1918

 

A seguito della disfatta di Caporetto, molte compagnie di operette che agivano nell'Italia nord orientale si trovarono implicate nel caos che ne seguì: si sciolsero, sospesero le recite, o dovettero cambiare programmi: a quanto ci risulta, rimasero coinvolte la Compagnia Lombardo n. 1, per la requisizione del Politeama Verdi di Cremona; la Compagnia Città di Venezia di Cosimo Papadia che, per analoga sorte toccata al Teatro di Mantova, dovette ripiegare sul Teatro Verdi di Milano; la Compagnia di operette Bernini, essendo indisponibile il Teatro del Corso a Padova, che trovò occupazione a Prato, e la Compagnia di Augusto Angelini, che dovette fuggire da Vicenza, e trovare una sistemazione a Ravenna. La stagione di carnevale del Teatro Reinach doveva ospitare la compagnia di operette Città di Venezia che, non disponendo di scene e costumi, per forza maggiore dovette venir meno al contratto. Lohengrin Campanini, che per dimostrare il suo patriottismo aveva voluto cambiare il nome in quello di Italo, per non tener chiuso il teatro nel periodo migliore dell'anno, volle mettere in scena, malgrado la difficoltà causata dai tempi molto stretti, una stagione lirica.

 

22 dicembre 1917-14 gennaio 1918 -Stagione d'opera di carnevale
Tramontano e Romei impr.; Angelo Ferrari dir. orch.; Eraclio Gerbella e Everardo,Bernardelli dir. coro.

dic. 22
Cavalleria rusticana, melodramma, musica di Pietro Mascagni. (11)
Eleonora Perry (Santuzza) s; Leda De Rossi (Lola) c; Tommaso Franci (Turiddu) t; Ubaldo Carozzi (Alfio) br; Enrichetta Marchesini (Lucia) c

Pagliacci, dramma, musica di Ruggero Leoncavallo. (11)
Emma Giansone (Nedda) s; Ulisse Lappas (Canio) t; Matteo Dragoni (Tonio) br; Antonio Prati (Peppe) t; Paolo Ferretti (Silvio) br

Una vera folla attenta, cortese nei momenti avversi e vibrante di entusiastici applausi in quelli buoni, salutò la prima con con unanimi ovazioni. Cavalleria, per un'improvvisa indisposizione del Franci, si può dire si svolse senza tenore, in quanto questi non poté che limitarsi ad accennare la sua parte: salvarono la situazione la Perry, "assai avvenente creatura", che eseguì con calore, e gli altri che si comportarono bene. La De Rossi, giovane allieva di Manlio Bavagnoli, si fece apprezzare per il buon metodo e la voce calda e ampia. Successo senza riserve toccò ai Pagliacci. Decorosa la messa in scena delle due opere, coro e orchestra eccellenti, rappresentati dal maestro Ferrari nella chiamata alla ribalta con gli artisti. Il 23, seconda recita, perdurando l'indisposizione del Franci, cantò Luigi Bolis, che dette buon risalto alla parte di Turiddu, e fu applaudito con calore. Le due opere offrirono nel complesso uno spettacolo encomiabile, salutato con calore dal numeroso pubblico. Non vennero concessi bis, in quanto un decreto eccezionale obbligava di chiudere i teatri a mezzanotte. Il 25, terzo natale di guerra, il teatro segnò un tutto esaurito, mentre il 26 Turiddu fu l'esordiente tenore Roberto Paglierani, allievo del Liceo musicale di Pesaro, che dette prova di facile emissione della splendida voce. Il 30, nello spettacolo pomeridiano, il baritono Carozzi interpretò anche la parte di Tonio, mentre il 31 fu la serata d'onore della Perry, che offrì all'uditorio una romanza.

dic. 29
Il trovatore, dramma, musica di Giuseppe Verdi. (6)
Matteo Dragoni (conte di Luna) br; Emma Gottardi (Leonora) s; Leda De Rossi (Azucena) c; Italo Righi Briani (Manrico) t; Enrico Spada (Ferrando) bs

Una folla ben disposta, in cui preponderante era il colore grigioverde delle divise militari, ascoltò con attenzione, e fu generosa in applausi e chiamate per tutti gli interpreti, che offrirono un canto corretto, attento e sicuro: pochi spettacoli lirici avevano incontrato ultimamente al Reinach tanto successo. Dallo spettacolo del 6 la parte di Eleonora fu ricoperta dall' applaudita Berta Cutti.

gen. 5
La bohème, musica di Giacomo Puccini. (6)
Pietro Gubellini (Rodolfo) t; Riccardo Tegani (Marcello) br; Paolo Ferretti (Schaunard) br; Enrico Spada (Colline) bs; Raffaele Barocchi (Benoit e Alcindoro) bs; Linda Cannetti (Mimì) s; Emma Giansone (Musetta) s

Una sala magnifica salutò con calorosi applausi uno spettacolo riuscitissimo sotto ogni punto di vista: molto bene i cori, l'orchestra, la banda, freschi e belli gli scenari, come in tutta la stagione: successo personale raccolsero il direttore dell'orchestra, il soprano e il tenore; applauditi tutti gli altri interpreti. Il 6, seconda, la parte di Marcello fu ricoperta dal Carozzi, per indisposizione del baritono Tegani, che riprese il posto nello spettacolo successivo. Il 14, festività di S. Ilario, protettore della città, fu l'opera di chiusura, tra un succedersi continuo di ovazioni e richieste di bis. Si trattò di un successo artistico, che coronò una stagione caratterizzata anche da un ottimo successo finanziario.

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22 gennaio-12 febbraio 1918 - Compagnia di operette Gino Vannutelli
Ernani Milanesi, Enrico Pancani, Enrico Diamantini e Nicola Moleti dir. orch.

gen. 22
La casta Susanna, operetta di Jean Gilbert. (4)
Dora Theor; Armando Gianni; ...

gen. 23
La ragazza della taverna, operetta di Enrico Pancani. (2)

gen. 24
La duchessa del Bal Tabarin, operetta di Léon Bard. (4)
Dora Theor; Annetta Peretti; Armando Gianni; Roberto Mari; ...

gen. 25
Il birichino di Parigi, operetta di Alberto Montanari. (1)
Dora cheor; ...

gen. 26
Vita parigina, opera buffa di Jacques Offenbach. (1)
Dora Theor; Annetta Peretti; Norma Lenny (Metella); ...

gen. 28
Addio giovinezza, opera comica di Giuseppe Pietri. (2)
Annetta Peretti; ...

gen. 29
Prestami tua moglie, operetta di Ruggero Leoncavallo. (1)
Dora Theor; Lina Moreno (Margherita); ...

gen. 30
Gri Gri, operetta di Chancel. (2)
Dora Theor; Armando Gianni; Francesco Gargano; ...

gen. 31
Boccaccio, operetta di Franz von Suppé. (2)
Lina Moreno (Fiammetta); Annetta Peretti; ...

feb. 2
La figlia del tamburo maggiore, opera comica di Jacques Offenbach. (1)

feb. 5
La reginetta delle rose, operetta di Ruggero Leoncavallo. (3)
Annetta Peretti (Lilliana); Gino Vannutelli;...

feb. 9
Claudina, operetta di Rudolf Berger. (3)
Dora Theor; Gino Vannutelli; Esther Barone; Italia Del Lago; Armando Gianni; Francesco Gargano; ...

Questa stagione di carnevale fu eccezionalmente fortunata: se in ventisei spettacoli in ventidue giorni (i festivi spettacolo doppio), il botteghino incassò la cifra incredibile di 46.000 lire, pari fu il successo artistico. Non si poté parlare di tutto esaurito, bensì di ressa per riuscire ad entrare in teatro. Un trionfo personale fu quello di Dora Theor, "instancabile, tutta brio, grazia ed eleganza"  e, dal 5 febbraio, data del ritorno dall'America, di Gino Vannutelli, "grande signore della scena, attore e cantante sobrio e misurato, artista dalla recitazione perfetta". In questa stagione debuttarono Norma Lenny, "graziosa nella figura e dalla voce gradevole" e la giovanissima parmigiana Lina Moreno, allieva di canto del maestro La Via. Il 28 diresse in Addio Giovinezza il ventenne livornese Gragnai, che era presso la compagnia per mettere allo studio la sua operetta Vendemmia. Dal lunedì 4 febbraio un decreto prefettizio, al fine di risparmiare energia elettrica, impose che gli spettacoli avessero inizio alle 20,15 per terminare non oltre le 23. Il 9 andò in scena la prima assoluta di Claudina: "Troppo abbiamo sofferto durante i tre atti - e ciascuno è durato un'ora - della prolissità del libretto, della lentezza dell'azione, dell'assenza quasi completa di quell'indiavolato brio parigino che si attende sempre dall'operetta segnatamente quando si sa che essa è stata battezzata con le champagne del Moulin Rouge. [...] Ebbe a Parigi un successo lietissimo ed a Parma venne ascoltata, con pazienza, da capo a fondo, solo pel modo col quale il cav. Vannutelli seppe presentarcela: racchiudendola in una cornice deliziosa costruita con amore, tutta formata di belle tinte, di costumi di buon gusto, di ricchezza di luci, di simpaticità d'interpreti. [...] Dopo un'ouverture tutta in tempi di valzer, un piccolo gioiello di grazia, [...] il libretto prese il sopravvento mostrandosi troppo spesso stiracchiato o troppo vuoto con adattamenti musicali presi in qua e in là, e mossi con la più bella disinvoltura lehariana. E così, invece dell'operetta parigina che tanto s'attendeva, non s'ebbe che un costante, che un forzato richiamo alla forma viennese". Il giudizio del critico forse fu un pò troppo duro, dato che l'operetta ritornò sulla scena anche nelle due sere successive con grande successo: bisogna dire che Vannutelli l'aveva data in mano al maestro Pancani che, lavorando poderosamente di forbici e lima, l'aveva adattata ai gusti del pubblico italiano, consentendo all'operetta di proseguire la sua strada anche in altri teatri.

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14-17 febbraio 1918 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Anacleto Tavernari impr.; Pasquale La Rotella dir. orch.; Eraclio Gerbella dir. coro.

Il barbiere di Siviglia, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini. (4)
Giovanni Genzardi (Almaviva) t; Concetto Paterna (Bartolo) bs; Maria Perosio (Rosina) s; Francesco Maria Bonini (Figaro) br; Luciano Donnaggio (Basilio) bs; Ebe Ticozzi (Berta) s

Prezzi molto rialzati, ma sala piena, in specie di divise di tutti gli eserciti alleati. Anche se il critico non fu certo entusiasta dell'esecuzione, vi furono applausi per tutti. Ottima l'orchestra e il suo direttore: si volle bissata la sinfonia. Nella lezione del terzo atto la Perosio cantò la cavatina nella Semiramide "Bel raggio lusinghier". Il 16 il buffo Paterna "sostituì all'aria originale di Rossini Manca un foglio del Romani, che meglio gli si adattava". Domenica 17, due spettacoli affollatissimi che fecero superare le 12.000 lire d'incasso per la breve stagione. Il Teatro Reinach, d'altronde, a detta dei giomali teatrali, era diventato tra i più proficui di quelli di provincia, e nel carnevale testé decorso, tra prosa, lirica e operetta aveva toccato le 125.000 lire di incasso.

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20 marzo-7 aprile 1918 - Stagione d'opera di primavera
M. Galeazzi impr.; Icilio Nini Bellucci dir. orch.; Eraclio Gerbella e Everardo Bernardelli dir. coro.

mar. 20
La traviata, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (7)
Bina De Marchini (Violetta) s; Enrichetta Marchesini (Flora, Annina) ms; Vittorio Salbego (Alfredo) t; Matteo Dragoni (Giorgio Germont) br; Arturo Montanari (D'Obigny, dott. Grenvil) bs; De Rossi t; Zoni

Il gran pubblico passò sopra al panico della prima, essendo stata la sua attenzione "attratta e conquisa dalla dolcissima figura della protagonista: di squisita e delicata bellezza, per la fiorente giovinezza e per la serena eleganza": una debuttante di meno di vent'anni. Anche gli altri cantanti raccolsero la loro parte di successo, come pure il direttore, i cori, e l'orchestra. Se la seconda andò nel complesso molto meglio, e fu bissato il preludio dell'ultimo atto, il favore andò via via aumentando con il procedere delle repliche. Il 30, al posto di Dragoni, si esibì il baritono Ciro Scafa, applaudito; la sera del 1 aprile fu in onore del Dragoni, e quella del 7 della De Marchini, cui il brillante debutto parmigiano aveva portato subito due scritture nei teatri di Verona e di Alessandria.

mar. 27
Madama Butterfly, tragedia giapponese, musica di Giacomo Puccini. (6)
Carmen Toschi Carpi (Butterfly) s; Emilia Noferini (Suzuki) ms; Pietro Gubellini (Pinkerton) t; Ciro Scafa (Sharpless) br; De Rossi (Goro) t; Zoni

"L'assai discussa opera di Puccini" ritornava a Parma dopo le canzonature e le scortesie che nove anni prima aveva raccolto al Teatro Regio: questa rappresenta- zione al Reinach rappresentò come un'assoluzione, salutata da applausi a scena aperta. Per il soprano fu un trionfo: venne giudicata una "vera miniatura". Un neo fu il coro a bocca chiusa, che però migliorò dalla seconda, la quale segnò l'inizio di un crescendo di successi. Italo Campanini spedì un telegramma a Puccini per comunicargli il successo, e ne ricevette uno di congratulazioni per la compagnia. Per le feste pasquali vennero invitati a teatro da Campanini e dall'impresario i mutilati e i militari che avevano famiglie nelle terre invase. Il 6 una folla plaudente salutò nella sua serata la Toschi Carpi.

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1-19 maggio 1918 - Stagione d'opera di primavera
Catanuto e Duranti impr.; Attilio Parelli dir. orch.; Eraclio Gerbella dir. coro.

mag. 1
La Gioconda, dramma lirico, musica di Amilcare Ponchielli. (8)
Celestina Boninsegna (La Gioconda) s; Bianca Serena (Laura) ms; Antonio Sebellico (Alvise) bs; Arduina Spangaro (la cieca) c; Giovanni Calleri Poggi (Enzo) t; Salvatore Vinci (Barnaba) br; Paolo Ferretti; Antonio Prati; Fernanda Colombo (ballerina)

Un pubblico, che si poteva contare in migliaia di persone, poté assistere, calcato all'inverosimile, a uno spettacolo che offrì l'interpretazione di una grande Celestina Boninsegna. Per il resto si risentivano le difficoltà che si incontravano nell'allestire le opere liriche, specie nel campo maschile: negli interpreti, nelle orchestre e nelle masse corali, e lo spettacolo non era esente dagli inconvenieriti causati da questo "stato di guerra". L'edizione era poi affrettata, e il pubblico dimostrò di non gradire certi applausi troppo insistenti: comunque manifestò il gradimento a tutti. Bianca Serena, debuttante diciannovenne profuga da Treviso, allieva di Orefice, dimostrò la buona scuola; bene anche la cieca, altra debuttante, e applausi pure alla ballerina della "Danza delle ore", pezzo che, secondo le intenzioni del compositore, avrebbe dovuto essere interpretato da ventiquattro ballerine, una per ogni ora. Dalla seconda, raggiunto un buon affiatamento, si ebbero rappresentazioni belle, tranquille, serene.

mag. 8
Carmen, dramma lirico, musica di Georges Bizet. (8)
Berta Jullian Venturini (Carmen) ms; Clotilde Zanardi (Micaela) s; Arduina Spangaro (Frasquita) s; Ada Carrara (Mercedes) ms; Bindo Gasparini (José) t; Antonio D'Alessandro (Escamillo) br; Antonio Sebellico (Zuniga) bs; Fernanda Colombo (ballerina)

Per mettere a punto le prove, la prima era stata rinviata di un giorno. La folla, salvo un piccolo gruppo di costantemente incontentabili, "ebbe il buon gusto di giudicare lo spettacolo con criteri di circostanza", apprezzando quanto c'era di ben fatto, e sorvolando con bonarietà sulle deficienze. Tenendo così conto delle diffi- coltà, il successo fu buono, e tutti gli interpreti furono applauditi. Molto bene coro e orchestra, della quale fu oggetto di ovazioni particolari Paolo Cristoforetti per l'a solo di flauto nel preludio atto terzo; applaudita anche la ballerina.

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19-23 giugno 1918 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Anacleto Tavernari impr.; Giacomo Armani dir. orch.

Rigoletto, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (4)
Lionello Cecil (duca di Mantova) t; Domenico Viglione Borghese (Rigoletto) br; Dalmazia Cappelli (Gilda) s; Giovanni Azzimonti (Sparafucile) bs; Leda De Rossi (Maddalena) c; Enrichetta Marchesini (Giovanna, cont.a Ceprano); Vincenzo Cassia; Attilio Muzio; Felice Foglia

La Gazzetta riportò che il baritono Viglione, scritturato al Teatro del Liceo di Barcellona, "con una clausola satura di italianità" aveva imposto che non sarebbe stato chiamato a partecipare all'esecuzione di opere tedesche. Un tutto esaurito dimostrò alla prima che la vecchia opera conservava ancora tutto il suo fascino: il successo fu grandioso e clamoroso, e un unanime fervore di applausi salutò tutti i maggiori interpreti, che bissarono la chiusa del terzo atto. Gilda, giovanissima, trionfò per la sua voce fresca ed estesa, come pure il tenore, un australiano, che calcava le scene da solo sei mesi. Benissimo coro e orchestra. Anche le repliche ebbero una cronaca lieta: alla seconda fu bissato "Sì, vendetta", mentre la brevissima stagione si concluse con la Marcia reale.

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29-30 giugno 1918 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Ferruccio Calusio dir. orch.

Don Pasquale, dramma buffo, musica di Gaetano Donizetti. (2)
Giuseppe Kashmann (Pasquale) bs; Ernesto Badini (Malatesta) br; Lionello Cecil (Ernesto) t; Ines Maria Ferrari (Norina) s

Pur avendo superato i settant'anni, Giuseppe Kashmann, grande gloria del palcoscenico, continuava a calcare le scene, avendo mutato il repertorio da baritono a quello di buffo. La Gazzetta, dopo aver ricordato le sue presenze al Teatro Regio nei gloriosi anni, scrisse che adesso aveva dato vita a "una creazione perso- nalissima d'una comicità distinta e signorile, efficace in quanto lontana dalle esagerazioni". Grandi lodi furono dedicate alla Ferrari, "figurina squisita, vero bijou, voce intonatissima tutta d'argento, elegante nell'azione scenica". Bene anche il tenore, il baritono, l'orchestra e il direttore. Anche la seconda fu una "deliziosa e squisita rappresentazione".

Dal 6 al 14 luglio era stata scritturata per il Teatro Reinach la famosa compagnia di operette Città di Genova, che doveva aprire la stagione con Addio giovinezza e presentare un buon numero di novità. Sulla Gazzetta del 6 però si legge, al posto della cronaca dello spettacolo, che la compagnia si era sciolta a Novi Ligure. Venne sostituita con una compagnia di prosa.

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9-20 ottobre 1918 - Rappresentazioni straordinarie d'opera
Anacleto Tavernari impr.; Icilio Nini Bellucci dir. orch.; Eraclio Gerbella e Everardo Bernardelli dir. coro.

ott. 9
La fanciulla del West, opera, musica di Giacomo Puccini. (7)
Lucia Crestani (Minnie) s; Leone Paci (Jack Rance) br; Ulisse Lappas (Johnson) t; Favi (Nick) t; Vincenzo Cassia (Ashby) bs; Attilio Muzio; Monticelli; Felice Foglia; Zoni; Palmiro Domenichetti t; Maria Vaccari (Wowkle) ms.

Si trattò della prima a Parma dell'opera di Puccini che, qualche anno prima era giunta sino alla prova generale, e poi era stata abbandonata. Un teatro affollato voleva adesso giudicare, e il primo atto si concluse tra il silenzio generale. Col procedere dello spettacolo, i tre interpreti principali seppero dominare anche i più diffidenti, "soggiogandoli con le loro meravigliose suggestioni": scoppiarono così applausi unanimi e calorosi. Per incoraggiare il pubblico, la seconda fu a prezzi ridotti: l'opera fu seguita con interesse crescente, e si ebbero applausi in ogni parte. Il 13, ultima del tenore Lappas, dovette bissare "Ch'ella mi creda", e il 16 la parte fu ricoperta da Giuseppe Taccani: festeggiato, anche lui dovette bissare la celebre aria. Il 20, ultima "dell' interessante opera di Puccini" e della breve stagione, la Gazzetta scrisse che il successo era andato aumentando ogni sera ,"anche per l'eccellente esecuzione".

ott. 15
Lucia di Lammermoor, dramma tragico, musica di Gaetano Donizetti. (3)
Giuseppe Noto (Enrico) br; Amelia Canuti (Lucia) s; Ettore Cesa Paci (Edgardo) t; Palmiro Domenichetti (Arturo) t; Vincenzo Cassia (Raimondo) bs; Monticelli

Una folla corse ad assistere alla vecchia opera, che riservava sempre "momenti di lirismo fascinatore", e le tributò grande successo. L'edizione fu nel complesso pregevole, e il soprano dovette bissare il rondò. Applauditi anche l'arpista Brunatti e il flautista Cristoforetti. La seconda, a prezzi popolari, confermò e aumentò il successo. Indisposto il basso Cassia, la sua parte fu interpretata dal baritono Paci.

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3-30 novembre 1918 - Compagnia Italiana di operette
Direttore Augusto Angelini; Nicola Moleti dir. orch.

nov. 3
La duchessa del Bal Tabarin, operetta di Léon Bard. (3)
Edmea Sarbo; Zaira Teheran; Romeo Vinci; Guido Vezzani; ...

nov. 3
La regina del fonografo, operetta di Léon Bard. (2)
Silvia Gordini Marchetti; Virginia Farri; Romeo Vinci; Guido Vezzani; Augusto Petrucci; ...

nov. 5
La signorina del cinematografo, operetta di Carlo Weinberger/Léon Bard. (2)
Zaira Teheran; Romeo Vinci; Edmea Sarbo; Guido Vezzani; ...

nov. 6
Il duchino, operetta di Charles Lecocq. (6)
Silvia Gordini Marchetti; Zaira Teheran; Virginia Farri; Mieli; Augusto Angelini; ...

nov. 7
Boccaccio, operetta di Franz von Suppé. (2)
Zaira Teheran; Virginia Farri; Romeo Vinci; Mieli; Augusto Petrucci; Guido Vezzani; ...

nov. 8
Ave Maria, commedia musicale di Angelo Bettinelli. (6)
Silvia Gordini Marchetti; Augusto Angelini (maestro Felice); Edmea Sarbo; Annita Farri; Romeo Vinci; Guido Vezzani; ...

nov. 11
Fanfan la Tulipe, operetta di Louis Varney. (3)
Virgina Farri; Annita Farri; Giuseppe Sorbi; Mieli; Guido Vezzani; Augusto Petrucci; Edoardo Pangrazy; ...

nov. 12
Parigi senza veli, operetta di Angelo Bettinelli. (2)
Edmea Sarbo; Guido Vezzani; Annita Farri; Augusto Petrucci; Virginia Farri; Romeo Vinci; ...

nov. 13
Addio giovinezza, opera comica di Giuseppe Pietri. (1)
Silvia Gordini Marchetti; Romeo Vinci; Guido Vezzani; ...

nov. 16
Il soldato di cioccolata, operetta di Franz von Suppé. (1)
Augusto Angelini; Zaira Teheran; Virginia Farri; Amelia Sorbi; Romeo Vinci; Guido Vezzani; ...

nov. 18
Amami Alfredo, operetta di Ettore Bellini. (3)
Silvia Gordini Marchetti (Viola); Virginia Farri (Marcella); Augusto Angelini (Robinet); Romeo Vinci (Alfredo); Guido Vezzani (Castruccio); Augusto Petrucci (Beniamino); Annita Farri (Spallanzonas)

nov. 22
Le poilu, operetta di Maurice Jacquet. (1)
Silvia Gordini Marchetti (Susanna); Annita Farri (sig.a Letiloy); Romeo Vinci (Valdier); Augusto Angelini (col. di Montbissac); Edoardo Pangrazy (Fiduzel); Guido Vezzani (ordinanza)

nov. 25
La festa dell'arancio, operetta del marchese Corradino Pallavicino, strumentata da Alfonso Raimondi. (3)
Edmea Sarbo; Virginia Farri; Romeo Vinci; Guido Vezzani; Augusto Petrucci; Annita Farri; Panera; Mieli; Pilato; Edoardo Pangrazy; Amelia Sorbi, Ida Bertocchi, Fernanda Caratelli e sorella (i quattro vulcani)

nov. 26
Il marito decorativo, operetta di Adolfo Bossi. (1)
Zaira Teheran; Edmea Sarbo; Guido Vezzani; Mieli; Edoardo Pangrazy; Augusto Petrucci; ...

nov. 28
Il re dei belli, operetta di Giuseppe Camerani. (1)

nov. 29
Santarellina, operetta di Hervé. (2)
Augusto Angelini (Celestino); Edmea Sarbo; ...

Stagione trionfante, anche perché corrispose con la fine vittoriosa dell'orrendo massacro, e tutti, militari e borghesi, certi di un avvenire migliore, avevano la frenesia di festeggiare. Se l'11, genetliaco del re, vi fu una serata di gala, e la sera seguente venne eseguito un Inno per Trento e Trieste del maestro Roteglia, si può dire che non passasse giorno in cui non si eseguissero gli inni nazionali. Ci sia consentito un inciso su Adolfo Roteglia: maestro di banda, legò il suo nome alle osterie parmigiane e, più che alla musica, dedicò il tempo alle freddure innumerevoli, talune spiritosissime, con le quali teneva banco in quei locali allora frequentatissimi. Fu tutta una serie ininterrotta di teatri esauriti. Evidentemente il decreto prefettizio, che anni prima aveva disposto la limitazione delle entrate ai soli posti a sedere, era caduto nel dimenticatoio, in quanto troviamo scritto di migliaia di presenti, ovunque fosse possibile radunar gente, con un teatro in cui non ci si poteva nemmeno muovere, essendo stipati anche i passaggi e i corridoi; alla serata di chiusura, poi, la polizia dovette intervenire per impedire un ulteriore accesso della folla accalcata dinanzi al teatro. Anche il divieto di fumare era stato evidentemente dimenticato, in quanto si legge di mozziconi di sigari e sigarette che piovevano -assieme a torsoli di mela e bucce di arance - dai loggioni sulle teste di coloro che occupavano le poltrone di platea che, almeno, potevano portare qualcosa a casa, celiava il cronista della Gazzetta, considerati i prezzi che si stavano alzando vertiginosamente: una poltrona di platea costava adesso lire 6,60. Per la prima il teatro era imbandierato, illuminato a giorno, e l'inizio venne dato con l'esecuzione degli inni degli alleati. La compagnia, famosa per il buon gusto, la proprietà e l'affiatamento con cui allestiva i lavori, presentò nuovamente al Reinach Silvia Gordini Marchetti, ritornata sulle scene dopo il decesso del marito Giulio Marchetti, e che dette ancora una volta prova di grazia e finezza nel fraseggiare. La prima novità, Ave Maria, vide una sua grande interpretazione, sorretta dall'ottima esecuzione di tutta la compagnia, salutata da numerose chiamate, approvazioni a scena aperta, e frequenti risate, che ne segnarono il successo. "Operetta spigliata, gioconda, sana e commovente, che tutti possono udire senza arrossire, era un lavoretto ideato con gusto, leggero e brioso, composto con abilità di mano esperta dell'effetto scenico, che seppe dare a tempo pennellate di sentimentalismo, senza nuocere mai all'agilità dell'azione. La musica era alle volte un pò troppo chiassosa e ridanciana, forse per intonarla alla luminosità della scena, alla festosità del dialogo, mentre sarebbe piaciuto di più soventi se fosse stata contenuta in più aristocratica forma". L'altra novità Parigi senza veli, "era una novità in quanto si dava per la prima volta fra noi, ma non per l'argomento, né per la musica che si ricordava d'aver sentita in molte delle operette dell'anteguerra". Il pubblico comunque applaudì, e chiese bis dei balletti eseguiti dalla Sarbo con il Vezzani e da Annita Farri con il Petrucci. Molto attesa, in quanto il libretto era del parmigiano Edmondo Corradi, la prima dell'operetta di Ettore Bellini, Amami Afredo, che, presentata due mesi prima al Teatro Alfieri di Torino, aveva tenuto le scene al Teatro Bellini di Napoli per trentotto sere consecutive. Diretta per l'occasione dallo stesso compositore, fu una serata di trionfo: "Il successo superò le previsioni: pieno compiacimento continuo, ininterrotto, prorompente in clamorose risate e scroscianti applausi". Se il libretto era agile e spigliato, la musica originale, ricca di motivi facili, varia e piacevole, ora amabilmente comica, ora tenera e sentimentale, ora gioconda e birichina, era completata da una strumentazione perfetta. Tutta la serata, che vide una accurata esecuzione, fu un succedersi di ilarità, con applausi a scena aperta, concessione di diversi bis, e ovazioni alla fine degli atti. Le repliche, poi, accrebbero il successo. Altro spettacolo non ancora conosciuto a Parma fu Le poilu, due atti derivati da una commedia francese, già applaudita al Teatro Reinach due anni prima. La trama, che prendeva ispirazione dalla guerra - poilu era l'appellativo del fante francese - era stata circondata da una musica lieve, a volte squisita, sempre leggiadra, che non soffocava mai l'azione. Il pubblico si divertì e applaudì tutti gli interpreti, che avevano dato un saggio di ottima recitazione. Un teatro, pieno di tutta la gente bene di Parma come non si vedeva da anni, salutò l'operetta La festa dell'arancio, (già annunciata dalla Gazzetta del 29 aprile 1918) che il marchese parmigiano Corradino Pallavicini, musicista dilettante, coadiuvato per la strumentazione dal maestro Raimondi, aveva composto su libretto del giornalista Paolo Reni, allievo ufficiale alla Scuola d'Applicazione di Fanteria di Parma. Ripudiati i tabarin, le taverne, i ritrovi galanti, era una parodia delle famose vendette siciliane, una "satira garbata di una antica usanza d'altri tempi". La musica, facile e chiara, spesso elegante, graziosa e affascinante, ricevette applausi e chiamate: "e per un dilettante non è poco!". Le repliche furono anche maggiormente gustate.

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