Di nobile famiglia, era la tipica figura del dilettante di musica nel senso ottocentesco del termine: studiò al Collegio dei Nobili in Parma, poi con Stanislao Mattei a Bologna e fu in rapporti amichevoli con i maggiori personaggi del mondo della musica. Scrisse le opere: L'ajo nell'imbarazzo, melodramma buffo in 1 atto di Alberto Scribani, dedicato a Maria Luigia (Pc, Teatro Municipale, 16 gen. 1825), senza sollevare l'entusiasmo, e Il proscritto di Messina, melodramma serio in 2 atti su libretto di Felice Romani (Ge, Teatro Carlo Felice). Dopo le 3 recite, la Gazzetta di Genova del 25 feb. 1829 rilevò che "E' questa una delle migliori opere moderne e poco importa, anzi va bene, se l'autore ha in essa ingegnosamente innestati alcuni noti pensieri e motivi, gustati in altre opere e di altri rinomati maestri suoi contemporanei. [ ... ] Vi ha però de' bei pezzi originali e un bell'insieme in questo spartito: i pubblici applausi ne fanno fede". Nel carnevale 1831-32 l'opera fu riproposta a Piacenza. Delle altre sue composizioni sappiamo di una cantata, La riconoscenza, dedicata a Maria Luigia nel 1826.