Lo schema del melodramma si diffonde rapidamente anche in contesti religioso-edificanti.
Il Sant’Alessio, rappresentato nel Carnevale 1631 su versi del cardinale Giulio Rospigliosi (futuro papa Clemente IX), fu il primo di una serie di drammi musicali spettacolari e costosi presentati nella cerchia di papa Urbano VIII per un pubblico di prelati e forestieri invitati, che diventò momento di spicco dell’attività culturale di papa Barberini.
La storia è esemplare: Alessio abbandona le nozze per farsi mendicante in incognito e devoto al Signore, viene sottoposto alle esortazioni di un angelo e di un demonio, è dilaniato fra l’amore verso Dio e verso la sposa che lo attende e infine muore in odore di beatitudine fra i parenti che solo ora lo riconoscono.
Non c’è necessità di encomio a sovrani, ma anche in un contesto quasi devozionale come questo non mancano squarcì grotteschi o comici, con diavoli e pulcinella (in versione antica, con coltello), che sono una caratteristica fondamentale del melodramma del Seicento.