In Inghilterra e Spagna, l’opera italiana si imporrà solo dopo molte resistenze. In Inghilterra furoreggiava il masque, spettacolo cerimoniale composto di balletti, azioni sceniche, canto declamato. Per un’opera interamente cantata e musicata occorre attendere il 1689 con Dido and Æneas grazie a Henry Purcell (1659-95), libretto di Nahum Tate, un gioiello in miniatura con arie stupende, tutte per Didone che giganteggia su un Enea sempre incerto. Non senza allusioni politiche, i versi “Quando i sovrani si uniscono / che felicità per i loro stati / trionfano in una sola volta / sui nemici e sul destino”, sembrano riferirsi alla salita al trono di Guglielmo III d’Orange. La fama di Henry Purcell divenne immensa in Inghilterra. Nel 1698 uscì un’antologia di suoi brani, Orpheus Britannicus, più volte ristampata, nei quali apparve per la prima volta a stampa un’aria di Dido and Æneas, “Ah! Belinda”.
In Spagna, il teatro musicale era rappresentato dalla Zarzuela, che però era costituita da un’alternanza di parti cantate e recitate. Pedro Calderón de la Barca (1600-81) contribuì con i propri testi sia alla Zarzuela, sia a feste teatrali musicate, e l’unico suo apporto di questo genere fu La púrpura de la Rosa, rappresentata nel 1660 per il matrimonio di Luigi XIV e Maria Teresa d’Asburgo. L’esperimento non ebbe successo, la Zarzuela continuò a dominare e il gusto degli spagnoli per l’opera italiana comincerà a imporsi solo nel terzo decennio del Settecento.