1924

 

 

20 febbraio e 13 maggio 1924 - Concerti
Vasa Prihoda vl; F. Veselsky pf.

Concerto n. 1
Parte I. Arcangelo Corelli: La follia; Henri Vieuxtemps: Concerto in re min.
Parte II. Johann Sebastian Bach: Aria; Ludwig Van Beethoven: Marcia turca; Pablo Sarasate: Zingaresca; Nicolò Paganini: I palpiti

Concerto n. 2
Parte I. Franz Schubert: Ave Maria; Giuseppe Tartini-Fritz Kreisler: Variazioni sopra un tema di Corelli; Ludwig van Beethoven: Marcia turca; Wolfgang Amadeus Mozart: Rondò; Nicolò Paganini: Variazioni sul tema Nel cor più non mi sento dell'opera "La molinara" di Giovanni Paisiello, per violino solo

Dopo la lunga stagione cinematografica del Primo Circuito Nazionale Superfilms, che aveva occupato il carnevale tra le proteste di coloro che si aspettavano l'operetta, con il primo di questi concerti il Teatro Reinach si riaprì agli spettacoli musicali. L'esibizione del "meraviglioso" violinista, dette luogo a "una superba manifestazione di plauso, che un pubblico quanto mai eletto gli ha reso", ottenendo come bis la Ronde des lutins di Antonio Bazzini e il Capriccio viennese di Fritz Kreisler, mentre Giulio Passerini, nella recensione sulla Gazzetta, dette fondo a tutto un florilegio di esaltazioni. Esaurito il programma, una folla di pubblico accompagnò il virtuoso, acclamandolo fino all'albergo Marchesi. Ma non fu tutto: Prihoda meritò anche la citazione sulla recente rubrica "Note mondane", dove il cronista sciorinò una fioritura di termini che, anche se solo in parte per ragioni di spazio, è degna di essere ricordata: "Sprazzi, cavalcate fantastiche di suoni, urla d'angoscia, tremiti di gioia, gocciolar di perle giù per una magica scala di cristallo, vibrazioni di spasimo, gorgheggi vellutati, nenie pregne di mistico lirismo... Noto fra un passo e l'altro, in mezzo alle ventate schiaffeggianti di applausi, qualche nome a caso di signore e signorine" e via dicendo con una sfilza delle dame di Parma. Ed erano tante. Del secondo concerto, invece, nemmeno una parola.

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1-11 maggio 1924 - Compagnia Italiana di operette
Lodovico Bendiner direttore; Alfredo De Torre condirettore; Antonio Conti e Giuseppe Sottile dir. orch.

mag. 1
Il Pierrot nero, operetta di Karoly Hajos. (2)
Jole Pacifici, Vittorina De Torre; Mario De Zucco; Alfredo De Torre; Alba De Rubeis; Antonio De Rubeis; ...

mag. 3
Fascino di luna, operetta di Robert Stolz. (3)
Vittorina De Torre; Virginia Farri; Alfredo De Torre; Mario De Zucco;...

mag. 5
La bajadera, operetta di Emmerich Kalman. (2)
Mario De Zucco (princ. Radjami); Jole Pacifici (Odette); Alfredo De Torre (Napoleone); Vittorina De Torre (Marietta); ...

mag. 6
La bambola della prateria, operetta di Béla Zerkovitz. (1)
Vittorina De Torre; Alfredo De Torre; Virginia Farri; Romeo Vinci; ...

mag. 7
Scugnizza, operetta di Mario Costa. (1)
Vittorina De Torre (Salomè); Virginia Farri (Gaby Gutter); Alba De Rubeis (Maria Grazia); Romeo Vinci (Totò); Alfredo De Torre (Chic); Antonio De Rubeis (Toby Gutter)

mag. 10
Medi, operetta di Robert Stolz. (2)
Jole Pacifici (Medi); Mario De Zucco; Alfredo De Torre; Rossana Del Ry; Mary Cepelakova (prima ballerina); ...

Questa primavera fu lo specchio del momento che il Politeama Reinach stava passando: la compagnia di operette Lombardo n. 1, a dire dei gestori del teatro, era stata scritturata per una stagione dal 19 al 30 aprile ma, all'ultimo momento "senza giustificato motivo", era venuta meno ai suoi doveri, annullando gli spettacoli. I gestori affermarono di aver interpellato telegraficamente tutti gli agenti, ma di non aver trovato nulla. Così, per non chiudere il teatro durante le feste pasquali, presero l'occasione per ammannire un'altra sequela di spettacoli cinematografici. Il 12 maggio avrebbe dovuto esibirsi poi una compagnia che era in tournée con la Rita di Donizetti, "preceduta dai primi due atti" del Barbiere di Siviglia. Che cosa si intendesse con questa dizione, essendo l'opera in due atti, non lo sapremo mai, in quanto anche questo spettacolo fu cancellato. La compagnia Bendiner, che aveva accettato di tenere una breve stagione nella prima decade di maggio, dopo un anno intero di assenza dell'operetta da Parma, fornì la riprova che i tempi erano mutati: anche se gli interpreti erano conosciuti, apprezzati "e ricordavano altri tempi, ma bei tempi, e grandi e valorose compagnie", ed erano stati accolti con simpatia, con gli spettacoli presentati in belle ed eleganti edizioni, al termine della stagione si poté leggere sulla Gazzetta che vi erano stati dei "forni spaventosi", che le compagnie di prosa che l'avevano preceduta avevano recitato in famiglia, mentre il cinema aveva fatto dei pienoni: "I brontoloni se la devono prendere con il pubblico pagante!". Oltre ai suddetti interpreti, facevano parte della compagnia Sandra Sandrini, Emma Vitali, Norina Pancrazy, Luigi Bellini, Edoardo Pancrazy, Edoardo Aiani, Giuseppe Turconi, Umberto Taddia. Anche la cronaca degli spettacoli è lo specchio riflettente del disinteresse: poche righe, qualche raro nome di interprete, scarse notizie sulle novità. Se del Pierrot nero sappiamo soltanto che venne bissato il duettino "Cara signorina", anche meno fu riportato del Fascino di luna di Stolz, per il quale il giudizio si limitò a indicare che conteneva "cose buone, lievi, gradevoli, divertenti". Nella rappresentazione del 9 maggio di questa operetta debuttò Marcella Suardo, della quale fu apprezzato l'impegno. Pari disinteresse accolse La bambola della prateria, che pur conseguì un'ottimo successo: il solito Carlo Lombardo, sulle musiche "originali, scorrevoli, facili"" di Zerkovitz, aveva confezionato uno dei suoi soliti lavori divertenti; passò quasi sotto silenzio anche Medi, benché accolta con simpatia per la molta musica, graziosa e strumentata con gusto, allietante una piccola e lieve commedia, leggera, romantica, sentimentale. Se vennero messi in evidenza i soliti difetti delle operette viennesi, si riconobbe a Stolz che, se era esuberante nelle marcette, aveva dato vita a un lavoro che scorreva agile e vivido. Qualcosa in più fu detto per La bajadera, ma limitatamente a mettere in evidenza le grazie della protagonista Jole Pacifici che, alle molte attrattive piene di suggestioni e seduzioni di cui era dotata, aggiungeva un'eleganza perfetta e squisita negli abbigliamenti. Un po' pochino in verità per un'operetta che girò il mondo, in quanto la partitura era tutta pervasa da uno slancio romantico e una felice inventiva, nella quale, oltre ai valzer, avevano trovato posto i ritmi americani in voga, proposti da Kalman con disinvoltura e buon gusto inimitabili:

Fräulein, bitte, woll'n Sie Shimmy tanzen?

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11-20 ottobre 1924 - Compagnia di operette cav. Luigi Maresca
Direttore Nino Eller; Ottavio Arpino dir. orch.

ott. 11
La danza delle libellule, operetta di Franz Lehar. (1)
Elodia Maresca (Elena); Maria Speriani (Carlotta); Bruno Biasibetti (Carlo); Guido Vezzani (Bouquet); ...

ott. 12
Le dame viennesi, operetta di Franz Lehar. (3)
Elodia Maresca; Bruno Biasibetti; Nino Eller; Maria Speriani; Cesare Barbetti;...

ott. 13
Monella, operetta di Octave Cremineux. (1)
Elodia Maresca (Cecilia la monella); Maria Speriani; Ida Ronzecchi; Piero Orsatti; Nino Eller; Guido Vezzani; ...

ott. 14
Fiore di Siviglia, operetta di Alfredo Cuscinà. (1)
Tina Arientos; Maria Speriani; Bruno Biasibetti; Nino Eller; Piero Orsatti; Cesare Barbetti; ...

ott. 15
La ragazza olandese, operetta di Emmerich Kalman. (1)
Elodia Maresca; Maria Speriani; Piero Orsatti; Guido Vezzani; Bonetti; ...

ott. 16
Lisa la kellerina. (1)
Elodia Maresca; Bruno Biasibetti; Tina Arientos; Cesare Barbetti; Guido Vezzani; Ida Ronzecchi; Nino Eller; ...

ott. 17
Un marito... chic!, operetta di Monconi. (1)
Elodia Maresca; Maria Speriani; Piero Orsatti; Guido Vezzani; Nino Eller; Ida Ronzecchi; Wanda Fede; ...

ott. 18
Dall'ago al milione, féerie di Luigi Dall'Argine. (2)

Dopo una stagione estiva, in cui il cinematografo "imperversò con tanta furia francese", come scrisse la Gazzetta di Parma del 21 luglio, il Teatro aveva riaperto alla prosa e alla musica il 15 settembre. Dato che una breve stagione di prosa si era svolta per lo più solo davanti a "pochi ma eletti spettatori", ricominciarono le solite polemiche sulla destinazione del Reinach, polemiche che coinvolsero i vari fogli cittadini. La Gazzetta imputava lo scarso successo delle compagnie di operetta al fatto che "le "dive" han cinquant'anni per gamba, e i "divi" cantano che paion coppi rotti", che gli impresari, non essendo "dei mecenati, dei pii sacerdoti o dei martiri dell'arte pura", volevano guadagnare senza né rischi né triboli, per cui, invece di scritturare buone compagnie che volevano essere assicurate per una cifra cospicua, avevano trovato il miglior rimedio nel rinunciare al teatro. Venivano poi sempre tirati in ballo il solito resoconto della seduta consiliare del 22 settembre 1912, le dichiarazioni di Cleofonte Campanini, quelle del sindaco Mariotti, ma erano solo belle parole che non risolvevano minimamente la questione. La compagnia Maresca, i cui interpreti erano ben conosciuti a Parma, fece una stagione senza storia, seguita svogliatamente dalla cronaca, che apprezzò i professori d'orchestra parmigiani, in particolare il primo violino Giuseppe Alessandri e l'arpista Brunatti per l'assolo nella Danza delle libellule. Anche delle novità si parlò poco: di Monella la Gazzetta scrisse che non offriva nulla di nuovo, pur possedendo i requisiti necessari per essere considerato uno spettacolo piacente. Il musicista -per non essere da meno del librettista - non aveva fatto sforzi per raggiungere una "peregrina" originalità, anche se aveva allestito comunque una musica graziosa, facile, vivace e di buon gusto. La traduzione di Giovacchino Forzano, che aveva impresso una garbata comicità al dialogo, aveva ceduto però a grossolane scurrilità che avevano provocato il riso in quelli dallo spirito plebeo ma irritazione negli altri spettatori. Su Lisa la Kellerina, di cui non fu nemmeno riportato il nome dell'autore, si legge che si trattava di un'operetta vecchia di vent'anni, di pura marca viennese, gaia, ricca di musica smagliante, scorrevole e deliziosa. Erano stati soltanto aggiornati i balli, e questo aveva nociuto sul risultato: sappiamo che fu la serata in onore della Maresca. Qualche riga in più fu dedicata a Un marito...chic! di certo Monconi. "Vuol essere un'operetta di autore italiano: ma d'italiano non ha che la réclame d'una nota ditta di Parma, fornitrice delle macchine da scrivere dello studio di dattilografa del primo atto. Del resto tutto è ammannito sulla falsariga delle più note operette viennesi. La struttura, il movimento, le danze sono viennesi, lo scenario del secondo atto e del tabarin della Principessa della czardas: l'azione si svolge a Vigny ed a Parigi; e la musica non è italiana. Giunge perfino un telegramma, ed è dell'Ammiraglio della Repubblica di San Marino. Evviva anche lo spirito e l'italianità del librettista!". La scuola di Carlo Lombardo aveva comunque attecchito bene: al termine del secondo atto, infatti, mentre sul palcoscenico impazzava lo Shimmy bleu, in teatro il pubblico ne cantava in coro il motivo.

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15-30 novembre 1924 - Compagnia d'operette e grandi riviste Guido Riccioli
Enrico Montesano dir. orch.

nov. 15
La donna perduta, operetta di Giuseppe Pietri. (4)
Guido Riccioli; Nanda Primavera; Germana D'Ary; Giuseppe Domar; Annetta Bernini; Bianca Castagnetta; Merazzi; N. Montesano; Zivia (I ballerina); ...

nov. 17
Grand Hotel, operetta di Riccardo Caucci. (1)
Guido Riccioli; Nanda Primavera (Cosima); Germana D'Ary; Giuseppe Domar; ...

nov. 18
Casta diva, operetta di Ettore Bellini. (2)
Nanda Primavera; Guido Riccioli; Germana D'Ary; Italo Bovi; ...

nov. 20
La maschera danzante, operetta di Ralph Benatzki. (2)
Guido Riccioli; Nanda Primavera; Germana D'Ary; Luigi Merazzi; N. Montesano; Annetta Bernini; ...

nov. 21
Don Gil dalle calze verdi, operetta di Ezio Carabella. (2)
Nanda Primavera (Juana); Germana D'Ary (Ines); Guido Riccioli (Quintana); Giuseppe Domar (Martino); ...

nov. 24
La bella mammina, operetta di Edmund Eysler. (1)
Germana D'Ary (Majia); Nanda Primavera (Nini); Bianca Castagnetta (miss Plumping); Guido Riccioli (Andrea); Italo Bovi; N. Montesano; Alberto Prot; Guido Garavaglia; ...

nov. 25
Bacco in Toscana, operetta di Renato Brogi. (1)
Guido Riccioli; Nanda Primavera; Germana D'Ary; Bianca Castagnetta; Giuseppe Domar; Luigi Merazzi; N. Montesano; Zivia (I ballerina); ...

nov. 27
Bambù, operetta di Ezio Carabella. (1)
Guido Riccioli (princ. Bambù); Nanda Primavera (Friquet); la Fabbré; Bianca Castagnetta; Giuseppe Domar; N. Montesano; Alberto Prot; Emilio Pineschi; Zivia (I ballerina); ...

nov. 28
Santarellina, operetta di Hervé. (1)
Guido Riccioli; Nanda Primavera;...

nov. 29
Il ventaglio, operetta di Alfredo Cuscinà. (2)
Nanda Primavera (Giannina); Germana D'Ary; Bianca Castagnetta; Annetta Bernini; Guido Riccioli; Giuseppe Domar; Luigi Merazzi; N. Montesano; Alberto Prot; Emilio Pineschi; ...

Che la crisi dell'operetta fosse in buona parte dovuta alla decadenza del repertorio e delle compagnie, è provato dal fatto che, quando si presentò al Teatro Reinach quella diretta da Guido Riccioli, l'accoglienza fu come ai tempi d'oro: pubblico imponente, teatri gremitissimi in ogni ordine di posti, risate, applausi, bis, nonché numerosissime e unanimi chiamate alla ribalta. L'abilità del Riccioli, con la "mobilità comicissima del volto, la truccatura appropriata, gli sgambetti, il canto", faceva sì che, quando uno spettacolo denotava momenti di stanchezza per sovrabbondanza di prosa dallo scarso interesse, riuscisse sempre a salvare le situazioni scabrose, dando garbate animazioni  "che facevano sbellicare dalle risa". Altro merito riconosciutogli - e che successivamente fu premiato dal regime, come abbiamo detto nella "premessa" - fu di privilegiare l'operetta italiana, con il fine di liberare i teatri dall'opprimente e ossessionante invasione straniera: aveva infatti grande fiducia nei nostri compositori, e un occhio felice nel comprendere il loro valore. Il lungo tempo lasciato trascorrere senza far venire buone compagnie di operette al Reinach, trovò il pubblico di Parma in arretrato con le novità, ed egli fece di tutto per colmare questa lacuna, presentandone un notevole numero con grande dignità e arte: e, su nove, due straniere e sette italiane: di Bellini, Broggi, Carabella, Caucci, Cuscinà e Pietri. Nanda Primavera, poi signora Riccioli, "una principessa di bellezza, un poema di eleganza e di grazia", fu applaudita quanto il capo comico, sia per la bravura, che per le tentazioni che suscitò in sala per i suoi costumi, meglio dire scarsità di costumi, e per il modo brillante con cui eseguiva le sue parti. Un esempio? il "duetto magiaro degli strappi" nella Maschera danzante, per il quale tutte le repliche furono poche: "Cantando e danzando Guido Riccioli e Nanda Primavera, facevano a strapparsi gli abiti di dosso, e i brandelli venivano gettati lontano, in orchestra e in platea. E, sia indulgente Guido Riccioli, tutto il pubblico seguiva con interesse sempre più crescente non il suo disabbellirsi, ma l'apparizione, rosea come un'aurora, dei "dessaus" della Nanda Primavera che, ad ogni nuovo strappo, diventava sempre più carina>". "Piacque immensamente" e fu molto applaudita anche Germana D'Ary che, "accuratissima nelle crinoline dell'epoca, persino nei pizzi delle sottovesti, ha cantato con buona voce e con espressione signorilmente sentimentale" le sue arie da soprano; a sua volta Bianca Castagnetta riuscì comicissima, misurata, e veramente simpatica; si disimpegnarono con onore i tenori Domar e Bovi, per non parlare del direttore d'orchestra, delle ballerine con la loro prima, la Zivia, che aveva danzato in uno dei tanti balletti russi che in quel dopoguerra avevano invaso l'Europa; elegantissimi anche gli scenari e i costumi. La stagione fu aperta dalla Donna perduta di Giuseppe Pietri che conquistò il pubblico con le delicatezze liriche e la poesia nostalgica. Piacquero in particolar modo "La canzone del maggio" e "Il duetto delle campane". Con questa operetta la Primavera, "piccolo folletto che canta balla sorride e non si stanca mai, spirito indiavolato e interprete birichino", il 26 dette la sua serata d'onore, della quale è inutile dire dell'accoglienza trionfale. Il giovane romano Riccardo Caucci, già autore di riviste e di più di duecento canzoni, tra le quali molte di successo, aveva presentato nel 1917 al Teatro Biondo di Palermo La regina del Grand Hotel: erano passati diversi anni, e caduta questa monarchia, l'operetta si presentava adesso a Parma semplicemente come Grand Hotel: probabilmente il titolo si era accorciato, celiò la Gazzetta, in quanto di musica ce n'era pochina, e nemmeno troppo bellina. Si resse comunque per l'iriterpretazione. Casta diva vide alla prima sul podio lo stesso Bellini che, "meglio di così, non poteva essere interprete fedele dell'autore". La musica fu giudicata di gentile ispirazione, di agile finezza e di spumeggiante briosità, confermando che l'autore era in quel rigoglio della produzione che lo portava al successo con la puntuale operetta annua: "Anche il pubblico cantò molte volte il fox trot a reprise, poiché volle molte repliche". La maschera danzante offrì invece una musica ungherese briosa, scapigliata, piacevole, che rivestiva una vicenda scenica né migliore né peggiore di tante altre del genere. Buona parte del successo fu dovuta a quell'interpretazione del Riccioli e della Primavera, di cui abbiamo detto sopra. "Piacque tutta e incondizionatamente" anche l'operetta Don Gil dalle calze verdi, la cui musica era ben fatta, felicemente ispirata e scritta dalla mano esperta del Carabella. Caldamente applaudita, infiorata e oggetto di doni fu la D'Ary, che dette la sua serata d'onore con La bella mammina, operetta che in altri teatri fu presentata semplicemente come La bella mamma: non ne sappiamo di più. Risulta solo che gli interpreti divertirono e vennero applauditi calorosamente. Seguì Bacco in Toscana, il cui autore, Renato Brogi, era deceduto pochi mesi prima: "Fra tanta grazia di commento musicale spesso si è sentita la mano robusta del compositore operistico, spontaneo, ricco di foga e di concitazione, con vivo ed efficace senso di teatralità". Il colore locale dato dalla musica e dal libretto fu reso con grande fedeltà e scrupolosità, e anche lo scenario era fedelmente intonato all'ambiente. Ancora di Carabella fu Bambù, passato trionfalmente fra applausi, chiamate e bis, raggiungendo le ovazioni più calorose particolarmente per merito di Guido Riccioli, insuperabile, in una parte dalla comicità immensa, continua, sottile. "Che cosa vuol dire l'operetta? Chi lo sa? Che cosa insegna? Che ciò che vuole la donna, Dio lo vuole": e la donna in questione era Nanda Primavera. Dopo la vecchia Santarellina in edizione integrale per la serata d'onore di Guido Riccioli, un tutto esaurito per Il ventaglio di Cuscinà chiuse la stagione: l'autore, già allievo di Guglielmo Zuelli, quando il direttore del Conservatorio di musica di Parma era docente di composizione in quello di Palermo, colse l'occasione per venire a Parma e salutare il maestro, e assistette, applaudito, alle due serate in cui fu eseguita l'operetta. Questa, ispirata a una commedia del Goldoni ridotta da Emilio Reggio, intercalando motivi antichi, presentò una musica agile e fresca, con minuetti lievi e furlane festose, con qualche pizzico di sentimentalità ben distribuita. Finita trionfalmente la stagione, la compagnia si recò a Lodi, per passare poi a Cremona, a Cagliari per due mesi, indi Bologna, Modena: era attesa di nuovo a Parma per la Pasqua 1925.

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4-8 dicembre 1924 - Compagnia dei fantocci lirici dei fratelli Salici

dic. 4
La geisha, operetta inglese di Sidney Jones. (1)

dic. 5
La danza delle libellule, operetta di Franz Lehar. (1)

dic. 6
La duchessa del Bal Tabarin, operetta di Bruno Grainichstaedten. (1)

dic. 7
Le cinque parti del mondo. (2)

dic. 8
La vedova allegra, operetta di Franz Lehar. (1)

Le rappresentazioni, benché allestite con arte, dignità e cantate con ottime voci, ricevettero il plauso di uno scarso pubblico. Le prime due sere, dopo l'operetta, fu eseguita un'acrobazia marionettistica, Saliceide.

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