Le questioni poste dalla censura asburgica al libretto di Stiffelio erano veramente spinose e misero in grandissima difficoltà Verdi e il librettista Francesco Maria Piave, anche perché incombeva il debutto. Si andò vicinissimi adal far saltare tutto.
Il 13 novembre la Deputazione del teatro triestino convocò Piave e lo stesso Verdi per manifestare le obiezioni della censura, come risulta da questo atto di protocollo. Oltretutto i libretti erano già in stampa, per cui occorreva fare qualcosa alla svelta, e il risultato si vede nelle copie esposte nella teca a fianco.
I due addivennero a insoddisfacenti compromessi pur di salvare la rappresentazione, ma non è detto che alla fine si sia dimostrata la scelta migliore, visto l’insuccesso dell’opera e la sua devastante storia di censura anche negli altri teatri italiani, che obbligò Verdi nel 1856 a ritirarla dai palcoscenici e a rifarla con altra trama e un atto in più con il titolo di Aroldo.