1929

 

 

16-24 febbraio 1929 - Compagnia italiana di operette e opere comiche Jole Pacifici
Direttore Gino Bianchi; Luigi Rizzola dir. orch.

feb. 16
La principessa della csardas, operetta di Emmerich Kalman. (2)
Jole Pacifici; Gino Bianchi; Piero Zacchetti; Lia Corsini; Pompeo Pompei

feb. 17
La vedova allegra, operetta di Franz Lehar. (1)

feb. 18
La casta Susanna, operetta di Jean Gilbert. (1)
Lia Corsini; Gino Bianchi; Piero Zacchetti; Pompeo Pompei; la Rubens; ...

feb. 19
Clò Clò, operetta di Franz Lehar. (1)

feb. 20
Boccaccio, operetta di Franz von Suppé. (1)

feb. 21
Il trillo del diavolo, operetta di Alfredo Cuscinà. (4)
Jole Pacifici (Aspri); Lia Corsini (Biquette); Elvira Minoretti (Minnie); Piero Zacchetti (Satanello); Gino Bianchi (Stromboli); Ezio Gualtieri (Satana); A. Pompei (Fifì); C. Mancini (Dedé); I. Degliesposti (Mahento); Dino Repetto (Belfagor); Arturo Gennari (Pescatorbido); L. Loris (Libiria)

feb. 23
Chiffon e Chiffonette, operetta di Luigi Rizzola. (1)
Jole Pacifici; Gino Bianchi; ...

Oltre ai nominativi che abbiamo individuato nei singoli spettacoli, facevano carte della compagnia Lina Belli, Maria Pineschi D'Amico, Corrado Baldini, Emilio Pineschi, Nino Rosso. Essendo pessimo il tempo e i treni in ritardo, la serata di naugurazione ebbe inizio con quasi un'ora di ritardo: a meno che non fosse stato un pretesto, dato che si riapriva, restaurato e modernizzato, il bar del teatro. La compagnia, che prendeva il nome dalla soubrette Jole Pacifici, era ben conosciuta sia per gli interpreti che per la ricchezza ed eleganza con cui presentava gli spettacoli: per la messa in scena del Trillo del diavolo, la novità della stagione, si era ricorsi al famoso Caramba. Quest'operetta aveva in sé tutti gli elementi per meritare quel successo che le arrise: un libretto ambientato all'inferno - anche lì con l'immancabile cornice di infedeltà coniugali - una trama amena e atta al dispiegamento di un tripudio coreografico, "una girandola luminosa tutta luccichii" vera gioia per gli occhi, una musica gaia e piacevole, frenetica pur non mancando le pagine melodiche, felice nella strumentazione, varia nell'ispirazione e, in fine, un'ottima esecuzione orchestrale. Fu il successo della stagione, a differenza di quanto fu scritto per il Boccaccio: "Non è cosa per loro, mancando le voci d'altri tempi". Osservazione che spiega, meglio di qualunque altra, una delle cause dell'evoluzione dell'operetta verso la rivista.

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9-12 marzo 1929 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Tino Cremagnani dir. orch.

Madama Butterfly, tragedia giapponese, musica di Giacomo Puccini. (3)
Emma Lattuada (Butterfly) s; Maria Millon (Suzuki) ms; Maria Barocchi (Kate, madre) ms; Giuseppe Bentonelli (Pinkerton) t; Giorgio Ciaplischi (Sharpless) br; Gaetano Pini Corsi (Goro) t; Eraldo Coda (Yamadori, Bonzo); Raffaele Barocchi (commissario) bs; Giuseppe Manca (uff. registro) bs; Elvira Pineschi (cugina) s

Erano previsti due spettacoli, che furono portati a tre, dato che la rappresentazione, degna d'ogni riguardo, assicurò un teatro folto di pubblico anche per un'altra serata. La direzione d'orchestra fu sicura, la messa in scena decorosa, gli interpreti di buon livello: la Lattuada fece sfoggio di una voce ampia, ricca, di bel timbro e di una buona scuola, il tenore, pur mancando di esperienza, denotò una bella vocalità, come pure furono corretti ed efficaci sia il baritono che gli altri. Il terzo spettacolo, "a prezzi popolarissimi", venne dedicato alla Lattuada: in questa occasione la locandina, stampata a Parma, a differenza di quella dei due primi spettacoli che portava il logo di una tipografia di Milano, indicò il baritono come Nicola Rakoswy. Un nuovo interprete o un refuso?

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30 marzo-7 aprile 1929 - Stagione d'opera di primavera
Gino Puccetti dir. orch.; Emilio Bertelli dir. coro; Filippo Angelini e Carlo Carboni m. sost.

mar. 30
Il trovatore, dramma, musica di Giuseppe Verdi. (5)
Luigi Piazza (conte di Luna) br; Ada Mattioli Donata (Leonora) s; Vanda Giovanelli (Azucena) c; Vittorio Lois (Manrico) t; Giuseppe Mosca (Ferrando) bs; Margherita Chiesa (Ines) s; Gerolamo Ingar (Ruiz, messo) t

Adelmo Damerini (Adam) rilevò sulla Gazzetta che la prima, "quella che abbiamo ascoltato ieri sera, va considerata in relazione alle circostanze di tempo e di luogo con cui è apparsa: in un teatro popolare, senza altri aiuti di sorta, un impresario che tenta a Parma una sia pur breve stagione verdiana, bisogna dire che ha del coraggio e merita ogni incoraggiamento. E questa volta si è riusciti anche a imbastire uno spettacolo, i cui innegabili pregi hanno incontrato il pieno favore del pubblico: sugli ugualmente innegabili difetti si è, con giusto senso, usato indulgenza. E noi pure l'usiamo". Dopo tale premessa, il giudizio sui cantanti fu laudativo per tutti, in particolare per il tenore che dovette trissare "la pira". Se il coro era scarso di numero e l'orchestra quasi a digiuno di prove, tutto si sarebbe aggiustato con il procedere delle recite. Il 5, quarta delle "fervorose repliche", fu a prezzi popolari e in onore del tenore che, dopo il terzo atto, cantò "alcune romanze".

apr. 3
La traviata, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (4)
Tamara Gajeska (Violetta) s; Giuseppe Bentonelli (Alfredo) t; Francesco Valentino (Germont) br; Margherita Chiesa (Flora) s; Giuseppe Mosca (Duphol) bs

Se Violetta fu discreta, Germont raccolse il plauso più rumoroso e dovette ripetere la sua aria del secondo atto. Per alleggerire il tenore Bentonelli, il 4 la parte di Alfredo fu sostenuta dal concittadino Carlo Alfieri, che fu accolto con un caloroso successo, essendo "cantante ed attore fino e distinto".

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8-23 giugno 1929 - Stagione d'opera di primavera
Renzo Martini organizzatore e dir. orch.; Corrado Muccini e Carlo Gelati m. sost.; Bruno Nasuti dir. banda; Vincenzo Arrivabene dir. coro; Giuseppe Vernizzi sc.

giu. 8
Andrea Chenier, dramma di ambiente storico, musica di Umberto Giordano. (3)
Tino Borelli (Andrea Chenier) t; Sante Giorgi (Gérard) br; Giuseppina Minonzio (Maddalena) s; Lina Zaccarini (Bersi) s; Maria Mattioli (Madelon) ms; Pietro Brilli (Roucher, Fouquier, Dumas) bs; Ildebrando Santafè (Populus) br; Giacomo Maniero (un incredibile, abate) t; Giovanni Buffanelli (Schmidt) bs

Visto l'accoglienza cordiale che il pubblico di Parma tributava a questo genere di spettacoli, considerato che il Teatro Regio non aveva i mezzi per allestire l'opera fuori dalla stagione di carnevale, "ben dunque ha fatto il Comitato nascente dalle stesse masse orchestrali e corali, a tentare questa prova che non è senza audacia e che è meritevole d'ogni incoraggiamento". Direttore artistico, organizzatore, concertatore e a capo dell'orchestra si era posto Renzo Martini, entusiasta anche dinanzi alle innegabili difficoltà di far quadrare il bilancio. Il successo della prima dello Chenier fu ,"premio meritato dei nobili sforzi e dei seri propositi": anche se il complesso artistico non era di primissimo ordine, era però composto con omogeneità ed equilibrio di valori. Le prime parti ricevettero calorose ovazioni e chiamate, le minori furono discrete, i cori e l'orchestra fecero del loro meglio e l'opera si concluse così tra i più caldi applausi. Se alla seconda una folla numerosa espresse il suo compiacimento per la proprietà e il decoro dell'esecuzione, il 15, ultima rappresentazione, il tenore Borelli eseguì alcune romanze, essendo anche la sua serata d'onore.

giu. 12
Pagliacci, dramma, musica di Ruggero Leoncavallo. (4)
Andreina Frappi Andreola (Nedda) s; Tomaso Franci (Canio) t; Sante Giara (Tonio) br; Giacomo Maniero (Peppe) t; Ildebrando Santafè (Silvio) br

Cavalleria rusticana, melodramma, musica di Pietro Mascagni. (4)
Giuseppina Minonzio (Santuzza) s; Maria Mattioli (Lola) ms; Otello Tamberli (Turiddu) t; Ildebrando Santafè (Alfio) br; Lina Zaccarini (Lucia) c

Le due opere inscindibili, che vennero presentate in ordine inverso alla tradizione, confermarono quanto era stato scritto dopo lo Chenier: pregi che si contrapponevano a difetti. Gli interpreti, per lo più molto giovani, dettero prova di possedere voci fresche, quando non addirittura acerbe, ma anche panico del debutto e incertezze nella realizzazione scenica. Dopo la prima, la prestazione di Turiddu suggerì "molto opportunamente" la sostituzione, che, però, divenne una girandola: il 13 si presentò Tomaso Franci, che cantò in ambedue le opere; il 16 fu la volta di Tino Borelli, che aveva terminato le recite di Chenier; il 23, ultima, toccò al giovane Aldo Oneto, che aveva cantato in Bohème e, mentre la concittadina Marchesini venne chiamata improvvisamente a sostenere la parte di mamma Lucia, debuttava come Canio l'esordiente spagnolo Pio Ulacia, da tempo stabilitosi in città, e che dette prova "di mezzi fisici e vocali d'inconsueta potenza". In quest'ultima edizione dei Pagliacci si presentò anche il baritono Zoni che, pur "alle prese con una parte superiore a' suoi mezzi vocali, se la cavò discretamente" e la giovanissima Frappi che interpretò con grazia ed intelligenza la parte di Nedda.

giu. 19
La Bohème, musica di Giacomo Puccini. (4)
Aldo Oneto (Rodolfo) t; Dario Fani (Marcello) br; Ildebrando Santafè (Schaunard) br; Enrico Contini (Colline) bs; Pietro Brilli (Benoit, Alcindoro) bs; Olga Brancucci (Mimì) s; Lina Zaccarini (Musetta) s

La popolare opera di Puccini ebbe una "esecuzione eccellente come raro è dato constatare in teatri secondari e in secondarissime stagioni liriche" ad opera di un insieme artistico omogeneo e meritevole di ogni encomio. Se il soprano e il tenore furono gli eroi della serata, molto bene si disimpegnarono tutti gli interpreti, che fecero si che il maestro Martini potesse inanellare un altro caloroso successo. Tutti gli spettacoli furono affollati e riscossero calorosi applausi. La terza, il 21, fu serata in onore della Brancucci e di Oneto.

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27 settembre 1929 - Concerto dei Cantori moscoviti
Leonida Ivanoff dir. coro; Vera Antonoff s drammatico; Olga Balatoff s leggero; Ivan Pawlow br; Olga Karniejew e Piotr Sylwaroff primi ballerini.

Il programma non rivestì, a detta del critico del Corriere emiliano, un interesse speciale: tolto il Canto del Volga, le due danze, e l'Allegra di Slavianski, il resto era musica che di russo aveva appena qualche spunto melodico. Il direttore era animato delle migliori intenzioni e dimostrava lo studio appassionato e diligente, anche se le voci accusavano una scarsa freschezza e una saltuaria perfezione nell'intonazione. Il pubblico aveva comunque applaudito calorosamente e richiesto dei bis, specie delle danze popolari, eseguite con l'accompagnamento corale.

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25-29 settembre 1929 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Bernardino Rotondo dir. orch.

Il barbiere di Siviglia, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini. (2)
Giuseppe Lavezza (Almaviva) t; Antonio Gelli (Bartolo) bs; Maria Gentile (Rosina) s; Gino Lulli (Figaro) br; Gregorio Melnik (Basilio) bs

Sarebbe andata meglio se una infelice sostituzione del tenore non avesse turbato uno spettacolo che presentava alcuni pregi. Il pubblico infatti meritatamente applaudì il baritono, vecchia conoscenza di Parma, il soprano per "la bella voce, l'ottimo studio, la pieghevolezza di articolazione, il garbo nel fraseggio e la felice intuizione scenica" e il basso Melnik, che bissò "La calunnia": questi mantennero l'esecuzione a un grado dignitoso, benché seriamente compromesso dagli altri elementi. Il tenore era cantante acerbo e attore non maturo, mentre anche Berta si ebbe la sua razione di beccate. Alla seconda lo spettacolo ebbe un esito diverso: il nuovo tenore, Narciso Del Ry, fu calorosamente applaudito dal folto pubblico.

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17-25 ottobre 1929 - Compagnia di operette Città di Genova
Italo Lucia dir. orch.

ott. 17
I merletti di Burano, operetta di Virgilio Ranzato. (2)
Floria Righi (Pamela); Alfonso Gessaga; Mancini; Bianca Battaglini; Giulia Pasi; Umberto Taddia; ...

ott. 18
La contessa Maritza, operetta di Emmerich Kalman. (1)
Floria Righi; Alfonso Gessaga; Bianca Battaglini; Mancini; ...

ott. 19
Miss Italia, operetta di Alfredo Cuscinà. (3)
Floria Righi (Mughetta); Giulia Pasi; Bianca Battaglini; Mancini; Alfonso Gessaga; ...

ott. 21
La scuola dei baci, operetta di F. a A. Barile. (1)
Luciano Fioriti; Floria Righi, Bianca Battaglini, Giulia Pasi; ...

ott. 23
Mitzi, operetta di Salvatore Allegra. (1)
Floria Righi; Luciano Fioriti; Bianca Battaglini; Alfonso Gessaga; ...

ott. 24
Primarosa, operetta di Giuseppe Pietri. (2)
Floria Righi; Mancini; Alfonso Gessaga; Bianca Battaglini; Giulia Pasi; ...

Dopo la parentesi della stagione cinematografica estiva, l'operetta ritornò sulle scene del Teatro Reinach. Anche un altro teatro di Parma, quello antico di via Petrarca, aveva aperto i battenti alla "piccola lirica" e vi si erano succedute compagnie che avevano prima lavorato nel nostro: quella che annoverava i bei nomi di Anita Faraboni, Oreste Trucchi, del tenore Dino Bona, seguiti poi dalla Giocosa. Questo allargamento non era però sinonimo di buona salute e accresciuto successo presso il pubblico, bensì di ripiego verso sale più modeste, in quanto il numero degli spettatori andava calando. Nel contempo si leggevano notizie di scioglimento di compagnie: il Corriere emiliano del 18 ottobre riportava che l'Operettistica di Ines Lidelba aveva sostituito un tenore "con uno dei naufraghi della cessata compagnia Giorgi". La compagnia, che portava il vecchio nome glorioso Città di Genova, era composto da interpreti che avevano lavorato poco a Parma: e il giornale non si soffermò più di tanto su di loro, apprezzando la graziosa e intelligentissima soubrette Floria Righi e il brillante Gessaga, "che ricordava il Dezan", ma che sarebbe piaciuto molto più misurato. Le esecuzioni furono affiatate, colorite, pregevoli, per merito anche del giovane maestro, che dirigeva "con precisione e buon gusto insolito in un direttore di operette". La stagione si presentò con una novità: I merletti di Burano, ulteriore frutto dell'unione di quei due abili conoscitori dei gusti del pubblico, sapienti manipolatori di motivi vecchi e nuovi, le cui produzioni si reggevano perfettamente in piedi e divertivano con l'accorta dosatura degli elementi costitutivi un'operetta: coreografia, quadretti, dialoghi, duettini comici, un pizzico di sentimento, alcuni motivetti graziosi che restavano nelle orecchie... Alludiamo a Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato. La musica era una manipolazione di spunti già uditi in altre operette dello stesso autore: tenue e sospirosa, burlesca e scintillante, certamente simpatica, scorrevole, gustosa, sapiente nell'armonizzazione e nella strumentazione e aveva il grande pregio di aderire perfettamente al libretto. Nella breve stagione vennero presentate altre tre novità: Miss Italia, Scuola di baci, Mitzi. La prima, la cui trama "ultramoderna" era stata tratta dal prolifico Carlo Lombardo da una novella di Guglielmo Zorzi, si articolava in una quantità di episodi che la rendevano varia - dal paesetto, a Hollywood, a Venezia - ma che, per il critico, spezzavano la continuità scenica: pare non fosse dello stesso avviso il pubblico che, invece, si divertì molto. La musica di Cuscinà, "uno dei più gustosi e sani compositori italiani di operette", aveva contornato l'azione di temi vari e divertenti, patetici e grotteschi, adattando la facile vena melodica "anche in questo chiassoso lavoro dove il jazz si alternava alla giava, al tango, ai clamorosi sussulti del charleston". Altro successo festoso e schietto fu quello di Scuola di baci: "meritatissimo del resto, ché il lavoro possiede qualità pregevolissime per varietà di quadri e ricchezza di musica [...] di fine gusto, bene armonizzata, riccamente strumentata, tale insomma da lasciarsi ascoltare con diletto, non solo, ma sovente anche con interesse". In quest'occasione debuttò a Parma il tenore Luciano Fiorito, ancora inesperto della scena, ma dalla voce fresca, vibrante e intonata: raggiungendo con sicurezza le note alte della tessitura, suscitò subito le maggiori simpatie e i più calorosi applausi del pubblico. Anche Mitzi ricevette la sua ricca messe di applausi: Salvatore Allegra aveva aderito con fedeltà a un libretto, che narrava di una fantasmagorica avventura tra i selvaggi, con brani pregevoli per la limpida vena melodica, colorendo la musica con armonie, ritmi e strumentati esotici. Il 24 venne presentata l'ultima operetta della breve stagione: quella amata Primarosa di Pietri, che venne accolta con vero calore. La serata fu aperta dall'esecuzione della Marcia reale e degli inni del regime per festeggiare lo scampato pericolo del principe ereditario da un "criminoso attentato". Si trovava a Bruxelles per il fidanzamento, quando, nel rendere omaggio alla tomba del milite ignoto belga, era stato fatto segno a un colpo di rivoltella, sparatogli da un fuoruscito milanese. Qualche giorno dopo, il ringraziamento fu ripetuto con un Te Deum in cattedrale.

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3 novembre-1 dicembre 1929 - Stagione d'opera d'autunno
L. Sandro impr.; Emilio Dal Monte dir. orch.; Filippo Angelini e Luigi Monti m. sost.; Annibale Pizzarelli dir. coro; Giovanni Novelli sc.

nov. 3
La forza del destino, opera, musica di Giuseppe Verdi. (4)
Attilio Bordonali (march di Calatrava, fra Melitone) bs; Margherita Ringo (Leonora) s; Giuseppe Sardi (Carlos di Vargas) br; Augusto Cingolani (Alvaro) t; Rita Gallo Toscani (Preziosilla) ms; Enrico Vannuccini (padre guardiano) bs; Creusa Casadei (Curra) s; Giovanni Novelli (alcade, chirurgo) bs; Arnaldo Guidizi (mastro Trabucco) t

Questa stagione prevalentemente verdiana fu bene accetta in quanto a Parma una esecuzione d'opera ogni tanto corrispondeva a un vivo bisogno del pubblico, che accorse "affollato, assetato di musica". Malgrado le consuete deficienze dovute alle economie all'osso, lo spettacolo resse con dignità: si aprì "con i migliori auspici", che altri non erano che la Marcia reale e l'inno fascista, per celebrare l'anniversario della vittoria nella grande guerra, e proseguì tra la benevola attenzione, suscitando spesso applausi per la buona prestazione degli interpreti.

nov. 6
Rigoletto, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (5)
Egidio Caldi (duca di Mantova) t; Francesco Valentino (Rigoletto) br; Dina Mannucci (Gilda) s; Giuseppe Flamini (Sparafucile) bs; Rita Gallo Toscani (Maddalena) c; Attilio Bordonali (Monterone) br; Giovanni Novelli (Marullo) br; Arnaldo Guidizi (Borsa) t; Creusa Casadei (contessa, Giovanna, paggio) s; Luigi Cristofani (Ceprano) bs

Fu una riproduzione che, "tenuto conto delle circostanze speciali e dei tempi in cui viviamo, è veramente encomiabile. Gli elementi di cui si compone la parte vocale, tutti hanno qualche ragione per imporsi al rispetto, alcuni assolutamente sono apparsi di valore raro. E tutto lo spettacolo per questo, ad onta di qualche incertezza dovuta al panico di qualche artista e alla esitazione della prima, ha proceduto in mezzo al favore sempre crescente del pubblico". Il baritono dovette bissare "Si, vendetta", la giovanissima Gilda ebbe il caldo plauso dopo "Caro nome", l'altro debuttante o quasi, il duca, malgrado l'inesperienza raccolse la sua parte di elogi, e tutta la compagnia denotò lodevole impegno. Feste anche per direttore, orchestra e coro, che dettero quanto avevano. L'ultima del 13 fu in onore del baritono Valentino.

nov. 14
Lucia di Lammermoor, dramma tragico, musica di Gaetano Donizetti. (3)
Giuseppe Sardi (Enrico) br; Dina Mannucci (Lucia) s; Egidio Caldi (Edgardo) t; Amonasro Adorni (Arturo) t; Enrico Vannuccini (Raimondo) bs; Creusa Casadei (Alisa) s; Giuseppe Gualtieri (Normanno) t

Un altro lieto successo: se la Mannucci fece sfoggio di virtuosismo sicuro ed agile, "qualche lieve pecca di intonazione e qua e là una scarsa vibrazione di accenti" resero altre parti meno incisive. Se ottimo fu il baritono Sardi, "se l'è cavata con onore il concittadino Amonasro Adorni, un tenorino principiante dalla voce ben timbrata e simpatica" : fu festeggiato come meritava, volendolo il pubblico "incoraggiare in una carriera che, se egli persevererà nello studio, non gli sarà avara di successi". L'ultima, il 20, fu a prezzi popolari e in onore della Mannucci, che suscitò con le Variazioni di Proch un diluvio di applausi per "la voce calda, appassionata, dal timbro gradevolissimo e il virtuosismo agile e sicuro".

nov. 16
Ernani, dramma lirico, musica di Giuseppe Verdi. (5)
Augusto Cingolani (Ernani) t; Francesco Valentino (Carlo) br; Enrico Contini (Ruiz de Silva) bs; Vittoria Griffini Costa (Elvira) s; Creusa Casadei (Giovanna) s; Arnaldo Giudizi (Riccardo) t; Giovanni Novelli (Jago) bs

L'opera era apparsa a Parma nel 1920 al cinema teatro Centrale, eseguita da una compagnia di giro ma, per la sua modestia, non si poteva considerare un'esecuzione artistica. Così l'ultima vera proposta risaliva a più di vent'anni prima, a quella del Reinach del 1908. Entusiastico, pieno successo e bis del finale del terzo atto, essendosi disimpegnati tutti gli interpreti in maniera altamente laudativa. Come sempre larga parte di questi era composta di giovanissimi: il baritono Valentino, sempre festeggiatissimo, non aveva che ventitre anni e, malgrado il nome, era uno statunitense oriundo tedesco, che aveva iniziato a studiare canto con il suo parroco italiano, per trasferirsi poi a Milano. Dalla terza, il 19, la Griffini fu sostituita da Amalia Zavattari, che dette prova di buone qualità vocali.

nov. 23
Il trovatore, dramma, musica di Giuseppe Verdi. (2)
Francesco Valentino (conte di Luna) br; Margherita Ringo (Leonora) s; Matilde Ceccherini (Azucena) c; Filippo Corbetta (Manrico) t; Creusa Casadei (Ines) s; Giuseppe Gualtieri (Ruiz) t

Un ulteriore successo, specie per il baritono Valentino e per il direttore dell'orchestra, fu quello di quest'opera che avrebbe dovuto concludere la fortunata stagione.

nov. 30
La favorita, dramma, musica di Gaetano Donizetti. (2)
Francesco Valentino (Alfonso XI) br; Lina Lanza (Leonora) s; Lino Camporesi (Fernando) t; Francesco Zaccarini (Baldassare) bs; Gerolamo Ingar (Gasparo) t; Creusa Casadei (Inez) s

Benché la stagione si fosse conclusa il 24 con due recite, di Ernani in matinée e del Trovatore la sera, il successo conseguito suggerì di allestire ancora un'opera, della quale vennero date due rappresentazioni straordinarie con parte degli interpreti che tanto successo avevano appena finito di raccogliere. Fu un trionfo anche per questo capolavoro di Donizetti, anche se un'indisposizione all'ultimo momento del tenore Oreste De Bernardi volle che fosse sostituito con il Camporesi che, andato in scena senza prove, fece quel che poté. Bene la Lanza, lo Zaccarini, l'orchestra, sempre simpatia per il Valentino.

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