ago. 1847 si presentò soltanto il Belli, che fu dichiarato idoneo. Il Belli si fermò a lungo e il 18 ago. 1854 l'Anzianato "avendo motivo di lodarsi del servigio che il maestro Belli Domenico presta, delle sue qualità morali, che lo rendono bene accetto a tutti", deliberò un aumento di retribuzione di 100 lire, approvata dal Dipartimento ducale. La Disposizione sovrana n. 414 del 12 set. 1854 nominava un nuovo "Ispettore della Scuola di musica istrumentale e vocale istituita a Cortemaggiore", nella persona del notaio Vincenzo Rastelli, essendo molto malato lo Zangrandi. Fin qui le carte dell'A.S.Pr (Dipartimento di Grazia, Giustizia e Buongoverno, b. 611, fasc. 4), che cessano con l'annessione del Ducato al Regno d'Italia. Da quanto risulta dalla Statistica delle attività musicali nel Regno, nel 1872 la banda contava 36 elementi ed era diretta da Orlando Grilli. A fine secolo vide la luce, sotto l'egida della Società di Fratellanza Operaia, anche un Concerto Garibaldi, che non tardò a farsi conoscere per la vivace attività. La I guerra mondiale portò allo scioglimento dei 2 complessi. Nel I dopoguerra si costituì, sulle ceneri della Società Filarmonica, una banda parrocchiale, alla quale si contrappose negli anni 20 la Banda Civica ex Garibaldi, che si appoggiava alla Società di Fratellanza Operaia. Quest'ultima, anche per gli eventi politici, ebbe breve esistenza, mentre la prima, pur attraverso varie vicissitudini, proseguì fino ai giorni nostri, sotto la guida di don Cesare Balduzzi, don Pietro Dordoni, Gianantonio Cozzani, Gilberto Ziliani.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza