ADAMS, Teresa. Soprano.
Attiva negli anni Ottanta del secolo scorso. L'Annuario Musicale Canozzi del 1887
scrive che aveva in repertorio: Sonnambula, Dinorah, Lucia, Stella del nord, Puritani,
Rigoletto, Barbiere di Siviglia, Margherita degli Ugonotti, Linda di
Chamounix, Marta, Zerlina del Don Giovanni, Flauto magico. La troviamo
nell'agosto 1883 al Politeama Genovese e nel Carnevale 1886-87 al Teatro Regio di Parma.
AICARDI, Smeraldo. Violinista.
Nato a Parma il 15 aprile 1857, si diplomò con la lode distinta in violino alla Regia
Scuola di musica di Parma nel 1875. Fu amico di Arturo Toscanini che lo volle con sé in
varie occasioni. Percorse un'ottima carriera in orchestre italiane e straniere, pur
rimanendo a risiedere a Parma. Morì in Parma il 20 gennaio 1926.
ALBERTI, Paolina. Mezzosoprano.
Bellissima e dalla voce bellissima, studiò al Liceo musicale di Piacenza, sua città
natale, e nel 1883 prese una medaglia con premio di secondo grado. Nel 1884 andò poi a
studiare privatamente con il maestro piacentino Cesare Melzi. Esordì nel settembre 1887
al Politeama di Adria nel Trovatore come Azucena. Poi a Bagnacavallo come
Preziosilla nella Forza (1888, ottobre). Nel 1890-1891 al teatro Regio di Parma
fu Mamma Lucia in Cavalleria Rusticana. Poi se ne perdono le tracce.
AMBRI, Augusto.
Fu Avvisatore - Carrozziere del Teatro Regio nella stagione 1890 - 1891.
AMEDEO di Savoia, duca d'Aosta, re di Spagna.
Figlio del re Vittorio Emanuele II, nacque a Torino il 30 maggio 1845, fratello minore di
Umberto I. Percorsa la carriera militare, combatté nella guerra del 1866 e fu ferito a
Custoza per cui fu fregiato di medaglia d'oro. Ebbe tre figli tra i quali Luigi Amedeo
duca degli Abruzzi. Nel 1869, col grado di ammiraglio, ebbe il comando della squadra del
Mediterraneo. Dopo varie insistenze delle autorità spagnole, si sottomise al volere del
padre e accettò il 16 novembre 1870 la corona di Spagna, assumendo il titolo di don
Amadeo I. Nel primo discorso della Corona disse che avrebbe regnato fino a quando avesse
avuto la fiducia del paese al quale non si sarebbe mai imposto. Aveva contrario il clero
in quanto il padre aveva spogliato il papa del potere temporale, nonché i nobili
filoborbonici. La rinuncia alla lista civile, le abitudini modeste, la scarsa conoscenza
della lingua e le avventure amorose furono usate per screditarlo, mentre la instabilità
politica del governo gettava il paese nel caos. Subìto anche un attentato, sciolte le
Camere per contrasti insanabili, Amadeo I dette le dimissioni che furono accettate l' l l
febbraio 1873. Ripresa la carriera militare in Italia, morì a Torino il 18 gennaio 1890.
ARCANGELI, Alessandro. Baritono.
Scarsissime le notizie su questo cantante che agì a cavallo tra i due secoli. Lo troviamo
al Teatro Regio di Parma nel Ballo in marschera della stagione di quaresima del
1898 e subito dopo al Politeama Genovese negli Ugonotti. Dal 1899 al 1901 fu alla
Scala diretta da Toscanini in parti di primo piano in opere quali Sigfrido, Lohengrin,
Bohème, Le maschere. Lo incontriamo nuovamente solo nel 1904, ancora al
Politeama Genovese, in una trionfale esecuzione della Germania di Franchetti.
AZZONI, Italo. Compositore e pianista.
Nato il 23 dicembre 1853 a Parma, entrò nella Regia Scuola di musica nell'ottobre 1864
dove studiò pianoforte con Buccellati. Uscito volontariamente un anno dopo, continuò a
studiare armonia e composizione con Giulio Cesare Ferrarini. Nel 1879 il Circolo Bellini
di Catania premiò un suo Album per pianoforte. Suonò spesso in pubblico, specie
alla Società del Quartetto di Parma dove si esibì venti volte. Nel 1883-84, nella
stagione di inaugurazione del Metropolitan di New York, su segnalazione dello zio Italo
Campanini, fu scritturato quale maestro sostituto dall'impresario Abbey. Nei primi anni
del Novecento tornò diversi anni a New York come direttore della Metropolitan Opera
Company. Nel 1887 diresse a Parma i concerti orchestrali. Fu nel suo tempo accompagnatore
al pianoforte senza pari. In un concerto a Parma il violinista Thompson era rimasto senza
accompagnatore: salvò la serata l'Azzoni leggendo a prima vista. Accompagnò in varie
occasioni anche Antonio Bazzini e Johann Becker.
Dal 1879 al 1890 fu direttore dela scuola comunale di canto corale nel collegio di S.
Orsola prendendo il posto che fu del suo maestro Buccellati; dal 1887 al 1902 maestro di
canto corale e solfeggio nella Pia Casa di Provvidenza. Cominciò a insegnare nel
Conservatorio di Parma nel 1889 (canto corale) per passare nel 1895 a armonia
complementare; nel 1908 fu incaricato di ricoprire la cattedra di composizione per due
anni. Fu a lungo vicedirettore dell'Istituto. Nel dicembre 1923 si ritirò in pensione per
limiti di età. Morì a Parma il 28 settembre 1935.
Compose: Consalvo, opera-ballo in quattro atti su libretto di Attilio Catelli.
Milano, Teatro Dal Verme, 1878.
Le gioie della carità, vaudeville in due atti per soli e coro, parole di suor
Vincenza Pizzetti. Parma, Teatrino delle Orsoline, 1866. Con il nuovo titolo Il cuore
dei fanciulli, Parma, Teatro Reinach, 1912; poi a Fidenza e Reggio Emilia.
Nel regno delle favole, operetta per l'infanzia, (Genova, 1933). Scrisse la
musica per le colonne sonore di una ventina di film. Compose inoltre (in ordine
alfabetico):
Alla pace, Inno per coro di ragazzi con accompagnamento di pianoforte, parole di
Oreste Boni (Milano, Carisch);
Allegro agitato in si minore per pianoforte, (Milano, Ed. Musicale);
Andantino in mi b., Op. 18 per quartetto d'archi (Milano, Lucca);
Baccanale per orchestra (San Remo, Beltrami, 1929);
Sei Composizioni per armonio (Bologna, Bongiovanni);
Composizioni per armonio (II serie) Op. 40 (Bologna, Bongiovanni);
Composizioni per armonio (III serie) Op. 42 n. 1 (Bologna, Bongiovanni);
Cori educativi a una o più voci con accompagnamento di pianoforte (Firenze,
Venturini);
Dimmi: io l'amo! melodia per canto e pianoforte (inserita in "Musica
popolare", 1883);
Dolce colloquio, trascrizione dall'Op. 39 per pianoforte, violino e violoncello
(Bologna, Bongiovanni);
Domini est terra, Salmo XXIII per coro con orchestra, Op. 12 (Milano, Lucca);
Fantasia pastorale per tre oboi e pianoforte (Roma, Ed. "Musica");
Gridi di angoscia per orchestra (San Remo, Beltrami, 1929);
Intermezzo per orchestra (San Remo, Beltrami, 1929);
Ispirazioni ed affetti, album per pianoforte, Op. 11 (Milano, Lucca);
Mazurka per pianoforte, Op. 2 (Milano, Vismara);
Melodia per orchestra (Moncalieri, Beltrami, 1924);
Melodia romantica, Op. 22 per pianoforte (Firenze, Venturini);
Nell'oro del tramonto, per pianoforte (Milano, Carisch, 1928);
Notturno per pianoforte, violino e violoncello (Bologna, Bongiovanni);
O salutaris Hostia, per coro a quattro voci con accompagnamento di pianoforte o
harmonium, Op. 13 (Milano, Lucca);
Ouverture in sol per orchestra (San Remo, Beltrami, 1929), la riduzione per
pianoforte a quattro mani (Firenze, Mignani, 1930);
Due Pezzi: Capriccio per pianoforte, Op. 38 e Studio melodico per
pianoforte, Op. 39 (Bologna, Bongiovanni, 1919);
Tre pezzi per harmonium: Canto religioso, op. 7; Corale, Op. 33; Preludio
cromatico, Op. 37 (Bologna, Bongiovanni);
Povero cuore!, pensiero mesto per violino, violoncello e pianoforte (Milano,
Ricordi, 1928);
Presto in mi minore per quartetto d'archi, Op. 24 (Roma, Ed. "Musica");
Rimembranze giovanili, duettino per due oboi e pianoforte, Op. 48 (Firenze,
Mignani, 1927);
Romanza senza parole per piccola orchestra (San Remo, Beltrami, 1928);
Romanza senza parole per pianoforte Op. 36 (Milano, Stamperia di musica);
Scarabocchi pianistici, Op. 20 (Milano, Lucca);
Scherzino per pianoforte, Op. 23 (Milano, Lucca);
Serenata per oboe e pianoforte (Roma, Ed. "Musica");
Sonatina all'antica per pianoforte, Op. 47 (Bologna, Bongiovanni, 1925);
Tantum ergo per coro virile con accompagnamento di orchestra e harmonium, Op. 14
(riduzione per canto e pianoforte; Milano, Lucca);
Toccata per pianoforte, Op. 35 (Milano, Stamperia di Musica);
Venti piccoli preludi per pianoforte di preparazione allo stile polifonico, Op. 45
(Moncalieri, Beltrame).
Scrisse inoltre una Guida-teorico pratica di canto corale (Milano, Ricordi); una Guida
teorico-pratica per l'insegnamento del canto corale nelle scuole normali (Milano,
Nagas); un Manuale teorico-pratico per lo studio dell'armonia complementare
(Milano, Ricordi).
Effettuò le trascrizioni per pianoforte delle opere:
Aida di Verdi, Cavalleria rusticana e Amico Fritz di Mascagni, Graziella
e Severo Torelli di Salvatore Auteri Manzocchi.
BACCHETTA, Cesare. Baritono.
Nato a Novara nel 1860, studiò canto nella città natale e debuttò al teatro di Crema il
1 gennaio 1883 nell'Aroldo di Verdi con successo per la voce ampia, armoniosa e
spontanea, e per le doti sceniche; ivi eseguì pure la Traviata. Nella primavera
passò al teatro di Zara in Faust e Trovatore e nell'ottobre a Mirandola in Forza
del destino che cantò anche nel dicembre a Vercelli. I giudizi favorevoli della
critica e degli spettatori nel primo anno di carriera si susseguirono per il ventennio
della sua attività. La stagione autunnale del 1884 al Carcano di Milano lo vide al fianco
di Gemma Bellincioni in Lucia e nei Promessi Sposi di Ponchielli come nella
prima assoluta di Atala del Guglielmi (13 novembre 1884). L'inverno 1884-85 fu al
Vittorio Emanuele di Messina nel Re di Lahore e Ruy Blas, poi a Roma,
Brescia, Mantova, Torino, Rimini. Nell'autunno 1887 al Politeama di Trieste cantò in Ernani,
l'inverno 1887-88 fu riconfermato al Carcano per richiesta di Ponchielli che lo volle
nella prima assoluta di Roderico Re dei Goti (29 gennaio 1888). Lo Zurga dei Pescatori
di Perle gli fu particolarmente congeniale e lo eseguì nel 1889 al Costanzi di Roma e
al Politeama di Firenze. L'inverno 1889-1890 al Piccinni di Bari fu Telramondo in Lohengrin
e trionfo nei Puritani, mentre nell'autunno 1890 al Dal Verme di Milano fu
Cambro nella Fosca di Gomes e Amonastro nell'Aida. L'estensione della voce
che saliva con facilità al sol e scendeva ottimamente alle note basse, gli dette
la possibilità nella primavera 1892, al Rossini di Venezia,di interpretare Carlo V nell'Ernani
e contemporaneamente Guglielmo nelle Villi di Puccini, parte questa di basso.
Il 18 settembre 1893 partecipò al Riccardi di Bergamo alla commemorazione di Donizetti
mentre nell'ottobre fu Telramondo nel Lohengrin al Vittorio Emanuele di Torino;
quindi passò al Comunale di Bologna dove il 24 novembre cantò nella prima assoluta della
Vandea del Clementi. La Scala lo accolse nella stagione 1893-94 per Cristoforo
Colombo di Franchetti, e vi ricantò il 15 marzo 1894 nella prima assoluta di Fior
d'Alpe dello -stesso Franchetti. Per favorire un giovane compositore prestò
disinteressatamente la sua opera nella prima assoluta di Una notte nel deserto del
maestro Uriel al teatro Alkambra di Milano (1 febbraio 1895). Nella primavera fu al Nuovo
di Pisa in Rigoletto, direttore il maestro Usiglio e il 27 aprile nella prima
assoluta di Rut-Hora di Ettore Ricci. Nell'inverno 1895-96 fu al Pagliano di
Firenze per i Pagliacci, che la sera del 13 febbraio 1896 vennero accomunati alla prima
assoluta di Dramma in vendemmia, opera in un atto del Fornari. Partecipò anche ad
esecuzioni di oratori perosiani: Risurrezione di Lazzaro nel dicembre 1898 a
Voghera é nel gennaio 1899 nella Basilica di S. Andrea in Vercelli. La carriera continuò
fin verso il 1905, indirizzando l'attività particolarmente ai ruoli di Marcello nella Boheme
e Lescaut nella Manon di Puccini.
BALTI, Clara. Soprano.
L'Annuario Musicale Carozzi riporta che aveva in repertorio Rigoletto, Lucia,
Mignon, Carmen (Micaela), Ugonotti, Africana, Traviata, Profeta, Guglielmo Tell,
Ballo in maschera (Oscar), Ebrea, Roberto il diavolo. Sappiamo di lei solo del
notevole successo conseguito all'Argentina di Roma nel novembre 1883 nella Mignon e
dell'unica serata al Teatro Regio di Parma in cui cantò nella Dinorah (8 gennaio
1887).
BAMBACIONI, Giovanni. Tenore.
Cantante che agì a cavallo tra i due secoli del quale abbiamo scarsissime notizie. Lo
incontriamo, dopo il Teatro Regio di Parma (quaresima 1897 nei Pagliacci), due
volte al Politeama Genovese (1889 e 1905) e nel 1897 in varie recite del Trovatore (quale
Manrico) al Teatro Costanzi di Roma.
BANDINI, Primo. Compositore e direttore d'orchestra.
Nato a Parma il 29 novembre 1857, fu ammesso alla scuola di musica di Parma
il 1 novembre 1866 quale alunno di pianoforte e composizione, materie nelle
quali si diplomò nel 1875 con la lode distinta. Suoi insegnanti furono Stanislao
Ficcarelli per il pianoforte e Giovanni Rossi per la composizione. Fu eccellente
timpanista e ne dette prova nella storica Aida al Teatro Regio nel 1872:
aveva quindici anni. E Bandini rimase sempre per Verdi il timpanista dell'Aida.
Nel 1880 insegnò musica nella scuola di Fiorenzuola d'Arda, città dove rimase
quattro anni per andare poi a Oneglia come direttore di quel teatro e insegnante
della scuola di musica. Continuava nel contempo a dare concerti in Italia e
in Francia. Nel novembre 1886 si trasferì a Piacenza come direttore del Teatro
Municipale e maestro di canto e armonia nel Liceo comunale, istituto dove prestò
la sua opera fino al 1927 e dove fu nominato direttore all'inizio del secolo.
Mori a Piacenza il 3 maggio 1929.
Compose:
Eufemio da Messina, opera su libretto di A. Catelli (Parma, Teatro Regio,
1878). Ebbe numerose esecuzioni in varie città italiane. Rinnovata fu eseguita
a Piacenza nel 1892;
Fausta, opera su libretto di Parmenio Bettòli (Milano, Teatro Dal Verme,
1886), fu acquistata da Casa Ricordi che ne pubblicò passi scelti;
Janko, opera su libretto di E. Panzacchi e A. Zanardini (Torino, Teatro
Vittorio Emanuele, 1897), fu acquistata da Casa Ricordi, che ne pubblicò passi
scelti;
La miliardaria, operetta (non eseguita).
Scrisse anche:
Amor fraterno, valzer per pianoforte (Malmó, Svenska Musik forlaget);
Berceuse per canto e pianoforte
Canzonetta per quartetto d'archi
Meditazione, per orchestra eseguita più volte in Italia e ad Amburgo
nel 1895;
Melodia appassionata per quartetto d'archi
Minuetto per quartetto d'archi
Non dimandar! per canto e pianoforte. In "Gazzetta Musicale di Milano",
1891, v. II.
Valzer sinfonico, per orchestra;
Compose inoltre musiche religiose e per banda.
BARBAINI, Augusto. Tenore.
Scarse le notizie di questo cantante che abbiamo sempre incontrato in riprese di opere. Al
Teatro Regio di Parma, infatti, cantò in due recite di Pagliacci, poi lo troviamo
al Teatro Paganini di Genova nel 1898, a Ravenna in un concerto vocale e strumentale nel
giugno 1898 al Teatro Alighieri; nel 1902 al Politeama Genovese in una recita della Manon
di Massenet, nel 1903 al Teatro Carlo Felice in una ripresa della Cavalleria e,
infine, nel 1910 in una sola recita dei Pagliacci al Constanzi di Roma.
BARBIERI, Edmondo. Amministratore.
Assessore, membro della Commissione Teatrale nella stagione di Carnevale 1889-1890. Morto
il 18-7-1896 a Castelguelfo.
BARBIERI, Emilio. Baritono.
Non abbiamo i dati biografici di questo cantante che abbiamo trovato nei maggiori teatri
italiani. Il primo incontro risale al 1879 quando cantava al Teatro Carlo Felice di Genova
in Guarany, Rigoletto e Macbeth; nella stagione di carnevale 1882-83
era al Teatro Regio di Parma nella Regina di Cipro di Halévy, in Stella di
Auteri-Manzocchi e nella Lucia (Asthon). Nello steso 1883 era a Genova al Teatro
Paganini nel Belisario di Donizetti e all'Argentina di Roma festeggiatissimo nei Puritani;
nel 1885, al Costanzi di Roma, nell'Hermosa di Branca, nel 1887 nel Lohengrin al
Comunale di Bologna dove tornava l'anno dopo nei Pescatori di perle, stesso anno in
cui all'Argentina di Roma si esibiva nell'Aida. L'ultimo incontro è ancora al
Costanzi di Roma quale Escamillo in una Carmen storica con Gemma Bellincioni e
Roberto Stagno (1894).
BASSI, Nicola. Violinista e direttore d'orchestra.
Nato a Cremona nel 1834, fu allievo del Conservatorio di Musica di Milano dove studiò
alla scuola di Carlo Bignami e Gerolamo Manara. A quindici anni era considerato uno dei
migliori violinisti italiani per cui dal 1861 al 1867 insegnò quello strumento presso lo
stesso Istituto milanese a riconoscimento dei trionfi che otteneva come concertista.
Datosi successivamente alla direzione d'orchestra, diede prova di grande abilità anche in
questo campo per cui fu uno dei favoriti anche da Giuseppe Verdi. Il 17 giugno 1875
inaugurò il Conservatorio di musica di Buenos Aires, che fondò e diresse assieme alla
Società del Quartetto, mentre, nel 1877, ebbe anche grande successo a Rio de Janeiro.
Mori a Cremona il 9 agosto 1897.
BAVAGNOLI, Virginio. Impresario.
Nato a Parma il 26 agosto 1849, fratello del direttore Manlio, fece l'impresario per vari
anni allestendo spettacoli lirici specie nella Bassa nei dintorni di Parma. Toscanini,
appena diplomato, suonò per lui a Guastalla come violoncellista a tre lire per sera. Ebbe
alterna fortuna e quando era in difficoltà economiche ricorreva al nipote Gaetano che non
gli disse mai di no, pur costandogli una fortuna. Egli, infatti, lo aveva fatto debuttare
come direttore a diciannove anni al Teatro Dal Verme di Milano, di cui era impresario.
Abbandonata questa attività; girò il mondo come segretario dei tenori Angelo Masini
prima e Italo Cristalli poi. Morì a Parma il 18 aprile 1924.
BAZZANI, Ortensia. Soprano.
Direttore del Liceo musicale di Piacenza era un grande musicista: Giovanni Bolzoni. Un
giorno, in chiesa, udì in una funzione religiosa una fanciulla. Colpito dalla voce, dalla
grazia e dalla bellezza, convinse il padre, mimo nei balli, a farle studiare canto oltre
agli studi magistrali ai quali Ortensia Bazzani (nata a Piacenza nel 1858) era stata
indirizzata. Maestra le fu la piacentina Angela Borotti. Conseguito il diploma magistrale,
esordì come cantante l'11 aprile 1877 in un concerto ma continuò a studiare fino al 1880
debuttando al Teatro Romagnosi nel Nabucco (Fenena) e, nello stesso anno, al Teatro
Reinach di Parma nello Zio d'America del fidentino Napoleone Gialdi. Dirigeva per
la prima volta quello che diventerà uno dei più grandi direttori d'orchestra: Cleofonte
Campanini. L'opera fu ripresa a Borgo S. Donnino assieme a Crispino e la comare dei
fratelli Ricci. Nella stagione 1881-82, dopo aver cantato a Chieti e a Busseto, tornò a
Parma al Teatro Regio per interpretarvi L'Africana di Meyerbeer e il Salvator
Rosa alla presenza del compositore Carlos Gomes e, nell'autunno dello stesso anno, i
concittadini la udirono al teatro Municipale in Ernani. In attesa di scritture,
cantava a Milano in un teatrino di periferia nell'operetta La capinera del mulino finché
un impresario la scritturò per il dicembre 1883 al Teatro Dal Verme: incontrò grande
successo in Ernani, Trovatore e Patria di Bernardi. Alla terza
rappresentazione di quest'opera, avvenne che sulla scena il tenore la ferì al gomito col
pugnale usato maldestramente. La Bazzani svenne e si dovette interrompere la recita. Il
successo dato dalla stagione e la pubblicità data all'incidente favorirono il lancio e
cominciarono ad arrivare le scritture. Trieste (Poliuto con Bulterini), Pescia,
Tarragona in Spagna, Teatro Concordia di Cremona (1884: Ernani, Il Cid di
Coppola). Nel 1885 a Ferrara fu diretta ancora una volta da Cleofonte Campanini nell'Athos
di Finotti e nella Gioconda, poi fu al Comunale di Catania, a Cuneo, a Lucca
(dove si dice che conobbe Giacomo Puccini). Nel 1886 a Valenza in Spagna cantò con
Adelina Patti e Nicolini in una serata in cui la superdiva e il consorte raccolsero una
marea di fischi. La Bazzani si salvò e la stampa scrisse di lei che "fu più diva
della diva". I successi continuarono: a Macerata, al termine di uno spettacolo, il
pubblico in segno di omaggio staccò i cavalli della carrozza che fu trascinata fino
all'albergo della cantante dalle cui finestre dovette affacciarsi più volte. Questa
gentile usanza vigeva anche in altri paesi: a Dublino fu riservato lo stesso trattamento
al grande soprano Therese Tietjens. Con una piccola variante: i cavalli sparirono.
Torniamo alla Bazzani: Novara, Trapani, Livorno, Venezia: qui, in Lucrezia Borgia, il
tenore ebbe un abbassamento di voce nel primo atto e lei, voltando le spalle al pubblico
cantò anche la parte del collega sperando che si trattasse di un malanno passeggero. Dato
che l'afonia era persistente la recita fu sospesa ma la stampa mise in risalto
quest'episodio. Poi ancora Este, Pavia, Napoli, il Sud America dove, a Rio de Janerio,
cantò nel Salvator Rosa diretto dallo stesso Gomes. Nel 1891 era al Cairo e ad
Alessandria d'Egitto in Aida e Cavalleria Rusticana. La voce era, però,
sofferente e, a Piacenza, proprio nella città natale, deluse nella Gioconda.
Decise così di abbandonare le scene: e questo avvenne dopo che nel 1893 cantò ancora
nella Gioconda a Badia Polesine. Aveva solo trentacinque anni. Ha scritto il
Paratici che se avesse cantato da mezzosoprano come le aveva consigliato il maestro
Bolzoni la carriera sarebbe durata più a lungo. Si stabilì a Piacenza e da allora si
esibì solo in concerti di beneficenza (1898 a Sampierdarena per l'istituendo ospedale;
1902 al Teatro Filodrammatico per i superstiti del disastro della Martinica; 1905 al
Politeama Piacentino per i fanciulli poveri). Mori nella città natale nel 1936.
BENDAZZI GARULLI, Ernestina. Soprano.
Nata a Napoli nel 1864 (si disse però nativa di Mondovì), figlia del maestro Benedetto
Secchi e della celebre cantante Luigia Bendazzi fu moglie del tenore Alfonso Garulli. Dal
padre venne educata al canto e giovanissima si produsse in concerti: nel maggio 1882 al
Comunale di Terni per erigere un monumento al flautista Briccialdi, con la mamma e il
tenore Rossetti; nel marzo 1883 alla Sala Dante di Roma con al pianoforte il maestro
Rotoli. A1 Costanzi di Roma, 4 aprile 1884, sollevò il plauso nello Stabat Mater di
Rossini, giudizio positivo riconfermato il 17 aprile in un concerto all'Argentina con
Cotogni, Nannetti e Signorili; l'estate si trasferì a Londra per una serie di concerti, e
il maestro Rotoli riportò in un suo scritto: "...non vi è nessuno che la
rivaleggi...". Debuttò sulle scene melodrammatiche nel gennaio 1885 al Comunale di
Trieste interpretando Zerlina in Fra Diavolo; nello stesso teatro fu poi
protagonista nella Dinorah e in Bianca da Cerbia di Smareglia. Quindi al
Comunale di Bologna cantò nella Regina di Saba (Sulamid), in Dinorah e
nelle Villi di Puccini. Debuttò alla Scala interpretando Micaela nella Carmen (26
dicembre 1885) e Isabella nel Roberto il Diavolo, indi due interpretazioni che
dovevano rimanere nel suo repertorio: Leila nei Pescatori di perle di Bizet (Scala,
20 marzo 1886, prima in Italia) e Lidia nella Flora Mirabilis di Samara (Carcano di
Milano, prima assoluta 16 maggio 1886). Fu poi all'Argentina di Roma ancora per Flora
Mirabilis e Pescatori di perle (settembre-ottobre 1886), diretta da Cleofonte
Campanini. Parti poi per il San Carlo di Lisbona (novembre 1886 - aprile 1887) in Faust,
Pescatori di Perle, Marta, Traviata, Simon Boccanegra, Norma
e Adalgisa, indi al teatro Kroll di Berlino (maggiogiugno 1887) nella Traviata
e nel Faust. Una svolta nella carriera artistica si ebbe dopo il matrimonio con
il tenore Garulli, impostando in misura preponderante un repertorio molto congeniale alle
loro doti vocali e sceniche (Manon di Massenet, Carmen, Cavalleria, Pescatori
di perle, ecc.). Particolarmente nell'interpretazione di Santuzza era giudicata ottima
per vocalità e arte scenica. Cantò poi in Edmea e Mignon al Carignano di
Torino (maggio 1889), direttore Toscanini, e in prima assoluta la Graziella del
maestro Auteri-Manzocchi (Milano, teatro Lirico 23 ottobre 1894) e Manon; del
maestro Pompilio Sudessi, Adagio consolante (teatro di Aix-les-Bains, 7 settembre
1904) e Il sogno di Rosetta del maestro Mussinelli (Politeama di La Spezia marzo
1902). Cantò un repertorio di quasi cinquanta opere, e terminata la carriera, si stabilì
a Trieste, stimatissima insegnante di canto, dove formò ottimi allievi. Qui morì nel
1931.
BERNAU, Chiara. Soprano.
Ebbe una certa attività come cantante. Sposatasi con il maestro Giuseppe Gallignani,
abbandonò le scene.
BERTINI, Tobia. Tenore.
Nato il 25 ottobre 1856 a Prato, iniziò la carriera da comprimario, cantando a Prato come
Rustighello nella Lucrezia Borgia e proseguì in tali modeste vesti per tre anni in
Italia e in America. Una sera, al Teatro Apollo di Roma, il Lohengrin fu contestato
dal pubblico (1890). Con una sola prova, Bertini vestì la candida cotta del cigno e il
successo gli aprì la carriera che si svolse ad alto livello in Italia e all'estero. Fu
all'Opera di Varsavia (1881), al Municipal di Santiago del Cile, per tre anni all'Apollo
di Roma (dal 1883 all'86), al Comunale di Trieste (1887 e 1888), alla Pergola di Firenze,
al Zizinia di Alessandria d'Egitto (1893), al Regio di Parma (1897). Nel 1887 fu alla
Scala nelle repliche dell'Aida al posto di Tamagno. Negli anni Ottanta fece anche
parte della Compagnia che il colonnello Mapleson allestiva per i teatri inglesi, irlandesi
e nordamericani. Beniamino dei loggioni, fu soprattutto un impavido distributore di
esplosivi si bemolle e do di petto. Anche nel mutamento del repertorio, seppe accostarsi a
opere quali Carmen, Cavalleria, Lohengrin e Otello con
disinvoltura e sicurezza. Di tali doti dette prova in svariate opere: Traviata, Guglielmo
Tell, Ugonotti, Ruy Blas, Lucia, Norma, Aida, Lucrezia
Borgia, L'Africana, e via dicendo. Mori a Milano il 29 aprile 1936 nella casa
di riposo Giuseppe Verdi dove viveva dal 1927.
BOASSO, Cecilia. Contralto.
Nata a Torino nel 1860, fu allieva del maestro Bercanovich al Liceo musicale di Torino dal
1875 al 1878. Cantò in vari teatri: il Regio di Torino fu il suo primo grande teatro; vi
si esibì nel gennaio 1886 nella Hermosa del maestro Branca, direttore il maestro
Bolzoni. Vi ebbe riconferme nel settembre 1888 (Siebel) nel Faust, con la coppia
Bendazzi-Garulli le cui rappresentazioni si svolsero per le nozze del Duca d'Aosta;
vi ritornò l'autunno 1890 (Mamma Lucia) in Cavalleria Rusticana con Adalgisa Gabbi
e Demarchi. Il ruolo di contralto nella Hermosa fu uno dei suoi preferiti e lo
eseguì nel febbraio 1884 al Comunale di Carpi (vi suonava come violoncellista lo studente
Arturo Toscanini) e il 21 marzo 1886 al Comunale di Alessandria. Al Regio di Parma il 26
dicembre 1887 fu Haled nel Re di Lahore, e in Gioconda venne giudicata
artista commendevole per la voce potente, gradevole ed estesa, accoppiata ad ottima scena.
BOCCHI, Cav. Pietro.
Assessore, Membro della Commissione Teatrale nella stagione di Carnevale 1897-1898. Muore
a Parma 1'8.12.1899 a 58 anni.
BOTTO, Arrigo. Compositore e poeta.
Nato a Padova nel 1842, studiò a Milano con Mazzucato. Si recò poi a Parigi con l'amico
Faccio con una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione ed ivi conobbe
Victor Hugo, Berlioz, Rossini e Verdi. A quel tempo risale l'intendimento di scrivere
un'opera su Faust e una su Nerone. Nel 1868 il suo Mefistofele fu alla Scala un
solenne fiasco: riveduta, l'opera ebbe successo notevole al Comunale di Bologna. Nel 1889,
per aiutare l'amico Faccio, assunse per lui la direzione del Conservatorio di musica di
Parma. Con lo pseudonimo di Tobia Gorrio scrisse il libretto per la Gioconda di
Ponchielli, collaborò con Verdi per il rifacimento del Simon Boccanegra e gli
scrisse i libretti di Otello e Falstaff. Tradusse dal tedesco il Rienzi e
il Tristano. Morì a Milano nel 1918 e il Conservatorio di Parma si intitolò al
suo nome. Il suo Nerone fu rappresentato postumo nel 1924 alla Scala da Toscanini
che aveva curato anche il completamento dell'opera.
BONCI, Alessandro. Tenore.
Ebbe i natali a Cesena il 10 febbraio 1870 e, pur essendo di una famiglia sprovvista di
mezzi di fortuna, seppe con costante applicazione allo studio riuscire uno dei più eletti
artisti che vantò la scena lirica italiana. Allievo del Liceo Rossini di Pesaro quando
era diretto da Carlo Pedrotti, studiò canto con Felice Coen e, allievo ancora, il suo
direttore gli presagì il più splendido avvenire. Nel settembre 1892, fra moltissimi
concorrenti, successore al Capponi, ottenne il posto di primo tenore nella cappella
musicale di Loreto, con l'assegno annuo di lire 1350, una ricchezza per Bonci, che fino a
quel momento aveva stentato la vita. Rimase a Loreto fino al giugno 1896, epoca in cui
iniziò la brillante carriera teatrale. Quantunque avesse già in repertorio i Puritani
e vari altri spartiti che furono poi i suoi "cavalli di battaglia" non ardì
cimentarsi al suo debutto in ruoli troppo importanti e scelse quello di minore impegno
lirico, cioè "Fenton" nel Falstaff di Verdi, debuttando al Regio di
Parma la sera del 20 gennaio 1896, a fianco della Bianchini-Cappelli e di Silla Carobbi.
Da Parma passò al Dal Verme ed al Lirico di Milano, con Faust, Mignon, la Vivandiera
di Godard e la Sonnanbula. Scritturato indi al Carlo Felice di Genova,
arrischiò i Puritani, che affinava da tanto tempo, ed ebbe un successo senza pari.
Con la stessa opera debuttò alla Scala di Milano il 18 febbraio 1897; vi cantò ancora la
Sonnambula (7 marzo) e poi al Pagliano di Firenze. Nel 1897 passò all'estero e
cantò all'Imperiale di Varsavia, a Mosca, al Conservatorio di Pietroburgo, a Barcellona,
Madrid, Buenos Aires. Ritornato in Italia fu all'Argentina di Roma, al San Carlo di
Napoli; poi a Lisbona, al Covent Garden di Londra, all'Opera di Corte di Berlino, al
Messico, a Vienna, a Nuova York: e di successo in successo, passò su tutti i principali
teatri del mondo, deliziando i pubblici e raccogliendo un vistoso patrimonio. Continuò a
cantare fino al 1935. Nel suo repertorio di tenore lirico-leggero erano preponderanti
opere italiane fra cui, oltre alle già citate, La Favorita, Don Giovanni, Rigoletto,
Barbiere, Bohème, Don Pasquale, Elisir d'amore, Tosca,
Ballo in Maschera pur non esitando a interpretare ruoli più "forti". Il
canto del Bonci produceva sensazioni dolci e profonde per il gusto raffinato, il
bellissimo timbro della voce, la scuola perfetta, il sentimento, la bella azione scenica e
la complessa efficacia della sua arte eccezionale. Morì a Viserba di Rimini il 9 agosto
1940. La città natale gli intitolò il teatro comunale.
BONHEUR, Stella. Mezzosoprano.
Nata si dice a Bordeaux verso il 1855, debuttò verso il 1873, anno in cui al Teatro Regio
di Torino fu Preziosilla nella Forza del destino. Si pose in luce poi per la sua
voce robusta in Ruy Blas, Trovatore, Lohengrin, Profeta che
cantò nei maggiori teatri italiani: Scala (Azucena, 1877); Apollo di Roma (dal 1877 al
1880 ininterrottamente), San Carlo (1879) . Furoreggiò specialmente nella Carmen,
nel dicembre 1880 al Dal Verme di Milano, che interpretava in maniera superba, per nulla
inferiore alla Galli-Mariè che ne fu la prima interprete quando l'opera fu portata per la
prima volta in Italia al Bellini di Napoli il 15 novembre 1879. La Bonheur anzi ne
seppe fare per la potenza drammatica una creazione tutta propria e di grande verità ed
originalità di interpretazione. Cantò poi la stessa opera al Regio di Parma (1883) e in
moltissimi altri importanti teatri. Dopo il 1885 i suoi mezzi vocali declinarono, specie
nel registro acuto. Ritirata dal teatro, si era stabilita a Roma, dove aveva sposato il
distinto chirurgo prof. Vincenzo Montenovesi. Morì a Fiano Romano il 19 dicembre 1901
dove si era recatata per riprendersi da una malattia.
BOTTESINI, Giovanni. Contrabbassista, compositore e direttore d'orchestra.
Nato a Crema il 22 dicembre 1821, iniziò a studiare musica da bambino. Nel 1835 entrò
nel convitto del Conservatorio di Milano dove era disponibile un posto di contrabbasso e
dove studiò anche composizione. Nel 1840 dette il primo concerto al Teatro Comunale di
Crema col suo contrabbasso "Carlo Giuseppe Testore" cui ne seguirono un
incalcolabile numero in tutto il mondo. Per i successi che suscitò fu chiamato "il
Paganini del contrabbasso". Entrò poi come primo contrabbassista al Teatro di San
Benedetto di Venezia dove conobbe Verdi che vi stava allestendo I due Foscari. Nel
1846 si recò al Teatro Tacon dell'Avana dove esordì anche come direttore d'orchestra e
compositore della prima opera Cristoforo Colombo (1847). Suonò poi a Nuova
Orleans, New York, Londra, Parigi, Pietroburgo, in Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania,
Spagna, Portogallo, destando ovunque l'entusiasmo. Fu direttore d'orchestra in Inghilterra
(1849), Messico (dove organizzò il Conservatorio, 1853), Francia (dal 1855 al 1857),
Russia (1856), in Italia a Palermo (dal 1861 al 1863), in Spagna. Suonò anche in
complessi di musica da camera con Bazzini, Vieuxtemps e l'arpista Godefroid. Il 24
dicembre 1871 al Cairo diresse la prima assoluta dell'Aida mentre nello stesso anno
al Teatro Lyceum di Londra aveva diretto la sua opera Alì Babà. Nel 1879, su
libretto di Boito, scrisse Ero e Leandro. Su proposta di Verdi, nel gennaio 1889 fu
nominato direttore del nuovo Conservatorio di musica di Parma. Sei mesi dopo, il 7 luglio
1889, moriva in questa città. Oltre a scrivere diverse opere teatralì oltre a quelle
già ricordate, fu autore di un Metodo completo per contrabbasso, ristampato varie
volte, e fu un prolifico compositore di ogni genere di musica: parafrasi da opere,
concerti per contrabbasso e orchestra, musica da camera, musica religiosa, liriche.
Purtroppo non esiste ancora uno studio sulla vita e sull'opera di questo grande musicista,
bensì solo delle voci, più o meno ampie, su tutti i dizionari della musica.
BOTTI, Cav. Magg. Sesto.
Rappresentante della Giunta Municipale nella Stagione di Carnevale 1887-1888. Integerrimo
cittadino e valoroso soldato, partecipò alle campagne 1848-49, 1859-60. Nacque a Parma il
18 settembre 1823 e morì sempre a Parma l'11 marzo 1895. Riportiamo da Gazzetta di Parma:
"La maschia e simpatica figura di Botti Sesto non sarà più vista lungo la via
Vittorio Emanuele, al prediletto Caffé Ravazzoni, né i numerosi bambini degli Asili
d'Infanzia potranno più vedersi dinnanzi quell'ottimo loro Ispettore, che cogli occhi
pieni di lagrime li guardava, li ammoniva, li lodava all'occorrenza. È morto lunedì
nelle prime ore del giorno ed è morto, come l'uomo giusto, chiamato da Dio repentinamente
presso di sè! E giusto e buono egli fu davvero! Dopo aver militato tanti anni sotto le
nazionali insegne, che formano l'orgoglio della patria nostra, dopo aver esposto tante
volte la propria vita sui campi di battaglia dal 1848 al 1866, se ne venne modestamente,
tranquillamente nella sua città natale, dove fratelli, parenti e amici aveva numerosi.
Non rimase però all'egoistico ozio a godersi la piccola pensione e il riposo ben
meritati, ma si prestò pei parenti suoi fino al sacrifizio, per gli amici con tutte le
forze sue, e diede il rimanente della sua attività alla città nostra, dove per molti
anni lo vedemmo zelante consigliere e assessore delegato allo stato civile, cosicché
parecchi ricordano con compiacenza l'ottimo cav. Botti, quando cinta la tricolore fascia,
esercitava con dignità e sollecitudine affettuosa l'ufficio suo e li proclamava innanzi
alla legge sposi. Dove poi rifulse maggiormente la bontà del suo cuore fu agli Asili
d'Infanzia, dove per quasi 18 anni prestò l'opera sua come Consigliere ed Ispettore, e
tutta la cittadinanza, che con tanta gentilezza rispose all'appello fattole di concorrere
con offerte per la festa del 50° anniversario di fondazione degli Asili stessi,
ricorderà la giornata del 13 dicembre 1891 e ricorderà di aver visto 600 bambini vestiti
a nuovo marciare in bell'ordine dalla Piazza della Ghiaia al Teatro Reinach sotto gli
ordini del cav. Botti. Era commovente vedere questo vecchio avanzo delle patrie battaglie,
che la morte rispettò tante volte, tutto giulivo guidare coll'affetto di padre questo
minuscolo esercito alla festa e piangere di gioia nel vedere i suoi prediletti bambini
fatti segno di carezze e di applausi. Ed ora è morto e nel momento in cui scrivo, la
salma dell'ottimo collega mio è accompagnata da veterani, da soldati e da bambini degli
Asili, da parenti e da amici al camposanto! Addio, caro amico, riposa in pace e il nome
tuo sia ricordato come quello di un perfetto galantuomo".
BULICIOFF, Nadina. Soprano.
Nacque nel 1858 in Russia e studiò a Vienna. Venuta in Italia vi cantò tutto il
repertorio, anche quello straniero tradotto in italiano. Il primo teatro importante che
calcò fu il Regio di Torino nella stagione invernale 1879-80 durante la quale eseguì
anche la parte di Ulla dell'Elda di Catalani. Aveva in Repertorio: Cavalleria -
Gioconda - Aida - Faust - Ugonotti - Ebrea - Manon - Africana - Trovatore - Lucrezia
Borgia - Lohengrin - Mefistofele e altre opere ancora. Era la prima donna nella
compagnia che nel giugno 1886 si esibì a Rio de Janeiro nella stagione che vide il
debutto del diciannovenne Arturo Toscanini come direttore d'orchestra. La Bulicioff ebbe
un notevole successo personale e, dopo la sua serata d'onore, col ricavato emancipò sei
schiave. Ritiratasi dalle scene, aprì una scuola di canto a Milano. Qui morì il 10
maggio 1921.
CAMPANINI, Cleofonte. Direttore d'orchestra.
Fratello minore del tenore Italo, nacque a Parma il 1° settembre 1860. Studiò violino
nella Regia Scuola di Musica con Giulio Cesare Ferrarmi senza conseguire il diploma in
quanto fu espulso dall'Istituto per indisciplina. Iniziò la carriera come violinista
dando prova di ottime qualità. Debuttò come direttore d'orchestra a Parma e si impose
all'attenzione della critica quando diresse a Torino e a Milano la grande orchestra
parmigiana che il fratello Italo aveva raccolto in occasione dell'Esposizione nazionale.
Da allora fu tutto un susseguirsi di successi: Nizza, Roma, New York, il Sud America, la
Spagna. Nel 1904 Toscanini, con un colpo di testa, abbandonò la Scala. "Con
magnifica scelta" (Gazzetta Musicale) fu chiamato Campanini a sostituirlo. Due
stagioni di prim'ordine e una prima storica: Madama Butterfly. Fiasco clamoroso da
cui il nostro direttore uscì a testa alta: terrà a battesimo a Brescia poco tempo dopo
la rinascita dell'opera. Un atto di insubordinazione degli orchestrali fece sì che
Campanini abbandonasse durante la terza stagione la Scala (dove tornò Toscanini). Il
distacco fu senza rimpianti: lo accolsero Parigi, Londra e il San Carlo di Napoli. Intanto
a New York Oscar Hammerstein stava costruendo un teatro da mettere in concorrenza con il
Metropolitan..Occorreva un grande direttore d'orchestra: e offrì il posto a Campanini.
Stagioni trionfali rimaste nella storia della musica e il ricco Metropolitan traballò.
Campanini aveva già abbandonato Hammerstein per disaccordi quando la grande finanza,
proprietaria del Met, riuscì a far fallire il teatro concorrente. Era stata costituita
intanto la Chicago Opera Company e Campanini fu invitato ad assumere la direzione generale
artistica e amministrativa dell'Ente. Per dieci anni furono stagioni memorabili.
Lungimirante e colto, Campanini portò in America i nuovi autori francesi, incoraggiò
l'affermazione di musicisti e cantanti americani, commissionò a Prokofjev - allora negli
Stati Uniti - L'amore delle tre melarance. Per Parma Campanini fu un mecenate:
oltre a una beneficenza continua e discreta, donò alla città la stagione verdiana del
1913, acquistò il Teatro Reinach per farne un centro lirico sperimentale, bandì un
concorso di canto da cui fu lanciato Beniamino Gigli, istituì un concorso nazionale per
un'opera nuova che doveva vedere la luce nel suo teatro. Nella musica, Parma stava per
tornare all'attezione del mondo: giunsero però subito la prima guerra mondiale e il
decesso di Cleofonte Campanini.
CAMPANINI, Italo. Tenore.
Nato a Parma il 29 giugno 1845, a quindici anni prese parte alla spedizione garibaldina
nel Regno delle Due Sicilie. Ferito al Volturno, ritornò al mestiere di fabbro-ferraio
presso la bottega paterna, iniziando nel contempo a cantare nella Scuola popolare di canto
corale. Iscrittosi poi alla Regia Scuola di musica, lasciò gli studi per una tournèe in
Russia quale secondo tenore. Durante l'assenza fu dichiarato disertore in quanto non si
era presentato alla chiamata alle armi e così dovette restare in quel lontano paese fino
a quando il fratello Icilio poté prendere il suo posto sotto le armi. Tornato in Italia,
studiò con Francesco Lamperti a Milano e risalì sulle scene. In un solo anno (1870/71)
passò dal palcoscenico di Cento a quello della Scala e nello stesso autunno giunse
fulminea la fama mondiale: al Teatro Comunale di Bologna fu il primo Lohengrin nella prima
di un'opera di Wagner in Italia. Nel maggio 1872 debuttò al Her Majesty's Theater a
Londra in Lucrezia Borgia e Hermann Klein, che lo udì, molti anni dopo scrisse:
"Non dimenticherò mai le scene di entusiasmo che egli suscitò in quel debutto
trionfale e sono costretto a confessare che anch'io partecipai rumorosamente al
fanatismo". Pur avendo mietuto allori nei più importanti teatri italiani, la
maggiore attività di Campanini, dove è ancora ricordato come "the ideal
tenor", si svolse nei paesi anglosassoni. Negli Stati Uniti giunse per la prima volta
nel 1873 in una compagnia diretta dal bussetano Emanuele Muzio. Il Kobbè scrisse "di
essere felice di aver udito quella rappresentazione (Aida) come pure tutti gli
altri spettacoli di quella stagione. Gli artisti esibitisi in quell'occasione furono così
brillanti da non essere più superati". George Upton ha dedicato un intero capitolo
delle sue Memorie Musicali ai "Trionfi di Campanini" e potremmo continuare
ricordando anche il cittadino integerrimo e l'appoggio dato in ogni circostanza agli
italiani d'America delle classi più misere. Nel 1879 a Parma prese a sue spese in affitto
il Teatro Regio per una serie di spettacoli di beneficenza e nel 1884, per tenere alto il
nome della città natale, pagò un'orchestra di parmigiani che portò all'Esposizione di
Torino a misurarsi con quelle di Milano, Bologna, Napoli, Roma e Torino. Dopo aver
inaugurato il Metropolitan e la Carnegie Hall a New York, si ritirò dopo un esperimento
impresariale nel quale aveva portato per primo l'Otello di Verdi a New York. Ancora
diversi anni dopo la scomparsa, Henderson scriveva: "Alla ripresa di Tosca 1'
11 dicembre 1903, Caruso assunse il ruolo del miglior tenore italiano che abbiamo mai
avuto qui negli Stati Uniti in questi anni e il suo Edgardo nella Lucia lasciò un
confronto aperto con Campanini, l'unica misura di grandezza per una rappresentazione che
avesse virilità, vigore, passione e nello stesso tempo una bellezza di toni e di stile
vocale che non lasciasse niente a desiderare".
CARREGA M.se Franco. Principe di Lucedio.
Componente Commissione Teatrale nella stagione di Carnevale 1887-1888. Nato a Firenze il 6
ottobre 1850, morto a Roma il 23 aprile 1923. Socio dell'Associazione Agraria P.se, fu per
14 anni l'autorevole Presidente della Banca dell'Associazione Agraria P.se, di cui seguì
le vicende con intensa cura. Fu per lunghi anni consigliere provinciale dal 1895 al 1902.
Nel dicembre del 1915 fu nominato Presidente Delegato dal Comitato Centrale della Croce
Rossa. Riportiamo da giornali dell'epoca: "Il Principe Carrega, fu uomo dalla mente
aperta, dall'intelletto vasto, squisitamente cortese. Egli comprese sempre quali siano le
nobili funzioni dell'agricoltore, anche quando questi sia ricco di censo e di casato. Non
vi è stato infatti idea o iniziativa pratica, economica in favore delle classi operaie,
che non abbia trovato nel Principe Carrega di Lucedio tutto l'appoggio morale e
finanziario della sua nobile casa. Basterebbe accennare ai numerosi lavori che egli ha
fatto eseguire nei suoi vasti tenimenti (come i laghi artificiali a scopo di irrigazione)
per impiegare maggior numero possibile di mano d'opera, altrimenti disoccupata. Sono note
le iniziative economiche della Banca Agraria (magazzini generali di deposito, magazzini
frigoriferi, ecc. ecc.) di cui il Principe Carrega era benemerito Presidente sino dalla
fondazione. Sono pure note le benemerenze patriottiche e benefiche della Banca stessa.
Come presidente del Comitato della Croce Rossa, il principe Carrega si acquistò
larghissime benemerenze. L'Ospedale Territoriale di Parma per Suo desiderio, per Sua
tenace volontà e per Suo generoso contributo, divenne in breve uno dei migliori di tutti
quelli della Croce Rossa d'Italia; sia per i servizi sanitari moderni, sia per tutto
quello che riguardava l'assistenza morale e materiale dei feriti e degli ammalati. Quasi
giornalmente il Principe Carrega, che, durante il periodo di guerra contrariamente alle
sue abitudini, rimase sempre nella sua villa di Sala, al Casino dei Boschi, si recava
all'Ospedale della Croce Rossa, per sorvegliare, per constatare che tutto procedesse per
il meglio. E, non sono state poche le volte che Egli, personalmente generosamente e
scrupolosamente, provvedeva per procurare sollievo ai degenti, per dare maggior quantità
o miglioramento di vitto soccorrendo anche i più bisognosi, o le loro famiglie. Per le
suo numerose benemerenze, era stato nominato Presidente Onorario del comitato di Parma ed
era stato fregiato della grande medaglia d'argento per i benemeriti della Croce Rossa
Italiana.
CATANEO (CATTANEO), Aurelia. Soprano.
Nata a Napoli nel 1864, fu avviata agli studi musicali dallo zio, il maestro Filippo
Festa. Indi si iscrisse al Conservatorio di S. Pietro a Maiella nella classe di Emanuele
De Roxas. Debuttò al Teatro del Fondo quale Amelia nel Ballo in maschera e il
successo le procurò una scrittura per il Teatro Koen di Tunisi dove ripresentò la stessa
opera. Fece indi una tournée in Algeria cantando in Traviata, Rigoletto, Linda,
Barbiere, Ruy Blas, e ancora Ballo in maschera (1880) . L'anno dopo
fu a Salerno (Violetta in Traviata) e in vari teatri dell'Italia meridionale
(Benevento, Potenza, poi Napoli - Teatro dei Fiorentini, Sannazzaro, Circo Nazionale)
ampliando il repertorio e, nel 1884, a Cagliari nei ruoli buffi della Campana
dell'Eremitaggio, Napoli di carnevale, Regina e contadina, dando prova di
versatilità nel sostenere anche questi ruoli. Nel 1885 fu a Roma al Costanzi come Elvira
nell'Ernani seguito dal Ballo in maschera e da Don Giovanni d'Austria.
L'anno dopo fu al Regio di Parma in Marion Delorme di Ponchielli cui seguì una
scrittura per il Sud America con l'impresa Ferrari. In Argentina e Uruguay raccolse
notevole successo in Aida, Gioconda, Forza del destino, Emani e Ugonotti.
Nella stagione 1886-87 fu a Messina al Vittorio Emanuele (Jone) per poi passare al
Dal Verme di Milano (Gioconda) e al Teatro Verdi di Padova per la stagione della
Fiera del Santo (L'Africana) che ripetè al Comunale di Vicenza. Subito dopo fu al
Teatro delle Muse di Ancona. La stagione di carnevale e quaresima la trovò al San Carlo
di Lisbona (Faust, Aida, Trovatore, Ruy Blas), cui seguirono al Comunale di Bologna
le sette rappresentazioni trionfali della prima italiana del Tristano e Isotta dove
fu ottima Isotta accanto a Ottavio Nouvelli, diretti da Franco Faccio e Giuseppe Martucci
(7 giugno 1888). Nell'agosto fu al Teatro Grande di Brescia nell'Asrael di
Franchetti. Poi si recò in Russia, a Odessa, dove proseguì nella buona carriera. Fu
ottima interprete del repertorio operistico tradizionale e contemporaneo, unendo il suo
nome ad altre prime: alla Scala quale Fidelia nella prima dell'Edgar di Puccini (21
aprile 1889), Nefta nell'Asrael di Franchetti (Scala, 26 dicembre 1889), nello Spartaco
di Platania (Napoli, San Carlo, 29 marzo 1891), Desdemona in Otello nella prima
londinese (anche se Verdi criticò aspramente la sua prestazione in quest'opera alla Scala
il 17 febbraio 1889). Coniugata con Guglielmo Caruson, morì per parto a Milano il 27
dicembre 1891.
CATTANEO, Antonio. Impresario.
Dopo aver iniziato la carriera quale maestro del coro ed aver fatto anche il vestiarista
teatrale, divenne impresario teatrale. Tenne anche l'impresa del Teatro alla Scala.
CAYLUS, Stefano. Tenore.
Abbiamo scarse notizie di questo cantante francese. Cantò negli anni '80 in Italia e in
Francia e fece anche una breve apparizione nella Compagnia del colonnello Mapleson al
Covent Garden e al Her Majesty's Theatre nel 1887. Così nelle Memorie del
colonnello Mapleson, dove è indicato col nome Henry. L'Annuario Musicale Carozzi del
1887 indica come suo repertorio le opere: Aida, Rigoletto, Traviata, Ballo in maschera,
Trovatore, Lucia, Faust, Favorita, Carmen, Africana, Profeta, Ugonotti, Tannhäuser.
CESARI, Luigi. Impresario.
Fu uno dei grandi impresari del secolo scorso. Con la sua ragione sociale "Ditta L.
Cesari & C." resse i maggiori teatri italiani.
CONTI, Arnaldo. Direttore d'Orchestra.
Nato a Parma il 22 febbraio 1855, figlio del clarinettista Luigi, compiuti gli studi
classici, anziché iscriversi all'università in matematica, terminò gli studi musicali
con Giovanni Rossi e Giulio Cesare Ferrarini. Dopo essersi iscritto al Conservatorio di
Milano - dove rimase poco tempo - iniziò la carriera direttoriale. Debuttò al teatro
Reinach di Parma nel 1878 ed ebbe un'ottima carriera nei teatri italiani (Napoli, Roma,
Torino, Milano) e fu diverse volte al Teatro Regio di Parma. Fu a Parigi, Londra, Madrid,
Lisbona e nelle Americhe. Dal 1909 al 1913, anni in cui Toscanini dirigeva il Metropolitan
di New York e Campanini la Chicago Opera Company, diresse l'Opera House di Boston,
contribuendo con i due colleghi parmigiani alla riaffermazione dell'opera italiana negli
stati Uniti dove era stata scalzata da quella tedesca. Ebbe ottime relazioni con le
maggiori personalità della cultura e dell'arte. Aveva sposato la cantante Erina
Borlinetto. Mori a Milano il 24 marzo 1919.
CONTINI, Lodovico. Basso.
Nato a Valera di S. Pancrazio (PR), 12 aprile 1856 fu allievo della Regia Scuola di musica
del Carmine nel 1873 con il Maestro Griffini, ma dopo un anno si ritirò per continuare
gli studi privatamente. Debuttò al Teatro Comunale di Piacenza nel 1877 quale Ramfis
nell'Aida e qui ebbe inizio una bella carriera percorsa nei migliori teatri
d'Europa e d'America. Contini possedeva una voce robusta, omogenea ed estesa che gli
procurò plauso ed ammirazione nella lunga carriera durata più di trent'anni e interrotta
soltanto dalla morte. L'agente Carozzi di Milano, al quale il Contini era legato da
contratto, dichiarava nel suo annuario del 1886 che il cantante aveva trenta opere pronte
in repertorio. Nella città natale cantò al Teatro Regio e al Teatro Reinach in un gran
numero di stagioni fin da quella di Carnevale 1878-1879. Nell'autunno 1879 Italo Campanini
lo prescelse per cantare con lui nella stagione che aveva organizzato a sue spese al
Teatro Regio per beneficienza come pure lo richiamò due anni dopo in quella straordinaria
diretta da Cleofonte Campanini; e Contini nel Trovatore, come ha scritto il
Ferrari, "cantò egregiamente e con voce bellissima e le chiamate onde venne onorato,
dopo la scena dell'atto primo e dopo quella dell'atto terzo furono meritatissime". Il
benemerito tenore lo fece poi scritturare da Abbey nel 1883-84 nella compagnia che
inaugurò il Metropolitan di New York, compagnia che fece poi una lunga tournée in
varie città degli Stati Uniti. Contini fu presente sui maggiori palcoscenici: al San
Carlo di Napoli nella Dannazione di Faust di Berlioz (1894), al Teatro Comunale di
Bologna nel'Asrael di Franchetti (1888), in Sigfrido e in Madama
Butterfly (1905), al Carlo Felice di Genova nella Walkiria e nella Norma (1908)
e in Aida (1912), all'Opera di Roma nei Medici di Leoncavallo (1893), al
Grande di Brescia in Lohengrin e nella Norma (1891) e poi ancora nel 1913,
alla Fenice di Venezia in Don Carlo nel 1912 e alla Scala di Milano nel 1892 e poi
nel 1902 nella Linda di Chamounix. A proposito di quest'ultima esecuzione corre un
aneddoto. Era la sera del 3 gennaio e, alla seconda recita dell'opera di Donizetti,
Contini fu preso da una forte indisposizione pochi minuti prima che si alzasse il sipario.
Toscanini era disposto a rinviare la recita ma Contini, per rispetto al pubblico che
gremiva il teatro, non essendoci il tempo di provvedere per un altro valido sostituto,
volle andare egualmente in scena. Cantò a mezza voce ma la gola fu comunque sforzata e il
basso dovette stare poi un mese a riposo per riprendersi. Oltre che nei teatri suddetti
abbiamo trovato Contini presente su tante altre scene: al Cressani di Como (1881) nello Zio
d'America del compositore fidentino Napoleone Gialdi, alle Muse di Ancona (1908 e
1909), al Verdi di Pisa, al Municipale di Reggio Emilia (1882 e 1887), al Metastasio di
Prato (1889 e 1904), al Filarmonico di Verona (1887) e poi a Rio de Janeiro, a Montevideo,
a Buenos Aires. Quando morì, (Marano, 2 gennaio 1914) il Corriere della Sera scrisse che
il teatro italiano "aveva perduto un signore della scena, il basso dalla voce più
plastica e armoniosa che da trent'anni dominava la scena mondiale".
COPCA, Francesca. Soprano.
Nata ed educata in Germania, venne in Italia a perfezionarsi con la maestra Abbadia. Nel
1883 cominciò a farsi notare cantando a Verona e al Teatro Verdi di Padova dove ebbe
notevole successo nella Gioconda. Fu poi la volta del Teatro Grande di Brescia dove
interpretò il ruolo di Carmen. L'anno dopo fu al Comunale di Bologna nella Regina di
Saba di Goldmark, poi ne perdiamo le tracce. L'Annuario Musicale Carozzi del 1887
scrive che aveva in repertorio le opere: Aida, Africana, Gioconda, Mefistofele, Faust,
Trovatore, Re di Lahore, Forza del destino, Ebrea, Ballo in maschera, Ruy Blas, Carmen,
Figlia del reggimento, Regina di Saba, Flora mirabilis, Lucrezia Boria.
CORSI, Emilia. Soprano.
Nipote del baritono Giovanni Corsi, figlia del tenore Achille e parente degli altri Corsi
cantanti, nacque a Lisbona il 21 gennaio 1870. Dopo aver studiato col padre, debuttò nel
1886 al Teatro Comunale di Bologna quale Micaela nella Carmen. Nel massimo teatro
del capoluogo emiliano ritornò due anni dopo quale Elvira nei Puritani (assieme a
Gayarre) e nel 1897 Siglinda nella Walkiria. Nel carnevale 1887, nella stagione di
carnevale, si produceva a Faenza in una delle più difficili opere del repertorio
lirico-leggero, la Dinorah rivelando squisite doti nei vocalizzi. Seguirono il
Liceo di Barcellona, (Ugonotti, Puritani, Amleto, Pescatori di Perle), il Bellini
di Napoli, il Vittorio Emanuele di Messina, il San Carlo di Lisbona, l'Argentina di Roma,
il Real di Madrid e ancora Palermo, Genova e Milano. Ai primi degli anni Novanta dovette
interrompere la carriera per due anni a causa di non meglio precisate vicende familiari,
ma poi si riprese egregiamente: Trento, Udine, Ascoli, il Comunale di Trieste, Pisa (Manon
e Otello). Seguì una tournée nei teatri del Messico e dell'Avana dove
raccolse buoni successi in specie nel Faust e nel Franco Cacciatore. Con
l'affermarsi della scuola verista cambiò gradatamente repertorio ed ebbe modo di mostrare
rilevanti qualità interpretative e sceniche in Cavalleria, Andrea Chenier, Bohème
di Leoncavallo (Carlo Felice di Genova, 1898) e di Puccini, Manon Lescaut (Palermo,
1898). La sua evoluzione verso il repertorio drammatico le consentì anche di eseguire con
successo il Poliuto (varie volte con Tamagno), la Gioconda, la Walkiria (Liceo
di Barcellona, 1899). Fu anche un'ottima Desdemona. Nel 1906 alla Scala eseguì La dama
di Picche di Cajkovskij e il Franco Cacciatore. Incise vari brani del suo
repertorio su dischi Grammophone e TypeWriter. Ritiratasi verso il 1910, si dette
all'insegnamento del canto a Milano prima, a Bologna poi, città in cui morì il 17
settembre 1927.
CORTI, Cesare ed Enrico. Impresari.
Fratelli, erano figli di Lorenzo, per molti anni dal 1849 direttore del Théâtre Italien
di Parigi e di una contessa Colleoni, eccellente pianista e cantante. I due,
(soprannominati "i fratelli siamesi") continuarono l'impresa paterna e furono
tra i maggiori impresari italiani della seconda metà del secolo scorso. Tennero per molti
anni l'impresa della Scala e i maggiori teatri italiani e stranieri.
CREMONINI, Giuseppe. Tenore.
Il nome era Giuseppe Bianchi. Nacque a Cremona il 25 novembre 1866 da modesta famiglia e,
dopo aver studiato col maestro Cima, debuttò nel maggio 1889 al Politeama di Genova con
la Linda di Chamounix. Subito dopo fu al Filodrammatici di Milano nella Favorita e
l'anno dopo fu al Coccia di Novara, al Guidi di Pavia, al Manzoni di Milano e al Garibaldi
di Adria. Nel 1891 fu al Rossini di Venezia in Romeo e Giulietta di Gounod e in Rigoletto
per passare subito a Bucarest dove con la Darclée si produsse in Cavalleria.
Fu nello stesso anno anche al Pagliano di Firenze (La bella fanciulla di Perth di
Bizet), a Mantova e a Faenza per l'Amico Fritz di cui divenne uno specialista
(così fu definito a Palermo e al Covent Garden di Londra nel 1892). Il suo nome ritorna
spesso con espressioni di apprezzamento nelle lettere di Alfredo Catalani a Giuseppe
Depanis del 1892. Avava infatti la voce di timbro chiaro e soave, l'emissione facile e il
fraseggio aggraziato che gli consentiva di emergere anche nei Pescatori di perle,
nella Traviata e nella Manon di Puccini (Torino, Teatro Regio, 1983). Fu poi
a Buenos Aires (1893 e 1894), alla Scala, al Real di Madrid, al Costanzi di Roma (1894) e
fu per diversi anni al Metropolitan di New York dal 1896 al 1901, dove rappresentò la
prima della Tosca, ripresa poi a Boston e Chicago. L'ultima volta che calcò le
scene fu al Verdi di Cremona nella Manon di Massenet, pochi giorni prima di morire
(9 maggio 1903).
CRISTINO, Ida. Soprano.
Nata a Torino, studiò canto nella città natale ed ebbe una carriera di un quarto di
secolo (1870-1895). Cantò un repertorio di circa sessanta opere che comprendeva: Verdi (Rigoletto,
Ballo in Maschera, Due Foscari, Traviata, Ernani); Flotow (Marta); Marchetti (Ruy
Blas, Regina); Petrella (Promessi Sposi, Le precauzioni); Donizetti (Linda,
Elisir, Don Pasquale, Figlia del reggimento); Bellini (Norma, Sonnambula);
Cimarosa (Matrimonio segreto); Mayerbeer (Roberto il Diavolo, Isabella,
Africana, Ines); Gomes (Salvator Rosa, Gennariello); Usiglio (Le donne
curiose); Campana (Esmeralda, protagonista); De Ferrari (Il menestrello);
Ricci (Gli esposti, Irene, Crispino e la Comare, Annetta); De Giosa (Napoli di
carnevale, Corallina). Bella figura muliebre, donna assai colta, era dotata di voce
gentile e gagliarda ad un tempo, scenicamente curatissima. Spiccò nella carriera il ruolo
di protagonista nella prima assoluta del Romilda de Bardi di Dall'Orefice (Napoli,
teatro Mercadante, 23 giugno 1874). Nel carnevale 1876 al Liceo di Barcellona cantò Africana,
Ruy Blas, Ballo in Maschera, Ebrea, Norma con Francesco Tamagno. Lodata dalla critica
e applaudita dal pubblico, fu riconfermata per il carnevale 1876-1877. Al teatro Brunetti
di Bologna il 19 maggio 1877 cantò nella prima assoluta de L'avaro di Carlo
Brizzi; nell'inverno 1878-1879 fu al Teatro Italiano di Pietroburgo in parecchie opere; al
Concordi di Padova, cantò nella quaresima 1873, autunno 1874, quaresima 1880, carnevale
1883, 1884, 1885. Fu l'unica artista che si salvò nella stagione del carnevale 1886 al
Grande di Brescia, in Marta e Rigoletto. Ebbe parecchie riconferme al Solis
di Montevideo, al Colon di Buenos Aires, in Guatemala, alla Monnaie di Brusselle, in
Francia, Grecia, Egitto, Germania e in tutti i teatri torinesi.
CRISTOFORETTI, Paolo. Flautista
Nato a Busseto il 2 marzo 1857, entrò nella Regia Scuola di Musica di Parma nel 1872
studiando flauto e contrabbasso e diplomandosi nello strumento a fiato col massimo dei
voti nel 1875. Appena uscito dalla scuola iniziò a suonare nelle orchestre italiane e
straniere sia come flautista che come contrabbassista. Diventato un flautista virtuoso di
fama mondiale, fu ricercato dalle primarie orchestre quando nei programmi si palesava la
necessità di un solista di eccezione. Enzo Barilli ha scritto che non aveva mai udito
alcuno suonare il preludio terzo atto della Carmen come Cristoforetti per la
potenza e la bellezza del suono, l'espressività, l'intonazione e lo stile. Da giovane
aveva suonato al Teatro Regio nella Messa di requiem di Verdi diretta da Faccio e
con l'intera orchestra era andato a Venezia al Teatro Malibran per, una storica Aida con
la Stolz, la Waldmann, Masini e Faccio direttore. Nel 1882 suonò con Wagner nella sala
del Liceo Benedetto Marcello di Venezia, poi fu a Buenos Aires per tre anni consecutivi,
accompagnò per due anni Adelina Patti anche nel Nord America, fu solista per Marcella
Sembrick a Parigi, e poi con la Barrientos e la Tetrazzini. I suoi cavalli di battaglia
furono Lucia, Lakmé, Carmen e Barbiere. Girò tutto il mondo: Montevideo,
Rio, Santiago, Valparaiso, varie volte a Parigi (tra cui un concerto da solista), Bologna
con Toscanini e Martucci, Palermo (dove fu voluto da Mugnone al Teatro Massimo in una
stagione memorabile), in Russia. Ancora nel 1927 a sessanta anni, in una Lucia al
Teatro Regio di Parma, conseguiva uno strepitoso successo. Verdi ebbe con lui cordiali
rapporti e lo appoggiò per i concorsi a cattedra a Pesaro (vedi lettera a Pedrotti) e a
Parma nel 1889 (vedi lettera a Bottesini); lo ebbe varie volte a Sant'Agata, mentre
Cristoforetti stava studiando l'applicazione al flauto della doppia chiave del do diesis
basso, che poi venne adottata da tutti i costruttori. Cristoforetti fu poi ospite del
compositore a Sant'Agata durante la strumentazione dell'Otello per provare i
tremuli acuti e le note basse. Nel Conservatorio di Parma, dove insegnò fino al 1929 per
quarant'anni, fu un caposcuola ed alla sua scuola si diplomarono: Giovanni Tanasso,
Rodolfo Gorzi, Renato Giovannelli, Giuseppe Casalini, Giacomo Zanazzo, Angelo Corradi,
Angelo Bocelli, Ferdinando Rossi, Oreste di Sevo. Verdi, nel trasmettergli il decreto di
nomina di professore a Parma, gli aveva scritto nel 1889: "Ecco il decreto in piena
regola della Vostra nomina. Fatevi onore e fatemi onore". Morì a Colorno il 3
novembre 1936.
CRUZ, Augusta. Soprano.
Agì con buon successo verso la fine del secolo scorso. Aveva in repertorio: Otello,
Lohengrin, Ugonotti, Aida, Roberto il diavolo, Le Villi, Cavalleria, Pagliacci, Trovatore,
Ruy Blas.
DE BASSINI, Alberto. Tenore.
Nacque a Firenze il 14 luglio 1847, figlio dei due celebri artisti Achille Bassi (detto De
Bassini) e Rita Gabussi. Studiò la musica col genitore e, dopo essersi arruolato tra i
volontari nel 1866, ultimò gli studi e debuttò nel 1869 a Venezia. Cantò con plauso in
molti importanti teatri: alla Fenice di Venezia, alla Scala di Milano, a Pietroburgo, al
S. Carlo di Napoli, a Parigi, a New York e a Vienna. Nel 1881 al Paganini di Genova fu un
ottimo Don José nella Carmen a fianco della Galli-Marié. Fu specialmente
rimarchevole nella Carmen, nel Barbiere e l'Otello di Rossini, nell'Africana,
Aida, Emani, Guarany, ecc. La voce era di bel timbro, estesa e robusta, e
specialmente adatta alle parti drammatiche; come cantante fu un degno allievo di suo
padre, e non meno efficace riuscì nell'azione scenica la castigatezza e la perfetta
interpretazione d'ogni personaggio che interpretò. Dopo aver cantato fino al 1888 in vari
teatri, nel 1890 passò al registro di baritono presentandosi al Filodrammatici di Milano
nel Barbiere come protagonista e come Laerte nella Mignon. Nel 1903-05
incise per la Zonophone e la Columbia. Trasferitosi definitivamente negli Stati Uniti,
aprì una scuola di canto.
DE FALCO, Serafino. Tenore.
Cantò in Italia negli anni Ottanta. Lo troviamo al Covent Garden di Londra nella stagione
organizzata dal colonnello Mapleson nel 1886.
DE FRATE, Ines. Soprano
Da un ritaglio non datato della Cronaca dei Teatri (Archivio Storico del Teatro
Regio di Parma, Raccolta Ferrarini) risulta il repertorio di questa cantante che agì sul
finire del secolo scorso. Esso comprendeva: Traviata, Manon Lescaut, Ernani,
Cavalleria, Pagliacci e Faust. Questo ritaglio riporta anche l'immagine della
cantante. Nel marzo 1896 cantò alla Scala nei Pescatori di perle, mentre nel 1918
al Comunale di Bologna fu nel Barbiere (Rosina) e Don Pasquale (Nerina).
DELFINO, Domenico (detto Menotti). Baritono
Nato a Fiumicello (Friuli) nel 1859, studiò a Trieste, frequentando le Scuole Reali
italiane che lasciò per dedicarsi al canto. Fu per un anno al Conservatorio di Milano, e
per tre anni a Trieste con Giuseppe Rota. Per aver scritto assieme a Oberdan un libretto
irredentista, fu imprigionato dal Governo austriaco per quasi sette mesi e poi esiliato.
Ritornato in Italia, si perfezionò sotto la guida di Sebastiano Ronconi. Debuttò nel
1880 a Firenze alla Pergola nella Linda, cantando poi il Faust e la Preziosa
di Smareglia. Dopo alcuni teatri di provincia, nella quaresina '82 cantò al Manzoni
di Milano nella Dinorah, indi nel Rigoletto, e fu in quest'ultimo che si
rivelò al mondo teatrale e, in seguito al caldo successo ottenuto, si vide disputato
dalle imprese dei grandi teatri. Percorse da allora una carriera brillantissima sulle
maggiori scene. Per tre volte cantò alla Scala, due al Regio di Torino, due al Regio di
Parma, cinque al Reale di Madrid, due a Barcellona, quattro a Siviglia, cinque a Lisbona,
quattro a Buenos Aires, quattro a Montevideo, due ad Odessa; indi a Tiflis, al Cairo, ad
Alessandria d'Egitto, a Oporto, Bilbao, Cordova, Rio de Janeiro, Valparaiso, Santiago,
Pietroburgo e su altre scene. Per una mal riuscita operazione alla gola fu costretto ad
abbandonare le scene ancor giovane e nel 1904 accettò un posto d'insegnante al
Conservatorio di Odessa, per assumere quello di régisseur generale del nuovo
teatro di Boston, l'Opera House, e quello di direttore della scuola d'opera annessa. Dopo
quattro anni, non volendo rinnovare quel contratto ritornò al Conservatorio di Odessa ove
rimase fino al 1919; ma non potendo resistere ai disordini della rivoluzione bolscevica,
fuggì nel dicembre di quell'anno per ritornare dopo 41 anni d'esilio in Italia. A Trieste
assunse il posto di maestro di canto al Conservatorio Giuseppe Verdi e fu direttore
artistico del Teatro Verdi. Nella carriera aveva cantato a fianco dei più celebrati
artisti, come Gayarre, Masini, Stagno, Tamagno, Marconi, Caruso, Adelina Patti, la Durand,
la Pantaleoni, la Tetrazzini, la Nevada, la Pasqua, 1'Uetam, Navarrini e molti altri.
DEL PUENTE, Giuseppe. Baritono.
Nato a Napoli nel 1843, debuttò a Jassy in Romania. Cominciò a mettersi in luce nel 1870
a fianco di Carlotta Marchisio cantando a Siviglia nel Macbeth e nel Ballo in
maschera. Nel 1872 fu all'Apollo di Roma, nel 1875 alla Scala (Rigoletto) e in Italia
cantò inoltre a Genova, Parma (1882, 1883, 1888), Napoli (San Carlo, 1885) e Firenze
(Pagliano, 1888). Scritturato per la prima volta dal colonnello Mapleson, i maggiori
successi gli arrisero dal 1873 fin verso il 1895 a Londra (Drury Lane, Covent Garden, Her
Majesty's Theatre) e a New York (Academy of music, Metropolitan che inaugurò con il Faust).
Con Italo Campanini fu nelle prime della Carmen sia in Inghilterra che negli
Stati Uniti e cantò nei ruoli di baritono nelle prime americane di un gran numero di
altre opere quali La Gioconda, Manon, Cavalleria rusticana. Dotato di una voce
dal volume non amplissimo, si specializzò nel repertorio lirico e brillante. Fu un
fraseggiatore elegante e un accurato attore. Emerse nel Don Giovanni, Barbiere, Marta,
Flauto magico e nella Carmen. Ritiratosi dalle scene si dette
all'insegnamento del canto negli Stati Uniti dove morì a Philadelphia nel 1900.
DE SANCTIS MARIANECCI, Giuseppe. Tenore.
Nato a Torino, studiò nella città natale e qui debuttò con successo nel marzo 1874 al
teatro Balbo ne Gli ultimi giorni di Suli. Nel carnevale 1874-1875 fu al Comunale
di Ferrara, in Luisa Miller, passando subito al Teatro Umberto di Firenze e a
Roma in Rigoletto e Ruy Blas. Al teatro di Prato (settembre 1877) cantò
nella prima assoluta di un'opera di Attilio Ciardi e nel carnevale successivo ebbe la
prima scrittura al teatro di Oporto in Portogallo, cui ne seguirono molte altre sino al
1895, diventando un beniamino del pubblico portoghese e spagnolo. Fu nella primavera 1878
al Bellini di Napoli, inaugurando la serie delle scritture e riconferme con trionfali
recite di Ebrea e Africana. Nell'ottobre 1878 a Berlino, conquistò il
pubblico nel Roberto il Diavolo e Forza del destino. Al Reale di Malta,
nella stagione 1879-1880 cantò in nove opere per 63 rappresentazioni. La sua
interpretazione dell'Ebrea di Apolloni al Malibran di Venezia (aprile 1882) fu
considerata una delle migliori scenicamente e vocalmente, così pure il Pery del Guarany
ai Fiorentini di Napoli (novembre 1882). Al Politeama di Trieste cantò nella prima
assoluta di Marinella del maestro Sinico (1 novembre 1883), e nel novembre 1884
fu nell'Aida per l'inaugurazione del nuovo Teatro Politeama Principe di Napoli in
Lecce. Nella primavera 1885 al Fondo di Napoli, ebbe notevole successo in Ruy Blas,
Jone di Petrella e nell'Ebrea di Halevy. Ebbe una lunga scrittura in
Spagna in una compagnia diretta dal maestro Goula con un repertorio eclettico: Barbiere
di Siviglia, Roberto il Diavolo, Ballo in maschera, Africana, Giuramento, Rigoletto, Aida,
ecc. Cantò al Costanzi di Roma nella Norma (novembre 1887) direttore Mascheroni,
ed al Regio di Parma nella Forza del destino (14 gennaio 1888). Successivamente
la sua attività si indirizzò quasi esclusivamente ai diversi teatri di Napoli, allora
operanti per la lirica (San Carlo, Bellini, Fiorentini, Fondo) e alle piazze di Spagna e
Portogallo.
DONIZETTI, Gaetano. Compositore.
Nato a Bergamo nel 1797 studiò nella città natale prima, a Bologna poi. Le opere del
primo periodo, sfornate a getto continuo, furono rappresentate in ogni dove, pur non
essendo che modeste composizioni in stile rossiniano. Del 1830 è il primo vero successo: Anna
Bolena su libretto del Romani che fu eseguito da eccellenti cantanti quali la Pasta e
Rubini. Seguirono, tra altri capolavori, L'elisir d'amore (1832), Lucrezia
Borgia (1833), Lucia di Lammermoor (1835), Poliuto (1839), La
figlia del reggimento e La Favorita (1840) seguite da Don Pasquale,
Linda di Chamounix (1842), Maria di Rohan (1843). Nella breve esistenza
scrisse circa settanta opere, oltre a musica di vario genere. Morì a Bergamo nel 1848.
FACCIO, Franco. Direttore d'orchestra.
Nato a Verona l'8 marzo 1840, studiò al Conservatorio di musica di Milano e al termine
degli studi vinse una borsa di studio per l'estero. Nei primi anni dopo aver terminato gli
studi, si dedicò alla composizione e scrisse le opere I profughi fiamminghi (Teatro
alla Scala, 1863) e Amleto, su libretto del compagno di scuola e amico fraterno
Arrigo Boito (1865) che non incontrarono il favore né della critica né del pubblico.
Datosi nel 1867 alla direzione d'orchestra e all'insegnamento al Conservatorio di Milano,
divenne, dopo la morte di Angelo Mariani (1873), il maggior direttore italiano. Diresse a
Vienna, Berlino, Parigi, Barcellona, Madrid e in moltissime città italiane. Nel 1872 era
stato nominato direttore alla Scala e vi diresse le prime più importanti, tra le quali
quelle di Aida e Otello, opera quest'ultima che diresse anche nella
prima londinese del 1889. Per volere di Verdi fu nominato, alla morte di Bottesini,
direttore del Conservatorio di musica di Parma, ma non prese mai servizio per una malattia
progressiva di mente. L'amico Boito si offrì di sostituirlo in attesa della guarigione
che invece non venne mai. Morì a Monza il 21 luglio 1891.
FERRARI, Paolo Emilio. Storico.
Nato a Parma il 2 luglio 1839, giornalista e corrispondente da Parma della Gazzetta
Musicale di Milano, fu l'autore del volume Spettacoli drammati-comusicali e
coreografici in Parma dal 1828 al 1883 (Battei, 1884) edito a spese del conte
Sanvitale. Il volume, anche se l'edizione fu di sole 350 copie, ebbe grande successo e fu
di guida per altre opere similari in tutta Italia (la casa editrice Forni di Bologna nel
1969 ne curò una ristampa anastatica di duecento copie). Il Ferrari era una
caratteristica figura di bohémien nottambulo dall'ingegno disordinato ma acuto e
"sodo". Alla morte, avvenuta in Parma il 10 settembre 1908, fu ricordato sul Momento
da un ampio articolo di Ildebrando Pizzetti.
FERRARI, Pio. Direttore d'orchestra.
Nato a Parma il 16 maggio 1848, studiò alla R. Scuola di musica della città natale
pianoforte, violoncello e composizione, diplomandosi in questa materia con l'attestato di
alunno emerito. Dal 1866 al 1872 suonò come violoncellista in vari teatri d'Italia e in
quest'anno fu nominato maestro di violoncello e di canto corale nella Scuola di musica
comunale di Cremona fino al 1874, data nella quale l'istituzione fu soppressa. Nel 1876 fu
nominato per concorso insegnante di solfeggio nella Regia Scuola di musica di Parma e nel
1883, sempre per concorso, passò alla classe di armonia che tenne fino al decesso. Per
alcuni mesi diresse anche la Scuola di musica di Reggio Emilia. Ottimo direttore, condusse
egregiamente alcune stagioni al Teatro Regio e per quattro anni i concerti della Società
del Quartetto che in sua mano riuscirono splendidi. La fortuna e la salute gl impedirono
di fare ben più luminosa carriera. Toscanini lo ricordò sempre mettendo in evidenza la
magistrale interpretazione che Pio Ferrari aveva dato a Parma della overture del Tannhaüser
nel 1878. Morì a Tabiano il 18 agosto 1894.
FIGNER, Nicolaj. Tenore.
Nato a Kazan il 10 febbraio 1857, nipote di un eroe delle guerre contro Napoleone e
fratello di un celebre terrorista, ebbe una bella carriera quale cantante dopo aver
abbandonato nel 1881 la carriera di ufficiale di marina. Studiò al Conservatorio di
Pietroburgo e si perfezionò poi con De Roxas a Napoli dove debuttò nel 1882 al Teatro
Sannazaro in Filemone e Bauci di Gounod, cui seguirono Faust e Linda.
Passò poi a Cagliari, Bergamo e in vari altri teatri di provincia. Nel 1884 si mise in
luce al Teatro Corso di Bologna e poi nella Gioconda al Teatro Regio di Parma.
Nel 1886 fece parte della compagnia a Rio de Janeiro che vide il debutto di Toscanini
direttore e, tornato in Italia, fu lui che presentò a Catalani e a Depanis il giovane
direttore favorendo il suo decollo (Edmea, Torino, 4 novembre). Nel 1887 fu al
Covent Garden di Londra e da quello stesso anno al 1906 cantò nelle scene imperiali
russe. Dal 1907 al 1910 cantò in teatri privati e fino al 1915 diresse la sezione teatro
d'opera al Narodnyj Dom di Pietroburgo. In Russia fu il primo interprete di Ermanno nella Dama
di Picche. Si distinse anche nei ruoli di Lenskij (Eugenio Onièghin di
Cajkovskij), Otello, Raul, Don José. Aveva sposato nel 1889 il soprano Madea Mei. Morì a
Kiev nel 1919.
FRANDIN, Lison. Soprano.
Nacque a Helsinki (Finlandia) nel 1854, figlia del console di Francia, oriundo da una
famiglia piemontese. Studiò al Conservatorio di Parigi canto e declamazione riportando
nel 1880 il Primo Premio dell'Opera; suo principale maestro era stato il celebre basso
Obin. Nel 1881 debuttò al Cairo come Mignon, Carmen, e Rosa Friquet dei
Dragoni di Villars, suscitando grande ammirazione per le sue qualità, l'arte del
canto perfetta, il possesso di scena e il fascino della persona. Nel 1882 venne
scritturata all'Opera-Comique di Parigi, ove fu la prima interprete della Malika nella Lakmè
di Delibes. Nel novembre 1883 si produsse, cantando in italiano, al Carcano di Milano
nella Mignon. Cantò quindi all'Argentina di Roma, al Sannazzaro di Napoli, al
Regio di Parma, a Trieste all'Armonia nel 1884, dove portò per la prima volta la Carmen,
rimanendo l'interprete tipica di quella figura; difatti fu nel capolavoro bizettiano che
la Frandin colpì più che in ogni altra sua creazione tutti i pubblici italiani e
dell'estero. Considerata una delle cantanti ufficiali della Casa Sonzogno, che stava
lanciando in quegli anni in Italia l'opéra lyrique, fu applaudita interprete su
tutte le maggiori scene liriche (Navarraise di Massenet alla Scala, 1896). Fu
pure valente interprete di Cavalleria, Pagliacci, Amico Fritz, Martire (Samara);
tentò pure Erodiade, Aida e Margherita del Mefistofele. Nella notte del
28 novembre 1893 la Frandin si trovava nel convoglio ferroviario che a Limito (Milano) si
sfracellò; ebbe salva la vita, ma rimase inferma. La Ferrovia le versò un indennizzo di
100.000 franchi, avendo ella perduto nel disastro anche tutto il corredo teatrale e i
gioielli. Ristabilitasi in salute, ma non perfettamente, riprese a cantare e chiuse la
carriera alla Fenice di Venezia, nel maggio 1897, con la Bohème di Leoncavallo.
La sua voce, di limitata estensione, era morbida, insinuante, melodiosa, il suo gesto
scultorio, elegante, corretto; vestiva con gusto e, lontanta da ogni affezione,
interpretava le sue parti in modo tutto personale, pieno d'effetto e di immancabile
successo, affascinando sempre il pubblico. Negli ultimi anni della carriera aveva sposato
Carlo Combi direttore del giornale L'Adriatico di Venezia. Morì a Milano il 24
gennaio 1911 dove dal 1906 aveva aperto una scuola di canto e di arte scenica.
FRANZONI, Augusto. Direttore d'orchestra.
Nato a Parma il 17 settembre 1848, studiò alla Regia Scuola di musica di Parma. Nel 1866
si diplomò in corno e in composizione, dedicandosi alla carriera dello strumentista.
Successivamente iniziò la carriera di direttore d'orchestra che esercitò in teatri di
second'ordine in Italia e in Francia. A Parma, ad esempio, dirigeva al Teatro Reinach. A
volte intraprese anche l'attività di impresario. Mori a Parma il 27 marzo 1919.
FURLOTTI, Riccardo. Direttore d'orchestra.
Nato a Parma l'8 novembre 1856, entrò nella Regia Scuola di musica come allievo di
violoncello e di clarinetto, uscendo dall'Istituto nel 1873. Esercitò la professione di
violoncellista per vari anni in Italia e all'estero e nel 1875 fu maestro del coro al
Teatro Dal Verme di Milano per darsi poi alla direzione d'orchestra. Diresse diverse
stagioni a Verona, al Teatro Sannazzaro a Napoli, poi al Teatro Regio di Parma (1884-85),
a Torino, a Milano (Teatro Manzoni), a Vienna, a Trieste. Qui fu espulso dalla polizia in
quanto aveva diretto la Marcia Reale italiana. Nel 1885 partì per l'Argentina:
iniziò come maestro sostituto e maestro del coro al Teatro Colon ma non si fermò a
questi gradini iniziali. Prese in affitto il giardino Florida e iniziò con la direzione
di concerti orchestrali. Diresse poi delle opere, fondò scuole di musica e, amico del
presidente della repubblica, fu messo a capo dell'istruzione musicale per le scuole
normali argentine. Nel 1925, pensionato dal Governo Argentino, tornò a Parma per morirvi
il 28 gennaio 1929.
GABBI, Adalgisa. Soprano.
"Ada. La maledizione è veramente piombata con tutta la sua ferocia sopra ogni mio
operato. Ogni minuto che io vivessi ancora sarebbe nuovo e irreparabile disastro. Mi tolgo
vita. So che non puoi né devi perdonarmi. Muoio disperato, però col tuo nome sulle
labbra. Addio. Marino Mancinelli".
Dopo aver firmato questa lettera, il direttore d'orchestra, il famoso Marino Mancinelli,
si toglieva la vita il 3 settembre 1894 a Rio de Janeiro. Ada, cui era indirizzato
l'ultimo appassionato saluto, grande soprano, "nel fiore della squisita finezza
d'arte e dell'incanto della sfolgorante bellezza", Adalgisa Gabbi. Marino Mancinelli
si era suicidato scrivendo "piuttosto morire che sopravvivere alla vergogna di un
disastro economico immenso, irreparabile". La Compagnia allestita da Marino
Mancinelli aveva presentato un cartellone di prim'ordine con il quale aveva già
trionfato, sempre con la Gabbi primadonna, anche nelle stagioni precedenti: Lohengrin,
Mefistofele, Falstaff, Manon Lescaut, Lo schiavo, Ugonotti, Otello e Medici,
l'opera nuova di Leoncavallo. Adalgisa Gabbi, cui l'estensione della voce permetteva di
cantare parti liriche e drammatiche di così diversa tessitura, era all'apice della fama.
Nata a Parma il 4 maggio 1847, aveva iniziato a studiare canto a quattordici anni a
Bologna, e, un anno dopo, nell'ottobre 1872, era stata ammessa alla Regia Scuola di musica
di Parma nella classe di Lodovico Spiga. Vi rimase due anni e, nel 1875, andò a
perfezionarsi a Milano con il celebre baritono Felice Varesi che, nella stessa stagione di
Carnevale, la fece debuttare a Lecco. Aveva diciotto anni e, con Ruy Blas di
Marchetti, dette inizio a una delle carriere più luminose delle nostre cantanti liriche.
Fu subito un susseguirsi di contratti via via più importanti: Cremona, Lemberg in
Polonia, Nizza, Trento, Palermo, Valenza, Saragozza e Santader in Spagna, L'Avana (a quel
tempo uno dei teatri d'opera più importanti delle Americhe), Londra. Tornò in Italia nel
1882 per cantare nell'Aida al Comunale di Bologna e, nel teatro Regio di Parma,
splendida Leonora per un meraviglioso Italo Campanini quale partner. La voce, "estesa
di due ottave - culminava in un do naturale di merivagliosa potenza -,omogenea e
insinuante, il talento non comune e il metodo correttissimo", le fecero percorrere
una lunga e luminosa carriera. Iniziò la serie delle ricche tournées in America
Latina nel 1883 cantando le opere più disparate (oltre a quelle elencate all'inizio): Aida,
Traviata, L'ebrea, Ernani, Lucrezia Borgia, Trovatore, Norma, in Argentina, Perù,
Cile, Brasile, Bolivia. A Rio de Janeiro, al termine di una splendida interpretazione di
Valentina negli Ugonotti gli studenti la rapirono portandola in trionfo dal
Palcoscenico alla carrozza. Staccati i cavalli, trascinarono il veicolo sotto all'albergo
rinnovando sotto i balconi gli osanna per ore. Nel Sud America la Gabbi era talmente
popolare che "diversi commercianti regalavano ai loro clienti piccoli ed eleganti
ritratti della grande artista" (Vanguardia, quotidiano di Barcellona, 22
ottobre 1888). A trentun anni il famoso soprano ebbe l'occasione che la pose nel
firmamento delle stelle più splendenti: fu Verdi l'artefice di questa consacrazione. Era
stata rappresentata con successo la prima dell'Otello alla Scala. Verdi, però, era
furente. Romilda Pantaleoni, la famosa primadonna, non aveva fatto altro che
"stuonare". La ripresa al Costanzi di Roma ebbe un'altro soprano. E il 17 aprile
1887, un trio del calibro di Francesco Tamagno, Victor Maruel e Adalgisa Gabbi portarono
l'opera al trionfo: in otto repliche più di 240.000 lire di incasso. Dopo Venezia e
Brescia, l'opera fu portata anche a Parma. La Gazzetta de 26 ottobre 1887 riportava
che l'artista ebbe "l'onore di essere ricevuta da Verdi stesso in cordialissima
visita col dono del proprio ritratto e dedica autografa e di fiori colti e offerti dallo
stesso grande Maestro". Se 1'Otello fu il cavallo di battaglia, anche nell'Africana
e nel Mefistofele la Gabbi raccolse gli allori di una critica entustiastica.
Nei Maestri Cantori, alla prima scaligera del 1889, fu una Eva talmente perfetta che
Giovannina Lucca, l'editore di Wagner in Italia le scrisse: "A lei principalmente si
deve in gran parte il successo per il modo splendido con cui ha cantato la sua parte nella
tanto stupenda musica del mio amatissimo autore, il celebre Wagner". E la via del
successo si allungò passando per il San Carlo di Napoli, il Regio di Torino, il Reale di
Madrid, l'Imperiale di Pietroburgo. Nel 1900 Adalgisa Gabbi era stanca: da venticinque
anni calcava le scene, aveva girato tutto il mondo, guadagnato cifre iperboliche. Era
l'ora di ritirarsi. Nell'accomiatarsi da Ricordi non poté però esimersi dal concedergli
un ultimo favore. Cantare ancora una volta: a Trieste nel Tristano e Isotta. Era
finita: adesso poteva dedicarsi alla famiglia. Aveva un figlio che aveva avuto da Filippo
Ugolotti, un suo concittadino, e si era poi sposata con un ricco signore di Milano. Il
figlio intraprese la carriera delle armi: ufficiale dell'esercito, cadde il 19 giugno 1918
nella battaglia del Piave. Adalgisa Gabbi si dedicò allora a dare concerti per
raccogliere fondi per la vittoria. A Buenos Aires riuscì a far sottoscrivere in una
serata più di un milione di lire per il Prestito Nazionale. Le restavano ora solo i
nipoti: abitò con loro a villa Bèe sul lago Maggiore e nel suo appartamento di Milano in
corso Venezia 34, dove si spense il 16 dicembre 1933 dopo aver condotto, ritiratasi dalle
scene, "una vita modesta e austera segnata dal dolore". Un suo grande ritratto a
olio orna l'anticamera della Sala Verdi del Conseratorio di musica di Parma.
GABBI, Leonilda. Soprano.
Nacque a Parma il 5 aprile 1863 dove morì l'8 gennaio 1919. Sorella di Adalgisa e pari a
questa nelle doti musicali di bellezza ed estensione di voce, e di pronta e profonda
intuizione e memoria, fu assai inferiore alla famosa sorella nell'efficacia scenica e
nella potenza rappresentativa e drammatica. Nell'ottobre 1880 entrò nella Regia Scuola di
musica di Parma per studiare canto. Dopo pochi mesi di frequenza uscì dall'Istituto per
motivi di salute ma continuò gli studi privatamente con il maestro Pio Ferrari. Nel 1882,
a diciannove anni, debuttò a Borgo San Donnino come mezzosoprano nella Jone di
Petrella. Successivamente, mutato registro, attraverso i teatri di Crema, Reggio Emilia,
Rimini e Parma, divenne in pochi anni un apprezzato e ricercato soprano drammatico ed ebbe
una rapida carriera con momenti di grande notorietà anche nei maggiori teatri. La
troviamo infatti a Bari (1895), a Genova (1890 e 1895), al Comunale di Bologna (1893), a
Firenze e a Roma (1897), a Fermo (1889), a Torino e a Milano (1900). Ebbe una notevole
attività anche all'estero: Alessandria d'Egitto e Marsiglia (1895), Valparaiso, Santiago
del Cile, Lima, Buenos Aires, Montevideo, Rio de janerio, Città del Messico e l'Avana
(dal 1895 al 1900), Madrid (1897), Barcellona (1901), Lisbona (1902). Nella stagione
1898-99 era stata in Sud America con la sorella Adalgisa alternandosi nelle stesse opere.
Fra le numerose stagioni liriche maggiori e minori cui partecipò, emerse particolarmente
al Teatro Regio di Parma nella stagione del 1889-90 quale Elisabetta di Valois nelle
tredici recite del Don Carlos a fianco del celebre baritono Giuseppe Kaschman e del
tenore Francesco Signorini e quale Aida nelle sedici rappresentazioni della stessa
stagione con Signorini e il baritono Mario Sammarco. Mise in luce la sua musicalità,
oltre che nel vasto repertorio, quasi identico a quello della sorella, anche nel gran
numero di opere nuove (quali Ivan di La Rotella, eseguita nell'autunno 1900 al
Teatro Dal Verme di Milano). Nella stagione 1901 poi al Liceo di Barcellona, si impose
quale Brunilde nella Walchiria di Wagner. Era stata scritturata per il 1902-03 al
Teatro San Carlo di Lisbona, ma una broncopolmonite le spezzò la stagione. Una malattia
cronica contratta in quell'occasione la fece poi ritirare dalle scene. Aveva sposato
l'impresario teatrale Celeste Paini.
GALLI, Eugenio. Baritono poi tenore.
Nato a Torino, iniziò la carriera verso il 1887 come baritono presentandosi al Politeama
Genovese nel Trovatore (7 luglio 1887), Lucia e Rigoletto, con Emilia
Corsi. Successivamente cantò al Guidi di Pavia, a Broni, al Gaffurio di Lodi e al
Politeama Margherita di Genova nella Traviata, Don Sebastiano, Forza del
destino, Trovatore e nella Jone di Petrella. Si ritirò un anno dalle scene per
perfezionarsi nel passaggio al registro tenorile e si presentò ai suoi concittadini al
teatro Carignano (21 novembre 1888) protagonista del Nerone del Rasori, nella prima
assoluta. La prestanza fisica accoppiata a una voce di un metallo tenorile scuro lo
indirizzarono nel proseguimento della seconda parte della carriera a ruoli quali Alvaro
della Forza del destino (Faenza 1889, Messina 1890, Cagliari); Manrico del Trovatore
(Alessandria 1890, Padova 1892; Politeama Genovese 1893) Ernani e Aida (Regio
di Parma 1895) . Protagonista dell'Ernani (San Carlo di Napoli, dove furono
sollevate riserve sul suo rendimento scenico; Ancona 1891, Venezia 1892); Radames nell'Aida
(Politeama di Firenze 1892, Alessandria 1892, Politeama Genovese 1899). Ma l'opera che
doveva dargli spicco fu Otello: dopo aver ricevuto preziosi consigli dal
concittadino Francesco Tamagno, lo eseguì per la prima volta al San Carlo di Napoli
(gennaio 1894) con ottimo successo che ripeté nel successivo ottobre al Politeama
Genovese e nel carnevale 1894-1895 al Regio di Parma. Per ben sette anni la sua attività
si orientò quasi esclusivamente al personaggio di Otello, eseguendo oltre 400
rappresentazioni nei primari teatri italiani ed esteri. Da ricordare la riconferma al
Regio di Parma nel carnevale 1898-1899, in cui gli vennero resi grandi festeggiamenti. Fu
in amicizia e tenuto in considerazione da celebri musicisti tra cui il maestro Gomes, che
lo volle al Carlo Felice, protagonista del suo Condor (2 febbraio 1893). La critica
genovese così scrisse: "Il maestro Gomes ha tutti i diritti di riconoscenza verso il
Galli, che non sa dove troverà un'altra voce sì estesa, e una gola di tale resistenza,
bene la musica". Morì a Torino nel giugno 1910.
GALLIGNANI, Giuseppe. Compositore.
Nato a Faenza il 9 gennaio 1851, studiò al Conservatorio di Milano dal 1867
al 1871, presentando per saggio finale un Salmo per soli, coro e orchestra.
Uscito dalla scuola, viaggiò l'Europa per una decina d'anni quale direttore
d'orchestra e studioso di musica. Nel 1884 fu nominato per concorso direttore
della Cappella del Duomo di Milano e dal 1886 al 1894 fu direttore della rivista
Musica sacra. Dal 1891 al 1897 diresse, scelto da Verdi, il Conservatorio
di Parma e successivamente quello di Milano che volle intitolare a Verdi. Per
molti anni fece parte del consiglio direttivo e fu vicepresidente della Società
Italiana Autori ed Editori. Tentò il teatro ma con esito infelice, mentre ebbe
successo come autore di musica sacra, della cui riforma fu un promotore e di
cui organizzò i primi congressi (1888, 1891, 1894). Aveva sposato il soprano
Chiara Bernau. Morì suicida a Milano il 14 dicembre 1923 alla notizia che era
stato collocato in pensione a seguito di una ispezione negativa.
Compose:
Il sindaco cavaliere, opera buffa in tre atti, eseguita in Milano nel
teatrino di casa Bolognini nel 1870;
Il grillo del focolare, in un atto (Genova, Sala Livori, 1873);
Atala, in tre atti su libretto di Emilio Praga (Milano, Teatro Carcano,
1876);
Nestorio, dramma lirico in 4 atti di Fulgonio (Milano, Teatro alla Scala,
1888; edita nella riduzione per canto e pianoforte, Milano, Lucca).
Lucia di Settefonti, libretto di Corrado Ricci (1897), (non eseguita).
In alto!, azione lirica in quattro episodi su proprio libretto (Trieste,
Politeama Rossetti, 1921);
Pietro Fortunato Calvi (non eseguita)
Inoltre:
Quare?, lirica per cori e orchestra (eseguita a Milano, Teatro alla Scala,
1903);
Musica sacra: Magnificat a 4 voci con cori; Offertorio per basso;
Ingresso per tenore, doppio coro e due organi; Messa da Requiem,
in Memoria di Umberto I (eseguita a Roma, Pantheon, 1913); Messa a quattro
voci sole; Mottetti a quattro voci senza accompagnamento; Antifone; Inni;
Madrigali. Musica vocale da camera (Eco del passato; Sul Bosforo; Serenata;
ecc.) e composizioni per pianoforte.
GAMBARA, Dr. Ing. Alberto.
Nato il 30-10-1839; Morto il 24-7-1920. Assessore Presidente della Commissione
Teatrale nella stagione Carnevale 1884-1885. Riportiamo da "Gazzetta di
Parma" 25-7-1920:
"Consigliere ed Assessore del Comune di Parma, Consigliere degli Ospizi
Civili, per oltre otto lustri appartenente all'Amm.ne Municipale di Golese,
dove coprì la carica di Sindaco, da lungo tempo Podestà del Canale Naviglio
Taro, nell'esplicazione di tali Uffici dimostrò competenza, amore e disinteresse
in sommo grado. Perché egli era un galantuomo ed un entusiasta per tutto ciò
che vi è di più bello e di più utile. E nulla chiese per sé, mai, tanto che,
dopo così lunghe e feconde prestazioni non ottenne alcun riconoscimento onorifico
dell'opera sua. Fervido patriota, prese vivissima parte alle vicende dell'Italia
nostra e noi tutti sentimmo le sue trepidazioni nei giorni di ansia ed il suo
entusiasmo infinito per la conseguita vittoria".
GARULLI, Alfonso. Tenore.
Nacque a Bologna il 2 dicembre 1866. Dapprima impiegato di banca, entrò nella
compagnia di operette del Bergonzoni e debuttò a Milano in una breve particina
della Madama Angot, poi con la Compagnia Gargano, che però a Napoli fallì.
Partì allora con una compagnia napoletana per la Grecia, dove prese il tifo
e restò quasi due mesi all'ospedale di Atene. Più tardi fu nella compagnia della
Tomba; poi, dopo un'operazione chirurgica alla laringe, migliorato ancora il
suo già bellissimo timbro di voce, si diede alla lirica. Cominciò da comprimario
per passare poi alle prime parti con una brillante carriera: Treviso, Verona,
Acireale, Cremona, Torino (Teatro Vittorio Emanuele), San Remo, Milano (Teatro
Manzoni), Trieste (Politeama Rossetti), Napoli (San Carlo), Rovereto, Firenze
(Teatro Pagliano), Londra (Covent Garden), Alessandria, Firenze, Padova (Teatro
Verdi), Savona, Milano (Teatro Carcano dove conobbe la Bendazzi), Roma e, finalmente,
nel 1887, alla Scala di Milano (Flora Mirabilis, e Pescatori di perle).
Comparve poi sui principali teatri d'Europa e d'America e per parecchi anni
ebbe a valente compagna la moglie, Tina Bendazzi-Secchi. Nel 1903 ritiratosi
dalle scene, cantò ancora nei concerti, indi nel 1907, deteriorato nella voce
per malattie sofferte, si stabilì a Trieste, dove, sempre insieme alla moglie,
aprì una scuola di canto che godette buona reputazione. Scoppiata la prima guerra
mondiale, dovette abbandonare Trieste e, sempre più cagionevole di salute, si
ritirò nella città natale dove morì il 22 maggio 1915. Suoi cavalli di battaglia
furono Manon e Werther di Massenet; Pagliacci , Cavalleria,
Lohengrin, Tannhaüser, Carmen, Sansone e Dalila (alla Scala di Milano,
1896); Mirella (Gounod); Traviata, Edmea (Catalani), ecc. Fu un
cantante dalla scuola squisita, "il quale con arte somma seppe vivere con
tutta verità i vari caratteri che rappresentava: duro, crudele, violento, vero
sino alla brutalità ove il personaggio lo esigeva; calmo, mistico, dolce e ideale
nelle parti che così lo richiedevano". Pubblicò degli eccellenti Solfeggi
lirici: 24 per tenore e 24 per baritono (Trieste, ediz. Schmidl). Ebbe un
figlio, Valdo Garulli, (Roma, 1888) compositore e docente di musica.
GAVAZZOLI, Massimo. Corista.
Nato il 17-3-1846 - Morto il 3-4-1914. Di professione fabbro-ferraio, abitante
in str. Vittorio Emanuele 205, fu scritturato quale corista (basso) in varie
stagioni.
GELATI, Avv. Gustavo Tullo.
Rappresentante della Giunta Municipale nella stagione di Carnevale 1887-1888.
Morì il 9-5-1899 a 51 anni.
GERBELLA, Eraclio. Maestro di coro.
Nato a Parma il 22 giugno 1850, studiò corno e contrabbasso alla Regia Scuola
di musica di Parma e si diplomò in corno con la lode. Iniziò la carriera come
professore d'orchestra in questo strumento e fu ricercato dalle varie orchestre
per la valentia dimostrata. Per diversi anni fu primo corno al Cairo e suonò
nella prima dell'Aida assieme a Augusto Franzoni. Tornato in patria (1881),
iniziò la carriera di maestro del coro sia al Teatro Reinach che al Regio di
Parma, posti che tenne fino al 1913 e che riprese al Teatro Regio dal 1924 al
1926. In questa attività raggiunse le più alte vette e fu ricercato anche da
altri teatri: Reggio Emilia (1888), Firenze (per la prima all'Asrael di
Franchetti), Bergamo (per il centenario donizzettiano del 1897), Bologna (al
Teatro Comunale, 1892 e 1895), Pisa (chiamato espressamente da Toscanini). Nel
1884 diventò titolare di solfeggio alla Regia Scuola di musica di Parma, posto
che occupò per quarant'anni diventando per mezzo secolo il dominatore della
scena musicale parmense. Fu per 14 anni insegnante della Società Parmense di
canto corale; per 12 anni del Ricreatorio Garibaldi; del Collegio Maria Luigia;
dell'Orfanotrofio Vittorio Emanuele; del Convitto di Santa Cecilia. Si dedicò
con successo anche alla direzione d'orchestra. Morì a Parma il 20 settembre
1929.
GHIRLARDINI, Vincenzo (Enzo). Tenore.
Abbiamo scarsissime notizie della sua attività: dopo il debutto a Cagliari,
ebbe successo a Trieste nel Ruy Blas, Aida e Ebrea. Dopo la stagione
al Teatro Regio di Parma (1889-1890) lo troviamo nel 1891 al Carlo Felice di
Genova e al Politeama Genovese (1896 e 1902). Lo Staffile (ritaglio senza
data) lo dice "cantante dagli splendidi mezzi vocali, dalla perfetta scuola,
dalla rara intelligenza, dall'accento dolcemente toccante il cuore". Secondo
l'Annuario Musicale Carozzi del 1887 aveva in repertorio Aida, Faust, Lucrezia
Borgia, Gioconda, Favorita, Ebrea, Forza del destino, Ernani, Ballo in maschera,
Trovatore, Traviata, Due Foscari,Jone, Salvator Rosa, L'ebreo.
GIACOPELLI, Giuseppe. Scenografo.
Figlio dello scenografo Giacomo, nacque a Parma il 24 maggio 1838 (l'Allegri-Tassoni
lo fa nascere nel 1833) e cominciò da fanciullo a lavorare con i pennelli. Studiò
con Gerolamo Magnani e cominciò presto a seguire il padre nella professione.
Lavorò nei maggiori teatri: fu in Portogallo, a Costantinopoli, alla Scala,
al San Carlo di Napoli. Nel 1889 lavorò al Teatro Regio assieme al suo maestro
Gerolamo Magnani poi, morto questi, da solo fino al 1900. Del suo lungo e apprezzabile
lavoro rimangono solo pochi bozzetti. Nel 1858 aveva combattuto come volontario
a San Martino e nel 1878 era stato nominato insegnante nell'Istituto di Belle
Arti di Parma, dove prestò servizio fino alla morte (Parma, 28 aprile 1903).
GIALDINI, Gialdino. Direttore d'orchestra e compositore.
Nacque a Pescia il 10 novembre 1843, fu allievo di Teodulo Mabellini a Firenze
e, assolti gli studi, prese parte a un concorso bandito dalla Direzione del
Teatro della Pergola per un'opera seria. Fu vincitore con la Rosmunda,
data su quelle scene il 5 marzo 1868, senza che però il pubblico fosse favorevole
all'opera quanto lo era stata la Commissione esaminatrice. Compose poi due opere
buffe: La secchia rapita (Firenze, Teatro Goldoni, 1872, in collaborazione
con Bacchini, De Champs, Felici, Tacchinardi e Usiglio) e l'Idolo cinese
(ivi, Teatro delle Logge, 1874) pure in collaborazione con De Champs, Felici
e Tacchinardi. Tralasciato di scrivere per le scene, si dedicò alla carriera
del concertatore e venne scritturato a dirigere importanti stagioni d'opera
nei principali teatri d'Italia e dell'estero, dovunque acclamato a festeggiato.
Giuseppe Verdi lo volle anche direttore di un'importante stagione d'opera italiana
datasi a Parigi. Gialdini volle tornare a comporre e scrisse I due soci,
opera buffa (Bologna, Teatro Brunetti, 24 febbraio 1892); La Pupilla,
opera in due atti, (Trieste, Società Filarmonica drammatica, 23 ottobre 1896,
e il 27 ottobre dello stesso anno, al Teatro Fenice), e La Bufera (Pola,
Politeama Ciscutti, 26 novembre 1910, Pescia Teatro Pacini 21 giuno 1911, ed
altri teatri). Oltre i lavori ricordati, compose un Album vocale, un
riuscito Minuetto per orchestra di soli archi; composizioni per pianoforte,
orchestrali e vocali, e insieme a Giulio Ricordi pubblicò la raccolta di 50
Canzoni popolari intitolata Eco della Lombardia (Milano, Ricordi). Dal
settembre 1904 fu a Trieste direttore artistico del Conservatorio Giuseppe Verdi
che resse finché, scoppiata la guerra mondiale ed entrata in conflitto il 23
maggio 1915 l'Italia contro l'Austria, fu obbligato a rimpatriare. Condusse
gli ultimi anni della vita nella nativa Pescia dove la morte lo colse il 6 marzo
1919. Il 30 maggio 1925 gli fu inaugurata a Pescia una lapide commemorativa
sulla casa ove era nato.
GILBONI, Luisa. Soprano.
In un ritaglio della Cronaca dei teatri (senza data) leggiamo che aveva
in repertorio: Africana, Roberto il diavolo, Ugonotti, Otello, Falstaff,
Trovatore, Lohengrin, Tannhaüser, Ebrea, Wally, Edmea, Manon (Massenet
e Puccini), Edgar, Medici, Pagliacci, Cavalleria, Faust, Mefistofele, Norma,
Re di Lahore, Fior d'Ape, Borgia, Poliuto, Gioconda. Da una lettera di Catalani
a Depanis del 7 dicembre 1892 leggiamo che il compositore aveva già avuto modo
di apprezzarla nella Wally e auspicava che potesse ripetere l'opera al
Teatro Regio di Torino.
GIORDANI, Enrico. Tenore. Nato a Canale (Piemonte) il 2 novembre 1851 da umile famiglia, non ancora quindicenne si trasferì a Torino, dedicandosi al mestiere del sellaio. Dotato di bella voce, fu udito da una persona abbiente che gli fece studiare canto con la maestra Candiani di Torino. Il giovane trasse notevole profitto dallo studio e presto debuttò al Civico di Fossano nel Trovatore (gennaio 1873) indi nella Lucrezia Borgia. Dopo aver cantato in alcune piazze secondarie, nel febbraio 1874 fu Manrico nel Trovatore al Comunale di Vicenza; Carlo nella Linda (Balbo di Torino, febbraio 1874) con la Frezzolini e nella prima assoluta del Don Fabiano de Corbelli di Camerana (10 giugno 1874). Seguirono il Santa Redegonda di Milano, Porto Maurizio, Casale Monferrato, il Teatro Circo di Palermo, Mantova, il Balbo di Torino, poi il primo grande teatro: il Carlo Felice di Genova, nella prima assoluta de Il Conte di San Romano di De Giosa (26 dicembre 1878). Nella primavera 1879 fu al Niccolini di Firenze, cantando anche nella prima di Amy Robisart di Cajani e poi nella stagione estiva a Malaga. Nella primavera 1880 fu al Malibran di Venezia nella Lucia e nel Faust e il successo gli aprì le porte della Scala (1880-81, Ruy Blas e Franco cacciatore). Fu poi in Sud America dove tornò per vari anni e nel 1882 cantò al Teatro Regio di Torino Sonnambula e Lucia). Nel 1886 fu Don Josè nella Carmen al Teatro Comunale di Bologna con la Frandin. Seguirono i teatri Carlo Felice di Genova, Sociale di Cremona, Nizza Marittima, Municipale di Alessandria, Livorno e Costarzi di Roma nel quale interpretò Nadir dei Pescatori di perle. Nel 1889 fu alla Scala nell'Herod di Zampa, poi in Cavalleria al Fraschini di Pavia e nella prima assoluta di Una partita a scacchi di Abbà Cornaglia. Nel 1895 si esibì in Cavalleria a Vicenza, al Guillamme di Brescia nella prima assoluta di Al campo del parmigiano Romano Romanini, al lirico di Milano nella Sagra di Valaperta di Brunetto. Per una grave malattia si andò allontanando dalle scene, pur tornandovi ancora saltuariamente come al Teatro Regio di Parma (1901-02). Nel 1887 si era sposato con la cantante Anna Bargillo. Morì a Torino il 29 febbraio 1903.
GIRALDONI, Leone. Baritono.
Nato a Parigi verso il 1824, studiò canto a Firenze con Luigi Ronzi, uno tra
i più rinomati maestri, e debuttò a Lodi nel carnevale 1847-48. Cantò a Madrid,
Firenze, Oporto, Bucarest ed altri importanti teatri, indi alla Scala (autunno
1850) nel Trovatore, opera ancora nuova per Milano. Sulle stesse scene
si ripresentò nel 1886 colla parte di Nelusco dell'Africana che aveva
creata a Bologna e nella quale restò insuperabile, e con Don Sebastiano,
nel 1867 ancora nell'Africana e nel Trovatore; 1871 nel Guarany;
1877 nella Traviata, Faust e Barbiere, a fianco della diva Adelina
Patti e del tenore Niccolini. La sua carriera fu una serie ininterrotta di trionfi
su tutte le prime scene d'Italia e d'Europa. Pochi artisti possono vantare una
così lunga e gloriosa carriera. Verdi lo prescelse ad interprete del Simon
Boccanegra a Venezia nel 1857 e del Ballo in maschera a Roma nel
1859; il maestro Peri del suo Vittor Pisani all'inaugurazione del Comunale
di Reggio Emilia (21 aprile 1857); Pedrotti del suo Mazeppa; Marchetti
del Romeo e Giulietta; Gomes del Salvator Rosa, ed altri maestri
ancora i quali trovarono sempre in lui l'artista che contribuì efficacemente
al miglior esito dei loro lavori. Terminò la carriera con Don Giovanni d'Austria
di Marchetti sulle scene del Costanzi di Roma nell'autunno 1885. Nelle interpretazioni
passava dal genere patetico al brillante e al drammatico senza incertezze né
scadimenti, dando prova di versatilità e di preparazione meticolosa. La sua
voce era di bell'impasto, morbida e eguale - pur di volume temperato - e possedeva
un fraseggio suggestivo. Per queste sue caratteristiche, fu un beniamino di
Verdi e del Teatro Regio di Parma. Ritiratosi dalle scene e avendo perduto il
patrimonio per una mal riuscita industria vinicola, s'era dedicato a Milano
all'insegnamento del canto e all'educazione della voce: fra i suoi molti ottimi
allievi figurò superbamente il figlio Eugenio, baritono. Nel maggio 1891, nominato
professore di canto al Conservatorio di Mosca, vi si stabili definitivamente.
Aveva sposato la non meno rinomata cantante Carolina Ferni. Come teorico del
canto, pubblicò; Guida teorico-pratica ad uso dell'artista-cantante (Bologna,
1864, 2° ediz. ampliata, 1884) e Compendium, Metodo analitico, filosofico
e fisiologico per la educazione della voce(Milano, Ricordi, 1889). Morì
a Mosca il 19 settembre 1897.
GIRAUD, Lodovico. Tenore.
Nato a Parma il 2 marzo 1846, lavorò sin dopo i vent'anni nell'officina di certo
Domenico Fugazza, maniscalco, che accortosi della predisposizione per la musica,
lo fece studiare prima privatamente e poi lo fece iscrivere il 1° novembre 1867
alla Regia Scuola di musica del Carmine nella classe di Giuseppe Griffini quale
alunno esterno di canto. Dato che la famiglia del giovane non poteva permettersi
di pagare la retta, il benemerito Fugazza provvedeva a tutto. A scuola il giovane
studiò con grande impegno. Il 28 febbraio 1871, spinto dal desiderio di intraprendere
la carriera, usci dall'Istituto e andò a Milano dove, un anno dopo, esordi al
Politeama nella Jone. "La purezza del timbro, l'ampiezza dello squillo,
il colorito alquanto baritonale e il vigore con cui sosteneva le tessiture più
gravose" (Norma, Ernani, Trovatore, Aida, Ruy Blas) lo misero in
evidenza tra i buoni tenori drammatici del momento e la carriera, infatti, si
svolse in buoni teatri. Nelle stagioni 1876-77 e 1879-80 anche Parma lo ascoltò
al Teatro Regio. La prima di queste due stagioni si aprì, come di consueto,
il 26 dicembre con Diana di Chaverny, opera di certo Filippo Sangiorgi.
Si dettero tre repliche con un esito sempre più disastroso per passare poi,
a furor di popolo, al Trovatore e alla Jone che, per fortuna,
raddrizzarono la barca. Ventisette repliche tra tutte e due. "Il tenore
Giraud era il leader dello spettacolo giacché l'uditorio non rifiniva dall'applaudirlo,
esagerando anche il più delle volte nel chiamarlo al proscenio". Anche
nel 1879-80 un grande successo nelle ventisette repliche complessive di Roberto
il diavolo di Meyerbeer e di Nicolò de' Lapi di Pacini. Il lavoro
non mancava e così cantò al Pagliano di Firenze, al Brunetti di Bologna, al
Politeama di Genova, al Malibran di Venezia, al Ristori di Verona, al Municipale
di Piacenza, al Politeama di Firenze. La carriera lo portò sovente anche all'estero:
a Barcellona al Teatro Principal (1876) e in vari paesi dell'America Latina:
in Paraguay, a Cuba, nel Messico, in Brasile. Ritornando nel 1880 dal Brasile,
dove aveva trionfato nel Guarany di Gomes, fece dono al Museo di Antichità
di armi e costumi amazzonici che aveva ricevuto in omaggio. Due anni dopo, sempre
nell'America Latina, a Guadalajara, il 15 ottobre 1882, alle tre pomeridiane,
fu colpito da un attacco di febbre gialla. La sera doveva cantare nel Trovatore.
Il teatro era tutto esaurito e Giraud, per rispetto verso il suo pubblico, non
pensò minimamente di farsi sostituire. Imbottito di medicine per placare la
febbre, malgrado il parere contrario del medico e della moglie, Maria Givoni,
volle salire sulla scena. Fu ancora un trionfo. Si può dire che cantò con l'anima.
Nella cabaletta dell'aria del terzo atto raggiunse "il do puro". E,
a richiesta del pubblico osannante, lo bissò. Terminata la rappresentazione,
il collasso. Resistette solo un giorno e giunse la fine immatura (16 ottobre
1882). Venne seppellito al Pantheon di Belen con grande partecipazione popolare.
In suo ricordo nella città natale il 23 novembre 1884 fu scoperta alla Villetta
una lapide che ancora oggi si può leggere nella Cappella Bottesini, il Pantheon
dei musicisti parmigiani.
GNONE, Napoleone. Tenore.
Figlio del baritono Francesco, iniziò la carriera di ingegnere civile lavorando
a Milano nello studio dell'architetto Mengoni che stava ristrutturando la piazza
del Duomo di Milano. Incoraggiato dagli artisti Borghi-Mamo, De Giuli, Ferri,
e Altighieri, cominciò a studiare canto col padre e, dopo aver riportato successo
in vari salotti, debuttò al Teatro delle Logge di Firenze. Seguirono i Teatri
di Zara, di Nizza (per due stagioni), Torino, Genova (nel febbraio 1882 al Politeama
Genovese, nel 1886 al Teatro Margherita e nell'autunno al Teatro Paganini) e
a Milano. Cantò poi a Varsavia e al Teatro Italiano a Parigi, cui seguirono
Mosca e Pietroburgo, dove cantò assieme alla Nilsson e a Cotogni, portando per
primo in Russia la Carmen. Seguirono Barcellona e Valenza dove fu riconfermato.
Poi ancora Milano, Napoli, Firenze e Vicenza. Alcune opere; come era in uso
nell'Ottocento, vennero scritte per lui: Fiore di Harlem di Flotow, La
Capricciosa di Valesin, Moranico di Dominiceti, La Rosa di Firenze
di Biletta e dicono per lui fu tradotta in italiano la Carmen.
GOMES, Antonio Carlos. Compositore.
Nato a Campinas (Stato di San Paolo in Brasile) l'11 luglio 1836, da una famiglia
di 26 figli, cominciò a studiare musica a dieci anni con il padre, direttore
della banda cittadina. Cominciò a comporre a diciotto anni e successivamente
si iscrisse al Conservatorio di Rio de Janeiro nella classe di composizione
di Gioacchino Rossini. Nel 1861 compose la prima opera La noite do castello
eseguita al Teatro Lirico Fluminense con successo; la seconda opera Joanna
de Flandres (1863) rinnovò il successo e l'imperatore Don Pedro II gli offrì
una borsa di studio per perfezionarsi in Italia. A Milano studiò con Lauro Rossi
e Alberto Mazzucato. Nel 1866, terminati gli studi, scrisse a Milano le musiche
per la rivista Se sa minga di Antonio Scalvini che lo resero famoso.
Nel 1868 seguirono quelle per la rivista Nella luna. Scriveva nel frattempo
l'opera Il Guarany e frequentava il salotto della contessa Maffei e gli
ambienti della scapigliatura. Il 19 marzo 1870 l'opera fu presentata alla Scala
e l'autore divenne famoso immediatamente in quanto l'opera fu eseguita in tutti
i teatri italiani e stranieri. Il 16 febbraio 1873 viene presentata la seconda
opera alla Scala: Fosca, il cui esito fu contrastato. Il 21 marzo 1874
andò in scena al Carlo Felice di Genova il Salvator Rosa: grande successo
e accoglienza altrettanto calorosa in tutti i teatri. Per il centenario americano
a Philadelphia scrisse nel 1876 il Saluto del Brasile che fu eseguito
il 4 luglio dal maestro Gilmore. Il 27 marzo 1879 venne rappresentata alla Scala
Maria Tudor su libretto di Emilio Praga e Arrigo Boito. Fiasco. Nel 1883,
dopo aver abbandonato varie opere appena iniziate, comincia a lavorare allo
Schiavo che vedrà la luce solo nel 1889 a Rio de Janeiro con grande successo.
Seguirono le opere Condor (Scala, 1891) e il poema sinfonico Calambro
(Rio de Janeiro, Teatro Lirico, 1892). Nel 1895 rinunciò alla nomina a direttore
del Liceo musicale di Venezia per accettare quella al Conservatorio di musica
di Parà in Brasile dove morì il 16 settembre 1896. Oltre alle opere, scrisse
cantate, arie per canto e piano forte, composizioni per orchestra e per banda.
GOUNOD, Charles. Compositore.
Nato a Parigi nel 1818, scrisse la prima opera, Sapho, nel 1851, seguita
da La nonne sanglante (1854), Le médecin malgré-lui (1858) e Philémon
et Baucis (1860). Il suo capolavoro fu Faust (1859) che lo rese famoso
nel mondo. Seguirono: La colombe (1860), La reine de Saba (1862),
Mireille (1864), Roméo et Juliette (1867), Cinq mars (1877),
Polyeucte (1878), Le tribut de Zamora (1881). Morì a Saint-Cloud
nel 1893.
GRANI, Raffaele. Tenore.
Nato a Roma, studiò canto a Milano con il maestro Baragli. Si produsse per la
prima volta - a quanto scrive il De Angelis senza che questo trovi corrispondenza
tuttavia nelle cronologie del Frajése e del Rinaldi - a Roma al Teatro Costami
nel poema lirico La Peri di Leonardi e al Teatro Argentina nel Barbiere
di Siviglia. Corretto e coscienzioso interprete, calcò le scene dei maggiori
teatri italiani: al Costanzi di Roma nel 1897 (Crepuscolo degli dei)
e 1902 (Sigfrido); al Teatro Argentina di Roma (aprì la stagione nel
1894 con Otello riportando un vero successo, nel 1895 in Aida e
nel 1897 nel Crepuscolo degli dei; al Teatro Bellini e al San Carlo di
Napoli; al Teatro Regio di Torino (nel 1888 ebbe un insuccesso in Traviata),
a Venezia, alla Scala di Milano (novembre 1912, Salome), Pisa, Lugo,
Foligno, Viterbo, Terni e via dicendo. All'estero fu a Nizza per due stagioni;
poi nel Cile (1888 e 1889) a Santiago, Valparaiso, Iquique, e in Perù (Teatri
Politeana e Principal di Lima); per tre anni interi (1890-1892) in Spagna (Barcellona:
Gran Teatro del Liceo, Madrid: Teatro Real, a Bilbao, Cadice, Palma di Majorca).
Fu poi anche in Russia: da Karkov a Odessa, da Pietroburgo a Mosca. Riportò
particolari successi in Otello e nelle opere wagneriane, specie in Sigfrido.
GUARNIERI, Enrichetta. Mezzosoprano.
Nata a Parma il 7 gennaio 1861, studiò alla Regia Scuola di musica di Parma
dal 1880 al 1884 con il maestro Lodovico Spiga e si ritirò spontaneamente dall'Istituto
per dare inizio alla carriera. Aveva una voce robusta ed estesa e fu apprezzata
nella breve carriera per il corretto metodo del canto e per il talento non comune.
Nei pochi anni in cui lavorò, percorse un gran numero di buoni teatri. Debuttò
nella stagione 1885-86 al Teatro Regio di Parma nella parte della cieca nella
Gioconda, parte che eseguì con successo anche a Milano (Teatro Dal Verme,
1887) alla Spezia (Politeama, 1887) Reggio Emilia (Municipale, 1887) e ancora
a Torino, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo. A proposito di questa parte il
Secolo XIX di Genova scriveva nell'agosto 1887: "Peccato debba far
la cieca con due occhi così neri e vivi! In quella breve parte risalta la sua
capacità quale artista di canto". Nell'Annuario teatrale dell'agenzia
lirica Carozzi risulta che aveva un repertorio di una ventina di opere che cantò
a Parma (Marion Delorme e Forza del destino), a Palermo al Teatro
Bellini e al Politeama Garibaldi (Ruy Blas), al Carignano di Torino (Linda
di Chamounix), a Trieste, Gorizia, Novara, Bergamo... Cantò anche in America.
Nel 1891 si ritirò dalle scene: tisica. Malattia che, dopo un lungo decorso,
la portò alla tomba a Milano il 14 gennaio 1895.