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Colorno, Il Teatro di Corte


Tra il 1712 e il 1723 Ferdinando Galli Bibiena effettuò dei lavori di ristrutturazione del palazzo ducale e del teatro, che ospitava 130 posti a sedere, "costituito ad emiciclo e a due ordini di sedici palchetti cadauno, oltre a una sovrastante loggia. [...] Al centro un superbo palco reale prospiciente a foggia di balcone avanzato, il tutto adorno di ricche decorazioni pittoriche e a stucco". Dopo le feste per l'inaugurazione, furono ospitate numerose rappresentazioni, tra le quali nel 1726, in occasione di un convegno di arcadi "venne concertata un'Accademia rimasta famosa con il nome di Accademia Colorniana". E' del 1728 il libretto dell'accademia teatrale Paride in Colorno di Massimo Scarabelli da Mirandola (Modena: Bartolomeo Soliani), la cui "azione si finge nel giardino di Colorno e sue vicinanze": fu rappresentata a Modena, ignoriamo se anche nella cittadina del Parmense. Salito sul trono don Filippo di Borbone, l'architetto Petitot ebbe l'incarico di restaurare il teatro, che venne completato nel 1750. La minuta di una lettera del 24 nov. 1750 (A.S.Pr, Carteggio borbonico, Piemonte, 1747-1756, b. 305) ci dà la notizia che il giorno di S. Isabella "in ossequio alla regina, si è data in Colorno una festa e si è recitata un'opera buffa in quel piccolo Teatro", mentre un'altra del 18 mag. 1751 riporta di commedie 2 volte alla settimana. L'anno dopo, con la direzione di Francesco Poncini, furono rappresentate alcune opere comiche. Con il ministro Dutillot il teatro vide notevoli spettacoli improntati al classicismo francese, mentre l'11 ago. 1755 fu scritturata la compagnia di Jean-Philippe Delisle, che operò fino alla primavera del 1759: in quegli anni da mag. a nov. si susseguirono in totale circa 200 tragedie, commedie, balletti, opere in musica. Il corpo di ballo contava 18 elementi, mentre gli strumentisti erano quelli del Reale Concerto. Lavorarono per questo teatro, tra gli altri, Carlo Innocenzo Frugoni, Carlo Goldoni, Tommaso Traetta (maestro di cappella della corte dal 1758 al 1765, presente assieme alla Gabrielli nell'ott. 1759), Jacques Simon Mangot (direttore del Concerto di Camera dal 1757 al 1791), per non parlare dei maestri parmigiani Fortunati, Antonio Rugarli. E' da rilevare che, agli effetti contrattuali con le compagnie di canto e ballo, Parma e Colorno erano considerate un'unica piazza. A volte la corte si trasferì a Colorno anche per il carnevale: in quello del 1757 furono rappresentate le opere Zélindor roi des Sylphes e Les Incas du Peru. Il massimo della spettacolarità Dutillot lo ottenne nel 1769, in occasione delle nozze di don Ferdinando con Maria Amalia d'Austria: cortei, feste, la cantata Licida e Mopso (con Giuseppe Millico e Lucrezia Agujari), balli e concerti per 3 giorni di seguito. L'accesso al teatro era interdetto alla popolazione: 2 sole le notizie dell'apertura al pubblico: per la fiera del 1775 e per "il divertimento delle macchine meccaniche" nel 1778. Non si hanno notizie di spettacoli di corte nel teatrino al tempo della dominazione napoleonica, di Maria Luigia e dei secondi Borbone, in quanto nei nuovi governanti era venuto meno l'interesse a risiedere nella 'piccolo Versaglia'. Nel 1825 Pietro Piazza dipinse il teatro dopo un restauro che l'incuria aveva reso necessario. Con i Borbone il palazzo venne adibito a caserma, e in esso trovò sede la banda della Scuola militare. Con l'annessione del Ducato al Regno d'Italia, il palazzo fu ceduto dallo stato alla provincia, e il Teatro continuò a funzionare, adesso per la popolazione del paese. Nelle carte dell'archivio comunale di Colorno, in data 6 mar. 1874, vi è un inventario per la consegna in affitto al Comune da parte dell'Amministrazione Provinciale, a seguito del contratto stilato il 7 gen., che prevedeva un affitto di 500 lire annue. Il 27 lug. 1878, essendo stata adibita parte del palazzo a manicomio provinciale, il Comune ricevette le disdetta per l'affitto del Teatro, non potendo essere adibito "ad uso di festa da ballo come si è fatto fin qui, senza recar grave disturbo agli infelici ricoverati". Per ovviare all'inconveniente, si chiuse il terzo cortile e fu murata la scala che collegava le 2 parti dell'edificio. Nel gen. 1883 il Comune si assunse l'onere dei lavori di manutenzione: non dovevano, però, essere dati più di 60 spettacoli all'anno, per limitare le spese di assicurazione a 120 lire. Vi è un documento del 1884 in cui si richiedeva di poter aumentare di altre 40 rappresentazioni, dato che vi si rappresentava di tutto: opere, concerti, arte varia, saggi degli allievi della Scuola Comunale di musica. Nel 1887 la Provincia dette la disdetta, avendo bisogno di utilizzare i locali e, all'inizio del 1889 la gloriosa sala vide l'ultimo spettacolo musicale: quello della consegna dei premi agli allievi meritevoli della Scuola di musica. Poi lo smantellamento: per adibire lo spazio a cucina del manicomio.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza