Benché la data di morte di Giuseppe Verdi, il 1901, inviti a fissare in questo evento una data precisa allo stacco tra i due secoli, dal punto di vista musicale il passaggio è invece, come il Museo dell’Opera testimonia, molto più articolato e complesso. Nella seconda metà dell’Ottocento, e sempre più veloce verso la fine, si delineava infatti una marcata evoluzione del teatro d’opera per quanto riguarda pubblico, repertorio, autori e anche luoghi.
Esemplare può essere colto a questo proposito l’interesse per Wagner: la sua prima opera rappresentata sul palcoscenico del Regio è Lohengrin, nella stagione 1883-1884. Un grande successo che prelude ad un decennio, dal 1899 al 1909, in cui la presenza del compositore di Lipsia diventa regolare e serrata: si contano infatti dieci repliche di Tristano e Isotta, dodici di Walkiria, venticinque di Lohengrin (seconda nella graduatoria di quegli anni solo ad Aida). Ma di Verdi, a parte Aida, solo Il trovatore e La forza del destino hanno in quel lasso di tempo più di cinque repliche.
Particolarmente significativa è la nascita di un nuovo teatro, il Reinach, nel 1871. Si tratta di un politeama, un tipo di edificio teatrale che nasce nel corso dell’Ottocento e si sviluppa per tutta la prima parte del Novecento: a Parma, oltre al Reinach se ne conteranno, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, altri sei. In alternativa all’ambiente aulico ed elitario del teatro di tradizione, per rispondere alle esigenze di un pubblico più ampio e vario essi propongono programmi che accostano spettacoli d’opera e d’operetta, concerti e balletti, rappresentazioni drammatiche ed esibizioni sportive, attrazioni di vario genere. In fine, molti di loro diverranno cinema.
Ma il ‘900 è anche il tempo dell’affermazione di grandi artisti parmigiani quali i direttori d’orchestra Cleofonte Campanini (più giovane fratello del celebre tenore Italo) e Arturo Toscanini, e di un compositore quale Ildebrando Pizzetti.