1882

 

 

8-30 aprile 1882 - Compagnia romana di operette di Gaetano Tani

apr. 8
Un matrimonio fra due donne, operetta (attribuita a Jacques Offenbach). (7)

apr. 12
Ruy Blas, operetta parodia di Badiali. (1)

apr. 14
La festa d'amore, operetta di R. Matteini. (2)

apr. 20
La amazzoni ovvero le donne guerriere, operetta di Franz von Suppé. (3)

apr. 26
I pirati, operetta di Ettore Martini. (4)

Gli spettacoli, interpretati tra gli altri da Adelaide Tani, Elisa Massucci Tani, la Polettini e Zenobio Navarrini, secondo il costume di quei primi anni dell'operetta, erano compositi e si articolavano in operette, balli e vaudevilles. A detta della Gazzetta di Parma, quella Festa d' amore, che era presentata come novità, non era altro che una "seconda edizione riveduta e scorretta del Trionfo d'amore": venne eseguita assieme al ballo L'orfanella di Ginevra ovvero L'ombra di un vivo, le cui coreografie erano di Gaetano Tani su musica di un maestro Giordano. Capitava anche che gli spettacoli fossero composti dai tronconi più riusciti del repertorio: della Festa d'amore, ad esempio, fu presentato il 17 solo il primo atto, assieme al vaudeville Un milanese in mare e alla ripetizione del ballo L'orfanella di Ginevra, sostituito nella replica del giorno dopo con un "Passo a tre". Zenobio Navarini eseguì poi all'ocarina, di cui era "Professore", alcune composizioni, quali L'alba, concerto descrittivo, e Le melodie campestri di Lodovico Spiga. Il 20 Le amazzoni completarono la serata con il ballo Le nozze di Quò Quò, mentre alla ripresa del 29 con Normaal. Se La festa d'amore ritornò sulle scene il 22 assieme all'azione coreografica Il genio malefico, questo venne replicato il 24 e 25 in due serate che vedevano in cartellone i due vaudevilles Funerali e danze e La mascherata dei quaranta pagliacci. Le esecuzioni dei Pirati, infine, vennero appaiate sia al ballo Il genio malefico che a Normaal. Si trattò comunque di una stagione senza storia che il Presente sintetizzò in questi termini: "Aveva un meschino repertorio di operette raccozzate qua e là e furono eseguite dalle prime parti con voci deboli e poca attitudine al canto; buoni invece i cori; la recitazione esagerata, affannosa; ma i balli furono molti, variati, allestiti, eseguiti egregiamente e meritevoli dei maggiori elogi".

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1-11 maggio 1882 - Compagnia di operette di Filippo Bergonzoni
Pasquale Romano dir. orch.

mag. 1
Boccaccio, operetta di Franz von Suppe. (3)
Mariannina Bianchi (Fiammetta); Enrichetta Bernardi (Boccaccio); Filippo Bergonzoni; ...

mag. 4
Il duchino, operetta di Charles Lecocq. (4)
Enrichetta Bernardi (Il duchino); ...

mag. 6
Donna Juanita, operetta di Franz von Suppé. (2)

mag. 8
La figlia di madama Angot, operetta di Charles Lecocq. (2)

Fu una stagione senza storia accolta con cordiale successo da un numeroso pubblico. Interpreti furono altresì Leonilda Landini, Annina Frati, la Guarnieri, Giuseppina Arpisella, Michele Fabris, Dario Acconci, Oreste Lambiase, "il colossale" Filippo Bergonzoni, Felice Ottonello, Eugenio Rotti, Enrico Bernardi. Alla prima, Donna Juanita, che era attesa con molto interesse, piacque ma non troppo, così "il bravo Bergonzoni, che sa leggere molto bene in viso a quel bizzarro signore che è il pubblico, la lasciò da parte e ritornò al Duchino". Il 10, alla ripresa, le cose andarono molto meglio. L'11, ultima sera, Il duchino fu diretto da Lodovico Mantovani.

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29 maggio 1882 - Terzo saggio della Regia Scuola di musica
Angelo Disconzi dir. orch.

Nella, opera melodrammatica in un atto di Angelo Disconzi. (1)
Romilda Tentoni (Nella) s; Marcello Petrovic (Fernando) t; Emilio Isamat (Fulco) br

Per presentare quest'opera come saggio scolastico, la famiglia dell'alunno aveva dovuto provvedere a sue spese a scritturare i cantanti tramite l'editrice Lucca di Milano, e a pagare il coro e i costumi. "Pubblico affollatissimo, elegante, chiacchierino, distratto e oggetto di distrazioni". Non mancarono gli applausi. L'orchestra fu esitante, i cantanti emisero "stonazioni da far rabbrividire", mancava il timone, che invece era costituito da "un povero scolaro che timido, esitante, presentava i suoi studi al pubblico". La conclusione impietosa della Gazzetta di Parma fu che "non c'era bisogno di smuovere la polvere di un palcoscenico" e che la critica andava fatta a chi aveva permesso tale passo. La Luce, confermando il giudizio della Gazzetta, salvò il duetto tra baritono e soprano e la "Preghiera", definita "veramente graziosa e toccante". La prevista replica "per circostanze imprevedute" non ebbe luogo.

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1-9giugno 1882 - Compagnia di operette
Direttore Bruto Bocci; Paolo Balsimelli dir. orch.

giu. 1
Boccaccio, operetta di Franz von Suppé. (2)
Giulio Marchetti (Lambertuccio); Albertina Scolari (Fiammetta); ...

giu. 4
Orfeo all'inferno, opera buffa di Jacques Offenbach. (2)

giu. 5
Giorno e notte, operetta di Charles Lecocq. (3)

Nel presentare la compagnia (Letizia Lambertini, Drusilla Garbato, Drusilla Ciardoni, Anna Rizzago, Albertina Scolari, Giulio Marchetti, Gioacchino Leccardi, Bovi e Campeggi), il Presente fu poetico nei riguardi delle prime donne: la Garbato "la cui giovinezza non ha tramonto, la cui bellezza benedice al sorgere di nuove aurore", la Scolari "da' cui neri occhi profondi vien la luce dell'anima", la Rizzago dal largo petto e dai fianchi opimi...". A quanto pare Bruto Bocci, che l'anno prima aveva parlato di trasferimento in Australia, non si era ancora mosso, in quanto annunciava che questa era la stagione di addio prima di partire. Gli spettacoli furono accolti con successo. In Boccaccio il soprano parmigiano debuttante Albertina Scolari sostenne con successo la parte di Fiammetta. La sera del 3 il teatro rimase chiuso per il lutto della morte di Giuseppe Garibaldi, awenuta il giorno prima. La sera del 9, sua beneficiata, la Scolari interpretò Euridice nel duetto dall'Orfeo, un'aria dal Barbiere di Siviglia e una romanza scritta appositamente per lei. Con questa recita l'impresario, non contento dell'esito finanziario, sospese la stagione, restituì le quote degli abbonamenti, e portò gli spettacoli a Reggio Emilia.

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23 agosto 1882 - Concerto vocale e strumentale

La Luce del 19 dava l'avviso che per la sera era previsto un concerto con Clara Negrini ms, Enrico Fugazza t e Lodovico Contini bs. Non seguì, però alcuna notizia sull'esito. Il 22 compariva la precisazione che la manifestazione non aveva avuto luogo "perché in Parma non si trovò un maestro che si prestasse ad accompagnare col cembalo gli artisti", e che l'impresario si era allora rivolto a Cesare Bianchi Canossi di Reggio Emilia. Non conosciamo il programma; lo stesso giornale riportava che il pubblico accolse con calore i cantanti (il basso e il tenore erano parmigiani, quest'ultimo ancora allievo del Conservatorio di Milano), e salutò trionfalmente anche i brani orchestrali diretti da Lodovico Mantovani.

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1-30 novembre 1882 - Compagnia sociale romana di operette, parodie, vaudevilles e balli
Direttore Gaetano Tani; Edgardo Cassani e Lodovico Mantovani dir. orch.

nov. 1
Il debitore, operetta. (5)

nov. 4
Le amazzoni ovvero le donne guerriere, operetta di Franz von Suppé. (5)

nov. 7
La festa d'amore, operetta di R. Matteini. (2)

nov. 11
I pirati, operetta di Ettore Martini. (2)

nov. 16
La bella Galatea, opera comica-mitologica di Franz von Suppé. (5)

nov. 17
Ruy Blas, operetta parodia di Badiali. (1)

nov. 18
Un matrimonio fra due donne, operetta (attribuita a Jacques Offenbach). (3)

nov. 23
La pianella perduta nella neve, operetta su musiche di Domenico Cimarosa e motivi di varie opere, di Gardi. (1)

nov. 29
Il padre della figlia di madama Angot, operetta di Zandomenghi. (1)

La stagione (i cui interpreti furono Elisa Massucci Tani, Adelaide Tani, Elisa Pozzolini, Elvira Imbimbo Ferri, Eugenio Imbimbo, Zenobio Navarrini, Filippo Massucci, Enrico Bernardi), procedette bene fino al 23 quando, in occasione della recita della Pianella, il sipario dovette calare prima del termine per i fischi. Il Presente scrisse che non vi fu alcun motivo particolare: "Questione di alchimia teatrale. Il pubblico volle fischiare e fischiò". Il giorno dopo si rappresentavano le Amazzoni, e il pubblico se l'ebbe a male per una rispostaccia di Adelaide Tani dal palcoscenico; la sera seguente, con l'apertura del sipario, cominciò a fischiare: lo spettacolo proseguì, ma al ballo le contestazioni ricominciarono. La Tani si fece avanti, ed ottenuto alla meglio un po' di silenzio, chiese: "Cosa vuole il pubblico?". Ed una voce dalle logge: "Dimandi scusa!" "Non dimando scusa perchè non ho offeso nessuno". Successe un finimondo: volarono ingiurie e sfide tra palcoscenico e platea, fra platea e logge. Il delegato di P.S. dovette trascinare l'artista via dal palcoscenico tra le quinte, e calò il sipario. Il disordine continuò in teatro e terminò per strada in diversi incontri di pugilato. Per non sospendere il corso degli spettacoli Gaetano Tani chiese scusa, mettendo in scena degli spettacoli dove non compariva l'orgogliosa artista. Come se nulla fosse stato, la sera successiva La bella Galatea fu applaudita cordialmente. Con questa novità per Parma, che il libretto qualificava "opera comica-mitologica", Francesco Ezechiele Ermenegildo Suppé Demelli, un dalmata spalatino (vedremo dopo trentacinque anni come questa origine ritornò utile) di origine belga che aveva studiato a Padova, aveva ripreso quella formula che trionfava a Parigi, e il successo aveva baciato anche lui: nasceva (parigina) l'operetta viennese. L'allegria parodistica del gioco mitologico era fin dall'ouverture presentata da un valzer nel più classico stile viennese, mentre la delicata storia dello scultore amante della sua creazione era sostenuta da ottimi versi. Il 29 e 30, negli intermezzi, il mandolinista Giovanni Vailati, "il cieco di Cremona", eseguì tre pezzi: un potpourri sulla Norma, il Carnevale di Venezia sopra una corda sola, e una fantasia sul Trovatore. In varie occasioni Zenobio Navarrini si esibì con l'ocarina (L'alba, Le melodie campestri, Il tranvai).

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