1932

 

 

12-13 marzo 1932 - Rappresentazioni straordinarie d'opera
Silvio Gualandi Gamberini dir. orch.; Annibale Pizzarelli dir. coro; Luigi Parsi e Giovanni Amich m. sost.

Cavalleria rusticana, melodramma, musica di Pietro Mascagni. (2)
Piera Roberti (Santuzza) s; Gianna Rubisi (Lola) ms; Gaspare Rubino (Turiddu) t; Vasco Campagnano (Alfio) br; Lea Marchesini (Lucia) c

Pagliacci, dramma, musica di Ruggero Leoncavallo. (2)
Anna Sassone Soster (Nedda) s; Vito Binetti (Canio) t; Luigi Piazza (Tonio) br; Gino Barbieri (Peppe) t; Alberto Giovanelli (Silvio) br

Dopo i primi mesi dell'anno dedicati al cinematografo, alla prosa e a una fugace apparizione di Anna Fougez con la sua compagnia di riviste e varietà - cioè girls e jazz band - con questi spettacoli straordinari delle opere dioscure ricomparve brevemente la lirica, che seppe raccogliere numeroso pubblico ed ebbe esito soddisfacente. Tutti gli interpreti si espressero a buon livello, e l'applauso coinvolse anche il coro e il direttore d'orchestra.

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4-5 aprile 1932 - Super-spettacolo Schwarz
Walther Kahn e Fritz Lehner dir. orch.; Theo Prokop régisseur; Curt Paquet Leon coreografo.

Al cavallino bianco, commedia musicale, musica di Ralph Benatzky con brani di Bruno Grainichstaedten, Robert Stolz, Robert Gilbert, Hans Frankowsky. (2)
Annie Sieburg (Josepha); Barbetti (Leopold); Pierino Rosa (Zanetto); Milly (Ottilia); Adolfo Ferrini (avv. Bellati); Totò (Sigismondo Cogoli); Eugen Guenther (prof. Hinzelmann) Lina Gennari (Claretta); Dilva (sposina); Civitas (sposino); Ernst Nadherny (arciduca); Theo Prokop (borgomastro); Jaroslav Kramesch (Guardaboschi); Leopold Haider (Rudì); Franz Jordan (guida); Irmgard Wiekenhauser (Kathi); Franz Winter (Martin); Renato Aldanese (Johann); Greta Aulich (presidentessa); Ulla Bliesner (prima ballerina)

Questa operetta, l'ultimo sprazzo di un genere di spettacolo glorioso in decadenza, pur firmata generalmente dal nome di Ralph Benatzky, in realtà ebbe la musica da cinque compositori: ed è questo, forse, che la rese - e la rende - così fresca, varia e giocosa. Andata in scena per la prima volta al grande Schauspielhaus di Berlino nel novembre 1930, fu uno strepitoso successo che presto conquistò tutta l'Europa. Fu un avvenimento teatrale che fece epoca e i fratelli Emilio e Arturo Schwarz, dopo averlo presentato al Lirico di Milano, lo portarono in giro per tutta Italia con uno squadrone di avvenenti ragazze (la locandina del Reinach parlava di "50 girls, 16 ballerine classiche, 8 danzatori stiriani, 12 boys, 8 cantatrici "Holdrio" "). II Corriere emiliano definì lo spettacolo piacevolissimo, di rara bellezza e originalità: "E' tutto un movimentato e pittoresco succedersi di azioni coreografiche, di danze paesane e caratteristiche, di canzoni, di quadri d'ambiente, di figurazioni e di visioni le più svariate e suggestive". Il pubblico, convenuto foltissimo nonostante l'alto costo del biglietto, si divertì, applaudì e chiese diversi bis. Alla seconda i prezzi furono ribassati e gli iscritti al dopolavoro fruirono dello sconto del 50%: il teatro ancora una volta era pieno oltre misura.

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12 aprile 1932 - Compagnia dei danzatori indiani
Fondatore e direttore Uday Shan Kar. (1)

Nella presentazione di questo spettacolo che aveva girato il mondo era scritto che il carattere fondamentale delle danze era di origine strettamente religiosa, un'espressione della preghiera: attraverso le movenze del corpo si traducevano tutti i sentimenti, i pensieri, il linguaggio recondito dello spirito. Le danze, infatti, erano il contrario del sentimento dionisiaco e avevano uno sviluppo solenne, calmo, preciso e sottile, anche se una insistenza di gesti simbolici ingenerava una certa monotonia. Le musiche, eseguite da più di cinquanta strumentisti, ripetevano il tema ritmicamente variato con un contrappunto svolto dagli strumenti a percussione. Considerato il genere di rappresentazione, il pubblico non era numeroso: era però "distinto, attento e compreso della eccezionalità dello spettacolo, assai difficile da esser compreso dal nostro mondo occidentale". Essendo distinto, dimostrò una cortese a cordiale ospitalità, accogliendo ogni danza con applausi.

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13-14 aprile 1932 - Rappresentazioni straordinarie di operetta
Direttore Enrico Pancani; Costantino Lombardo dir. orch.; Guido Galli sc.

No, no, Nanette, operetta di Vincent Youmans. (2)
Elsie Altman (Nanette); Renato Trucchi (Jmmy); Armando Fineschi (Billy); Doria Donati (Lucilla); Ester Orsi (Susanna); Ninì Trucchi (Paolina); Giulio Benassati (Tom); Hanna Lierke (Flora); Fanny Fineschi (Simona); Hanni Rettig (Winnie)

"L'abile e sciolta commedia, per quanto nella sua edizione italiana abbia non poco perduto della primitiva originale eleganza e vivacità", trovò negli interpreti il meglio che gli artisti italiani di operette potessero offrire. Il pubblico si divertì e premiò con applausi la loro fatica. Buona l'orchestra jazz: "elegante, se non proprio attraentissimo, il corpo femminile di ballo". E non poteva essere altrimenti, dopo aver recentemente assistito a uno spettacolo con le fantasmagoriche bionde ballerine dei fratelli Schwarz.

Il 29 giugno venne inaugurato il Teatro Estivo Reinach, "locale di prim'ordine, munito di ogni confort moderno, con servizio di Caffè e Gelateria", che prometteva compagnie di riviste, operette, prosa, cine-varietà. Gli spettacoli eseguiti furono però soltanto cinematografici e di prosa.

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26-30 settembre 1932 - Compagnia italiana di operette SITAR
Direttore Attilio Pietromarchi; Giuseppe Canepa e Umberto Fasano dir. orch.

set. 26
Il trillo del diavolo, operetta di Alfredo Cuscinà. (1)
Elena Altavilla; Anna Serena; Luciano Fioriti; Mario Castellani; ...

set. 27
Primarosa, operetta di Giuseppe Pietri. (1)
Elena Altavilla; Anna Serena; Mario Castellani; Tito Quarenghi; Attilio Pietromarchi; ...

set. 28
Le tre lune, operetta di Carlo Lombardo. (1)
Elena Altavilla; Anna Serena; Luciano Fioriti; Mario Castellani; ...

set. 29
Cin-ci-là, operetta di Virgilio Ranzato. (1)
Elena Altavilla, Anna Serena; Luciano Fioriti; Mario Castellani; ...

set. 30
La geisha, operetta inglese di Sidney Jones. (1)
Elena Altavilla; Anna Serena; Attilio Pietromarchi; Luciano Fioriti; Mario Castellani; ...

Anche se l'operetta trovava ancora il suo pubblico fedele, pronto a lasciarsi sedurre dal facile motivetto e a "sboccare dalle risa ad ogni spiritosaggine o facezia" dell'attor brillante, il genere mostrava ormai le grinze. Della compagnia, che si presentò con una cornice scenica dignitosa, anche se non sfoggiava sfarzi visti altrove, e che non vantava un corpo di ballo di particolari attrattive, facevano parte anche Ernesta Giordani, Renata Vimercati, Cesare Giordani e Oreste Parsi. Buoni gli interpreti del quartetto: voce fresca e bella l'intonazione del soprano, mezzi vocali non comuni del tenore, brio e spigliatezza della soubrette Anna Serena, vivace e fastosa recitazione del comico Castellani. Le tre lune, la giapponeseria ultima novità del sempre fervido Carlo Lombardo, anche se non era nulla di originale, ricalcando scene, motivi, situazioni tipiche lombardiane, ebbe pieno successo e riuscì a divertire. La musica facile, orecchiabile, aggraziata, presentava doti inventive e strumentali pregevoli, mentre nel libretto le gustose scenette erano intessute con un diaogo spesso spiritoso. La breve stagione fu conclusa con una pregevolissima edizione della vecchia ma melodica Geisha, l'operetta che negli ultimi anni aveva visto una notevole serie di ritorni.

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30 novembre-1 dicembre 1932 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Giovanni Frattini dir. orch.; AnnibaIe Pizzarelli dir. coro.

Tosca, melodramma, musica di Giacomo Puccini. (2)
Lina Bruna Rasa (Tosca) s; Ferdinando Alfieri (Cavaradossi) t; Piero Biasini (Scarpia) br; Enrico Contini (Angelotti) bs; Eugenio Dall'Argine (sacrestano) br; (Spoletta); Stiliano Barani (Sciarrone); Romano Gardelli (carceriere); Amelia Vecchi (pastore)

Per favorire l'esordio a Parma del tenore concittadino Ferdinando Alfieri (fino allora in arte Albani), un comitato di benemeriti cittadini si era riunito per raccogliere i fondi necessari per allestire l'opera. Alfieri, proveniente dalle corali Euterpe e Verdi, con l'aiuto di alcuni mecenati aveva potuto studiare con Manlio Bavagnoli a Milano per due anni e, morto il vecchio maestro parmigiano, aveva proseguito con Angelo Ferrari, altro parmigiano. Aveva debuttato in Tosca un anno prima al Vittorio Emanuele di Rimini e aveva proseguito con una attività promettente. Tenuto conto della rapidità dell'allestimento, che causò qualche incertezza, nel complesso l'esecuzione risultò assai degna. Il soprano dette ottima prova di sé e le venne chiesto il bis di "Vissi d'arte", ripetizione, però, non concessa; distinto cantante e attore si dimostrò Scarpia, buono il basso Contini, efficaci orchestra e coro. Il tenore Alfieri, accolto con applausi di sortita a con ovazioni rumorose dopo ogni aria, superò onorevolmente la prova: "la sua voce non è invero di grande potenza, l'emissione non sempre perfetta, ma il timbro è gradevole, squillanti gli acuti, buona l'intonazione, delicata la mezza voce".

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