Dato il grande numero di questi, che accorrevano da ogni dove, specie in occasione delle fiere e delle sagre di paese, nella legislazione ducale moltissime sono le disposizioni che miravano a limitarne la presenza. In questa denominazione era genericamente compresa una quantità di gente dalle più svariate attività: dai cantanti, suonatori di strada, ai cantastorie, per giungere agli imbonitori, ai prestigiatori, ai cavadenti. Dopo la restaurazione postnapoleonica, il decreto 14 ott. 1815 stabiliva che la sorveglianza sui cantanti e suonatori di strada fosse di competenza della polizia generale. Il 31 gen. 1833 fu disposto che, senza il permesso della Direzione di Polizia Generale, essi non potessero esercitare l'attività e, pertanto, "i forestieri saranno, per quanto si può, esclusi o otterranno permissione di breve tempo".
Se però grande era il numero dei forestieri, altrettanto numeroso, frutto del duro bisogno, era quello che dai territori del Ducato emigrò in altre terre: e non solo in quelle vicine, ma anche verso la Francia, la Germania, l'Inghilterra, le Americhe. Tra i suonatori ambulanti, numerosi erano i suonatori di piffero, di musa, di gironda. In senso lato si può dire che non chiedevano l'elemosina, ma che prestavano un loro lavoro. Nel Museo Guatelli di Ozzano si trovano diversi strumenti, ma anche documenti fotografici che testimoniano le esibizioni di questi musicisti da strada, in piccoli gruppi, a volte soli, ma anche come uomini-orchestra, intenti a suonare nel contempo più strumenti. Si possono anche vedere strumenti in miniatura (ghironde, piatti, violini, castagnette), che venivano suonati da scimmie ammaestrate e che indossavano anche costumi da scena.