1934

 

Con rogito 30 gennaio 1934 Italo Campanini cedette il Teatro Reinach a Mario Chiodoni. Nell'atto era messa in evidenza la clausola della destinazione in perpetuo dell'edifico al pubblico spettacolo, ma l'acquirente non si sentì di violarla quando subito affittò il teatro con contratto novennale a una grande società di Bologna di spettacoli cinematografici. Da quella data, oltre ai quotidiani film, si ebbe qualche serata di varietà, qualche rappresentazione di prosa, perdendo il Reinach quella caratteristica di politeama, teatro di "buon comando", per dirla con un'espressione corrente, fatto per ogni genere di spettacolo e per tutte le borse e tutte le categorie.

 

1 febbraio 1934 - Compagnia di operette Città di Parma
Bruno Nasuti dir. orch.

Addio giovinezza, operetta di Giuseppe Pietri. (1)
Bice Caprari (Dorina) s; Rosi Capra (Elena); Iole Manghi (Emma); Maria Pizzorni (mamma Rosa); Maria Ferrari (Teresa Salviati); Luisa Motta (fioraia); Mario Barberini (Mario); Eliche Sassi (Leone); Dino Repetto (Carlo Fanti); Piero Pirlasti (papà Antonio)

Di questa rappresentazione dei dopolavoristi parmensi non abbiamo trovato notizie sull'esito, né sappiamo di spettacoli successivi.

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27-28 marzo 1934 - Compagnia di spettacoli dei fratelli Schwarz
Jos Sminovici dir. orch.; Emilio Schwarz sc.; Maly Podazuk (prima ballerina)

mar. 27
Ballo al Savoy, operetta di Paul Abraham. (1)
Tatiana Menotti; Lotte Menas; Joseph Sziklay; Cornelio D'Arrigo; Dino Bolognesi; ...

mar. 28
Al cavallino bianco, commedia musicale di Ralph Benatzky
con brani di Bruno Grainichstaedten, Robert Gilbert, Robert Stolz e Hans Frankowsky. (1)

La compagnia dei fratelli austriaci Schwarz aveva annullato la concorrenza per lo sfarzo degli allestimenti e il largo ricorso a bellezze bionde, alte e slanciate. Al Reinach fece salire sulla scena un centinaio di elementi, di cui sessanta ballerine. Ballo al Savoy, che faceva parte con Vittoria e il suo ussaro e Fiore d'Haway di una felicissima trilogia dell'ungherese Abraham, assieme a Al Cavallino bianco segnò lo spartiacque fra operetta e rivista, possedendo una spigliatezza diversa, da passerella e da night-club. La partitura festosa, dinamica, spigliata - come ha scritto Oppicelli - sembrava fare l'occhiolino a Broadway. Il Corriere emiliano riportò che "lo spettacolo si snoda sopra i vieti e convenzionali schemi della vecchia operetta, traendo però dal rapido succedersi dei quadri, dalla vivacità delle danze, dalla gaia e frizzante varietà delle musichette, dalla ricchezza dei costumi e dalla iridescenza dei colori e delle luci, gli elementi per rendersi accetta anche ad un pubblico non facile ad accontentarsi come il nostro. [...] Lo spettacolo si è fatto sovente applaudire dal foltissimo pubblico che esauriva il popolare teatro, sopratutto per merito dell'interpretazione che è stata quanto mai vivace, festosa e colorita". Il successo fu caloroso: lo stesso tributato il giorno dopo al Cavallino.

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21 novembre 1934 - Concerto vocale e strumentale
Toti Dal Monte s; Luigi Montesanto br; Arturo Sigismondo dir. orch.; Francesco Elsi fl.

Parte I. Jules Massenet: Erodiade, "Vision fuggitiva" (br); Tommaso Giordani: Caro mio ben; Giovanni Paisiello: Chi vuol la zingarella (s); Giuseppe Verdi: Ernani, "Oh! de' verd'anni miei" (br); Gioacchino Rossini: Il barbiere di Siviglia, "Una voce poco fa" (s); Giuseppe Verdi: Rigoletto, "Lassù nel ciel" (duetto br s).
Parte II. Renato Brogi: Visione veneziana; Francesco Paolo Tosti: Ultima canzone (br); Gaetano Donizetti: Lucia di Lammermoor, Scena della pazzia. (s con flauto obbligato); Ruggero Leoncavallo: Pagliacci, Prologo (br); Geny Sadero: Marangona; Ninna nanna; Guido Bianchini: Lassame star (s); Gioacchino Rossini: Il barbiere di Siviglia, "Dunque io son" (duetto s br).

La prima notizia di questo concerto fu data dal quotidiano locale addirittura il 9 novembre, mentre il 14 era riportato il programma. Malgrado i prezzi elevati, il teatro era gremito, a riprova che il bel canto attraeva sempre il pubblico di Parma, "nonostante le deviazioni moderne". Montesanto dovette concedere come bis "il monologo" dell'Andrea Chenier e, assieme al soprano, "il grazioso duettino" del Don Giovanni di Mozart. II concerto fu completato dalle sinfonie della Gazza ladra e della Forza del destino, eseguiti con perizia dall'orchestra. Ottimo il flauto solista. Prima del concerto i due artisti furono a disposizione del pubblico presso la casa editrice musicale Carboni per firmare i dischi che avevano inciso con la Voce del padrone. Il giorno dopo il soprano fu ospite della fabbrica di profumi Borsari.

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