In servizio da anni al Teatro Ducale quale marangone, falegname, da quello che risulta nei libretti delle opere, dal carnevale 1786, si fregiava del titolo di "macchinista al servigio di SAR" e dalla contabilità del 1788 è indicato come macchinista e capo dei falegnami con una paga mensile di lire 88 e soldi 13. (A.S.Pr, Computisteria borbonica, Fili correnti, b. 939). Da una petizione scritta dal suo successore, sappiamo che corrispondeva a 1080 lire parmigiane all'anno. (A.S.Pr, Governo Provvisorio e Reggenza, Interno, 1816, b. 8). Rimase nel libro paga per le spese teatrali tenuto da Pio Quazza fino allƎ ott. 1802, quando tutti i dipendente del Reale Ducal Teatro vennero licenziati (A.S.Pr, Computisteria borbonica, Fili correnti, b. 941). Nella stagione di autunno 1790 l'impresario del Teatro di Parma Angiolo Bentivoglio prese l'appalto del Teatro degli Avvalorati di Livorno: lo portò con sé, dovendo apportare delle migliorie alle attrezzature del palcoscenico e modernizzare l'illuminazione, facendo istallare una ribalta di luci prismatiche inglesi. Nel 1795 costruì la macchina teatrale eretta a Guastalla dalla compagnia del SS Sacramento per il venerdì santo (è ancora conservata nel magazzino della cattedrale). Questa struttura scenografica fu montata ogni anno fino agli ultimi dell'Ottocento per il venerdì santo e saltuariamente fino al 1982. Le parti stanno insieme per mezzo di incastri vincolati da un'unica vite posta sulla sommità della cupola. Nell'estate 1804 fu chiamato in occasione degli spettacoli di inaugurazione del Nuovo Teatro di Piacenza. Nel 1808 era ancora in servizio in quello che adesso si chiamava Imperiale Teatro di Parma (A.S.Pr, Comune, Spettacoli, b. 4107).