1922

 

 

23-24 gennaio 1922 - Concerti
Johann Koncz vl; Blanche Chonbley pf.

Parte I. Arcangelo Corelli: La follia (con celebre cadenza); Henri Vieuxtemps: Concerto; Nicolò Paganini: Concerto in re magg.
Parte II. Pablo Sarasate: Romanza Andalusa; Franz Schubert: Nenia; Jeno Hubay: Fantasia sulla Carmen

Questo virtuoso apparteneva a quella numerosa schiera di violinisti che, provenendo dai paesi dell'Est europeo, in questo caso dall'Ungheria, si andavano esibendo in ogni paese del mondo. A testimonianza del successo incontrato dal Koncz in America, era stata anche pubblicata da Beltrame una copertina della Domenica del corriere, e Ildebrando Pizzetti ne aveva scritto con entusiasmo sulla Nazione di Firenze. Il concerto, non molto affollato per l'esosità del prezzo, ebbe un pubblico attentissimo, che decretò al violinista un ottimo successo per la precisione, la snellezza dell'arco e la grande facilità dimostrata nel superare un programma irto di difficoltà. A parere del critico, però, quei requisiti tecnici eccezionali erano sprecati proprio per quel genere di programma, giudicato ripetitivo e comune a tutti i virtuosi. Il giorno successivo venne concessa una replica con i prezzi ribassati del 50%, "mentre sarà alzato il riscaldamento". Anche questa volta, però, il pubblico fu latitante, per la coincidenza con lo spettacolo lirico al Teatro Regio. Del programma abbiamo notizia solo di due pezzi: Johann Sebastian Bach: Ciaccona e Carl Reiss: Moto perpetuo, eseguito quest'ultimo a "vertiginosa celerità".

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28 gennaio-15 febbraio 1922 - “Primaria” Compagnia di operette Lombardo n. 1
Direttore Zenobio Navarrini; Domenico Lombardo e Antonio Conti dir. orch.

gen. 28
Madama di Tebe, operetta di Carlo Lombardo. (3)
Zenobio Navarrini (Blackson); Amelia Sannipoli (Clara); Gisella Pozzi (Miche); Ugo Torricini (Babà); Nuto Navarrini (Bisson); ...

gen. 29
Il re di Chez Maxim, operetta di Mario Costa. (3)
Giuseppina Calligaris;...

gen. 30
La signorinaPuck, operetta di Walter Kollo. (4)
Ugo Torricini; Gisella Pozzi; Nuto Navarrini; Zenobio Navarrini

feb. 2
La piccola cioccolataia, operetta di Achille Schinelli. (1)
Gisella Pozzi (Beniamina); Nuto Navarrini (Normand); Zenobio Navarrini (Lapistol); ...

feb. 4
Un viaggio in Africa, operetta di Franz von Suppé. (2)
Amelia Sannipoli; Ugo Torricini; Giuseppina Calligaris; Nuto Navarrini; Zenobio Navarrini; Taliani; ...

feb. 7
, operetta di Pietro Mascagni. (3)
Gisella Pozzi; Nuto Navarrini; Amelia Sannipoli; Zenobio Navarrini; ...

feb. 10
La baronessa dei Czikos, operetta di Gyorgy Jarno. (1)
Gisella Pozzi (Fritzi); Nuto Navarrini (Slasius);...

feb. 11
La casa delle tre ragazze, commedia musicale, musica di Franz Schubert, elaborata per la scena da Heinrich Berté. (2)
Amelia Sannipoli; Giuseppina Calligaris; Ugo Torricini; Nuto Navarrini; Carlo Zera; Taliani; ...

feb. 13
L'ambasciatrice Leni, operetta di Leo Ascher. (2)
Gisella Pozzi (Leni); Nuto Navarrini (min. Barlotti); ...

feb. 14
Il birichino di Parigi, operetta di Alberto Montanari. (1)
Gisella Pozzi (il birichino); Nuto Navarrini; Giuseppina Calligaris; Zenobio Navarrini; la Torricini; Taliani; ...

Un debutto lietissimo salutò questa compagnia della scuderia Lombardo che, assieme a ottimi interpreti, sfoggiò costumi e messa in scena di grande eleganza. Il successo di cassetta fu dovuto all'abilità di tutta la compagnia, che recitava senza suggeritore, nella quale spiccavano le individualità di Amelia Sannipoli, ottimo soprano, allieva di Bavagnoli, che, dopo il debutto nell'opera, aveva preferito mettere a disposizione dell'operetta la sua arte finissima ed elegante, la voce bella, educata, garbata e dolce; Gisella Pozzi, "demonio di vivacità", cantava e ballava benissimo anche i ritmi più moderni, quali il jazz, e fece coppia applauditissima con un giovanissimo figlio d'arte - di Zenobio Navarrini - Nuto, artista misurato, elegante e danzatore perfetto, restato sulle scene fin quasi a questi giorni; apprezzato anche il tenore Torricini. Il 3 febbraio, nella serata universitaria, venne rappresentata La madama di Tebe, in cui la Pozzi e Navarrini jr ricevettero due pergamene ad honorem dalla goliardia parmense. Le solite note di critica - ma questa volte più violente - vennero per le novità: il critico stroncò La signorina Puck, definendo la musica brutta, priva di colore, pesante e sciocca, e lo scontato libretto, con le vecchie e stucchevoli macchiette, che terminava con gli immancabili matrimoni tra le due coppie, quella lirica e quella brillante: "Per il teatro d'operetta sarebbe opportuno un ufficio apposito di stato civile". Se lo spettacolo fu salvato per la perfetta esecuzione, nel pubblico si accesero dei contrasti dopo l'ultimo atto "che è il migliore dell'operetta"". Sorte analoga toccò alla Piccola cioccolataia, tratta da una famosa commedia francese. Il critico della Gazzetta osservò che l'operetta aveva bisogno di libretti suoi, creati solo per essere libretti: in una commedia mancavano le parti corali e coreografiche, che era difficile inserire, e qui, a differenza della prosa, necessitava una messa in scena fastosa e l'esigenza di parti rigide, data la conformazione delle compagnie: soprano e tenore per le arie musicalmente più impegnative, soubrette e brillante per danzare e far ridere, una o due coppie di caratteristi per incorniciare il tutto. Anche questo lavoro ebbe applausi e contrasti. Fu poi la volta di Sì, scritta da Mascagni sui soliti modelli di Carlo Lombardo. Il critico, morbidamente, suggerì al compositore di non scrivere più operette: il pubblico, che dal nome si attendeva qualcosa, ne ricevette invece un'impressione meschina, anche se vi erano alcuni passi graziosi, come il preludio atto terzo, eseguito a sipario chiuso: altra nota favorevole si ebbe per l'effetto della "canzone delle rose rosse"", con gli ombrellini illuminati come abatjours. Anche la strumentazione non era però all'altezza dell'autore, come non piacque la messa in scena. Un tonfo fragoroso, "il pubblico ha fischiato a più non posso e con ragione", fece La baronessa dei Czikos, da cui vennero salvati però gli interpreti: "Abusare in un modo così schifoso della benevolenza è un po' troppo. Ci sono tanti bravi maestri in Italia che hanno della musica ottima, e vengono respinti come cani da editori ignoranti che cercano il nome a starnuto ed il titolo eclatanti! [...] Si è cercato perfino di accoppare artisticamente Pietri (il quale, messo a confronto con gli autori viennesi e ungheresi, è un genio) mentre si mandava avanti un ladro di motivi rimpinzandogli le tasche di milioni! E' ora di finirla! Un po' di reazione giunge opportuna". Dello stesso tono fu quanto scritto sull'Ambasciatrice Leni. La Pozzi, essendo la sua serata d'onore, venne applaudita e fece dimenticare "la musica da chiodi che accompagnava il suo canto" e che presentava due soli motivi: "Leni, Leni"", ripetuto per la consumazione dei secoli e delle orecchie, e il fox-trot "Sapolette", già conosciuto, essendo arrivato prima dell'operetta. Il libretto era invece di discreta fattura, con buoni spunti comici, conditi di battute spiritose. L'unico successo tra le novità incontrò, invece, un'operetta di Suppé, appartenuta in esclusiva alla compagnia Franceschini, Un viaggio in Africa: ma era vecchia di trent'anni.

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20 febbraio 1922 - Rappresentazione pro Coristi disoccupati della Corale Verdi

Il teatro era affittato alla compagnia di prosa di Gualtiero Tumiati, ma questi cedette gratuitamente, uso, donando anzi l'esecuzione del terzo atto del Cyrano di Bergerac. Il restante programma vide l'esecuzione di alcune arie d'opera eseguite dal soprano Margherita Marchi, accompagnata al pianoforte dal maestro Ferrari Trecate; delle danze classiche della prima ballerina di rango francese Rosetta Sanarica, che eseguì anche un passo a due con Jeannette Cantarini; i Piccoli Cantori della Corale Verdi eseguirono i due inni di Guglielmo Zuelli, Nuova Italia e Inno alla carità. Il coro, infine, si alternò a quanto sopra, eseguendo Hamma: La quiete della sera; Berieur: Canto d'amore; Schubert: Serenata; Abt: Notte di maggio, e concluse con una composizione di De Billé. Teatro pieno, applausi per tutti: bene il coro, i bambini gridarono a squarciagola.

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4-12 marzo 1922 - Rappresentazioni del Teatro dei Piccoli di Roma

mar. 4
La gazza ladra, melodramma, musica di Gioacchino Rossini. (3)

mar. 6
Cenerentola, fiaba, musica di jules Massenet. (2)

mar.8
Fortunello, fantasia con intermezzi e commenti musicali di Ezio Carabella. (2)

mar. 9
Crispino e la comare, melodramma fantastico giocoso, musica di Luigi e Federico Ricci. (3)

mar. 10
Alì Babà, opera comica, musica di Giovanni Bottesini. (2)

Lo spettacolo delle opere riprodotte da marionette attirò ancora una volta un gran numero di bambini accompagnati dai genitori, che si bearono della perfetta esecuzione, della cura, del buon gusto e della signorilità con cui gli spettacoli erano presentati. Se Fortunello accompagnò con una musica lieve e graziosa la sfilata dei personaggi resi famosi dal Corriere dei Piccoli, con una esecuzione fastosa e festosa di grande consenso si commemorò Alì Babà nel cinquantesimo anniversario della prima esecuzione a Londra. Le due rappresentazioni del 12, a chiusura della stagione, con Crispino e la Comare videro nel matinée lo scherzo I letti volanti e la sera Pierrot e la luna.

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6-21 maggio 1922 - Stagione d'opera di primavera
D. Lazzati impr.; Gino Gandolfi dir. orch; Gino Barsanti Gonizzi dir. coro.

mag. 6
Lucia di Lammermoor, dramma tragico, musica di Gaetano Donizetti. (7)
Francesco De Marchi (Enrico) br; Ada Sari (Lucia) s; Gino Neri (Edgardo) t; Palmiro Domenichetti (Arturo) t; Enrico Contini (Raimondo) bs; Creusa Casadei (Creusa) ms

Grande successo per la vecchia opera, goduta dal pubblico, che "è uscito cantando come nei bei tempi andati". Entusiasmò la Sari, che affascinò l'uditorio, ricevendone applausi a scena aperta. Il tenore Neri, giovanissimo allievo del maestro Gandolfi, sulle scene solo da un anno sfoggiò una voce ampia, gradevole, agile, simpatica, e divise con il soprano il favore del pubblico. Tutti si comportarono egregiamente unitamente al direttore, coro e orchestra. Applausi particolari vennero dedicati all'arpista signora Brunatti, e al flautista Paolo Cristoforetti, chiamato alla ribalta con il maestro Gino Gandolfi, parmigiano, al termine dello spettacolo. Il successo si confermò nelle repliche, anche se non si ebbe mai un teatro pieno, malgrado l'ottima qualità dello spettacolo. L'11 fu la serata in onore della Sari che eseguì un tema e variazioni di Mozart, accompagnata da Gandolfi al pianoforte e da Cristoforetti. Da questo spettacolo Enrico Contini, chiamato a Milano, venne sostituito da Antonio Fossati. Il 19 la serata fu a prezzi popolari, e presentò una debuttante di Borgo San Donninino, Gemma Landi, come Lucia, e il baritono irlandese Walter Menally, allievo del Gandolfi, alla sua prima esecuzione in Italia e in italiano. Furono incoraggiati e applauditi. L'ultimo spettacolo, quello del 21, venne dato in un matinée.

mag. 13
Tosca, melodramma, musica di Giacomo Puccini. (7)
Anna Maria Turchetti (Tosca) s; Giuseppe Corti (Cavaradossi) t; Gaetano Morellato (Scarpia) br; Antonio Fossati (Angelotti) bs; Tommaso Fantini (sacrestano) br; Palmiro Domenichetti (Spoletta) t; Alfredo Minardi (Sciarrone) bs; Antonio Carminati (carceriere) bs; Creusa Casadei (pastore)

Anche quest'opera sortì grande successo, ma non fu ripagata da un grande afflusso di pubblico, circostanza stigmatizzata dal critico della Gazzetta, che parlava di gusto ormai rovinato dalle troppe sciocchezze. La Turchetti, giovanissima pianista, dopo aver studiato canto, era la prima volta che si esibiva in questa parte: brava ed efficace, dovette bissare "Vissi d'arte". Benissimo anche il tenore e il baritono, sia come vocalità che interpretazione. Il 14 fu serata di gala in onore dei vincitori della corsa automobilistica Parma-Poggio di Berceto; il 18, serata a prezzi popolari, il tenore Gino Neri, che si era coperto di gloria nella Lucia, pur senza prove con l'orchestra, si presentò come Cavaradossi, mentre il tenore Gaetano Maini fu Spoletta. Il Neri confermò le sue qualità e dovette bissare "E lucevan le stelle"". Il 20, serata d'onore di Gino Gandolfi, che in questa stagione si era presentato brillantemente nella veste di direttore d'orchestra e maestro di canto, si fece conoscere anche come compositore, presentando una sua canzone Vaga bruna.

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8-9 luglio 1922 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Tournée di Toti Dal Monte; Tavernari impr.; Franco Paolantonio dir. orch.

Il barbiere di Siviglia, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini. (2)
Armando Gualtieri (Almaviva) t; Pietro Bordogni (Bartolo) bs; Toti Dal Monte (Rosina) s; Ernesto Badini (Figaro) br; Vittorio Julio (Basilio) bs; Paolo Ferretti (Fiorello) t; Maria Golinelli (Berta) s

La tournée, ottima negli interpreti, sicura nel direttore pur se giovane, ricca nei costumi disegnati da Caramba, era alla prima tappa, cui sarebbero seguiti i teatri di Brescia, Ferrara, Padova, Treviso e Venezia. Nel pubblico del Reinach era incancellabile il ricordo che Toti Dal Monte aveva lasciato nell'esibizione di due anni prima, e il giovane soprano si era nel frattempo ulteriormente imposto ai più alti livelli. Seducente per grazia e vivacità, cantò con scintillio di note, con abile e brillante vocalizzazione, sorprendendo ancora una volta per la magnificenza della preziosità di bel canto: era come se "sgranasse una fila di perle". Nella lezione interpretò delle Variazioni sul Carnevale di Venezia, che dovette bissare. Della compagnia, rimasta in ombra, si distinsero l'ottimo Figaro, i simpatici due bassi, e il tenore confermò il successo dell'anno precedente.

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30 settembre-19 ottobre 1922 - Compagnia di operette e féeries cav. Luigi Maresca
Gestione e direzione di Nino Eller; condirettore e coreografo Domenico De Falchi; Ezio Virgili dir. orch.

set. 30
Fiore di Siviglia, operetta di Alfredo Cuscinà. (3)
Elodia Maresca; Rossana San Marco; Orlando Bocci; Nino Eller; Cesarina Barbetti; Francesco Pompei; ...

ott. 2
La moglie ideale, operetta di Franz Lehar. (1)
Elodia Maresca; Orlando Bocci; ...

ott. 3
Dall'ago al milione, féerie di Luigi Dall'Argine. (3)
Nino Eller (Bibi); Francesco Pompei (cav. Cantonata); Orlando Bocci (Escamillo); Alessandro Navarrini (Pedro, Jushernak, dir. banca); Guido Mussi (Giorgio); Ludovico Bozzo (princ. Hossian, Yames); F. Amendola (capo Manciù, Heri-Sakib); Enrico Turconi (William, Frun); Tina Ferrante (Amelia); Giulia Bocci (Amalia); G. Mannery (m.me Charmant); L. Icardi (Teresa); M. Pompei (Clary); G. Rossi (Floretta); Rosina Turconi (Carmencita); G. Lambiase (kellerina, favorita); G. Fasano (banchiere Frin, Pedro); R. Squarzoni (Fren); L. Ferrari (facchino); G. Turconi, A. Icardi, G. Rossi (favorite); A. Ugolini, T. Squarzoni (carabinieri); G. Rea (guardia); A. Roba (cameriera)

ott. 4
Nichette, operetta di Gino Murgi. (1)
Elodia Maresca; Nino Eller; Rossana San Marco; Orlando Bocci; Giulia Bocci; Cesarina Barbetti; Francesco Pompei; ...

ott. 5
Donne viennesi, operetta di Franz Lehar. (2)

ott. 7
Eva, operetta di Franz Lehar. (2)
Elodia Maresca; ...

ott. 10
Nostra moglie, operetta di John Harvoff. (3)
Nino Eller; Elodia Maresca; Rossana San Marco; Orlando Bocci; Cesarina Barbetti; F. Amendola; ...

ott. 13
La ragazza olandese, operetta di Emmerich Kalman. (1)
Elodia Maresca; Orlando Bocci; Tina Ferrante; F. Amendola; ...

ott. 14
Selvaggia, operetta di Ettore Bellini. (2)
Nino Eller;...

ott. 17
Zampe di velluto, operetta di Luigi Rizzola. (1)
Elodia Maresca; Rossana SanMarco; Cesarina Barbetti; Orlando Bocci; Nino Eller;...

ott. 19
La piccola cioccolataia, operetta di Achille Schinelli. (1)

Come quasi tutte le compagnie di operetta di alto livello qualitativo, anche questa ebbe una buona accoglienza - manifestata da una lunga serie di tutto esaurito - da parte di un pubblico, a quanto pare mai sazio di questo genere di spettacoli: questo, anche se i lavori presentati erano ripetitivi, avendo le novità per lo più una ben scarsa tenuta. Si segnalarono Nino Eller, gustosissimo nelle trovate scoppiettanti di spirito, con le quali mandava il pubblico in visibilio; il giovane e promettente tenore Bocci, "voce bella, brillante, squillante, pastosa, colorita, che seppe espandere a dovizia"; Elodia Maresca, correttissima cantante; Rossana San Marco, elegante e con la grande qualità di saper effondere simpatia; "bello e buono il rimanente quadro scenico, che contava non poche giovinezze ed eleganze". Con una novità, Fiore di Siviglia, si aprì la stagione: debutto fortunato, buona esecuzione con brio, risate e applausi dal folto pubblico. Il libretto di Reggio presentava molte e buone trovate, mentre la musica di Alfredo Cuscinà, intessuta di serenate, barcarole e danze, effondeva un'esuberante e appassionata vena musicale. La seconda fu un tutto esaurito, e venne bissato tutto il finale secondo. La ripresa di quel Dall'ago al milione dal numero impressionante di repliche (2436 in Italia), lavoro indicato "del fu Luigi Dall'Argine" che invece godeva di ottima salute, esibì una nuova veste scenica sontuosa: rispose una vera folla con risate ed applausi. Nostra moglie, su libretto di Reggio, si presentava per la prima volta, sfoggiando sul cartellone il nome esotico di un autore sconosciuto. La Gazzetta, pur senza comunicarlo, svelò che era un giovane milanese al suo primo lavoro. Tutti gli interpreti cantarono, recitarono, danzarono con attenzione e passione, e l'operetta passò con aria festosa e sbarazzina a deliziare, a divertire. Senza aver fatto cose prettamente originali, gli autori avevano composto un lavoro piacevole e divertente, e la musica scorreva agile, fresca, spumeggiante, "in modo giocondamente italiano". Con questo spettacolo, il 12, il tenore Bocci dette la sua serata d'onore. Della prima di Selvaggia, operetta di Corradi con musica di Bellini, a causa degli eventi politici, non si trovano notizie sulla Gazzetta: dovette essere un successo, in quanto il direttore della compagnia, Nino Eller, la scelse il 18 per la sua serata d'onore. In quest'occasione venne anche eseguita una farsa, Meglio soli che male accompagnati, in cui recitarono con successo Nino Eller, Tina Ferrante, Orlando Bocci e la Mannery.

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4-14 novembre 1922 - Stagione d'opera d'autunno
Organizzazione dalla Società Corale Euterpe; Annibale Pizzarelli dir. orch. e coro.

La bohème, musica di Giacomo Puccini. .(7)
Carlo Alfieri (Rodolfo) t; Carlo Togliani (Marcello) br; Ubaldo Carozzi (Schaunard) br; Filippo Zaccarini (Colline) bs; Davide Carnevali (Benoit, Alcindoro) bs; Rosina Torri (Mimì) s; Elisa Marchini (Musetta) s

Questa stagione si può definire anomala: sia dal punto di vista dell'organizzazione, che venne curata dalla Corale Euterpe al fine di far debuttare il tenore Carlo Alfieri, che da quello del successo, che vide le sette serate tutte esaurite, con il teatro al massimo della capienza. Applausi scroscianti, clamorosi, addirittura deliranti, salutarono questo spettacolo tutto parmigiano: Annibale Pizzarelli, direttore del coro, era anche il docente dell'Alfieri, e debuttava come direttore d'orchestra; Carlo Alfieri, già corista dell'Euterpe, era presentato come primo tenore; Rosina Torri, parmigiana anch'essa, dopo aver iniziato una buona carriera in Italia e all'estero, era la prima volta che si esibiva nella sua città. Se l'Alfieri denotò una severa preparazione, entusiasmo, sentimento, voce duttile ed estesa, il pubblico entusiasta passò sopra a quelle mende che derivavano dall'inesperienza; la Torri fu una Mimì ideale per intelligenza, soavità, bellezza ed eleganza: il suo canto fresco, la dizione chiara, la voce pieghevole ad ogni esigenza, ne fecero un'altra beniamina. Musetta fu spontanea e simpaticissima, venne bissata dal basso la ""Vecchia zimarra", e ci fu gloria per tutti. L'11 fu la serata d'onore della Torri, il 12 quella di Alfieri e Pizzarelli: per tutti ovazioni e doni; il 14, prezzi popolali.

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22-23 novembre 1922 - Debutto della compagnia di operette di nuova formazione
Nicola Ricci dir. orch.

La danza delle libellule, operetta di Franz Lehar. (2)
Ilia Di Marzo (Elena); Roma Criscuolo (Tutù); Florette De Santis (Carlotta); Ettore De Beaumont (Carlo); Cesare Grassi (Bouquet); Guido Guidi (Piper); Oreste Pecori (Gratin); Guglielmo Zanasi (Pommery)

Questa compagnia di operette, di cui ignoriamo con quale nome poi agì, si era riunita a Parma per la prima volta solo cinque giorni prima per allestire la sola operetta che presentò al Reinach. Circa l'esito, il cronista della Gazzetta fu brillante: "Nel campo futurista si disprezzano gli applausi. Il più ambito e consentito segno di approvazione è il fischio. E ier sera tutto il pubblico, divenuto d'un tratto futurista - forse per allenarsi per la mostra d'arte futurista che a giorni si terrà al Reinach - ha approvato, con immenso calore, con entusiasmo, ad ogni istante, fino ad un'ora dopo mezzanotte... alla moda futurista. E poi, visto che l'operetta non finiva, è uscito dal teatro. E così s'è chiuso anzi tempo il velario, e si son spenti i lumi! E buona notte alla Danza delle libellule!". L'operetta era stata inscenata con sfarzo e buon gusto da un insieme di artisti conosciuti e apprezzati: denotava però la fretta, i dialoghi erano prolissi e vi erano alcune "silouettes non tutte da autentithe libellule"". Fu bissato l'interludio del secondo alto in cui si segnalarono il duo Mazza-Brunatti di violino e arpa, come furono trissati la "cinematografia" e il coro del terzo atto. Con questa prima non si rifecero nemmeno le spese, dopo aver pagato la Società degli Autori, l'orchestra e l'erario. Per la seconda il discorso cambiò: la compagnia era affiatata, aveva apportato tagli salutari al dialogo prolisso, e lo spettacolo risultava inscenato bene. Da parte sua il numeroso pubblico era sereno, tranquillo, tollerante, non disturbò, applaudì e, al finale, cantò assieme agli interpreti il "coro delle gigolettes".
Per concludere su questo anno, non si può non rilevare come il Teatro Reinach si andasse sempre più piegando all'invadenza del cinematografo, i cui spettacoli consentivano, a prezzi notevolmente più bassi, di portare un grande numero di novità e di lavorare con diversi spettacoli al giorno. Nel dicembre vi fu un grave lutto nel mondo dell'operetta: il cav. Gino Vannutelli, il proprietario di prestigiose compagnie e il direttore di tanti indimenticabili spettacoli, per una crisi cardiaca era deceduto ad Acireale, vicino a Catania, dove si era recato per la sua ultima tournée.

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