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Copelli Lodovico


  • applauditore
  • 22/08/1885
  • Parma
  • 1952
  • Genova
Detto "conte Lodovico da Parma", alto, diritto nella persona, baffi all'Umberto I, un'aria lievemente annoiata, un'eleganza démodé, l'abito nero, il cappotto dal collo di pelliccia, il cappello floscio di sghembo, la gardenia all'occhiello, anche se non possedeva neanche un quarto di nobiltà il titolo pareva fatto su misura. Aveva esercitato i più svariati mestieri, tra cui il contrabbandiere, cosa che gli aveva procurato anche l'ospitalità delle patrie galere ma, dato che si gloriava di non lavorare, la moglie, "la contessa", era costretta a fare la lavandaia per mantenere la famiglia. Detto anche 'Sifolòn', fu per quasi mezzo secolo un vero personaggio nel mondo del melodramma, e la sua figura era nota negli ambienti teatrali, in quanto la sua inconfondibile sagoma di macchietta signoreggiò in tutti i loggioni della penisola: dalla Scala al S. Carlo, alla Fenice. Da giovane aveva fatto il corista e possedeva una voce discreta: si dice che, arrestato per schiamazzi, la sua difesa davanti al pretore fosse stata il cantare una romanza dell'Aida, con susseguente assoluzione. Sfoggiava un bastone da passeggio dal pomo d'avorio (si trattava di una palla di biliardo) con dedica e firma di Enrico Caruso, che egli stesso fabbricava e che cedeva al migliore offerente dopo una lunga sceneggiata.


BIBLIOGRAFIA: Balestrazzi; B. Molossi; G.N. Vetro. I nostri fasti musicali, in G.Pr, 27 giu. 1982.

©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza