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Numero voci: 430.

Campane, La Torre Civica Di Parma


Prescindendo dal tradizionale uso chiesastico, per cui le campane servivano a regolare le preghiere quotidiane ad ore fisse, si è avuto modo di rilevare, dal grande risalto dato dagli Statuti del Comune di Parma, la funzione sociale che questi strumenti musicali rivestirono nei secoli passati, oltre a scandire il tempo per il lavoro, le pause dei pasti, quello per il riposo: tutto con una varietà di suoni che poteva essere caratteristica di ogni città. Nel 1243 era addirittura previsto che 2 sentinelle «debeant jacere de nocte super turrim deorsum a campanis in superiori tasello et debeant sonare guardiam sine trare campanam cum fune, et sonare Conscilia et campanellam curreriorum». La torre campanaria del Comune, che si trovava nella piazza centrale, era composta da un palco poggiante su 3 colonne di legno coperte da un tetto: certamente prima del 1246 vi fu appesa la prima campana. Questa colossale Campana Communis con una sottostante corona carillon di campane più piccole, ricordava la vittoria dei Parmigiani sulle armate di Federico II, e scandiva le ore più importanti della vita cittadina e aveva anche il compito di chiamare a raccolta il popolo. Restò in quel punto fino alla metà del XVI secolo, quando fu trasferita in piazza della Rocchetta (dove adesso si trova il monumento a Corridoni). Nel XVI secolo fu fusa per farne dei cannoni.
Nel 1266 è il capitulum quod Retor maercandaciae possit libere et commode facere sonare Consilium maercandaciae ad campanam mezanam; quae est in turris Communis. Nel 1267 fu aggiunta una nuova sovrastruttura in legno e vi fu appesa una seconda campana. fra Salimbene scrive nella Cronaca (sequenze 2767-69, 3120-23) che nel 1285 i parmigiani «fecero fare una grande campana per la torre del Comune perché quella di prima si era rotta. E, poiché per mancanza di metallo, risultò senza anse, cioè senza orecchie, e non si poteva legare né appendere venne fusa una seconda volta dal predetto maestro [un pisano]; e riuscì bellissima, ma non aveva buon suono, per qualche difetto che si credeva avesse. E così i parmigiani mandarono a cercare a Pisa un buon maestro che gli facesse una buona campana. [...]. Ma neppure quella volta la campana risultò buona, né per la forma, né per il suono. [...] I parmigiani spesero in far campane mille lire imperiali e non ebbero alcuna buona campana». Era usanza che il podestà si servisse delle campane e delle trombe quando doveva convocare il Consiglio, mentre i capitani del popolo, i notai, i giudici, per espletare le loro mansioni al palazzo comunale, erano convocati al suono della campana. Una riprova di quest'uso di trova nel protocollo del notaio Anselmino Riperti del 2 nov. 1315 quando riporta che gli abitanti della vicinia di S. Quintino erano stati convocati nella chiesa «sono campanarum», al fine di prendere assieme ai consoli alcune decisioni, votando con il sistema del «sedendo et levando». Per l'importanza che questo mezzo di comunicazione rivestiva, nel 1316 era prevista la pena di morte e le devastazione dei beni per colui che, senza autorizzazione, suonasse o facesse suonare le campane del Comune. Il Da Erba narra che il 28 feb. 1420 la torre campanaria del Comune venne modificata: «Furono fatte quattro colonne armate a modo de un castello, e gli fu levato sopra la campana di piazza de su le tre colonne dove era prima». Verso la metà del XV secolo la torre fu ricostruita, sempre nella piazza Grande, in muratura a forma d'una cuspide ottagonale, fornita di un meccanismo che segnava le ore con la comparsa di angeli che suonavano la tromba: da un disegno si rileva che somigliasse alla Ghirlandina di Modena. Si legge che fosse alta m 130,84: quasi il doppio della torre del Duomo. Il campanaro del Comune era un dipendente della Camera del Governo e nel 1476 era retribuito con 72 lire annue in rate trimestrali (Benassi. Storia di Parma, v. III, p. 147). Nei Capitoli della Magnifica Città di Parma (Apud Seth de Viothis, 1555) leggiamo che veniva pagato «al campanaro del Comune per la residentia delli Sig, lire 16 a Mastro Cristofano Scarzanino per sonare le campane e mantenere le corse, lire 10», e infine, tra le «Tasse delli vestimenti della festa della Madonna d'agosto, al Campanaro del Comune, lire 33». Il Bordoni, nel Thesaurus Sanctae Ecclesiae Parm. (1671, p. 11, n. 33) scrisse che la torre crollò nel 1606 propter intolerabile campanarum laicalium pondus. Non fu però distrutta interamente, e ripristinata, allogò nella cella la campana del 1453 superstite, mutilata della testata d'attacco, tanto da non essere più mobile, ma atta solo ai rintocchi. Questa era la campana chiamata «di Terza o di Terzi» ed era la «campanella dell'arme». Inoltre super trunctum firmatur tres campanae pro servitio reipublicae che, successivamente, vennero montate sulla torre del palazzo del governatore. Ancora nel 1737, tra le «cariche e uffizi della Comunità di Parma» vediamo indicato il campanaro pubblico: titolare era Bertoldo Rossetti con un salario di lire 108 di Parma all'anno, pagate trimestralmente. Il 29 mar. 1775 al «Campanaro del Pubblico di Parma fu accordata per una volta sola un sussidio di lire 100» (A.S.Pr, Decreti e rescritti).
Le campane che attualmente si trovano sulla torre del palazzo del Governatore in piazza Grande sono:
-quella piccola dell'Anzianato, detta anche «delle armi e del fuoco», rifatta da Domenico Borborini nel 1784;
- quella del 1607 «di terza e di nonna», che scandiva i tempi della giornata lavorativa e che «quinto calenda octubris Jacobus de Alesiis parmensis fecit», che è stata sostituita nel 2006 da una del adiametro di 70 centimetri, fusa nella fonderia Capanni Castelnuovo Monti;
- quella che «Leonardus de Gavazapo de Parma me fecit 1453», ancora in ottimo stato, nonostante si trovasse sull'altissima torre del Fatuli, crollata nella piazze nel 1606;
- quella grande «o sia Campanone delle hore» che «Alessius de Alexiis fecit 1644 die 12 februarii», (adesso custodita nella chiesa di S. Ludovico, e che è stata sostituita nel 1997 da una fusa nella fonderia Capanni.
Per le campane della cattedrale di Parma, vedi la voce Bajon.
ultimo aggiornamento: 10/09/2009
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza