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Sorto sull'area del palazzo Landi-Pietra per iniziativa di un'associazione di privati, che sopperì alla mancanza dell'iniziativa pubblica, fu costruito in un anno su progetto dell'architetto piacentino Lotario Tomba. I progetti presentati furono 3: uno di Pietro Laboubée, un altro "di diversi Cavalieri Piacentini", il terzo fu quello vincitore del Tomba (A.S.Pr,
Spettacoli e Teatri, 1802-1806, b. 6). Per la ristrettezza dello spazio la scena e le sale comuni furono ridotte al minimo, per cui tra i teatri neoclassici è quello che ha uno dei rapporti più alti tra il volume della sala e l'intero edificio. Si ispira alla Scala - più vecchia di 20 anni - per l'antiportico in bugnato, le finestre, le scale, i retropalchi all'esterno del corridoio perimetrale ai palchi. La sala, ottima sia per l'acustica che per la visibilità, ha una forma non a ferro di cavallo, ma a tre quarti di ellisse come il Tordinona di Roma. Le decorazioni furono eseguite dal bolognese Bracciolo e dal piacentino Antonini. A norma dell'autorizzazione governativa, tutti i diritti spettanti alla società sul teatro sarebbero passati allo stato 12 anni dopo l'inaugurazione. Fu inaugurato il 10 set. 1804 con grandi feste, dopo 2 rinvii. A corona vi furono una "Fiera decendiale" [della durata di 10 giorni] privilegiata di bestiame e mercanzie per attirare il pubblico, fuochi in piazza Cavalli, corsa di berberi e attrattive varie. L'opera prescelta fu
Zamori di Simone Mayr, scritto per l'occasione, e seguito dal ballo eroico pantomimico
Emma ossia Il giudizio di Carlo Magno. Quando il teatro nel 1816 passò allo stato, Maria Luigia, con Risoluzione Sovrana n. 114 del 7 set. cedette il diritto al Comune. L'esecuzione affrettata dell'edificio rese necessari a più riprese lavori di restauro, nonché varie modifiche e ampliamenti. Nel 1826 Alessandro Sanquirico rifece numerose decorazioni e dipinse il sipario principale, oggi scomparso. Nel 1830 venne completata la facciata utilizzando i disegni del Tomba, in parte modificati dal Sanquirico. In quell'occasione alcuni cittadini offrirono un lampadario, oggi non più in loco. Nel 1836 fu acquistato dai fratelli Serassi di Bergamo un organo, tuttora in funzione nella chiesa di S. Maria di Campagna. Altri restauri furono effettuati nel 1857 con una somma stanziata dal governo ducale per le opere pubbliche, conferendo l'aspetto che presenta oggi. Su disegno dell'architetto Paolo Gazzola furono ampliati gli atrii e costruiti la sala di scenografia e il caffè. La decorazione dell'atrio fu affidata a Gaetano Albertelli, mentre Gerolamo Magnani rifece il disegno generale della volta ed eseguì i chiaroscuri, Paolo Bozzini dipinse i 4 medaglioni. Anche il tetto venne rifatto, come il palcoscenico e le attrezzerie, per le quali fu chiamato Giuseppe Mastellari del Teatro Regio di Parma. Nel 1895 fu introdotta l'illuminazione elettrica. In questo secolo vennero effettuati alcuni rimaneggiamenti: nel 1938, al posto del III e IV ordine di palchi, vennero create 2 gallerie, abbattendo i tramezzi dei palchi; nel 1970 si sostituirono le antiche coperture in legno con strutture in cemento, sparirono gli argani e le macchine per i rumori, mentre esiste ancora un fondale scenico ottocentesco. Con i restauri del 1979 è stato aumentato il numero dei locali di servizio, la sala degli scenografi posta sopra la platea è stata trasformata in sala concerti, e sono stati rifatti impianti di riscaldamento, elettrici, sipario tagliafuoco, scale di sicurezza.
BIBLIOGRAFIA: Forlani.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza