1881

 

 

17 marzo-21 aprile 1881 - Corso di opere giocose
Luigi Manghi impr.; Eraclio Gerbella dir. orch.; Augusto Franzoni dir. coro.

mar. 1
Papà Martin, musica di Antonio Cagnoni. (8)
Diana Raggi (Amalia) s; Pietro Lombardi (Armando) t; Pietro Marucco (Feliciano) br; Firmino Migliara (Caranzon) bs; Luigi Cuccotti (papà Martin) bs; Giulia Sacconi Lombardi (Olimpia) ms

La prima accontentò il pubblico: "Piace perchè contiene pezzi bellissimi lavorati con arte, anche se non forniti a dovizia di originalità spiccata, e tali che rilevano all'evidenza la mano di un esperto maestro". I cori "Oh meraviglia! andarono egregiamente". Assai applauditi la Raggi, attrice e cantante accurata, e il Cuccotti, dotato di molta vis comica. La seconda confermò il successo e, alla terza, per l'indisposizione della Sacconi Lombardi, Annina Orlandi, "un vero bocconcino ed una voce magnifica", interpretò la parte di Olimpia. Nell'agitazione del momento, era stata chiamata anche Maria Bossola da Torino che, quando giunse, trovò la Orlandi che aveva già accettato. Non volle fare questioni, chiese però che fosse chiarito l'accaduto sul Presente, affinché non si dicesse in giro che era stata protestata alle prove. Ancora con successo il 29 marzo si tornò a quest'opera. Il 7 aprile, in uno spettacolo a beneficio dei danneggiati dal terremoto di Casamicciola, fu aggiunto al secondo e terzo atto dell'opera un concerto che prevedeva: Manlio Bavagnoli: Roderigo di Spagna, preludio; Alessandrini: Un brutto sogno, scherzo comico per musica (Firmino Migliara bs); Emilio Usiglio: Le educande di Sorrento, aria di Donna Placida e duetto (Annina Orlandi ms e Pietro Marucco br); Giuseppe Verdi: I vespri siciliani, bolero (Diana Raggi s). L'orchestra (rinforzata con gli alunni della R. Scuola di Musica) e il coro sottoscrissero metà della paga, l'impresa metà dell'introito al netto dalle spese, e la società del gas gratis l'illuminazione. La serata con un pubblico numeroso fu un successo: vennero bissati Un brutto sogno e il bolero. Il 13 l'opera venne eseguita per la beneficiata di Luigi Cuccotti.

mar. 25
Il barbiere di Siviglia, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini. (6)
Diana Raggi (Rosina) s; Pietro Lombardi (Almaviva) t; Pietro Marucco (Figaro) br; Luigi Cuccotti (Basilio) bs; Firmino Migliara (Bartolo) bs; Annina Orlandi (Berta) ms

Esito non soddisfacente, essendo andata l'opera in scena "ancora immatura": si salvarono Figaro, Don Bartolo e Berta. Il corso delle repliche vide un miglioramento assai lento. Il 2 aprile ebbe un ottimo esito e il 3, nell'intervallo, la Raggi cantò Estasi di Luigi Arditi.

apr. 9
Pipelé, ossia il portinaio di Parigi, melodramma, musica di Serafino Amedeo De Ferrari. (7) Diana Raggi (Rigoletta) s; Annina Orlandi (Maddalena) ms; Pietro Lombardi (Carlo Duresnel) t; Luigi Cuccotti Qacopo) bs; Pietro Marucco (Canbrion) br; Firmino Migliara (Pipelé) bs

Per la prima il critico della Gazzetta di Parma, in preda a un raptus poetico, riportò la cronaca in versi:

La pioggia che ieri sera cadea così insistente
fè ch'al Politeama andasse poca gente
e fu vera disgrazia, e vi dirò il perchè:
gli artisti ci ammannirono gustoso il Pipelé.
La prima donna Raggi fu tale Rigoletta
simpatica, graziosa, amabile, vispetta,
che a lei volaron plausi frequenti e battimani
ch'io non posso descrivere in questi versi strani:
e poi dovè bissare quell'aria prelibata
la quale è delle nacchere dal suono accompagnata.
E Annina Orlandi apparveci da vecchia Maddalena
un vecchia (credetelo) da far perder la lena:
anch'essa ebbe un applauso frenetico, incessante
quando cantò che ognuno facevale il galante.
Migliara fu magnifico, sublime Pipelé,
da meritare d'essere dei portinari il re.
Il tenore Lombardi cantò proprio benissimo,
e Marucco fu un vero pittore brillantissimo.
La parte di Don Jacopo, cantata per favore,
interpretò Cuccotti con plauso e con onore.
I Cori andaron bene, l'Orchestra arcibenone...
L'opera piacque a tutti: questa è la conclusione.

Il 16 aprile, sabato santo, pubblico scarso, benché fosse la serata d'onore di Annina Orlandi, che eseguì con Marucco il duetto dalle Educande di Sorrento di Usiglio e l'aria di Dorotea da Tutti in maschera di Pedrotti: l'opera fu rappresentata senza la parte del tenore, dato che Lombardi se n'era andato all'insaputa di tutti; la festeggiata ricevette egualmente fiori e poesie. Dal 17, quinta recita, il tenore divenne Antonio Annovazzi: essendo la serata della Raggi, questa cantò il bolero dai Vespri siciliani, Migliara Un brutto sogno (bissato) e l'Orlandi Mi ricordo quand'ero bambina. La festeggiata ricevette fiori, poesie e un bracciale d'oro. Il giorno dopo fu la serata per l'impresario concittadino Luigi Manghi che, conoscendo già le Americhe, diceva si sarebbe trasferito in Australia al termine della stagione: cantò assieme a Cuccotti e Marucco il terzetto in Crispino e la Comare, mentre l'Orlandi eseguì l'aria di Dorotea da Tutti in maschera di Pedrotti, Migliara Un brutto sogno, e il Manghi concluse con L'addio alla città natale in inglese: il pubblico, criticato per questo dal cronista della Gazzetta, fu tutt'altro che tenero per l'interpretazione. Il 21, chiusura della stagione, e serata di Migliara e Marucco, dopo l'opera, eseguita ancora una volta senza le parti del tenore essendo l'Annovazzi assente, il programma vide la sinfonia del Nabucco; Addio, romanza di Giuseppe Dotto (Orlandi); il terzetto dal Crispino e la Comare (Migliara, Cuccotti e Marucco), mentre la Raggi non poté eseguire la Leggenda valacca, essendo occupati molti degli strumentisti dell'orchestra nelle prove del Teatro Regio: questa almeno fu la giustificazione per la soppressione. La stagione non era andata bene finanziariamente e prima dello spettacolo vi era stata una contestazione, appianata amichevolmente per la condiscendenza delle parti e la mediazione delle autorità.

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16-31 luglio 1881 - Compagnia comico-lirica Gandini-Vallorani
Domenico Berteggia dir. orch.

lug. 16
I due menestrelli, operetta di Domenico Berteggia. (6)

lug. 20
Il castello incantato, operetta di Luigi Chezzi. (4)

Facevano parte della compagnia Antigone Palavisini Turroni, Rosina Berteggia, Giuseppe Bondon, Diego Turroni, Goffredo Vallorani e Gandini. Le serate si articolavano in commedie, farse, vaudevilles in dialetto milanese. Il pubblico accorse poco numeroso per il grande caldo: comunque "gli applausi furono frequenti, spontanei e proprio meritati". Il 28, nella serata della Palavisini, oltre ai Due menestrelli, furono eseguiti dalla festeggiata il valzer Estasi di Arditi, assieme al Bondon, il duetto napoletano La camesella, ambedue bissati.

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22 ottobre-29 novembre 1881 - Compagnia italiana di operette comiche
Direttore Bruto Bocci; Paolo Balsimelli dir.orch.; Moretti sceneggiamento e m. per le danze.

ott. 22
Le campane di Corneville ovvero il castello dei fantasmi, opera comica di Robert Planquette. (5)
Drusilla Garbato (Germana); Drusilla Ciardoni (Sermolina); Giulio Marchetti (Gaspare); Giancarlo Tosi (march. di Corneville); Italiano Fazzi (Grenicheux); Gioacchino Leccardi (podestà)

ott. 25
La bella Elena, opera buffa di Jacques Offenbach. (5)
Letizia Lambertini (Paride); Anna Rizzago (Elena); Giulio Marchetti (Calcante); Gioacchino Leccardi (Menelao); Eduardo Gallino (Achille); Gaetano Oppi (Aiace II); ...

ott. 29
La figlia di madama Angot, operetta di Charles Lecocq.(4)
Drusilla Ciardoni (Claretta); Anna Rizzago (m.lle Lange); Giulio Marchetti (Larivadièr) bs; Gioacchino Leccardi (Pomponnet); Moretti (Trenitz); ...        

nov. 3
Columella, opera buffa, musica di Vincenzo Fioravanti. (5)

nov. 8
Il Duchino, operetta di Charles Lecocq. (6)
Giulio Marchetti (Baccello); Letizia Lambertini; Anna Rizzago; ...

nov. 11
I briganti calabresi, dall' opera buffa di Jacques Offenbach. (2)
Aciriana Ferrarini (principe Canei1o); Eduardo Gallino (Scipione Bomba);...

nov. 16
Orfeo all'inferno, opera buffa di Jacques Offenbach.
Giulio Marchetti (Giove); Eduardo Gallino (Minosse); Gioacchino Leccardi (Ceralacca); Letizia Lambertini (Euridice); Drussilla Ciardoni (Cupido); ...

nov. 23
Il campanello, farsa di Gaetano Donizetti. (1)

nov. 26
La bella persiana ovvero il divorzio in Persia, operetta di Charles Lecocq.(2)

Se il Presente rilevò che "i professori d'orchestra, egregi sempre però, collegati ai Forti, [erano] poco benevoli ai Piani, nemici, a viso aperto, ai Pianissimi", per La Luce, "se nella parte musicale qualche cosellina ci sarehbe a ridire per taluno degli artisti, per ciò che si attiene alla grammatica, a mimica, a possesso di scena, a interpretazione di carattere, la compagnia Bocci non teme confronti". La stagione presentò grandi successi e contestazioni rumorose. Se per alcune operette si ebbero "pubblico frenetico" e "applausi universali", e se il 2 novembre fu una serata "climaterica", come la definì il cronista della Gazzetta, (il pubblico del lubbione, annoiato per l'ennesima Bella Elena, già tanto applaudita, era inquieto, "le grida si mescolavano ai fischi e questi a certe parole più o meno castigate e vereconde, che gli abitatori dell'aereopago lubbionesco si tramandavano da una parte all'altra dei loro elevati scanni. Anche gli artisti ridevano, e ridevano pure i delegati di P.S, le guardie di polizia e quelle municipali..."), il 26 dovette stigmatizzare "il contegno da maleducato che serba quasi sempre parte del pubblico. Se si dovesse giudicare dalle grida, dalle scurrilità, dalle indecenze che si odono in teatro...". Molta attesa vi era per la prima del Duchino, ma fu una "aspettazione" delusa, almeno alla prima: vennero riscontrate troppe reminiscenze musicali della Figlia di madama Angot e "meno gradevole riesce per l'infelicissima traduzione, dove i motti e le arguzie originali non son più che freddure". L'affollatissimo pubblico accolse lo spettacolo freddamente ma "non poté trattenersi dal manifestar al calar della tela il proprio giudizio con una salva di fischi". La replica, per merito dei tagli, fu applaudita, e poi l'operetta passò di successo in successo, come nelle altre città. La Luce rilevava che questo era avvenuto in quanto il pubblico di Parma, quando udiva dei trionfi nelle altre città di un lavoro non conosciuto, aveva la tendenza, in occasione della sua presentazione, a diventare più severo... Un altro spettacolo che non incontrò fu La bella persiana, per la prima volta rappresentata in Italia. La stagione presentò anche un buon numero di spettacoli compositi: il 3 nov. Columella fu abbinato al vaudeville di successo Un milanese in mare, mentre il 18 a Una mascherata di pagliacci, il 7, la serata in onore di Edoardo Gallino vide La consegna è di russare, il primo e il secondo atto della Figlia di madama Angot, e ancora Un milanese in mare, l'11 questo vaudeville accompagnò la recita dei Briganti calabresi, che il 12 si unirono a Una mascherata di Pagliacci, altro vaudeville. Il 22, serata d'onore di Letizia Lambertini, l' "attrice beneficata" eseguì a piena orchestra la cavatina "O luce di quest'anima" della Linda di Chamounix, il 23 il primo e il secondo atto della Figlia di madama Angot con la farsa Il campanello, il 24 il primo atto del Duchino fu rappresentato assierne al secondo di Columella e al Milanese. Il 28, per la serata d'onore di Bruto Bocci, dopo il primo atto del Duchino, la debuttante parmigiana Albertina Scolari cantò la cavatina della Cenerentola, e dopo il secondo, le Variazioni sul carnevale di Venezia di Julius Benedict, programma ripetuto il 29, ultimo spettacolo della stagione, che venne offerto a beneficio degli Asili infantili.

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1 dicembre 1881 - Saggio della Società Parmense per l'istruzione Gratuita del Canto Corale
Eraclio Gerbella docente e dir. orch. e coro; Remigio Colonna arm; Italo Azzoni pf.

Parte I. Charles Gounod: Presso il fiume stranier, parafrasi del salmo (coro e orch.); Adolphe Adam: Cantique de Noël (coro di s, acc. coro virile, pf e arm); Charles Gounod: Faust, "Aria dei gioielli" (Evelina Alma Fohström s); Wolfgang Amadeus Mozart: Ave verum corpus, mottetto a  4 v, acc. di quartetto d'archi e arm; Saverio Mercadante: Orazii e Curiazii, "Giuramento" (coro virile e orch.).
Parte II. Gioacchino Rossini: Semiramide, sinfonia (Remigio Colonna arm); Gaetano Donizetti: La campana (per t e bs a parti raddoppiate); Felix Mendelssohn Bartholdy: L'addio del cacciatore (coro virile, acc 4 car e 1 trb); Georg Friedrich Händel: Ezio, aria (Evelina Alma Fohström s); Gioacchino Rossini: Mosé, "Preghiera" (coro e orch.); Giuseppe Verdi: Rigoletto, aria di Gilda (Evelina Alma Fohström s); Errico Petrella: La contessa di Amalfi, coro popolare (coro e arch.)

Il teatro venne concesso gratuitamente dagli affittuari. Pubblico numeroso e caloroso. L'armonium impiegato nel concerto era stato costruito da un fabbro ferraio di Sissa, Roberto Pecchioni: dopo aver accompagnato bene il Cantique de Noël, nel secondo pezzo accusò dei malfunzionamenti. La vera eroina della serata fu, invece dei cori, la svedese Evelina Alma Fohström, allieva di Felice Varesi a Milano "che apparve tra i fiori del proscenio tutta profumo di eleganza e di grazia" e fece sfoggio di valentia e potenza di voce. Dovette concedere vari bis: il bolero dai Vespri siciliani, che mandò in visibilio il pubblico e due canzoni svedesi, cui il maestro Azzoni offrì un accompagnamento improvvisato.

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