1930

 

 

3-6 gennaio 1930 - Compagnia Tan! Tan! Operette, riviste, atto unico
Mario Marcucci amministratore.

gen. 3
Pronti... si gira!, operetta revue satirica. (1)
Amalia Paoli; Eugenia Castelnuovo; Giselda Corsari; Rosina Steiner; Tano Tani; Annibale Bonomi; Alfredo Romanelli; Gino Ranzis; Ubaldo Ranzi (nelle sue danze acrobatiche)

gen. 4
Parigi mia, operetta di Robert Stolz. (2)

gen. 5
Scompartimento per signore sole, operetta di Collin. (1)

Queste operette in un atto costituivano la seconda parte dello spettacolo in cui si esibivano in manifestazioni di illusionismo e di telepatia musicale Ernesto Bellini e Miss Velda. Le serate ebbero successo altresì per merito delle vezzose girls del balletto. Dalla locandina sappiamo che anche il 6 si dettero due spettacoli, ma di questi non abbiamo trovato alcuna notizia.

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8-16 febbraio 1930 - Stagione d'opera di carnevale
L. Sandro impresario; A. Filippi direttore artistico; Emilio Dal Monte dir: orch.; Emilio Sanzi e Luigi Falzani m. sost.; Annibale Pizzarelli dir. coro; Vladimiro Cecchi sc.

feb. 8
Fedora, dramma, musica di Umberto Giordano. (3)
Giuseppina Baldassarre Tedeschi (Fedora) s; Creusa Casadei (Olga) s; Filippo Santagostino (Loris) t; Oddo Galeotti (De Sirieux) br; Gino Barbieri; Giuseppe Gualtieri; Romano Costantini; Paride Bocchi

Questa appendice alla stagione del Teatro Regio prometteva tre opere "ed altra da destinarsi" e la gestione del teatro aveva ottenuto che "il servizio di Tranvai per tutte le linee, in partenza davanti al Teatro" fosse protratto fino al termine degli spettacoli. Alla prima, cui il pubblico accorse numeroso, il Corriere emiliano rilevò alcuni pregi non disgiunti da difetti: lodò la protagonista, "attrice compita, di mezzi vocali non comuni", che aveva reso la figura con passione e tragicità sincera; notò nel tenore "simpatico timbro vocale e buone intenzioni espressive", con la tendenza però a strafare; trovò "sufficiente" il baritono, che la Casadei aveva fatto del suo meglio, come pure gli altri; buono il direttore, come pure l'esigua orchestra e il coro. La conclusione non era però incoraggiante: "Fedora è varata e potrà fare qualche passo: e auguriamole fortuna". Alla seconda vi furono ancora pubblico e applausi, ma la terza e ultima, il 14, dovette essere rappresentata a prezzi "popolarissimi".

feb. 12
Tosca, melodramma, musica di Giacomo Puccini. (4)
Margherita Ringo (Tosca) s; Gino Neri (Cavaradossi) t; Luigi Piazza (Scarpia) br; Giuseppe Gualtieri (Angelotti) bs; Romano Costantini (sacrestano) br; Gino Barbieri (Spoletta) t; Paride Bocchi (Sciarrorie) bs

L'edizione fu giudicata lodevole e "degna dell'attenzione benevola cittadina": artisti di notevole pregio, la messa in scena decente, una concertazione intelligente e accurata, costituirono la base del discreto successo. La Ringo, malgrado qualche acuto non bene impostato, ebbe il suo rilievo; il tenore (sul manifesto era indicato Aldo Oneto ma, per una improvvisa indisposizione, aveva dovuto essere sostituito da Gino Neri) benché giunto pochi minuti prima di andare in scena, ebbe la sua parte di gloria, sia per la voce che per la tenuta scenica; artista provetto e sicuro fu giudicato Luigi Piazza; bene i comprimari e il coro, mentre oggetto di lodi particolari fu il direttore della minuscola orchestra. Alla terza, il 15, rientrò il tenore Oneto, che venne accolto con cordialità. La stagione, artisticamente debole, era tutt'altro che incoraggiante dal punto di vista finanziario, tanto che, dopo la quarta della Tosca, l'impresario rinunciò a proseguire.

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8-23 marzo 1930 - Compagnia di operette Cav. Attilio Pietromarchi
Italo Lucia dir. orch.; Nony Valescu m. danze

mar. 8
Il trillo del diavolo, operetta di Alfredo Cuscinà. (4)
Flora Righi; Wanda D'Aragona; Pasquale De Rosa; Domenico Bolognese;...

mar. 11
La casa innamorata, operetta di Carlo Lombardo. (3)
Floria Righi (Fufi); Wanda D'Aragona (Francine); Ernesta Giordani (m.me Gibilterra); M. Delba (Irene); L. Sacchi (Josette); I. Barbieri (Carlotta); L. Lucia (Michelina); G. Corradi (Estella); F. Caprilli (Paolo); Domenico Bolognese (Biberon); C. Maurer (Duval); Augusto Campori (Zeffirino); A. Meli (prof.); D. Nuvoli (Anatolio); Cesare Giordani (Ruggero); Oreste Parsi (Alfonso); A. Tolamo (Battista)

mar. 14
Miss Italia, operetta di Alfredo Cuscinà. (2)
Pasquale De Rosa; Wanda D'Aragona; Domenico Bolognese; Flora Righi; Cesare Giordani; C. Maurer; ...

mar. 15
Primarosa, operetta di Giuseppe Pietri. (3)
Flora Righi (Primarosa); Wanda D'Aragona (Frisca); F. Caprilli; Domenico Bolognese; C. Maurer; Cesare Giordani;...

mar. 17
La geisha, operetta inglese di Sidney Jones. (3)
Wanda D'Aragona; Flora Righi; F. Caprilli; Pasquale De Rosa; Augusto Campori; Oreste Parsi; C. Maurer; A. Meli; ...

mar. 22
Cri-Cri, operetta trepidante di Virgilio Ranzato. (3)
1928: Flora Righi (Cri-Cri); Wanda D'Aragona (Angela); Ernesta Giordani (Flora); Domenico Bolognese (Joly); Pasquale De Rosa (Ruggero); C. Maurer (march. di Saint-Phar); Cesare Giordani e D. Nuvoli (signori); G. Pettenati (aviatore).
1791: Flora Righi (Cri-Cri); Wanda D'Aragona (Bianca); Domenico Bolognese (Joly); C. Maurer (cav. Hlubscher); Pasquale De Rosa (cav. Lagrange); Oreste Parsi (march. di Saint-Phar); Cesare Giordani (Andrea Chenier, march. Toche); Maria Frondi (Giuseppina Beaurnhais); A. Meli (gen. Beaurnhais): A. Tolamo (Paisiello); M. Magnani (Cambronne); Augusto Campori (Bonaparte); A. Bertesi (Murat); C. Stella (march.na); R. Perez (valletto).
2028: Flora Righi (Cri-Cri); Domenico Bolognese (Joly); Wanda D'Aragona (Bianca); Ernesta Giordani (Marcheuse); C. Maurer (vecchio); G. Campori (vecchia); Cesare Giordani (cameriere); A. Nuvoli (passante); A. Meli (venditore); Pasquale De Rosa (Raoul)

La compagnia Pietromarchi ebbe una stagione felice, accogliendo un pubblico numeroso e divertito. Si distinsero la soubrette Flora Righi, elegante e spigliata, già conosciuta dal pubblico con la compagnia Città di Genova, il soprano D'Aragona, i tenori Caprilli e De Rosa, il comico Bolognese, mentre gli spettacoli erano allestiti con sfarzo. Carlo Lombardo, compositore della prima novità, La casa innamorata, il cui grazioso libretto, soffuso di dolce poesia, era stato scritto da Renato Simoni, incontrò un altro cordiale successo. La piacevole trama, intessuta d'un dialogo garbato, di una comicità che non cadeva mai nel volgare, era ornata di una musica non eccessivamente copiosa, ma orecchiabile, garbata, elegante nei motivi, pregevole nella armonizzazione. Piacque più l'operetta dell'esecuzione, in quanto questa denotò delle incertezze. Alla seconda la folla decretò invece un vero successo e volle la replica del finale secondo. Per il critico del Corriere emiliano l'operetta di Pietri, Primarosa, era un capolavoro del genere ed era espresso il disappunto che alla prima il pubblico non fosse numeroso come era lecito attendersi: il successo non era però mancato, premiando il buon gusto dell'insieme, la grazia delle interpreti: simpatica e disinvolta la soubrette, vocalmente ottimo il soprano, di buoni mezzi vocali il tenore, brillante il comico, efficaci i caratteristi, ottimi orchestra e direttore. La vecchia Geisha, che non compariva da nove anni, mise in luce l'evoluzione che questo genere di spettacolo aveva avuto nel tempo: si incontravano romanze, canzoni e frasi melodiche di una freschezza e nobiltà che le nuove operette non possedevano più, essendo stata la musica costretta a seguire le "intemperanze ritmiche d'oltre oceano". Nell'esecuzione si rilevava che gli artisti incontravano delle difficoltà notevoli, essendo ormai abituati a ricoprire ruoli troppo diversi e a danzare più che cantare. Disponendo però la compagnia di buoni attori-cantanti, l'interpretazione si era comunque dimostrata pregevole. Nuovissima era anche Cri-Cri, l'ultimo prodotto del fruttuoso connubio tra Lombardo e Ranzato, che figurava, utilizzando un aereoplano straordinario, di poter viaggiare nel passato della Rivoluzione francese e nel Duemila. Il risultato era gradevolissimo e aveva ottenuto, specie nei primi due atti, un vivissimo successo: il dialogo non era sempre condotto con finezza, ma era vario e colorito, le scene musicali frequenti e gustose con quella conoscenza dei gusti del pubblico che caratterizzava la vena melodica del Ranzato. Frequenti le richieste di bis e feste per tutti gli esecutori, che dettero il meglio delle loro possibilità.

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24 marzo 1930 - Bragaglia presenta
Direttore dello spettacolo Anton Giulio Bragaglia; Adolfo Del Vecchio dir. orch.

La veglia dei lestofanti (The Beggar's Opera), commedia jazz, musica di Kurt Weill. (1)
Armando Falconi (Gionata Peachum); A. Ricci (sig.a Peachum); Emilia Vidali (Polly Peachum); Camillo Pilotto (Macheath); C. Simoneschi (Brown il Tigre); Lidia Simoneschi (Lucy); G. Verna (Smith); E. Targioni (Kimball); E. Vanelli (araldo, cantastorie); N. Nayer (Walter); C. Bettarini (Giacobbe); A. Donnini (Mattia); D. Centanin (Berto); G. Grantiella (Ede); A. Grassi (Jmmy); S. Guarnieri (Ienny); A. Allegranti (Pilon); G. Lacchini (bambina mendicante); Bianca Bonivento; Adele Carlucci; Juliana Begagli; Amedea Yagel; Carla Bossi; Risa Harl; Luisa Lanicchi (ragazze del Tambridge)

Una folla imponente accorse per assistere a questa parodia del melodramma di Berthold Brecht: si ebbero momenti di vera burrasca dopo alcune scene "veramente ... strane e ardite", non mancarono sonori fischi, beccate umoristiche e applausi sinceri o ironici che fossero. Il giudizio del critico fu che questo tentativo di Bragaglia di rivificare il teatro seguisse una via sbagliata: sì, luci smaglianti, scenari arditi e caratteristici, jazz band interessante, canzoni e ballate non prive di fascino, esecuzione precisa e affiatata, ma restava pur sempre un centone ferraginoso e slegato: il pubblico provinciale, "che rappresenta pur sempre la potente riserva morale e intellettuale della Nazione, non si lascia épater ed ingannare dalla pura fantasia o da uno spettacolo solamente esteriore".

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1 aprile 1930 - Concerto
Tournée italiana di Johann Strauss e la sua orchestra.

Parte I: Franz von Suppé: Ouverture dell'operetta Boccaccio; Joseph Strauss: Rondini del villaggio; Franz Schubert-Heinrich Berté: Fantasia La casa delle tre donzelle; Johann Strauss: Storie della selva viennese.
Parte II: Karl Milloecker: Fantasia Lo studente accattone; Joseph Strauss: Vino, donne, canto; Emmerich Kalman: La principessa della csardas; Carl Michael Ziehrer: Ragazze viennesi

L'orchestra, affiatata, equilibrata nella sonorità e nei colori, composta di elementi di prim'ordine, suonò a meraviglia, ottenendo un grande successo, dimostrato dal rilevante numero di bis che dovette concedere: Robert Schumann: Sogni; Johann Strauss: Danubio bleu; Franz Schubert: Ave Maria; Strauss: Sfavillante; Pizzicato; Franz Lehar: La vedova allegra; Wolfgang Amadeus Mozart: Minuetto. Il direttore, Johann III, figlio di Eduard Strauss, era ex direttore della musica da ballo di corte, almeno così scriveva il programma, opera "del ben noto biologo [sic] di Strauss, prof. Fritz Lange di Vienna".

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10-13 aprile 1930 - Compagnia di operette CIDO, già della Casa Mauro
Arnaldo Fontana dir. orch.

apr. 10
La principessa del circo, operetta di Emmerich Kalman. (1)

apr. 11
Federica, idillio musicale di Franz Lehar. (1)

apr. 12
Paganini, operetta di Franz Lehar. (2)

apr. 13
La duchessa del Bal Tabarin, operetta di Léon Bard. (1)

Poche le notizie: la stampa riportò che la compagnia, bene affiatata, venne accolta da applausi e chiamate. Si distinsero le coppie: la comica, composta da Angelina Valescu e F. Fineschi, e per la parte lirica dal soprano Bella e dal tenore Foglizzo. La novità presentata fu Federica, un'autentica operetta lirica, essendosi questa volta l'inesauribile maestro accostato "alla lirica pura, alla melodia dalla linea nobile ed elevata". Sul libretto, che narrava la storia di un episodio amoroso di Goethe, Lehar aveva scritto pagine magistrali, i cui ritmi integravano fedelmente l'azione con un felicissimo fraseggio melodico che aveva trascinato il pubblico all'entusiasmo, lasciandogli nell'orecchio ricordi dolci e gradevoli. Oltre che degli interpreti, grande merito fu del direttore, che seppe trarre dalla striminzita orchestra suggestioni che dettero risalto, calore e vita all'incanto musicale.

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30 aprile 1930 - Concerto dell'orchestra e del quartetto degli allievi del Regio Conservatorio di musica di Parma
Dir. orch. Giulio Balestrazzi, Franco Margola e Carlo Dall'Argine, della classe di composizione del maestro Carlo Jachino. Quartetto composto da Adelmo Monti I vl; Carlo Colombo II vl; Zelindo Rossi vla; Rolando Bernini cello, della classe di Alfredo Barbagelata.

Parte I. Domenico Cimarosa: Il matrimonio segreto, ouverture; Edvard Grieg: Due melodie elegiache per archi; Gioacchino Rossini: L'Italiana in Algeri, sinfonia; Georges Bizet: Arlesiana, intermezzo e farandole.
Parte II. Petr Tschaikowsky: Quartetto n. 1 op. 11; Wolfgang Amadeus Mozart: Minuetto.
Parte III. Azan: Sinfonia n.2 in re magg.; Edward Elgar: Canzone della notte; Canzone del mattino; Johannes Brahms: Due danze ungheresi.

Il concerto, già presentato un mese prima al Teatro Corridoni, era stato replicato a richiesta. Davanti a un folto pubblico - erano presenti anche tutti gli allievi del convitto Maria Luigia - i giovani dettero prova di slancio e intonazione, suscitando i più calorosi applausi.

Per il mese di maggio era annunciata una serie di spettacoli vari, tra i quali dal 23 al 30 quelli della Compagnia d'arte operettistica di Italo Bertini, Mary Garbin, Guido Agnoletti, direttore Dante Calderoni e con un repertorio che prevedeva molte novità. Ignoriamo la ragione per la quale questi spettacoli non ebbero luogo. Dopo la stagione estiva cinematografica, il 26 settembre si riaprì il teatro con la prosa: compagnia drammatica di Giorgio Almirante.

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4-9 ottobre 1930 - Teatro dei Piccoli: compagnia comico-lirica di opere, operette, attrazioni, music-hall in miniatura
Fondatore e direttore Vittorio Podrecca; Emilio Cardellini e Riccardo Ballotta dir. orch.

ott. 4
Music-hall
La gazza ladra
, melodramma, musica di Gioacchino Rossini
Scene da La geisha, operetta inglese di Sidney Jones (3)

ott. 6
Music-hall
La bella dormiente nel bosco
, fiaba musicale, musica di Ottorino Respighi (1)

ott. 7
Music-hall
La bella dormiente nel bosco
, fiaba musicale, musica di Ottorino Respighi
L'occasione fa il ladro, burletta musicale, musica di Gioacchino Rossini (1)

ott. 8
Music-hall
La serva padrona
, due intermezzi, musica di Giovanni Battista Pergolesi
L'elisir d'amore, melodramma, musica di Gaetano Donizetti (1)

ott. 9
Music-hall
Il barbiere di Siviglia
, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini
Cappuccetto rosso, operetta per bambini di Cesar Cui (1)

ott. 9
Music-hall
Il barbiere di Siviglia
, melodramma buffo, musica di Gioacchino Rossini
Bianco e nero, intermezzo lirico, musica di Renzo Massarani (1)

Il Teatro dei Piccoli, le marionette già altre volte ospiti al Reinach, era stato fondato a Roma diciassette anni prima e si era imposto come una delle più felici e singolari manifestazioni dell'arte teatrale: da allora, come un "carro di Tespi", aveva effettuato due volte il giro del mondo con successo, dando circa diecimila rappresentazioni. Quella che venne a Parma, fu una compagnia che si componeva di ventiquattro esecutori tra operatori, strumentisti e artisti lirici. Questi erano: Emilio Cabello br; Augusto Galli bs; Carlo Pessina t; Lia Podrecca s; Nino Quaglia t; Mario Serangeli br; Irma Zappata s; Jole Ferreri s. Il primo e l'ultimo giorno vennero dati due spettacoli, il matinée e il serale. Quello indicato come music-hall era un'imitazione del varietà, una rivista, con scene divertenti e un susseguirsi di macchiette sempre diverse: clown, equilibristi, danzatrici, perfetti negli effetti ottici e scenici, tra cui quella indimenticabile del vecchio professore di pianoforte. Gli spettacoli attirarono grande folla e l'esecuzione suscitò ondate di ammirazione, ilarità e applausi scroscianti. Al termine degli spettacoli Podrecca e tutti i collaboratori vennero chiamati al proscenio.

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20-27 ottobre 1930 - Compagnia di operette e riviste Guido Altieri
Direttore Edoardo Favi; Gennaro Gaudiosi e Ettore Zambuto dir. orch.

ott. 20
Poker di dame, operetta di Ettore Bellini. (1)
Luisa Annie (Dory); Lina di Sambon (Teddy); Mirra Principi (Jena); Olga Bianchi (Bambì-Bumbà); G. Bertoletti (Zilì); F. Sannini (guardarobiera); I Coria (cameriera); Corrado Baldini (Florian); Alfredo Marchetti (Grattacielo); Carlo Gallucci (Wisky); Otello Barbieri (Harry); Vincenzo Parise (regisseur); Pasquale Abbonandi (Roast-beef); Mario Gallucci (clacquer); Renzo Bianchi (servo); Lidia Barbieri e Gino Bianchi (coppia danzante)

ott. 21
Fascino azzurro, operetta di Ettore Bellini. (1)
Luisa Annie; Renata Altieri; Giulio Perreca; Alfredo Marchetti; Carlo Gallucci; Vincenzo Parise; ...

ott. 22
Le campane di Corneville, operetta di Robert Planquette. (2)
Luisa Annie (Sermolina); Lina di Sambon (Germana); Corrado Baldini (Enrico); Giulio Perreca (Grenicheux); Alfredo Marchetti (podestà); Carlo Gallucci (Gaspar); Vincenzo Parise e Giuseppe Ciampa (tabellioni); Olga Bianchi (Nannetta); Otello Barbieri (Giuseppe)

ott. 23
La donna perduta, operetta di Giuseppe Pietri. (1)
Luisa Annie; Lina di Sambon; Giulio Perreca; Alfredo Marchetti; ...

ott. 24
La geisha, inglese operetta di Sidney Jones. (1)
Lina di Sambon (Mimosa); Luisa Annie; Corrado Baldini; Giulio Perreca; Alfredo Marchetti; Raffaele Tucci; ...

ott. 25
Sua maestà la donna, operetta féerie di Priamo Gnecco. (1)
Luisa Annie; Renata Altieri; Lina di Sambon; Alfredo Marchetti; Carlo Gallucci; Corrado Baldini; ...

ott. 26
La vedova allegra, operetta di Franz Lehar. (1)

ott. 27
La duchessa di Chicago, operetta di Emmerich Kalman. (1)

ott. 28
Cin-ci-là, operetta di Virgilio Ranzato. (1)

Dopo diversi mesi di assenza l'operetta era tornata ai suoi fedeli ammiratori, anche se, come notava il Corriere emiliano, il genere, se non era peggiorato nella musica, era rimasto nel canovaccio quello che era vent'anni prima: una successione di balordaggini, di freddure a vuoto, di incongruenze sceniche, il tutto offerto entro una cornice di falso oro e un luccichio di carta argentata. La compagnia, anche se non si poteva annoverare nel rango delle primissime, si fece apprezzare per vivacità e affiatamento, mentre l'orchestra fu ottima. La novità con cui si aprì la stagione ricalcava i soliti temi, anche se andava decisamente verso la rivista, il cui libretto era firmato anche da quel Michele Galdieri, che diventerà una illustre firma di quel genere di spettacolo. Si ornava di una musica graziosa e scorrevole, armonizzata e strumentata con maestria e buon gusto; parecchi brani erano pregevoli e si lasciavano ascoltare con piacere, come anche le danze, non smentendo per il Bellini la qualità di compositore coscienzioso. Vero successo salutò la "esumazione", cosi scriveva la locandina, delle Campane di Corneville: "Una volta le operette divertivano veramente ed erano autentici capolavori di musica comica, miniere di gioia, di fresca, ispirata musica, strumentata con eleganza e ricchezza di timbri. Per eseguirle bene occorrerebbe quasi una compagnia lirica: si canta come in un'opera, si recita come in un dramma, le romanze si susseguono alle romanze, inframmezzate dai recitativi, dai coretti, dai concertati e preludi orchestrali". Se per La donna perduta vi era poco pubblico, causa la coincidenza delle manifestazioni serali in onore a Filippo Corridoni, la Sambon, che già si era brillantemente segnalata per la voce educata, morbida e intonata nell'operetta di Planquette, si confermò soprano di prim'ordine nella parte di Mimosa, appannaggio delle maggiori cantanti del genere. Sua maestà la donna, altra novità, raccolse il suo successo, essendo varia, divertente, festosa, con indovinate macchiette e garbata comicità: parimenti piacevole erano le musiche e i balli. Seguendo l'idea di Lombardo, all'ingresso in sala era distribuito a stampa il testo delle "strofe da cantarsi assieme alla Compagnia" al termine dei primi due atti.

Donnine, passion di tutti i cuor,
Voi siete le regine, che donate 1'amor ...

Con il 31 ottobre era scaduto il contratto di Tioli & Watry e la gestine venne assunta dall'Agenzia Emilio Ferone & C. che inaugurò il I novembre il teatro con la compagnia di Ermete Zacconi.

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7-14 novembre 1930 - Compagnia italiana di operette Guido Riccioli
Vittorio Palma e Francesco Langella dir. orch.

nov. 7
Rompicollo, operetta di Giuseppe Pietri. (2)
Nanda Primavera (Rompicollo); Guido Riccioli (Bubbolo); Alfredo Bosetti; Clara Sardi; Dina Piraccini; Mario Rubinet; Ubaldo Gargano; Luigi Armenis e Flora Sanna (coppia danzante); ...

nov. 8
Stenterello, operetta di Alfredo Cuscinà. (1)
Guido Riccioli (Stenterello); Nanda Primavera; Alfredo Bosetti; Clara Sardi; Dina Piraccini; Ubaldo Torricini; ...

nov. 9
Tuffolina, operetta di Giuseppe Pietri. (1)
Nanda Primavera (Tuffolina); Guido Riccioli; Minnie De Santis; Alfredo Bosetti; Dina Piraccini; ...

nov. 11
Casa mia, casa mia, operetta di Giuseppe Pietri. (1)
Nanda Primavera; Guido Riccioli; Clara Sardi; Alfredo Bosetti; Dina Piraccini; Ubaldo Torricini; Edoardo Tomassi; ...

nov. 12
Monelli fiorentini, operetta di Virgilio Ranzato. (1)
Nanda Primavera; Guido Riccioli; Alfredo Bosetti; Clara Sardi; Minnie De Santis; Dina Piraccini; ...

nov. 13
Colibrì, operetta di Alberto Montanari. (1)
Nanda Primavera; Guido Riccioli; Clara Sardi; Alfredo Bosetti; ...

nov. 14
Poker di dame, operetta di Ettore Bellini. (1)
Nanda Primavera; Guido Riccioli; Clara Sardi; Dina Piraccini; Alfredo Bosetti; Ubaldo Torricini; la Bassetti; ...

La compagnia Riccioli-Primavera era una di quelle che andavano per la maggiore: il sempre numerosissimo pubblico e le cronache furono larghe di consensi sia per gli interpreti considerati singolarmente che per l'affiatamento dell'insieme, la ricchezza degli scenari aedei costumi e il repertorio, che presentò un gran numero di novità. Nanda Primavera era la soubrette ideale: bella, specie quando ebbe modo di farsi ammirare "in succinte vesti ... balneari", intelligente, vivace, elegante, impareggiabile per brio scenico e per il canto colorito con finezza; dalle risorse comiche inesauribili, ameno ma misurato Guido Riccioli; tra i migliori tenori sulle scene il Bosetti dalla voce intonata e piacevole; il soprano Sardi dagli acuti squillanti; la De Santis dalla voce gradevole e educata bene. Rompicollo di Pietri fu lo spettacolo di apertura, e fu subito successo per gli estrosi e freschi motivi, i pezzi piacevoli, fluidi, familiari all'orecchio, che si scioglievano in una ricca elaborazione orchestrale: secondo lo stile del maestro elbano, la musica presentava un sapore campestre e si ispirava a motivi folkloristici di chiara radice italiana. Anche Stenterello di Cuscinà fu un altro successo: poteva definirsi un'operetta italiana, toscana anzi, nelle situazioni, nel carattere della musica, nel dialogo. Derivata da una fortunata commedia ambientata nel Settecento a Firenze, era colorita da una musica fluida e melodica che calzava di ritmi opportuni le singole situazioni burlesche o sentimentali: non sempre originale o ricca di vena inventiva, aveva però sempre una accurata elaborazione, i motivi erano garbati, ricco lo strumentale. Ancora applausi si ebbero per Casa mia, casa mia del Pietri, cui andava il merito di aver indicato all'operetta italiana una via estranea a quella dell'influenza straniera. Anche questo era un inno alla serenità del focolare domestico, alle dolcezze della famiglia, una esaltazione dei buoni sentimenti paesani e italiani. La musica con una orchestrazione fine e fluida si intonava al soggetto ed era fatta di cose tenui e semplici. La serata si era aperta con la Marcia reale, essendo il compleanno del re. Tuffolina, anche se non era delle migliori cose del Pietri, presentava piacevoli quadretti, danze, duettini e una azione scenica farsesca, ma non priva di comicità. Ancora la Toscana fu presente con la novità dei Monelli fiorentini di Ranzato: scene gustose, dialoghi saporosi, una musica pregevole anche nella sua semplicità, con pagine di sana ispirazione, intessuta con una armonizzazione aristocratica ed espressa con una tavolozza ricca di colori orchestrali. Con Colibrì si ebbe lo spettacolo in onore dei coniugi Riccioli e Primavera. Se l'operetta aveva tutte le caratteristiche per piacere al pubblico - un libretto con situazioni amene e originali e una musica di ottima fattura, anche se un po' troppo ricca di ottoni - la compagnia fece sfoggio di abilità per esilarare il pubblico. Dell'operetta di chiusura, Poker di dame, sappiamo solo che "ricalcava il vieto schema delle operette internazionali". Ciò non impedì al numerosissimo pubblico di applaudire ancora una volta i suoi beniamini con il massimo calore.

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15-16 novembre 1930 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Nino Giacobetti dir. orch.

Madama Butterfly, tragedia giapponese, musica di Giacomo Puccini. (3)
Tamaki Miura (Butterfly) s; Vittoria Palombini (Suzuki) ms; Velia Valeri (Kate) ms; Giovanni Voyer (Pinkerton) t; Roberto Vilmar (Sharpless) br; Romeo Boscacci (Goro) t; Giovanni Alfieri (Yamadori) t; Gino Roberto (commissario) bs; Alba Di Monte (madre) s

Un folto pubblico salutò le tre recite dell'opera che, se non fu di prim'ordine, non fu nemmeno da considerarsi disprezzabile. Elementi artistici di buon livello, una decorosa messa in scena, un'orchestra ridotta ma sufficiente, un coro di buon effetto, dettero vita a uno spettacolo che piacque più al pubblico che al critico. L'attrazione maggiore fu la protagonista, una giapponese che, con quest'opera, aveva costruito la sua fortuna nei maggiori teatri: il pubblico, pur non dimostrandosi entusiasta, essendo la donna dotata di mezzi vocali tutt'altro che eccezionali, apprezzò l'efficacia con cui si immedesimò nella parte, esprimendo ciò che di umano è contenuto nella musica di Puccini, e la festeggiò cordialmente. Bene anche gli altri interpreti e il direttore d'orchestra, chiamati più volte al proscenio.

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26-28 novembre 1930 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Ottavio Marini dir. orch.; Bruno Erminero dir. coro; Giovanni Lazzaretti m. sost.

Aida, melodramma, musica di Giuseppe Verdi. (3)
Enzo Felizzati (re) bs; Antonietta Toini (Amneris) ms; Lella Gaio (Aida) s; Augusto Cingolani (Radames) t; Albino Marrone (Ramfis) bs; Francesco Nascimbene (Amonasro) br; Enrico Giunta (messaggero) t

Nella recensione sul Corriere emiliano dello spettacolo, che aveva appena terminato le rappresentazioni al Teatro Storchi di Modena, Adelmo Damerini si sbilanciò come non era solito fare: "Senza sottintesi più o meno pietosi che talvolta dobbiamo adoperare, oggi ci sentiamo in dovere di dire apertamente che, per la brillantezza vocale di quasi tutti gli artisti, per l'assieme omogeneo ed equilibrato dei valori e degli elementi vari, è uno spettacolo che è rarissimo ascoltare nei principali teatri. E ci ha meravigliato non poco il veder uscir fuori al Reinach un'Aida che ci aspettavamo degna solo del nostro compatimento". Una rivelazione era stata la giovanissima interprete che, sebbene appena uscita dalla scuola, sembrava esperta in ogni segreto della scena e del canto "dal timbro vocale ampio, sonoro, esteso, ricco, vibrante". Dopo i primi comprensibili attimi di panico, aveva ripreso la padronanza e ottenuto un grande successo personale. Ottimo anche il mezzosoprano, dalla figura scenicamente regale e dalla voce calda, avvincente, drammatica; molto bene il tenore fin dalla prima romanza, mentre le lodi continuavano per tutti gli altri interpreti, il giovane direttore, l'orchestra, i cori, il piccolo corpo di ballo, tutti premiati con applausi a scena aperta. Molto bene anche le altre due recite, davanti a un folto pubblico. L'ultima fu a prezzi popolari.

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11-14 dicembre 1930 - Rappresentazione straordinaria d'opera
Giuseppe Podestà dir. orch.; Annibale Pizzarelli dir. coro; Ottavio Marini e Amleto Tornari m. sost.; Dante Pomari dir. scena.

La bohème, musica di Giacomo Puccini. (3)
Virginio Assandri (Rodolfo) t; Gino Vanelli (Marcello) br; Eugenio Dall'Argine (Schaunard) br; Giulio Tomei (Colline) bs; Giuseppe Quinzi Tabergi (Benoit, Alcindoro) bs; Rosetta Pampanini (Mimì) s; Laura Lauri (Musetta) s; Amonasro Adorni (Parpignol) t; Stigliano Barani (doganiere) bs

La rappresentazione di quest'opera si poté avere per merito di un comitato di cittadini che raccolsero i fondi necessari per l'allestimento al fine di far debuttare in teatro il giovane concittadino Virginio Assandri, che per vari anni era stato sostenuto tenacemente e generosamente da molti estimatori a amici dell'Oltretorrente: già dal 28 novembre il Corriere emiliano pubblicava il primo di una serie di elenchi di sottoscrittori, che comprendeva tutti i nomi - conosciuti o ignoti - di coloro che si erano tassati per conseguire tale finalità. L'impresa, cioè il comitato di cittadini, aveva fatto tutto il possibile per allestire uno spettacolo ineccepibile e circondare il debuttante di artisti che lo sostenessero: ne era nata un'esecuzione di prim'ordine. Se Rosetta Pampanini era una delle cantanti più applaudite in tutti i teatri, e le ovazioni si ripeterono anche in questa occasione, tutto il cast adempì degnamente al suo ruolo. Assandri, rinfrancatosi con il procedere dello spettacolo, dette buona prova di sé e meritò la vittoria, anche se giocava su di un terreno particolarmente favorevole: cantò con viva partecipazione, accentuò con garbo, dimostrò di possedere un timbro di voce bello, morbido, limpido, omogeneo fino alle note più acute. In conclusione fu un buon inizio, scrisse Adelmo Damerini, ma con delle riserve: questo successo, infatti, doveva servire da incoraggiamento per perfezionarsi nello studio sia della parte vocale che scenica. Degni del massimo elogio furono anche l'orchestra e il direttore, il parmigiano Podestà, che aveva istruito il debuttante e che con lui fu chiamato varie volte al proscenio. Il successo fu confermato anche nelle repliche e il 14, al termine dello spettacolo, in un locale dell'Oltretorrente, un grandioso coperto di centocinquanta posti concluse con una cena luculliana questo spettacolo che fu un atto di amore del popolo di Parma per la musica lirica e i suoi interpreti.

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15 dicembre 1930 - Compagnia di balli russi di Boris Kniaseff
Eugenio Bozza dir. orch.

La compagnia, che derivava dalla grande scuola moderna di ballo russo, si avvaleva di una interprete del valore non comune come la Blinova, di un corpo di ballo ben disciplinato e intonato alle nobili intenzioni dello Kniaseff che, oltre che esecutore, aveva composto i balli con senso poetico a scopi simbolici di squisita idealità. Questi, ispirati a musiche di Fryderyk Chopin, Claude Debussy, Jean Sibelius, Spenejaroff, misero in evidenza la perfezione tecnica dell'intero corpo di ballo. Si distinse "per un'esecuzione appassionata e un virtuosismo di ottimo gusto" nel Notturno in mi bem. di Chopin il violinista Giuseppe Alessandri. Il pubblico dimostrò calorosamente il gradimento per la "geniale" serata.

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