1926

 

 

6 marzo 1926 - Stagione d'opera di mezza quaresima
Gualandi Gamberini dir. orch.; Luigi Trebbi dir. coro; Adelmo Santucci m. sost.; Teresa Battaggi prima ballerina coreografa; Michele Olivieri sc.

Aida, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (1)
Augusto Garavello (re) bs; Lydia Giglio (Amneris) ms; Rita Donati Mattioli (Aida) s; Amerigo Sebastianelli (Radamès) t; Osvaldo Pellegrini (Ramfis) bs; Francesco Zuccherini (Amonastro) br; Alfredo Mattioli (messaggero) t

Per questa stagione d'opera, dopo tanto tempo che non si producevano questi spettacoli al Teatro Reinach, i programmi erano ambiziosi. Oltre all'Aida, opera d'apertura, erano in cartellone Ernani, I quattro rusteghi di Ermanno Wolf Ferrari e "un'altra da destinarsi". La Gazzetta del 3 marzo riportava il lungo elenco degli artisti che erano stati scritturati; l'orchestra e il coro, quelli della Sezione di Parma delle Corporazioni Nazionali del Teatro, ed erano indicati altresì dodici ballerine, dodici ragazzi e ben ottanta comparse. La presentazione di un tale programma aveva incuriosito e, benché tutti fossero concordi che l'Aida non fosse opera per le strutture del Reinach, alla prima il teatro era rigurgitante di gente, curiosa ma anche prevenuta. Fu subito colto, oltre alle prime inesattezze vocali, quanto più facilmente si esponeva alla critica: la mancanza di pompa, di fasto, di grandiosità nella scena del trionfo. "Forse se il pubblico, che jeri sera si sentiva insolitamente battagliero e vivace quasi per riacquistata libertà, avesse usato questo diverso criterio di giudizio, forse, sarebbe stato meno feroce. In un'atmosfera di battaglia tanto turbata, il valore di alcuni artisti è riuscito, tuttavia, ad aver ragione dell'umor nero del pubblico": il soprano, il basso, e il direttore d'orchestra riscossero l'applauso; l'orchestra, malgrado due sole prove, se la cavò bene, come pure "il piccolo coro" ebbe il riconoscimento. Male il tenore e il mezzosoprano. Quello che stupisce è l'esito che ebbe questo fiasco: la Gazzetta di Parma del 9 riporta che la stagione era tramontata, in quanto l'infelice esordio aveva indotto gli impresari ad abbando- nare quello che era stato un campo di battaglia. Un gruppo di cittadini, pur avendo la certezza di rimetterci, si era offerto di continuare gli spettacoli, ma le trattative erano fallite per l'atteggiamento della massa orchestrale, che aveva rifiutato di concedere quella diminuzione di paga, che invece era stata accettata dagli artisti e dal coro, diniego che dette luogo a polemiche che si protrassero per giorni sulla stampa.

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24 marzo-1 aprile 1926 - Compagnia di operette Augusto Angelini
Copuzio dir. orch.  

mar. 24
Il paese dei campanelli, operetta di Virgilio Ranzato. (2)
Rita Cayre; Marcella Suardo; Gemma Acconci; Alfredo Bosetti; Luigi Vitali; A. Tozzi; Mario Sberza; ...

mar. 25
Paganini, operetta di Franz Lehar. (3)
Lamberto Bergamini; Giulia Bassi; Rita Cayre; Luigi Vitali (Pimpinelli); Mario Sberza; ...

mar. 26
Notte di valzer, operetta di Fauer. (1)

mar. 27
Luna park, operetta di Virgilio Ranzato. (2)

mar. 29
Orloff, operetta di Bruno Grainichstaedten. (1)

mar. 30
La bajadera, operetta di Emmerich Kalman. (1)
Rita Cayre; Luigi Vitali;...

mar. 31
Pierrot nero, operetta di Karoly Hajos. (1)

Anche se, escludendo Paganini, le novità non furono certo straordinarie, dopo un felice dedutto, la compagnia continuò con una stagione folta di un pubblico non avaro di applausi. La Cayre, soubrette simpatica, vivace, seducentissima, piena di brio birichino contenuto nella misura, dette prova di notevole senso interpretativo; ottimamente il "cavalier" Vitali, che sapeva sfruttare con molto garbo la vena comica; accolto simpaticamente fu il debutto del tenore Bergamini, artista apprezzato nel campo lirico, scritturato appositamente per incarnare la figura di Paganini nella nuova operetta di Lehar: con questa il I aprile egli dette la sua serata d'onore, eseguendo negli intervalli "Il lamento di Federico" nell'Arlesiana di Cilea e un'aria nel Werther di Massenet, mentre il soprano Giulia Bassi divise con lui i successi; caratterista signorile e composto Mario Sberze, con buoni numeri anche come cantante. Pur se Paganini non fu considerato uno dei migliori frutti del fecondo compositore, Lehar scrutò con profondità i sentimenti, dette vita a una notevole musica d'amore e, mentre il preludio rimase tra le più belle pagine orchestrali di questo genere di teatro, "il finale ispirò una musica proveniente dall'anima". Anche la parte comica ebbe brillanti duetti, e la musica italiana il suo omaggio con la tarantella del terzo atto. A Parma, come nel resto del mondo, il successo fu pieno, completo, in taluni punti entusiastico. Se di Notte di valzer e di Pierrot nero la Gazzetta tacque, di Orloff si limitò a scrivere: "per non dirne male, non ne parliamo", novità tutte che furono liquidate in una serata; di Luna park, invece, frutto di un'altro incontro tra Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, pur essendo il libretto prolisso e la musica non certo originale, si ebbe una replica: quella di gala nel matinée della nuova festa che veniva celebrata il 28 ottobre per celebrare i fasti del "natale dei Fasci".

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19,21 aprile e 11,13 maggio 1926 - Concerti
Bronislaw Gimpel vl; Carol Gimpel pf.

apr. 20
Concerto n. 1
Parte I. Tomaso Vitali: Ciaccona; Karoly Goldmark: Concerto in la min.
Parte II. Isidor Achron: Melodia ebraica; Charles Gounod-Henryk Wieniawski: Faust Fantasia; Nicolò Paganini: Capricci n. 20 e 13; I palpiti

Concerto n. 2
Parte I. Arcangelo Corelli: La follia; Henryk Wieniawski: Concerto in re min.
Parte II. Petr Il'ic Cajkovskij: Serenata malinconica; Gaetano Pugnani: Preludio e Allegro; Henrik Wieniawski: Tarantella; Nicolò Paganini: Sonata n. 6; Pablo Sarasate: Zingaresca

Concerto n. 3
Giuseppe Tartini: Arcata in sol min.; Edouard Lalo: Sinfonia spagnola; Henryk Wieniawski: Leggenda; Giuseppe Tartini-Fritz Kreisler: Variazioni sul tema di Corelli; Fritz Kreisler: Capriccio Viennese; Aleksandr Zarzycki: Mazurka; Nicolò Paganini: I palpiti

Concerto n. 4
Georg Friedrich Haendel: Sonata in re magg.; Felix Mendelssohn Bartholdy: Concerto per violino; Nicolò Paganini; ...

Polacco, diplomato nel 1925 a quattordici anni, Gimpel aveva iniziato subito con giri di concerti, accompagnato al pianoforte dal fratello Carol. La Gazzetta del 17 aprile scriveva che, dopo una serie di spettacoli a Genova, dove era stato anche invitato a suonare nella residenza municipale il violino di Paganini, aveva soggiornato, ospite di D'Annunzio, al Vittoriale, e che Italo Lohengrin Campanini lo aveva scritturato per un concerto. Dopo il successo, in cui la critica scrisse che il pubblico era restato "conquiso e portato irresistibilmente alle vette del più vivo entusiasmo da uno strumento magico che una mano di fanciullo faceva cantare ritraendone celestiali armonie, tutti gli animi erano fusi mirabilmente nell'ascoltazione religiosa", si erano succeduti i bis, le chiamate, l'accompagnamento in corteo all'albergo della Croce Bianca, le esibizioni dal balcone, l'immancabile visita alla tomba di Pagnanini, le repliche. Come da copione per questi virtuosi.

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24-30 aprile 1926 - Compagnia di operette La Lombardiana
Direttore Enrico Pancani; Domenico Lombardo e Igino Sarti dir. orch.

apr. 24
Cin-ci-là, operetta di Virgilio Ranzato. (4)
Anita Orizona (Cin-ci-la); Amelia Sanipoli (Mjosotis); Luigi Abrate (Ciclamino); Alfredo Orsini (Petit-Gris); Tullio Catella (Fon-Ki); Cesare Grassi (Blum)

apr. 26
Scugnizza, operetta di Mario Costa. (3)
Anita Orizona (Salomè); Amelia Sanipoli (Gaby Gutter); Lina Turroni (Maria Grazia); Luigi Abrate (Totò); Alfredo Orsini (Chic); Tullio Catella (Toby Gutter)

apr. 28
La Fornarina, musica di autori diversi, adattata da Carlo Lombardo. (1)

La breve stagione ebbe un pubblico numeroso ed elegante già dalla prima, che presentava una novità salutata a Milano da centoventi repliche ininterrotte. Il binomio Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato con Cin-ci-là dette l'impressione di essersi ripetuto rispetto al migliore Paese dei campanelli ma, come ha scritto Oppicelli, aveva dato vita a una "favola assurda e divertente, di una banalità scoraggiante, di un'illogicità disarmante, dove però si rideva di cuore". Il pubblico, infatti, unitamente agli interpreti, aveva gradito grandemente i momenti di dolce tenerezza abilmente contrapposti a quelli comici, i magnifici costumi, le scene e gli effetti di luce da appagare l'occhio, mentre "una lode speciale fu rivolta al nostro prof. Alessandri per l'a solo di violino del secondo atto" . Il critico della Gazzetta era invece contrario a questo genere di spettacoli e, dopo l'affollatissima "seconda di quella cosa ibrida e priva di ogni elementare buon gusto", notava: "Eravamo convinti che il pubblico parmense, che vanta ottime tradizioni musicali non avrebbe tollerato a lungo le recenti e insulse produzioni operettistiche tipo Danza delle libellule, ma ci siamo ingannati. Anche Cin-ci-là è passata e con applausi che immaginiamo e speriamo diretti ai soli interpreti il cui valore è veramente notevole nel campo della piccola lirica". Dalla cronaca di Scugnizza sappiamo che la "simpaticissima  soubrette Anita Orizona calcava da solo due mesi le scene, avendo solo diciannove anni, ma si era già affermata come una delle migliori di questo ruolo per la spontanea vivacità, accoppiata a una linea di innata aristocrazia. Lodi erano profuse anche per la bravissima cantante Amelia Sanipoli, e per la caratterista Lina Turroni "per la sana comicità e senza l'ausilio di trucchi grotteschi, oggi purtroppo tanto in voga in operetta"; pari elogi per il reparto maschile. L'altra novità fu La Fornarina, su libretto di Giuseppe Adami e musica di autori diversi sulla quale era intervenuto il solito Carlo Lombardo. Questo minestrone non ebbe alcuna fortuna, anche se "il pubblico è ormai avvezzo a digerire le più insulse novità". Solo la bontà dell'esecuzione e la ricchezza della messa in scena consentirono a questo "insieme di insipide sciocchezze" di giungere alla fine.

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12-13 giugno 1926 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Bernardino Rotondo dir. orch.

Il barbiere di Siviglia, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini. (2)
Franco Tuminello (Almaviva) t; Carlo Ulivi (Bartolo) bs; Maria Gentili (Rosina) s; Giovanni Inghilleri (Figaro) br; Mario Carbone (Basilio) bs; Renzo Ferrari (Fiorello) t; Irma Zappata (Berta) s

"Non possiamo non deplorare il malvezzo di certe impresucce di occasione che scelgono per stazione di partenza per le loro tournèe estive la nostra città, costringendo il nostro pubblico a rimborsare loro le spese delle prove...". Così si può sintetizzare l'esito dei due spettacoli, per i quali il pubblico fu "in fin dei conti buono, spesso tre volte buono".

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13-15 settembre 1926 - Stagione d'opera d'estate
Renzo Martini organizzatore e dir. orch

set. 13
Cavalleria rusticana, melodramma, musica di Pietro Mascagni. (2)
Emilia Valleggi (Santuzza) s; Luisa Cecchetti (Lola) ms; Attilio Barbieri (Turiddu) t; Giovanni Gamba (Alfio) br; Bianca Moreno (Lucia) c

Pagliacci, dramma, musica di Ruggero Leoncavallo. (2)
Spochi (Nedda) s; Attilio Barbieri (Canio) t; Arrigo Tega (Tonio) br; Carla Moreno (Peppe) t; Alessandro Martellato (Silvio) br

Il giovane compositore parmigiano Renzo Martini, direttore della Corale Pier Luigi da Palestrina, debuttò nella direzione con questa tournèe, che portò in vari paesi dei dintorni. Salutato con un applauso di sortita dall'affollato teatro, dette prova di aver strumentato bene l'affiatata orchestra, dirigendo con braccio fluido e ottenendo una buona fusione con il palcoscenico. Era molto atteso il tenore concittadino Attilio Barbieri, operaio dalla bella voce ma privo di mezzi, che era stato mantenuto agli studi presso il famoso tenore Borgatti dal munifico industriale Riccardo Barilla: fu applaudito per gli acuti squillanti e il timbro cristallino e potente. Il 15, spettacolo in onore del maestro Martini, la serata fu aperta dalla Marcia reale in ossequio al principe ereditario Umberto: nell'intervallo tra le due opere fu eseguita Viola d'amore, composizione dello stesso maestro, soffusa di languore e di dolcezza, in cui fu applaudito anche l'assolo di viola eseguito da Giulio Balestrazzi.

set. 14
L'elisir d'amore, melodramma, musica di Gaetano Donizetti. (1)
Amelia Vecchi (Adina) s; Rinaldo Camajoli (Nemorino) t; Arrigo Tega (Belcore) br; Giuseppe Quinzi Tabergi (Dulcamara) bs; Carla Moreno (Giannetta)

In quest'opera si esibivano due parmigiane: Carla Moreno, che si espresse bene nella sua parte, e la debuttante Amelia Vecchi, che poté essere ben lieta del felice battesimo, avendo dimostrato belle qualità vocali, ed essendo stata premiata con un bis. Applauditissimo anche il tenore, che dovette ripetere la "furtiva lagrima".

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16-30 settembre 1926 - Compagnia di operette
Direttore Attilio Pietromarchi; Curatolo dir. orch.

set. 16
Il paese dei campanelli, operetta di Virgilio Ranzato. (2)

set. 17
La dama di Montmartre, operetta di Ermete Liberati. (1)

set. 18
Cin-ci-là, operetta di Virgilio Ranzato. (2)

set. 20
La bajadera, operetta di Emmerich Kalman. (2)
Corrado Bartoli; Nella De Campi; Lina Pietromarchi; Mario Castellani; ...

set. 21
Il burattinaio, operetta di Robert Stolz. (1)

set. 23
Il marchese del Grillo, operetta di Giovanni Mascetti. (1)

set. 25
Medi, operetta di Robert Stolz. (1)

set. 26
Scugnizza, operetta di Mario Costa. (1)

set. 28
Creme de chic, operetta di Robert Stolz. (1)

set. 29
La bambola della prateria, operetta di Carlo Lombardo su motivi di Béla Zerkovitz. (1)

set. 30
Santarellina, operetta di Hervé. (1)

Quello che stupisce di questa stagione è la quasi assolulta mancanza di cronaca sulla Gazzetta. Avevamo sì rilevato una certa avversione nel cronista nei riguardi di questo genere musicale, riserva d'altra parte giustificabile per l'appiattimento della qualità nelle nuove operette, ma questa non si era mai spinta così avanti nel tacere ogni notizia, mentre nel contempo la cronaca cinematografica andava sempre più prendendo piede. Possiamo rilevare soltanto quello che fu scritto per Medi, definita "la sola operetta di Stolz che si fa perdonare per certi lievissimi pregi formali i non pochi peccati di inconsistenza e la mancanza di originalità": una sicura involuzione rispetto al giudizio più che favorevole espresso nel 1924 in occasione della prima a Parma. Per la mancanza poi di locandine nella collezione Ferrarini, a mala pena sappiamo che nella stagione vennero applauditi dal folto pubblico per la sempre ottima interpretazione il cav. Attilio Pietromarchi e la figlia Lina, giovanissima ma già apprezzata soubrette, matura anche nella recitazione e senza sgambettamenti sguaiati, il brillante Mario Castellani, e il tenore Bartoli che, nella sua serata d'onore il 24 con La bajadera, volle farsi ascoltare come cantante preparato, eseguendo l'"arioso" nei Pagliacci e A Marechiare.

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1-8 ottobre 1826 - “Grande” Compagnia di operette Italo-Sud Americana Bertini e Gioana
Direttore Italo Bertini; Giuseppe Canepa dir. orch.

ott. 1
La contessa Maritza, operetta di Emmerich Kalman. (3)
Italo Bertini; Maria Gioana; Bruno Biasibetti; Ugo Pozzo; ...

ott. 4
Paganini, operetta di Franz Lehar. (1)

ott. 5
La stella del Trocadero, operetta di Hugo Hirsch. (1)
Maria Gioana; Italo Bertini; Guido Vezzani; Pia Ferace; ...

ott. 6
I saltimbanchi, operetta di Louis Gaston Ganne. (1)  

ott. 7
La governatrice, operetta di Italos. (1)
Italo Bertini; Maria Gioana; Pia Ferace; Guido Vezzani; ...

ott. 8
Addio giovinezza, opera comica di Giuseppe Pietri. (1)
Italo Bertini; Maria Gioana; Pia Ferace; Bruno Biasibetti; ...

Questa compagnia, formata per l'America, dove era rimasta diversi anni, ritornò a Parma preceduta da una buona fama per la ricchissima messa in scena e per i bei nomi che componevano il cast, ben conosciuti sulle scene operettistiche. Oltre ai nomi che abbiamo su citati, ne faceva parte Pisa Gioana, sorella di Maria, Giulia Pasi, Roberto Mari, Alcide Pelizzaro. La stagione si aprì con tre serate trionfali di tutto esaurito per merito della novità, La contessa Maritza, la quale, anche se non si discostava troppo dalla produzione d'Oltralpe, e si ritrovavano qua e là per la partitura i temi di altre operette dello stesso autore, piacque immensamente. Il libretto era svolto con discreta sbrigliatezza, ma si basava su di un argomento eternato sia in romanzi che nel teatro. I punti deboli furono comunque coperti da un'esecuzione impeccabile in ogni componente. Anche La stella del Trocadero divertì per la trama briosa sul genere delle pochades francesi: non abbondava la musica, ma quella che c'era era di facile presa sul pubblico, come pure furono graditi I saltimbanchi, vecchia operetta del repertorio anteguerra. La governatrice di Pietro Ostali, che si camuffava sotto lo pseudonimo di Italos, conseguì un successo che si poteva definire "a mezza tinta": il libretto di Arturo Rossato, ben costruito, era più da rivista che da operetta, a causa dell'intonazione spiccatamente satirica e grottesca, che conferiva, però, colore allo svolgimento della vicenda, mentre la musica era facile, scorrevole, italiana. L'interpretazione, invece, fu un pò slegata, confusa e disordinata.

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9-11 e 20-21 ottobre 1926 - Stagione d'opera d'autunno
Anacleto Tavernari impr.; Agostino Marcheselli dir. orch.; A. Andreoli ed E. Fusconi m. sost.

Madama Butterfly, tragedia giapponese, musica di Giacomo Puccini. (5)
Albertina Baldi Veltri (Butterfly) s; Tina Masucci (Suzuki) ms; Ferruccio Castellani (Pinkerton) t; Mario Girotti (Sharpless) br; Enrico Percuoco (Goro) t; Carlo Ulivi (Yamadori) t; Ferruccio Aiardo (bonzo) bs; Giovanni Perotti (commis. imperiale) bs; Giovanni Dordoni (uff. del registro) bs

Un pubblico imponente tributò un caloroso e spontaneo successo a quest'opera lirica che conservava tutto il fascino suggestivo. La rappresentazione fu allestita con buon gusto nelle scene e nei costumi, e gli interpreti dimostrarono un ottimo affiatamento: un trionfo, con applausi a scena aperta, salutò l'interpretazione del soprano, mentre anche il tenore, il giovane Castellani, che aveva sostituito Pietro Gubellini nelle prime tre recite, venne applaudito per i mezzi vocali: un pò meno per l'arte scenica. Il 20 ottobre la compagnia si ripresentò, questa volta con il tenore Gubellini, il cui nome richiamò un bel pubblico che non restò deluso: la bellissima voce, infatti, destò entusiasmo, che si ripeté la sera seguente quando, al termine dell'opera, eseguì l'"arioso" nei Pagliacci e l'aria nella Fanciulla del West.

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1-13 dicembre 1926 - “Primaria” Compagnia Italiana d'operette cav. Achille Maresca
Direttore generale Achille Maresca; Adriano Marchetti condirettore; Umberto Fasano dir. orch.

dic. 1
Katya la ballerina, operetta di Jean Gilbert. (1)
Renata Altieri; Corrado Bartoli; Alfredo Orsini; Angela Ippaviz; ...

dic. 2
Clò Clò, operetta di Franz Lehar. (3)
Anita Orizona (Clò Clò); Alfredo Orsini; Alba De Rubeis; Umberto Fronzi; ...

dic. 3
La principessa della csardas, operetta di Emmerich Kalman. (2)
Carlo Ciprandi; Renata Altieri; Alfredo Orsini; Angela Ippaviz; ...

dic. 4
Il burattino, operetta di Robert Stolz. (1)

dic. 6
Amore in riviera, operetta di Robert Stolz. (1)

dic. 7
Medi, operetta di Robert Stolz. (1)
Anita Orizona (Medi); Carlo Ciprandi; Alfredo Orsini; Angela Ippaviz; ...

dic. 8
La duchessa delle arance, operetta di Walter Kollo. (2)

dic. 9
Lo shimmy verde, operetta di Nicola Valente. (1)

dic. 10
Santarellina, operetta di Hervé. (2)
Alfredo Orsini (Floridoro); Angela Ippaviz; Carlo Ciprandi; Umberto Frondi;...

dic. 11
Broadway star ovvero La stella di New York, operetta di Walter Kollo. (1)
Alfredo Orsini; Angela Ippaviz; Renata Altieri; Corrado Baldini; ...

La famosa compagnia Maresca dette vita a una bella stagione, a dimostrazione che, se gli spettacoli erano presentati ad alto livello, anche se le novità raramente sopravvivevano alla prima stagione, il pubblico era ancora attirato da questo genere di spettacolo leggero, mentre critica ritornava ad occuparsi di loro. Oltre agli artisti indicati nei singoli spettacoli, facevano parte della numerosa compagnia la utilité Elisa Marchetti, i caratteristi Luigi Consalvo, Antonio De Rubeis, il comico e coreografo Umberto Frondi, il macchiettista Dino Lugara, il generico Ottorino Furlai, mentre completavano il cast ventisei coristi tra uomini e donne e otto ballerine. La stagione fu aperta con Katya la ballerina, che richiamò un pubblico enorme, allegro e quasi sempre plaudente, anche se non mancarono contrasti vivaci dovuti all'esecuzione affrettata: "In complesso una serata alquanto noiosetta, tanto che molta gente, negli intermezzi ed anche nel corso dei lunghi tre atti, si occupava più delle quotazioni borsistiche che non dello spettacolo.[...] Il pubblico ha trovato da divertirsi a suo agio nell'intermezzo tra il secondo e terzo atto, cantando a squarciagola il réfrain in cui l'amore viene introdotto... nell'orario delle ferrovie". Tutto qui quello che la Gazzetta scrisse sulla novità. Per Clò Clò, la nuova operetta del prolifico Lehar, si legge una recensione favorevole sia per l'esecuzione che per la composizione: "Ecco, finalmente, un successo. Il pubblico di Parma l'ha salutata con un calore che talvolta ha rasentato l'entusiasmo. Operetta vera, nel senso migliore della qualifica che riporta alle indimenticabili produzioni del buon tempo antico: operetta, non féerie grottesca ed insulsa del novissimo tipo. In Clò Clò c'è tutto quello che ci si deve aspettare in una commedia musicata: e le scene movimentate e sfarzose, e i dialoghi scintillanti di brio, e i cori opportunamente incastonati nello svolgimento dell'azione. Oltre a ciò, una serie ininterrotta di duetti, di danze, di réfrains, che hanno permesso a Lehar di fare tutto il possibile sfoggio della sua inesauribile vena: musica graziosa, leggera, scorrevole e spumeggiante, facile all'orecchio senza esser banale, ricamata sempre in strumentazione indovinatissima". Il critico della Gazzetta ritornò quello degli ultimi tempi quando definì "benedetti entusiasmi di provincia" i quattro bis che il brillante Orsini e la soubrette Ippaviz dovettero concedere per l'agilissima danza del secondo atto nella Principessa della csardas. La novità Amore in riviera fu definita uno dei più infelici parti tra le solite operette che Stolz sfornava a getto continuo, e fu "accolta con una salve di saggissime proteste e accompagnata spesso dai sibili più eloquenti, anche se Orsini e gli altri avevano fatto tutto il possibile per condurre in buon porto la barca, ma inutilmente". La duchessa delle arance, invece, fu giudicata "operetta graziosa, con alcuni tratti gentili, non priva d'una tenue poesia, e con un certo carattere folkloristico che le dava sapore. La musica, senza essere originale, era garbata e carezzevole". Shimmy verde, del figlio di quel maestro Valente che abbiamo già incontrato anni prima, era giunta preceduta da una fama lusinghiera: "Ascoltandola parve che non fosse una fama immeritata, ma a dire il vero abbiamo potuto seguirla poco a causa del chiasso che hanno fatto gli studenti universitari. Chiasso molto simpatico, com'è sempre la voce della giovinezza allegra e spensierata, quanto all'operetta speriamo di sentirla un'altra volta in condizioni migliori". Il 10 "la briosa, anzi indiavolata Angela Ippaviz" dette la serata d'onore con Santarellina in edizione completa, cioè con l'atto della "caserma", che per solito veniva omesso: in un intermezzo ballò assieme ad Orsini e a tutta la compagnia Valencia e il Minuetto di Paderewski. Broadway star, indicata anche come La stella di New York, "commentata da musiche all'americana" ebbe successo, specie per l'ottima interpretazione. La stagione si chiuse con Clò Clò in serata d'onore di Alfredo Orsini, che in un intervallo presentò Dalle x alle x, appuntamento comico musicale con il pubblico.

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14-15 dicembre 1926 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Giuseppe Antonicelli dir. orch.

Don Pasquale, dramma buffo, musica di Gaetano Donizetti. (2)
Giuseppe Quinzi Tapergi (Pasquale) bs; Mario Gubbiani (Malatesta) br; Marcello Govoni (Ernesto) t; Elda Di Veroli (Norina) s

Un pubblico numeroso salutò con calore questo immortale scherzo di Donizetti, e applaudì i bravi interpreti che vivificarono stupendamente lo spettacolo. Agli applausi fu unito il giovane direttore d'orchestra che, dopo il debutto come sostituto del maestro Podestà al Teatro Regio due anni prima, aveva iniziato a dirigere in vari teatri con successo.

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