L’opera non è solo uno spettacolo su un palcoscenico con persone che cantano e recitano e un’orchestra sotto che suona.
L’opera è una forma di cultura che mette in gioco il pubblico fino a renderlo protagonista quanto lo spettacolo stesso e il teatro dove si svolge l’opera ha la capacità di rispecchiare la società, di replicarne la struttura e i privilegi, di esaltarne i comportamenti e le pulsioni. Vedere e farsi vedere.
Questa mostra è un viaggio nel rapporto fra opera e società, cioè di tutto quello che è al di qua del palcoscenico.
È un viaggio attraverso vari paesaggi: l’opera che ha costruito il proprio pubblico, il modo di stare in teatro di quel pubblico, le dinamiche di accesso all’opera, le strade intraprese dall’opera per farsi conoscere da chi non poteva frequentarla, il suo potere attrattivo, l’immaginario visivo associato alle sue dinamiche, i modi di ascoltare l’opera, come l’opera ha comunicato se stessa, e certamente anche il suo dialogo con lo scenario politico e come la politica ne ha esaltato e limitato le possibilità.
Sono panorami in cui l’opera si rivela plasmabile ai cambiamenti eppure anche luogo di conservazione dei riti del vivere insieme. Forse questo è il segreto della sua longevità: essere ogni volta la messa in scena di se stessa e del suo pubblico che cambia.
Una mostra perciò non per capire se l’opera ha fatto l’Italia, ma come certamente ha fatto gli italiani.
Opera. The stage of society
Opera is not just a show on a stage with people singing and acting and an orchestra playing below. Opera is a form of culture that puts the public into play to the point of making it a protagonist as much as the show itself and the theatre where the opera takes place has the ability to reflect society, to replicate its structure and privileges, to enhance its behaviour and instincts. Seeing and being seen.
This exhibition is a journey into the relationship between opera and society, that is, everything that is on this side of the stage.
It is a journey through various landscapes: the opera that built its audience, the way the audience is in the theatre, the dynamics of access to the opera, the paths taken by the opera to make itself known by those who could not attend it, its attractive power, the visual imagery associated with its dynamics, the ways of listening to the opera, how the opera has communicated itself, and certainly also its dialogue with the political scenario and how politics have enhanced and limited its possibilities.
These are landscapes in which opera is malleable to changes and yet also a place of conservation of the rites of living together. Perhaps this is the secret of its longevity: being the staging of itself and its changing audience every time.
Therefore, an exhibition not to understand if the opera made Italy, but how it created Italian people.