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Castell'Arquato, La Collegiata: L'Archivio


A lungo sconosciuto, la prima notizia che abbiamo trovato risale al 1805: Antonio Boccia, nella relazione del viaggio ai monti del Ducato, annotò che varie casse di pergamene erano state vendute dal canonico archivista della collegiata a un libraio di Piacenza che "se ne serviva per coprire i libri legati all'olandese". L'archivio, come lo conosciamo adesso, fu visitato nel 1904 da Marco Enrico Bossi, direttore del Liceo musicale di Bologna. Nel 1907 il prof. Terrabugio pubblicò sulla Rivista di musica sacra (giu, p. 82) una breve relazione sulla ricognizione effettuata in occasione di una visita a Luigi Illica. Provvide anche a un riordino, cui collaborò il prevosto don Enrico Cagnoni. Il 9 nov. 1934 Gaetano Cesari e Renato Simoni pubblicarono sulla Scure di Piacenza uno studio su di esso, e il primo (che era cremonese) ipotizzò che il fondo costituisse la biblioteca di "un organista cremonese addetto alla collegiata". Nel 1941 Giacomo Benvenuti, direttore della collana dei classici musicali italiani, pubblicò alcune delle composizioni presenti, ma la morte prematura (1943) gli impedì di completare l'operazione. Nel 1955 Knud Jeppesen pubblicò la descrizione sistematica dei manoscritti di musica per organo e un sommario della musica vocale. Successivamente a quella pubblicazione, sono state rinvenute altre composizioni. Nel 1975 Colin H. Slim, per conto dell'American Institute of Musicology, pubblicò un primo volume delle Keyboard Music at Castell'Arquato, cioè delle composizioni organistiche che vi si trovano. Il fondo, infatti, si può considerare composto di 2 parti: una di musica vocale, l'altra per strumenti "da tasto", a tastiera. La prima si articola in una cinquantina di fascicoli rilegati, che consentono di conoscere quali pezzi vocali formassero il repertorio di un coro a cappella del Cinquecento in questi territori: vi figurano mottetti, salmi, litanie, messe per vari organici - perfino per doppio coro - composti da Gasparo Alberti, Loyset Compère, Jacopo Fogliano, Orlando di Lasso, Bartolomeo Lombardi, Filippo De Monte, Claudio Monteverdi (di cui si conserva l'unico esemplare completo conosciuto delle Sacrae cantiunculae tribus vocibus), Cristobal de Morales, Palestrina, Alessandro Romano, Vincenzo Ruffo, Philippe Verdelot, e altri maestri del XVI sec. Molte delle composizioni sono frammentarie. Il vero gioiello della raccolta è però l'insieme dei fascicoli di musica suonabile con strumenti a tastiera: raccolte antologiche della metà del XVI sec. di musica 'intabulata', ossia composta originariamente per voci, ma qui raccolte su uno o due righi per essere suonate da uno strumento. Tra queste, musiche del piacentino Claudio Veggio, il maestro di cappella che potrebbe anche essere quello che curò questa collezione.
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza