Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII cominciò a diffondersi nel pubblico operistico la passione per le acrobazie vocali dei cantanti, che diventò uno dei fattori fondamentali di trionfo del melodramma. Si andava a teatro più per sentire un acuto o una coloratura spettacolare che per la vicenda dell’opera. I compositori ne risultarono condizionati e spesso finivano per scrivere più per i cantanti che per le opere. Regnavano incontrastate, oltre ai soprani, le voci dei castrati: Gaetano Berenstadt, Francesco Bernardi detto “il Senesino”, Gaetano Majorana (“Caffariello”), Antonio Maria Bernacchi, Gioacchino Conti (“il Gizziello”) e ovviamente Carlo Broschi detto “Farinelli” (1705-1782), che fra 1726 e 1729 cantò a Parma in tre opere (I fratelli riconosciuti, Medo e Lucio Papirio dittatore).
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Lettera di Farinelli al duca Antonio Farnese su Catone in Utica a Venezia, 19 febbraio 1729 - Parma, Archivio di Stato
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Lettera di Farinelli al duca Antonio Farnese su Catone in Utica a Venezia, 19 febbraio 1729 - Parma, Archivio di Stato
Between the end of the seventeenth century and the beginning of the eighteenth century, the passion for vocal acrobatics by singers began to spread among the opera audience and became one of the fundamental factors in the triumph of melodrama. People went to the theatre more to hear a high note or a spectacular coloratura than for the story of the opera. The composers were conditioned by this and often ended up writing more for singers than for operas. In addition to the sopranos, the voices of the castrati reigned supreme: Gaetano Berenstadt, Francesco Bernardi known as "the Senesino", Gaetano Majorana ("Caffariello"), Antonio Maria Bernacchi, Gioacchino Conti ("the Gizziello") and obviously Carlo Broschi known as "Farinelli" (1705-1782), who between 1726 and 1729 sang in Parma in three operas (I fratelli riconosciuti, Medo e Lucio Papirio dittatore).
Letter from Farinelli to Duke Antonio Farnese about Cato in Utica in Venice, February 19, 1729 - Parma, State Archives