1880

 

 

3-18 aprile 1880 - Corso di opere giocose
Eraclio Gerbella per la prima opera, Cleofonte Campanini per la seconda, dir. orch.

apr. 3
Lo zio d'America, opera comica, musica di Napoleone Gialdi. (6)
Santina Lezi (Estella) s; Luigi Minotti (..) t; Ortensia Bazzani (Lisetta) s; Francesco Panari (..) bs; Arturo Marchesi (..) br

La stagione, in occasione dell'Esposizione d'Arte Antica, doveva avere inizio il 28 marzo ma, per una indisposizione della prima donna Santina Lezi, venne rinviata a sabato 3 aprile. L'abbonamento per le dieci recite delle due opere costava la modica cifra di 4 lire. Alla prima, un pubblico - scelto e attento - fu ricompensato in quanto "l'aspettazione non fu nè punto nè poco delusa". Fu notato un progresso nel giovane autore rispetto all'opera buffa Pelle di leone, che era stata rappresentata nel maggio dell'anno precedente, e il successo si concretizzò in "dieci o dodici" chiamate alla ribalta. Malgrado il panico degli interpreti, gli applausi ebbero inizio nel primo atto, crebbero nel secondo, giudicato il migliore, e non mancarono nel terzo. Notevole successo anche per il direttore d'orchestra, "un giovane che merita lode". L'unica nota stonata fu il costume del tenore che suscitò l'ilarità. Il successo fu confermato nelle serate successive, con chiamate all'autore e bis degli interpreti, tra i quali si fece onore anche la debuttante "concittadina" [anche se nata a Piacenza] Ortensia Bazzani. La sera della quarta il prof. Paglia eseguì con successo negli intermezzi alcuni esercizi di prestidigitazione: per l'occasione il biglietto era stato portato da 80 centesimi a una lira.

apr. 14
L'ultima notte di carnevale, operetta comica, musica di Napoleone Gialdi. (4)
Santina Lezi (duch.a) s; Luigi Minotti (duca Ernesto) t; Arturo Marchesi (Carlo) br; Ortensia Bazzani (Luisa) s; Francesco Panari (dott. Nervini) bs

La sinfonia, in stile semiserio, per la bellezza intrinseca del lavoro riscosse un fragoroso applauso, tanto che se ne volle la ripetizione, "giusta viva e calorosa esecuzione della brava orchestra diretta dall'egregio giovine Professor Campanini", così scrisse La Luce. Il prosieguo dell'opera, però, non corrispose appieno alle esigenze dell'uditorio. La compagnia aveva potuto effettuare poche prove, e i cantanti erano in preda al panico, anche perché non conoscevano bene le parti e i movimenti scenici. Il cronista del Presente notò benevolmente che questa prima poteva essere considerata la prova generale. Della seconda abbiamo notizie contrastanti: per Il Presente il successo fu "lieto e lusinghiero", furono ammirati i vestiari "belli e suntuosi", i cantanti festeggiati, apprezzata l'orchestra e il giovanissimo direttore "che fa ben sperare per la carriera", per La Luce si trattò invece di una esecuzione meschina da parte di alcuni artisti. Nelle altre due repliche venne eseguito a grande richiesta anche il secondo atto dello Zio d'America, diretto da Gerbella, "per appagare quelli che si piacciono del canto spianato". Finita la breve stagione, la compagnia con l'orchestra iniziò dal 21 il giro dei teatri della provincia, cominciando da San Secondo.

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5 giugno-18 luglio 1880 - Stagione d'opera
Romiti impr; Cleofonte Campanini conc.; Lodovico Mantovani dir. orch. per le prime tre opere; Manlio Bavagnoli conc. e dir., orch. per la quarta; Giuseppe Griffini dir. coro.

giu. 5
Il trovatore, dramma, musica di Giuseppe Verdi. (7)
Francesco Sales (conte di Luna) br; Emma Dotti (Leonora) s; Franceschina Guidotti (Azucena) c; Guglielmo Jenuschi (Manrico) t; Angelo Mancini (Ferrando) bs; Amalia Fumagalli (Ines) s; Carlo Pasini (Ruiz) t

Anche se alcuni zittirono, la prima ebbe un ottimo successo. "La pira" venne bissata quasi ogni sera. Alla terza e quarta rappresentazione il baritono Trombini sostituì Francesco Sales ammalato. "Contentoni tutti", anche se il critico della Gazzetta di Parma trovò che gli artisti, per far contento il pubblico, con il passare delle recite, "piuttosto che cantare, ora gridino a chi può più e taluni urlino a dirittura". Il 24 giugno vi furono incidenti tra chi applaudiva "anche quando non è il caso" e chi emetteva "fischi di una efficacissima sonorità" dall'altra parte. Il malcontento dell'uditorio crebbe poi quando fu annunciato che del Trovatore si davano solo tre atti e l'ultimo della Sonnambula, ma che, per indisposizione del tenore Antonio Annovazzi, "la parte di Elvino sarebbe stata improvvisata da Guglielmo Jenuschi". Essendo fortunatamente Maria Tescher una Amina assai apprezzata, la serata si concluse in applausi. Il 18 luglio, serata di chiusura della stagione, l'opera fu ripresa con il soprano parmigiano Lucia Baratti, "reduce dall'estero", nella parte di Leonora, e il baritono Silvio Masini. Scarso pubblico per il caldo torrido in sala, esecuzione mediocre, anche se applaudita.

giu. 16
La sonnambula, melodramma, musica di Vincenzo Bellini. (5)
Angelo Mancini (Rodolfo) bs; Felicita Fumagalli (Teresa) ms; Maria Tescher (Amina) s; Luigi Vanzetti (Elvino) t; Elena Pinelli (Lisa) s

Alla prima il pubblico era "discretamente" numeroso e il successo fu "discreto": apprezzati la Tescher e l'orchestra, incoraggiata Elena Pinelli, debuttante parmigiana. Alla terza e quarta rappresentazione (quest'ultima in favore degli Ospizi Marini) cantò il tenore Antonio Annovazzi.

giu. 27
Saffo, tragedia lirica, musica di Giovanni Pacini. (6)
Vincenzo Tambini (Alcandro) br; Emma Dotti (Saffo) s; Guglielmo Jenuschi (Faone) t; Franceschina Guidotti (Climene) c

Anche se denotava diverse incertezze, l'opera fu accolta con successo, migliorando nelle repliche. Il grandioso finale del secondo atto fu bissato quasi tutte le sere. Di Lodovico Mantovani, il direttore assai attivo nei teatri minori di Parma, La Luce scriveva: "E' un uomo senza pretese, senza bon ton, ma ha però buon gusto, studio e cognizione de' fatti suoi più di quello che non si creda, e potrebbe di leggieri esser maestro di molti i quali purtroppo non sanno di saperne meno di lui". Il 3 luglio, nella beneficiata, Emma Dotti cantò Ricordati di me di Carlo Cattaneo.

lug. 6
Lucia di Lammermoor, dramma tragico, musica di Gaetano Donizetti. (6)
Gustavo Moriami (Ashton) br; Maria Tescher (Lucia) s; Emilio Naudin (Edgardo) t; Turchetti (Arturo) t; Angelo Mancini (Raimondo) bs; Franceschina Guidotti (Alisa) c

Se l'orchestra per la circostanza era stata rinforzata fino a cinquanta elementi, il costo dei biglietti era stato portato a 2 lire. Teatro affollatissimo anche di forestieri per ascoltare l'antica gloria Naudin (quasi sessantenne) e Moriami. La sera della prima - tutto un applauso - gli ammiratori accompagnarono a casa con fiaccole i due artisti, che promisero una serata di beneficenza per gli Ospizi Marini, che fu data il 13: Naudin cantò "l'aria di Eleazaro" nell'Ebrea di Halévy. Al termine vennero lanciate dalla galleria copie di un sonetto dedicato dal dott. A.Venturini al tenore. Il 14, nella sua serata d'onore, Franceschina Guidotti cantò l'aria della Favorita di Donizetti, Naudin ripetè quella dell'Ebrea, e la festeggiata, assieme al tenore Guglielmo Jenuschi, eseguì il racconto e duetto del secondo atto del Trovatore. "Né solo trovavasi affollato il teatro malgrado il caldo eccessivo, ma fuori del Politeama stesso una moltitudine di gente raccoglieva con orecchio cupido ed attento le note di Naudin e Moriami, le quali per il queto aere soavissimamente si spandevano". Al termine dello spettacolo, il pubblico accompagnò all'albergo Naudin e Moriami con fiaccole e, dopo aver staccato il cavallo dal calesse, si sostituì alla bestia. L'orchestra eseguì sotto le finestre di Naudin e Moriami una serenata che si protrasse fino alle tre del mattino. La descrizione che qualche anno dopo lasciò Parmenio Bettoli della esibizione di Naudin è assai meno trionfalistica: "All'ultimo atto, nella vasta scena deserta, tra la duplice tristezza della notte e dei sepolcri, ecco presentarsi un omino piccoletto, scarno, dalla faccia stirata, la bocca pallida, i baffetti irti nello impegolamento della tintura, il dorso già curvo. E' un Edgardo che sembra appena uscito allora da una di quelle tombe degli avi suoi, cui domanda di accoglierlo. Canta, canta il miserello, con un filo di voce incartata, sfibrata, senza più nè calore nè colore. A un punto, nel lanciare alla fredda aria delle quinte l'Ingrata donna! scuote troppo le spalle, la parrucca riccioluta gli scivola giù dalla testa ed egli rimane là, con la testa calva, liscia come una palla di bigliardo, corrusca di giallognoli bagliori al lume fioco dei quinqués. Solamente il rispetto trattenne il pubblico di rompere in una solenne risata: quel rudere era il celebre tenore Emilio Naudin, quello stesso cui Meyerbeer, morendo, legava la parte di Vasco de Gama nella sua Africana. Nondimeno, così pelato, così scialbo, così miseruccio, bisognava udire con quale grazia, con quale espressione, con quale accento, con quale sbalorditiva maestria di canto sapeva ancora gemere "Fra poco a me ricovero darà negletto avello"...".

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1-29 novembre 1880 - Compagnia sociale di operette e fiabe
Direttore Bruto Bocci; Paolo Balsimelli dir. orch.

nov. 1
La figlia di madama Angot, operetta di Charles Lecocq. (3)

nov. 3
Columella, opera buffa, musica di Vincenzo Fioravanti. (3)
Letizia Lambertini (Elisa) s; Goffredo Vallorani (Columella) bs; Gian Carlo Tosi (Amelio) br; ...

nov. 6
Orfeo all'inferno, opera buffa, di Jacques Offenbach. (5)
Letizia Lambertini (Euridice) s; Giulio Marchetti (Giove) bs; Emma Tilche (Afrodite) s; Drusilla Garbato (Cupido); Eduardo Gallino (pres. tribunale); ...

nov. 10
I briganti calabresi, operetta parodia con musiche di Francesco Herbin e Jacques Offenbach. (3)

nov. 13
Il regno delle donne emancipate, operetta di Pasquale Fonzo. (2)

nov. 19
La pianella perduta nella neve, vaudeville con musiche di Giovanni Paisiello. (3)

nov. 22
La bella Elena, opera buffa di Jacques Offenbach. (3)
Elda Ciardoni (Elena); Letizia Lambertini (Paride); Drusilla Garbato (Lena); Filippo Lucerna (Agamennone); Giulio Marchetti (Calcante) bs; Gioacchino Leccardi (Menelao); Eduardo Gallino (Achille); ...

nov. 25
Tutti innamorati, operetta di Ercolani (il libretto era un rifacimento della Grotta di Trifonio, melodramma giocoso dell'abate Giovanni Battista Casti). (1)

La stagione fu contrastata. Dopo la prima di Madama Angot, Il Presente scrisse che "non sembrava quella! Gli esecutori sembravano creati a posta e messi sul palcoscenico per bistrattarla, torturarla, mutilarla". L'orchestra, dopo una sola prova, aveva fatto il possibile. Al termine, sonori fischi e alla seconda pubblico scarso. Columella ebbe esito felice e vennero concessi dei bis. Il 7 novembre assieme all' Orfeo si dette il secondo atto dell'opera Columella. Dopo il can can qualcuno del pubblico lamentò la poca moralità dello spettacolo, che il critico della Gazzetta giudicò adatto "pei viveurs della vecchia e della giovane guardia", ma che richiamava anche un grande numero di signore e signorine. Nell'intermezzo dell'opera il prestidigitatore Paglia eseguì "scelti e variati giochi". L'8, dopo I briganti, il baritono Gian Carlo Tosi cantò l'aria nel Ballo in maschera e l'11, per la sua beneficiata, offri un'aria del Trovatore e della Favorita, assieme al secondo atto di Columella. Il regno delle donne emancipate fu accolto dal gelo in un teatro che era un forno. Il 19, nella beneficiata di Emma Tilche, vennero eseguiti il primo atto della Figlia di madama Angot, il secondo dell' Orfeo all'inferno, e il vaudeville La pianella. La serata terminò in una baraonda tra sostenitori e detrattori della donna, quando questa cantò una Tarantella napoletana. Per questa gazzarra La Luce rampognava: "Qual altro nome se non quello di un vero scandalo si meritano le sconvenienti scene che tramutarono stiamo per dire in un'orgia il nostro Politeama? Le pose indecenti e procaci della ballerina beneficiata finirono per istomacare la maggior parte degli uditori, indignati degli applausi entusiasti che alcuni le vollero tributare, vociate, apostrofi, oscenità che frammiste a sonori fischi echeggiavano nel teatro". Il quotidiano cattolico accusava la Gazzetta di Parma di essere stata causa indiretta del pandemonio, in quanto nelle cronache aveva decantato " l'avvenenza, il costume, la procacità tutta parigina, le movenze della persona e del viso" dell'attrice beneficiata. Il 20 il programma vedeva ancora la Pianella e la farsa Un milanese in mar (dove furoreggiava la canzonetta "E levate la camesella"), mentre il giorno dopo il terzo e quarto atto dell'Orfeo, il secondo della Figlia di madama Angot, e La pianella. Grande successo arrise alla Bella Elena. Il 26, beneficiata di Letizia Lambertini, che cantò la canzone dal Birraio di Preston, dopo un altro programma composito, che vide anche il vaudeville La mascherata. Il 29, per la chiusura della stagione, Luigi Manghi (che avevamo incontrato nel novembre 1872 nel Don Checco di De Giosa), prima di ritornare in America, cantò con Gian Carlo Tosi il duetto tra basso e baritono dell'Attila, e nel secondo atto di Columella. La prestazione venne salutata da impietose sghignazzate.

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16 novembre 1880 - Saggio della Società Parmense per 1'Istruzione Gratuita del Canto Corale
Eraclio Gerbella docente e dir. orch.; la Sormani maestra delle coriste; orchestra degli alunni della Regia Scuola di Musica; Italo Azzoni e Ferruccio Pezzani pf.

Parte I. Giuseppe Verdi: Nabucco, sinfonia; Daniel Auber: La muta di Portici, coro del mercato; Felix Mendelssohn Bartholdy: Melodia per 2 voci di soprano; La Romanesca (aria del XVI secolo), riduzione per coro a 4 voci di Italo Azzoni; Primo Bandini: Invocazione alla Vergine per coro e orchestra (scritto appositamente per la Scuola e a questa dedicata).
Parte II. Enguerrando Miari: Sinfonia; Amilcare Ponchielli: Cantata a Donizetti, coro d'introduzione; Italo Azzoni: O salutaris hostia, a 4 voci acc. di arm; Schaffer: Liedertafel, .polka per coro virile; Gioacchino Rossini: Guglielmo Tell, coro dell'imeneo

Questo saggio era la ripetizione di quello dato internamente alla scuola il 31 ottobre. Il Corpo Corale si componeva "di num. 60 Alunni d'ambo i sessi". Il pubblico numerosissimo fece una cordialissima accoglienza alla composizione del concittadino Bandini; il conte Miari, quattordicenne, autore di ballabili già eseguiti, era allievo di Antonio Bazzini. "Da un alunno dell'età del sig. Miari non si può aspettare di più", fu il giudizio del Presente. L'harmonium era stato prestato dal tenore Italo Campanini, il pianoforte da una nobildonna ispettrice della Scuola. Al termine, diplomi per gli alunni migliori e doni ai docenti.

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7-12 dicembre 1880 - Concerti
Fratelli Carlo e Vittorio nobili De Gerstembrand; Lodovico Mantovani dir. orch.

I due infelici fratelli "ciechi nati", già allievi del Conservatorio di Milano, vennero presentati come compositori della musica ed esecutori su dieci strumenti (organo, pianoforte, armonium, clarinetto, violino, flageolet turco, flageolet francese, ocarina, arpilegno, zufolo di canna). Si ignora il programma completo del primo dei tre concerti, quello del 7; sappiamo che furono eseguiti fra gli altri: Giocoliera, polka per pianoforte e arpilegno; una polka per pianoforte e ocarina, mentre venne bissato un pezzo intitolato Il pappagallo. Di quello del giorno dopo non si conosce nulla del programma: sappiamo soltanto che l'orchestra eseguì "scelti pezzi tra i quali la sinfonia della Semiramide". Il 12 terzo concerto: deserto in sala. Il quotidiano La Luce del 28 dicembre scriveva che il Teatro era stato ceduto dal Comune, unitamente al Teatro Regio, all'impresa Moreno, e che da questi era stato sublocato ai fratelli Cavalli, successori del Calloud.

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