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Burzio Giulio Cesare


  • organaro
Discendente della nobile famiglia parmense di Nicola, è citato come Burtii da Giuseppe Serassi nelle Lettere sugli organi (1816), laddove tratta della scuola lombarda E' invece indicato come Burcio in un documento ms (A.S.Pr, Raccolta storica, m. 8). Probabilmente si formò con il bresciano Bernardino Virchi, attivo a Parma alla fine del Cinquecento o con organari fiamminghi operanti in Italia, come Wilhelm Hermans (che lavorò a Como) e Caspar, italianizzatosi in Casparini. L'unica sua opera conosciuta in Parma fu l'organo a due tastiere per la chiesa del S. Sepolcro, originale nei confronti del tradizionale organo italiano del Seicento. Nel 1612 si trovava a Roma, dove restaurò e ampliò un organo proveniente dal santuario di S. Maria della Quercia di Viterbo e destinato alla chiesa di S. Giovanni Battista a Bagnara. Nei Ruoli farnesiani si legge che "è stato accettato al servizio di S.A.con provvigione di scudi 10 di moneta ogni mese il quale dovrà tenere cura delli organi cimbali et istrumenti musicali di S.A. et di conciarli quando ne havranno bisogno, et altri obblighi come al accordo al libro delli accordi della servitù di S.A. et detta provvigione principierà a 21 di maggio 1621". Risulta annotato che il 12 gen. 1622 fu inviato a Roma. Fin dall'inizio del rapporto detta provvigione fu elevata a 12 scudi e risulta pagata ogni tre mesi fino al 31 dic. 1627. Al I gen. 1628 si legge: "S.A. ha ordinato che si cassi detta provvigione". Nel 1625 restaurò l'organo del duomo di Orvieto; nel 1632 stipulò un contratto con Domenico Falisco, governatore della confraternita del SS Sacramento della chiesa di S. Vittore a Vallerano, presso Viterbo, per collocarvi, dopo radicale rifacimento, un sontuoso organo proveniente dal monastero della Duchessa di Viterbo. Da un rogito sappiamo poi che nel 1635 doveva costruire un organo per il santuario della Vergine del Ruscello a Vellerano, strumento che fu consegnato soltanto nel 1644, in quanto il Burzio aveva avuto altri impegni a Roma: fu rifatto nel 1861, e di originale è restata solo la cassa. Tra il 1638 e il 1641 aveva realizzato un organo eccezionale: quello a due tastiere in cornu epistolae della chiesa di S. Lorenzo in Damaso a Roma.


BIBLIOGRAFIA: A.S.Pr, Ruoli farnesiani, 1620-1624, f. 275; 1625-1627; 1628-1630; Francesco Baroni. Primi contributi per una storia organaria del Parmense, in "Malacoda", VII(1991), n. 37, pp. 7-13; Renzo Giorgietti. Un organaro parmense del primo Seicento, G.C.B, in "Strumenti e Musica", XLIV(1992), n. 6, pp. 25-26; Giuseppe Martini. Rassegna degli organi storici nelle chiese cittadine, in G.Pr, 20 gen.. 1997.

©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza