Nonostante la rapida diffusione dell’opera in Italia, il sistema dei teatri pubblici fece fatica ad attecchire, anzi, resistette a lungo il modello conservatore del teatro finanziato dalla corte, che implicava necessariamente l’omaggio al sovrano. Le prime opere a Parma furono ospitate nel teatrino del Collegio dei Nobili, scuola di altra formazione per l’aristocrazia europea: fra queste quelle di Uccellini, Polizzi e Bassani, di cui sono esposti qui i libretti. Solo nel 1687 fu realizzato un teatro pubblico dedicato al melodramma, il Teatro Ducale nel Palazzo della Riserva. Del resto, anche nel Giustino, pur essendo rappresentato in un teatro pubblico (il S. Salvatore di Venezia), la dedica al generale Alessandro Farnese, figlio di Odoardo II, obbligò l’editore a inserire un encomio alla Casa Farnese, utile per assicurare la circolazione del libretto in altri teatri. La storia è quella di un contadino illirico che si scopre di nobili origini e fa carriera fino a diventare imperatore di Bisanzio. Un potenziale soggetto politico in cui però prevale la trama amorosa: il pubblico del Seicento amava le trame ricche di erotismo, talora anche ambiguo.