Se c’è un’opera tormentata dalla censura, questa fu Stiffelio di Giuseppe Verdi. Così tormentata che, dopo essere stata stravolta in testo e musica in vari teatri italiani, Verdi decise di ritirarla dalla distribuzione, e la rifarà col titolo di Aroldo.
I problemi erano cominciati al debutto al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre 1850, poiché la polizia austriaca non tollerava le situazioni scabrose del dramma, prime fra tutte un adulterio nei confronti di un pastore protestante e la scena finale col perdono della fedifraga in chiesa, dove, al posto della parabola del perdono dell’adultera, Stiffelio legge una generica parabola sul perdono dei nemici, facendo perdere senso alla situazione. Non andavano bene neppure espressioni come “ministro” e “evangelico pastore”.
Qui sono esposti due documenti eccezionali per la storia della censura teatrale ottocentesca in Italia: due copie del libretto di Stiffelio con le rasure e le correzioni su pecette apportate all’ultimo momento, distribuite la sera delle rappresentazioni triestine.