1893

 

Le crescenti difficoltà per allestire spettacoli all'altezza della tradizione del Teatro Regio, determinate dalla scarsità di mezzi economici, unitamente a un nuovo concetto di affrontare la spesa pubblica, portarono nel gennaio 1892 il Consiglio Comunale - anche a seguito di istanze delle società popolari socialiste - alla delibera di sopprimere la "dote" al teatro, il cui importo venne destinato ad altre pubbliche finalità. Già dal 5 giugno 1888 si era letto sulla Gazzetta di Parma che, se il teatro doveva essere sovvenzionato con denaro pubblico, gli spettacoli dovevano avere uno scopo istruttivo ed educativo, mentre nell'ultimo decennio erano stati nel complesso una serie di disastri, di scandali, di mistificazioni. La stagione 1892-93, essendo rimasto chiuso il Teatro Regio, venne così allestita al Teatro Reinach. Tra le difficoltà che insorsero, la Gazzetta di Parma del 22 dicembre 1892 lamentava anche l'assenza di una valida orchestra, in quanto venticinque dei migliori professori avevano preferito la scrittura per la più gratificante stagione del Teatro Municipale di Reggio Emilia.

26 dicembre 1892-18 febbraio 1893 - Stagione d'opera di carnevale
Radicchi impr.; Giuseppe Vigoni (per la prime quattro recite di Traviata), Ubaldo Zanetti dir. orch; Italo Azzoni dir. coro; Antonio Crespolani m. sost.

dic. 26
La traviata, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (12)
Isabella Svicher (Violetta) s; Barbera Radicchi (Flora) ms; Pio Facci (Alfredo) t; Arturo Marescalchi (Giorgio Germont) br; Carlo Pasini (Gastone) t; Luigi Adorni (Douphol, Grenvil) bs; Primo Bussolati (D'Obigny) bs

Alla prima il teatro era rigurgitante "di un pubblico rumoroso a domenicale", e molta gente dovette essere rimandata. Il successo da principio fu assai buono, da ultimo contrastato: applausi e risa, approvazioni e fischi. Discreti i cori, decenti la messa in scena e i costumi, debole l'orchestra. La Svicher - che sarebbe stata la stella della stagione - dovette bissare il finale atto primo, mentre fu ripetuto il preludio del quarto. Egregia fu la Radicchi, buono anche il baritono, mentre la contestazione colpì il tenore. "Molto bene il comprimario che fece la parte del dottore, mentre gli altri comprimari tennero più o meno allegro il pubblico". Oltre all'andamento dello spettacolo, fu criticato il riscaldamento: essendo acceso solo all'ultimo momento, era mandato a tutta forza: chi era vicino alle prese d'aria andava arrosto, i lontani morivano di freddo. Si dovettero attendere tre giorni per la seconda -pubblico numeroso, e generoso in applausi - in quanto il tenore era stato sostituito con Aurelio Mari, che si disimpegnò con successo. Per il 6 gennaio, quinta, si legge sulla locandina che la nuova impresa Franceschi, succeduta a quella di Radicchi, "ritiratosi volontariamente", aveva scritturato il maestro Ubaldo Zanetti e il baritono Antonio Negrini per la parte di Giorgio Germont. Scena illustrata riportò con meno circonlocuzioni di parole che "more solito, Radicchi, il famigerato impresario, ha piantato in asso artisti e suonatori ed è volato a godersi in miglior lido i lauti incassi che ad ogni rappresentazione aveva realizzato colla Traviata". Lo spettacolo andò bene e, anche se l'orchestra restava il reparto più debole, fu replicato il preludio atto quarto. Il 12 gennaio si dette la serata d'onore di Isabella Svicher - l'adorabile Violetta che commoveva ogni sera con il suo canto appassionato - che, dopo il secondo atto, a teatro "completamente illuminato", eseguì le Variazioni per canto di Friedrich Pixis con accompagnamento d'orchestra, e l'ultima variazione all'unisono con il flauto; la stessa eseguì al violoncello il Souvenir dai Puritani di Bellini di Pietro Casella e una Gavotta di Giorgio Edoardo Goltermann, bissata. Applausi, fiori, doni e un madrigale a stampa. Il 14, fra il secondo e il terzo atto, vennero eseguite da Adele Bati le Variazioni sul carnevale di Venezia per arpa, cui seguì un altro pezzo. Le rappresentazioni dell'opera, interrotte per far posto al Faust, vennero riprese il 25 gennaio con il tenore Pasquali. Le stecche del tenore scatenarono il pubblico, e successe di tutto, al punto che, dopo il secondo atto, dovettero essere restituiti i biglietti. Un'ordinanza prefettizia del giorno dopo ordinò la chiusura del teatro, giustificata dal comportamento degli spettatori. La Gazzetta di Parma rilevò che questi avevano "sì il diritto di fischiare un cantante che non soddisfa, ma giammai passare alle parolacce ed insulti plateali. E' uomo e come tale va rispettato". Il provvedimento era però considerato eccessivo, in quanto si colpiva in tal modo il lavoro di un centinaio di persone, mentre sarebbe stato più opportuno sorvegliare i "mascalzoni che, con pressioni e minacce di fischi" si imponevano agli artisti per ottenere biglietti di favore. Anche in articoli dei giorni successivi il giornale definiva la clacque "lebbra dei teatri", facendo sapere che non si era dinanzi a "una società organizzata, con capi, sottocapi e regolamenti, come in altre città, ma solamente un'accozzaglia di camorristi", che dei biglietti di favore facevano poi commercio, minacciando fischiate se questi erano negati. Il teatro riaprì il 29 con una fortunata recita del Faust. L'ultima della Traviata fu la serata senza storia dell'11 febbraio, che ebbe per tenore Achille Tomei.

gen. 18
Faust, dramma lirico, musica di Charles Gounod. (7)
Achille Tomei (Faust) t; Tancredi Bellusi (Mefistofele) bs; Antonio Negrini (Valentino) br; Carlo Pasini (Wagner) t; Isabella Svicher (Margherita) s; Lia Malvezzi (Siebel) ms; Barbara Radicchi (Marta) ms

Il manifesto della prima riportava che "la distinta concertista d'Arpa, sig.na Adele Bati si presta gentilmente". Questo spettacolo, "più che una vera prima, si deve considerare come una prova, anzi un'anti prova generale. E come tale ogni giudizio in proposito sarebbe prematuro, intempestivo". L'azione scenica era tutt'altro che perfetta, e nell'orchestra si rilevava la deficienza degli archi. Il cronista della Gazzetta prevedeva che sarebbero state necessarie delle sostituzioni. Il giovane basso Bellusi aveva avuto un "successo splendido, trionfale addirittura", e bene si erano disimpegnati la Svicher e Radicchi. Dal giorno dopo, la seconda, la Malvezzi venne sostituita da Emilia Sartini Lombardi, e l'esito fu ancora una volta contrastato. Il 21, terza, non vi era molta gente in teatro, ma in compenso molta era l'elettricità. Appena alzato il sipario, iniziarono i fischi al tenore, per cui, finito il prologo, l'impresa fece affiggere nell'atrio un avviso in cui annunciava che dall'indomani la parte di Faust sarebbe stata interpretata da un nuovo tenore, Giuseppe Borgatti. "Avvenne che il tenore Tomei, che nelle rappresentazioni precedenti si era mostrato deficiente di mezzi vocali, dal terz'atto in poi cantò con arte e perizia non comune, sfoggiando una voce che nessuno gli avrebbe supposto. Da qui, applausi, chiamate al proscenio, vere ovazioni". Il giorno dopo, come annunciato, la parte venne disimpegnata da Giuseppe Borgatti, un giovanissimo che si era diplomato al Liceo musicale di Bologna nel giugno precedente. Ugo Saltini sulla Gazzetta di Parma scrisse che, malgrado i pessimi propositi e le cattive prevenzioni del pubblico, malgrado fosse paralizzato dal panico, pur tuttavia in più di un punto riuscì a farsi applaudire dal teatro affollatissimo. Rilevava inoltre: "Ha voce di timbro gradevole, intonata, abbastanza estesa, peccato che in scena sia così impacciato e non sappia muoversi convenientemente". Allo spettacolo del 23 fu annunciato che Borgatti era indisposto: "pur tuttavia cantò egregiamente "Salve dimora", riscuotendo le più calorose e spontanee approvazioni". L'indipendente rilevò parimenti che "si era presentato al pubblico un po' impacciato nei modi, e sotto goffo vestito; però la sua voce bella, fresca e forte, trovò, sin dalla prima sera, una buona accoglienza". Malgrado questi incoraggiamenti, nella stesura delle sue memorie Borgatti ignorò questa rappresentazione parmense. La sera seguente il tenore fu così Pietro Pasquali, quello che il giorno dopo avrebbe suscitato quel putiferio nella Traviata, di cui abbiamo detto sopra. Sulla Gazzetta di Parma del 29 è riportata una lettera di saluto di Borgatti, che ringraziava per l'accoglienza ricevuta, malgrado le precarie condizioni di salute, e si augurava di poter dare nuovamente prova di sé davanti a quel pubblico. Il 29 il tenore fu ancora il Tomei.

feb. 1
Lucia di Lammermoor, dramma tragico, musica di Gaetano Donizetti. (6)
Antonio Negrini (Enrico) br; Isabella Svicher (Lucia) s; Achille Tomei (Edgardo) t; Carlo Pasini (Arturo) t; Tancredi Bellusi (Raimondo) bs; Barbera Radicchi (Alisa) ms

L'opera non era prevista nel cartellone che annunciava gli spettacoli delta stagione: come seconda era indicata Ginevra di Giuseppe Vigoni, che aveva avuto successo a Firenze. Essendo però stato sostituito il Vigoni come direttore d'orchestra quando Radicchi aveva lasciato l'impresa, il nuovo impresario aveva preferito puntare su di un lavoro sicuro. La prima però fu "così impreparata, strapazzata, mutilata, che non si può che stigmatizzare e deplorare vivamente come l'impresa abbia avuto il coraggio di presentare al pubblico uno spettacolo simile, che aveva tanti punti di contatto con la parodia". Ebbe successo, un trionfo, la Svicher nella scena della pazzia, bene il basso Bellusi e l'arpista Bati. Per gli altri il pubblico reagì gridando e fischiando di santa ragione in più di un punto, in altri ridendo a crepapelle". Dalla seconda gli spettatori furono pietosi e concessero applausi per tutti, al punto che il 4 febbraio "persino Pipiola dovette concedere un bis". Il giornale non spiega a chi fosse stato appiccicato questo soprannome. Il 7, martedì grasso, (la locandina riportava erroneamente 9 gennaio), omettendo il duetto fra tenore e baritono del terzo atto, dopo la rappresentazione si ebbe un "grandioso" veglione mascherato: per accedere sia all'opera che alla festa, il biglietto era fissato per gli uomini in lire 2,50 e per le donne in 1,50, mentre l'ingresso al solo veglione era di 2 lire per i primi e 1 per le seconde. La sera dopo, sempre omettendo il duetto, tra il primo e il secondo atto il contrabbassista Italo Caimmi, accompagnato al pianoforte da Ubaldo Zanetti, eseguì il Gran concerto per contrabasso di Giovanni Bottesini, l'Elegia e la Tarantella. Così si legge sulla locandina: non è chiaro se lo strumentista eseguì il Concerto n. 2, oltre ai due pezzi, o se chiamò "Gran concerto" l'Elegia e la Tarantella, che spesso, anche dallo stesso autore, erano eseguite insieme. Il 19, essendo indisposta la Svicher, si dette uno spettacolo misto: il primo e secondo atto del Faust, e il quarto della Lucia senza il rondò e il duetto tra tenore a baritono: dopo lo spettacolo veglione. La stagione andava a rotoli, travolgendo il nuovo impresario, Raffaele Stella, che il 16 febbraio decise di rinunciare a terminare la serie degli spettacoli. Gli artisti decisero allora di continuare in proprio, dando quella sera il Faust con la serata d'onore del Tomei, sabato la Lucia festeggiando Bellusi, e concludere la domenica con La traviata, dedicata alla Svicher. Si sperava così di "portare in porto la nave avariata, anzi molto sdrucita dello spettacolo del Reinach". Non vi era però accordo tra i membri della compagnia e la stagione si concluse il 18 febbraio con un Faust, "serata a totale beneficio di tutti gli artisti", nella quale Gustavo Pompili concesse gratuitamente l'uso del teatro. La recita era giustificata dal fatto che, venuto meno il progetto di dare le tre recite in abbonamento, serviva a limitare il danno arrecato agli artisti: fu un fiasco clamoroso, che la Gazzetta defini un' "edizione per ridere". Benché il manifesto desse tra gli esecutori la Svicher, la primadonna era andata via: per non mandare a monte lo spettacolo, Emilia Sartini Lombardi si presentò nella parte di Margherita, e la Radicchi disimpegnò quella di Siebel e di Marta. Qualche giorno dopo la Gazzetta pubblicava una lettera dell'impresario Stella, in cui si diceva a disposizione per rimborsare agli abbonati le sette recite non effettuate, ma che sarebbe stato grato a chi non veniva a riscuotere, dato il disastro finanziario in cui la stagione era incorsa.

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5 gennaio 1893 - Rappresentazione straordinaria a totale beneficio del cav. Antonio Papadopoli
"Alcuni Studenti Universitari aderendo alla domanda rivolta loro dal veterano dei caratteristi Goldoniani di coadiuvarlo in una serata a suo totale beneficio, sorretti dal pensiero di poter giovare alle attuali sue condizioni ristrettissime e incoraggiati dalla gentile cooperazione degli egregi Artisti del Reinach e dalla concessione, fatta dall'affittuario sig. Gustavo Pompili e dall'impresa Radicchi, del Politeama Reinach", (così sulla locandina) presentarono un programma che si articolava in tre parti. Mentre la prima e la terza erano dedicate al dramma e alle scene comiche, la seconda comprendeva un concerto:

Vincenzo Bellini: I puritani, rondò per soprano assoluto (Isabella Svicher); Augusto Rotoli: Mia sposa surà la mia bandiera, romanza per baritono (cav. Arturo Marescalchi); Luigi Denza: Nel camposanto, romanza per mezzosoprano (Isabella Veschi); Gaetano Donizetti: La favorita, "Spirto gentil" (Aurelio Mauri t); Jacques Offenbach: Musette, per violoncello (Isabella Svicher)

Al pianoforte sedeva Italo Azzoni. Gli intermezzi furono "rallegrati dalla musica del 63° Reggimento, ottenuta per gentile concessione del Sig. Comandante il Presidio". La serata a beneficio del quasi novantunenne attore, già gloria del teatro italiano, sull'esempio di quanto era avvenuto in altre città, fu un successo. Il teatro era gremito, e fu una "serata da far epoca" per il massimo ordine e l'educazione, la cui "quiete non fu turbata da quei soliti gridi e basse parole che per il solito si fanno udire in quel teatro". La Svicher, applauditissima come soprano e violoncellista, dovette bissare il rondo dei Puritani.

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1-9 aprile 1893 - Stagione d'opera di primavera
Impr. Anacleto Tavernari; Augusto Franzoni dir. orch.; Eraclio Gerbella dir. coro; Lodovico Mantovani sp; banda sul palcoscenico.

Norma, tragedia lirica, musica di Vincenzo Bellini. (4)
Giuseppe Asti (Pollione) t; Luigi Ferraioli (Oroveso) bs; Annetta Vita (Norma) s; Camilla Merli (Adalgisa) s; Carlo Pasini (Flavio) t; Irma Monica (Clotilde) ms

"Norma divina! Norma immortale! Tu resisti al tempo; tu sei all'infuor delle scuole, tu sei persino superiore allo strazio dei tuoi esecutori. [...] Ammirerò sempre il coraggio di quella cantante che affronta quel colosso che è Norma, ma inchinandomi al coraggio dell'attuale protagonista, non posso a meno di dichiarare che il suo m'e parso un coraggio che oltrepassava il limite della temerarietà. Non parlerò degli altri sempre per essere mite. Il pubblico non può essere accusato di ferocia e nemmeno di troppa severità". Questo giudizio della Gazzetta - il pubblico, invece, fu contento e applaudì - fece arrabbiare l'impresario, che tolse l'ingresso gratuito al cronista della Gazzetta a al corrispondente del Corriere della sera. Non sappiamo pertanto, oltre alle quattro recite di cui siamo documentati, quante altre ce ne furono. Dalla seconda, 2 aprile, la parte di Adalgisa venne affidata ad Ida Sambo, che ottenne il gradimento.

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23-26aprile 1893 - Concerti
Frantisek Ondricek vl; Caren Ondricek s, Augosto Framke pf.

Concerto n. 1
Felix Mendellsohn Bartholdy: Concerto per violino (Ondricek); Edvard Schuett: Impromptu per pianoforte e Fryderyk Chopin: Valse per pianoforte (Framke); Frantisek Ondricek: Barcarola e Nicolò Paganini: Movimento perpetuo (Ondricek); Martini: Piacere d 'amore e Giovanni Paisiello: Zingarella (Caren Ondricek); Frantisek Ondricek: Fantasia slava (esegue l'autore); Franz Liszt: La campanella (Framke); Franz Schubert: Il curioso e Robert Schumann: La dedicazione (Caren Ondricek); Frantisek Ondricek: Arie ungheresi (1'autore)

Concerto n. 2
Nicolò Paganini: Concerto per violino n. 1 (Ondricek); Fryderyk Chopin: Studio e Adolph von Henselt: Studio (Framke); Giuseppe Tartini: Il trillo del diavolo (Ondricek); Franz Schubert: Impazienza e Massimo Marchisio: Foletta (Caren Ondricek); Ludwig van Beethoven: Romanza in sol e Joseph Lauber: Polonaise (Ondricek); Moritz Moszkowski: Valse de concert (Framke); Nicolò Paganini: Le streghe (Ondricek)

Alla prima lo scarso pubblico presente tributò il trionfo al violinista: tutti i suoi pezzi vennero bissati, e a volte trissati. Questo si ripeté anche al secondo concerto, in cui il pubblico fu più numeroso. Applauditi anche la cantante e il pianista: "peccato che il pianoforte non sia da concerto!"

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29 aprile-10 maggio 1893 - Compagnia napoletana di operette e fiabe Emilia Persico
Direttore Giovanni Persico; Giovanni Persico e Pasquale Rispetto dir. orch.

apr. 29
Diavolina, operetta di Raimondo Rossi. (..)
Adele Ceccarelli (Ramorino); Antonino Abbate (Parafan); Luigi Langhella (Picchio); Arturo Furlai (Pichillo); Aniello Balzano (Pascariello); Emilia Persico (Diavolina)

mag. 2
L'isola incantata, operetta di Raimondo Rossi. (..)

mag. 3
Il trionfo d'amore, operetta di Pasquale Rispetto. (..)

mag. 5
La gemma del sole, operetta di De Vita. (..)

mag. 7
Cavalleria rusticana, operetta parodia di Raimondo Rossi. (..)

mag. 10
Santarellina, operetta tradotta dal francese, musica di Crescenzio Buongiorno. (..) Elvira Perretti (Fernando); Albertina Scolari (superiora); Annetta Perretti (Corinna); Antonino Abbate (magg.. Cibù); Luigi Langella (Picchio); Arturo Furlai (Pichillo); Aniello Balzano (Pascariello); Emilia Persico (Dionigia),

Le notizie circa questa stagione sono assai scarse, in quanto continuava l'ostracismo di Tavernari nei riguardi del cronista della Gazzetta, a questi, pertanto, solo a volta dette notizie, e scarse. Rilevò che, pur presentando la compagnia un bel numero di novità, si trattava per lo più di di cose meschine. Per la prima l'accoglienza era stata fredda, essendo Diavolina "una sciocchezza lunga e noiosa". Piacque invece Emila Persico nell'interpretazione delle canzoni napoletane, con cui si esibì negli intervalli. Negli anni seguenti, infatti, Emilia Persico diventò "la canzonettista per eccellenza e deliziò della sua voce, della sua figura, della sua interpretazione il pubblico" dei più eleganti café-chantant di tutta Italia. "Al corpo vigoroso ed elegantissimo, onde ogni senso d'ammirazione è desto, si aggiunge la ben suaditrice malìa dello sguardo così bello, insinuante e dolce anche quando non vuol essere ammirabile e per la scena tiranna, vorrebbe rinunziarvi un istante". Così abbiamo letto su di un frammento di giornale, dal quale mancavano titolo e data: aveva conservato l'immagine formosa della chanteuse che i parigini definivano endiablées. Emilia Persico merita vengano citate anche le parole che Michele Maitilasso scrisse in Scena illustrata del 15 marzo 1894: "Pochi anni fa, in Napoli, laggiù nell'abbandonata villa del popolo, nel Nuovo Politeama, recitava un'accozzaglia di gente fra i fischi e i torsi dei "guagliune de bascie Porte". Fra questi compariva anche l'avvenente giovane Emilia Persico. Un bel giorno vedo il ritratto di costei nella Tribuna illustrata della domenica... La cantante di quel teatro di legno, dal pubblico di "guagliune", era fuggita a Roma, ed accolta in uno dei soliti café-chantant, facendo pompa di sé era riuscita ad ottenere il titolo di divette". Dopo alcuni anni di operetta, nel 1902, la Persico spiccò il volo verso il Cirque des Variétées, vi debuttò quale chanteuse italienne à voix, e vi conseguì un successo pressocché storico. Aveva tutto: voce, brio, intelligenza, eccezionale simpatia personale: non era bella, ma seducente. L'ultimo successo di una tournée uruguaiana fu un ricco matrimonio. L'operetta di chiusura della stagione, Santarellina, "quantunque insopportabilmente lunga, piena di personaggi inutili e con recitativi superflui e noiosi" aveva avuto successo. Clou erano le canzoni napoletane, sempre, però, le stesse.

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15-29 maggio 1893 - Compagnia italiana di operette comiche della Città di Napoli
Direttore Raffaele Scognamiglio; Edoardo Sassone dir. orch.

mag. 15
Boccaccio, operetta di Franz von Suppé. (2)
Paolina Parmigiani (Boccaccio); Eugenio Vitolo (princ. di Palermo); Luigi Grassi (Scalza); Rosina De Petris (Beatrice); Alemanno Fontis (Lotteringhi); Giulia Pagella (Isabella); Antonio Bertini (Lambertuccio); Elettra Garbato (Peronella); Mariannina Bianchi (Fiammetta); Carolina Vitolo (Leonetto); Cesare Barbetti (vendistorie, un incognito); Vittorio Sornaga (Fresco, maggiordomo); Michele Avallone (povero); Eleonora Avallone e Emilia Bettini (contadine)

mag. 17
I granatieri, operetta di Vincenzo Valente. (3)
Vincenzina Barbetti (Ninì); Maria Vergy (Dorotea); Rosina De Petris (Beatrice); Carolina Vitolo (Ginetta); Giulia Pagella (Celestina); Ida Rischas (Gelsomina); Luigi Grassi (Bernardo); Antonio Bertini (march. di Largetrou); Carlo Zera (Edoardo); Attilio Marverti (Giorgio); Cesare Barbetti (sindaco); Attilio Baldeschi (De La Zabatier, granatiere); Vittorio Sornaga (Lorgepée, John Groom); Enrico Fazio (Paolo); Riccardo Berardi e Adolfo Calamini (granatieri); Irene Casalis (alfiere)

mag. 19
Regina e contadina, operetta di Enrico Sarria. (3)
Mariannina Bianchi (regina di Leone); Maria Vergy (Carmen); Gaudenzio Culzoni (Sebastiano); Attilio Marverti (Pedro); Carlo Zera (Sallustio); Antonio Bertini (Cesare); Cesare Barbetti (Pablo); Attilio Baldeschi (paggio)

mag. 23
Makmus, operetta di Edoardo Sassone. (4)
Luigi Grassi (Pippetto Pippirinetto); ...

mag. 26
La mascotte, operetta di Edmond Audran. (3)
Antonio Bertini (Lorenzo XIV); Eugenio Vitolo (princ. Felice); Vincenzina Barbetti (Nina); Nina Cappelli (Fiammetta); Giuseppe Grassi (Andrea); Maria Vergy (Tonio); Luigi Grassi (Fritellini); Cesare Barbetti (Matteo, bracchiere); Vittorio Sornaga (medico); Enrico Fazio (serg.); Ida Rischas e Nina Manfredonia (cacciatori); Giulia Pagella a Annetta Surano (contadine)

mag. 27
La gran via, zarzuela di Federico Chueca e Joaquìn Valverde. (2)

Si trattava di una delle migliori compagnie di operette: buoni elementi, proprietà di messa in scena e ricchezza di costumi, portarono a un notevole gradimento del pubblico, che tributò un meritato successo agli spettacoli. Regina e contadina, vecchia operetta semi seria ma nuova per Parma, fu applaudita per la ricchezza di musica graziosa e ben fatta; Makmus, féerie ultra fantastica, stupì per l'insolito lusso, e gli applausi toccarono anche al macchinista per gli effetti e le trasformazioni a vista. Il 29, ultimo spettacolo, fu in onore di Luigi Grassi con un programma comprendente il primo atto dell'operetta Mascotte, lo scherzo comico Don Pippetto erede di 60.000 scudi ovvero Un duello fra Pippetto e un pazzo, l'esecuzione della canzone napoletana O cuncorso d'a bellezza da parte della prima donna brillante Vincenzina Barbetti; La gran via chiuse la serata.

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24 ottobre-22 novembre 1893 - Compagnia italiana di operette comiche
Direttore Odoardo Franzini; Corrado Corradori dir. orch.; Giovanni Montefusco altro m.

ott. 24
La figlia di madama Angot, operetta di Charles Lecocq. (3)
Clelia Luciani (Claretta Angot); Lina Montis (Lange); Mario Cubeddu (Pitou); Giuseppe Bracony (Larivaudiére); Odoardo Franzini (Pomponet); Antonio Vernati (Louchard); Ercole Gatti (Trenitz, Boutot); Annina Montefusco (Amaranta); Jenny Salvatelli (Babet); Carlo Dreoni (Decoudray, Cadet)

ott. 24
La gran via, zarzuela di Federico Chueuca e Joaquìn Valverde. (10)

ott. 26
La befana, operetta di E. Ovidi. (1)

ott. 27
Tricanao, operetta di Corrado Corradori. (1)

ott. 28
I moschettieri al convento, operetta di Louis Varney. (4)

Ott. 31
La mascotte, operetta di Edmond Audran. (2)

nov. 4
La bella Elena, opera buffa di Jacques Offenbach. (2)

nov. 6
Le campane di Corneville, opera comica di Robert Planquette. (3)

nov. 8
Donna Juanita, operetta di Franz von Suppé. (3)

Alla prima la tela calò tra una generale salva di fischi di un pubblico che fino allora si era trattenuto nel non manifestare troppo il malcontento. La causa fu da attribuirsi alla scarsezza di prove e alle improvvise sostituzioni. La gran via, con molte aggiunte e le graziosissime Clelia Luciani e Lina Montis, furoreggiò per tutta la stagione. Tricanao, di proprietà della compagnia, fu sonoramente fischiata, e "non vale la pena di parlarne". Dal I novembre doveva subentrare la compagnia di Crescenzio Palombi ma, non avendo trovato l'accordo all'ultimo momento, aveva annullato il contratto, e la compagnia Franzini rimase fino al 12 novembre. Il 2 novembre nei Moschettieri debuttò con successo il tenore Felice Tati, mentre nella Bella Elena prima donna fu il mezzo soprano Bice Tati. Fiasco.

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