Stanza 2 - Teca D2

Ippolito e Aricia

Nel tentativo di inserirsi nel dibattito sulla riforma dell’opera, il primo ministro del Ducato di Parma e Piacenza, il francese Guillaume Du Tillot, tentò un’operazione singolare e azzardata: inserire la musica italiana nello schema dell’opera francese (la tragédie en musique), nella versione di Rameau (cognato di Jean-Philippe Mangot, guarda caso chiamato a lavorare a Parma) che prediligeva argomento mitologico, imponenza di allestimento, suddivisione in cinque atti e balletti all’interno di ogni atto. Nel 1759 fu messo in scena I Tindaridi, nel 1760 Ippolito e Aricia. I testi furono ripresi da libretti francesi e rifatti in versi italiani dall’abate Innocenzo Frugoni, la musica affidata a un giovane compositore di Bitonto che stava spopolando a Napoli, Tommaso Traetta. In sala fu imposto il silenzio, come d’abitudine nei teatri parigini, ma molto meno in Italia. L’esperimento riscosse il plauso dei commentatori europei, ma al pubblico piacque così così, e alla fine si tornò alle consuete stagioni d’opera italiana. L’idea di Du Tillot dimostrò che il melodramma era ormai una forma d’arte matura per essere utilizzata in chiave di propaganda politica.

 

In an attempt to enter the debate on the reform of the opera, the prime minister of the Duchy of Parma and Piacenza, the Frenchman Guillaume Du Tillot, attempted a singular and risky operation: to include Italian music into the scheme of the French opera (la tragédie en musique), in the version of Rameau (brother-in-law of Jean-Philippe Mangot, coincidentally called to work in Parma) who preferred mythological subject, grandeur of staging, subdivision into five acts and ballets within each act. In 1759 I Tindaridi was staged, in 1760 Ippolito e Aricia. The lyrics were taken from French librettos and redone into Italian verse by the abbot Innocenzo Frugoni, the music entrusted to a young composer from Bitonto who was very popular in Naples, Tommaso Traetta. Silence was imposed in the hall, as was customary in Parisian theatres, but much less in Italy. The experiment met with the acclaim of European commentators, but the public didn’t like it very much, and in the end, they returned to the usual Italian opera seasons. Du Tillot's idea showed that melodrama was now an art form ripe to be used in the key of political propaganda.

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